Edward Feser – Siate chiari nei termini!

Cosa centrano i Beatles con la filosofia?

Cosa centrano i Beatles con la filosofia?

Oggi proponiamo un breve articolo di Feser dedicato a chiarire cosa si intenda per Oggettivo e Soggettivo in una prospettiva tomista, con i relativi qui pro quo che si scatenano volontariamente (o meno) durante le dispute fra filosofi. Potrebbe sembrare un mero articolo “di passaggio” che traduciamo giusto per dovere di completezza con il round up in corso, ma anche queste poche righe aiutano a chiarire i molti misunderstanding di oggi.
Eppoi è sempre divertente leggere i paragoni finali del filosofo!
Buona lettura!

“Oggettivo e Soggettivo”

Uno dei maggiori ostacoli alla comprensione di scrittori scolastici come Tommaso d’Aquino è la loro terminologia tecnica, la quale una volta era moneta comune del pensiero occidentale, ma è oggi risulta estranea alla maggior parte dei filosofi accademici contemporanei. A volte le parole usate risultano sconosciuta anche se i concetti non lo sono. Per esempio, pochi filosofi analitici contemporanei parlano di atto e potenza, ma troverete parecchi metafisici odierni che fanno una distinzione tra funzioni categoriali e disposizionali * della realtà, che è molto simile alla precedente distinzione scolastica. A volte invece la parola è familiare, ma il concetto associato è significativamente diverso. Ad esempio, i filosofi contemporanei usano generalmente “proprietà” come sinonimo di “attributo” “caratteristica” o “caratteristica”, mentre gli scolastici lo usarlo in un senso molto più ristretto, facendo riferimento a ciò che è “appropiato” per una cosa in quanto deriva dall’essenza stessa della cosa (come la capacità di avere un senso dell’umorismo deriva dal nostro essere animali razionali ed è quindi una delle nostre “proprietà”, avere i capelli rossi no e pertanto non è considerabile “proprietà”). Infine altri termini risultano familiari ai filosofi contemporanei, ma gli scrittori scolastici li utilizzano con sfumature di significato che si discostano notevolmente da quelli di oggi – “intenzionalità”, “necessario”, “causalità”, “essenziale” e “teleologia” sono esempi che ho trattati in diversi articoli.

E poi ci sono “oggettivo” e “soggettivo”, che sono a volte utilizzati dagli scrittori scolastici per trasmettere più o meno il contrario di ciò che significano questi termini per i filosofi contemporanei.

Ora, alcuni filosofi contemporanei della mente come Thomas Nagel e John Searle descrivono come “soggettivi” quegli aspetti della realtà che sono accessibili solo dal punto della “prima persona” dal punto di vista dell’esperienza cosciente, e come “oggettivi” quegli aspetti che sono accessibili in modo uguale per qualsiasi osservatore, dal punto di vista della “terza persona”. Così, sensazioni corporee, immagini mentali e pensieri consapevolmente pensati sarebbero in questo senso “soggettivi”, mentre tavoli, sedie, rocce, alberi, muscoli, ossa e neuroni sarebbero “oggettivi”. Ciò che è “soggettivo”, secondo questo uso, è ciò che è all’interno della mente, ciò che fa parte del regno “interno” della coscienza; ciò che è “oggettivo” è invece ciò che “è” senza la mente, ciò che fa parte del “esterno” mondo della realtà extra-mentale.

Questo è, in ogni caso, ciò che Searle caratterizza come senso ontologico del soggettivo in opposto alla distinzione oggettiva. C’è anche un senso epistemologico, per il quale il “soggettivo” è essere indebitamente influenzati dalle emozioni, pregiudizi, e simili, e l’ “obiettivo” è essere guidati dalla ragione e fatti. Come Searle sottolinea giustamente, l’ “oggettivo”, nel senso epistemologico del termine è pienamente compatibile con il riconoscere l’esistenza di ciò che è “soggettivo” nel senso ontologico.

Ora, gli scrittori scolastici sarebbe certamente d’accordo che dovremmo essere oggettivo nel senso epistemologico e che ci sono sia gli aspetti soggettivi e oggettivi di senso ontologico della realtà descritti da Searle e Nagel. Ma a volte usano le parole “oggettivo” e “soggettivo” in un modo molto diverso – anzi, come ho già indicato, in un modo che quasi inverte il significato attribuito da scrittori come Searle e Nagel.

Quindi nella letteratura scolastica capita che qualcosa sia talvolta descritto come “oggettiva”, quando esiste solo come oggetto di pensiero e come “soggettiva”, quando esiste un vero e proprio soggetto di fuori della mente. Così, per esempio, che gli unicorni hanno le corna potrebbe in questo senso essere descritto come un fatto “oggettivo” (anche se non ci sono unicorni in realtà), perché questa caratteristica è vera in un unicorno ed è vera anche solo e in quanto oggetto di pensiero. Per contro, che un certo cavallo possa correre molto veloce è “soggettivo”, nel senso che la sua capacità correre veloce può essere predicata di un vero e proprio soggetto di fuori della mente.

A dire il vero, scrittori scolastici a volte usano “oggettivo” e “soggettivo” anche nei sensi che sono più familiari al corrente uso filosofico. Ma quando non lo fanno, la confusione nasce spontanea. Per questo moderni lettori del cosidetto “argomento del marchio” sull’esistenza di Dio di Cartesio a volte sono sconcertati dal definire un’idea una “realtà oggettiva”, in quanto per l’uso corrente un’idea sembra paradigmaticamente “soggettiva”. Ma Cartesio stava facendo uso del gergo scolastico, familiare ai lettori del suo tempo.

Correttamente inteso, le affermazioni di solito realizzate con “oggettivo” e “soggettivo” in questi vari sensi sono perfettamente compatibili. Non ci resta che comprenderli senza errori. Quindi, se evitiamo l’errore soggettivo (in senso epistemologico di Searle) vedremo che possiamo dire di avere una conoscenza oggettiva (in senso epistemologico di Searle), che si tratta di un fatto oggettivo (in senso ontologico di Searle), che la velocità di un cavallo è una caratteristica soggettiva (nel senso scolastico) dello stesso, considerando che gli unicorni hanno le corna è solo un fatto oggettivo (nel senso scolastico) nella misura in cui è vero che gli stessi unicorni sono oggetti dei nostri pensieri, che esistono soggettivamente (in senso ontologico di Searle) .

“Ehi aspetta! Fammi vedere se ho capito. Quindi non e’ soggettivo dire che e’ oggettivamente vero che cio’ che e’ soggettivo possa essere oggettivo e che cio’ che e’ oggettivo possa essere soggettivo. Zio, che strippata!”

Vero? Sembra uscito da Revolver!

* link aggiunto, non presente nell’originale. NDR

 



Categories: Filosofia, teologia e apologetica

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1 reply

  1. Un soggetto oggetivamente importante e un oggetto soggettivamente perfettamente esplicativo, mi sembra.
    Grazie.
    In Pace e buone ferie!

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