Logica e Verità

Il Tempo salva la Verità dalla Menzogna e dall'Invidia François Lemoyne, 1737

Il Tempo salva la Verità dalla Menzogna e dall’Invidia
François Lemoyne, 1737

Sono felice.

Ancora una volta il nostro blog Croce-Via è stato in avanzo di più anni sugli altri blog cattolici rispetto alle problematiche sollevate e alla vera profondità dei problemi che agitano il pensiero filosofico e cattolico di quest’inizio di millennio e di questa chiara fine di quella che è stata una grande civilizzazione che ormai annaspa nelle soluzioni tecnologiche come un moribondo in fin di vita si aggrappa con furia agli strumenti medicali che lo mantengono artificiosamente in vita malgrado che non abbia ormai più la propria energia vitale per sopravvivere, accanimento terapeutico destinato a fallire nei due casi a più o meno breve termine.

Nel blog del  sempre eccellente Magister, infatti, partendo da una discussione sul matrimonio ed i dIvorziati risposati la riflessione si è protratta su considerazioni che passano da Gödel a San Bonaventura. Già Minstrel ci aveva posto la domanda su come reagire alla posizione di un professore di fisica dell’università di Palermo, occasione per ricordare brevemente quel che è sempre stata la nostra posizione sulle problematiche relative alla logica.

Ma quel che è interessante e che mi rende felice è il constatare che ormai anche su blogs “mainstream” come quello di Sandro Magister ci si rende conto che il fondo del problema della comunione ai divorziati risposati risiede, in fine, nello sguardo che si ha sulla relazione tra logica e verità! E questo interpella anche un Rino Camillieri in un articolo sulla Nuova BQ. E non solo il problema dei divorziati risposati ma anche quelli della relazione al Magistero di Cristo, a Quello Autentico della Chiesa: idee confuse su quali siano le relazioni tra Logica e Reale e, aldilà, tra Mito e Reale e tra Logica e Mito (ad esempio qui, o qui, o qui e più in generale qui) portano a profondissima incomprensione della nostra relazione colla realtà e quindi anche con la Buona Novella che ci annuncia il Cristo.

Anche la lettura dei documenti del S.S. Concilio Vaticano II e di tutto il Magistero Autentico dei 50 anni successivi è impossibile eseguirla correttamente se non si capiscono questi termini e queste relazioni con quel millenario buonsenso perfettamente adeguato anche per le problematiche attuali.

C’è questione di terminologia la quale lungo i secoli slitta per prendere significati differenti, però questo sottolinea il fatto che bisogna stare molto attenti a cosa ci riferiamo: ad esempio è davvero desolante leggere che questo prof. Antonio Emanuele consideri la logica aristotelica alla stessa stregua che la logica booleana oppure una qualunque logica formale, perché mai, eppoi mai, la logica aristotelica si è considerata come un sistema formale chiusa su se stessa e nella quale tutte le proposizioni siano dimostrabili con un numero finito di passi senza bisogno di ricorrere a principi non contenuti nelle ipotesi iniziali. L’intervento di Silvio Brachetta è sotto questo aspetto ottimo nello spiegare dove risiede l’errore di fondo di Emanuele, ma purtroppo mi duole che non si rende conto che la risposta che da non è solo in relazione a San Bonaventura, ma che è direttamente insita nella logica aristotelica stessa come abbiamo avuto occasione di dimostrare in dettaglio nel nostro post Logika dove avevamo messo in evidenza come il sillogismo di tipo DArApti non può essere dedotto da un sistema formale come lo è ad esempio quello di tipo BArbArA ma che ha sempre bisogno di una verifica nel reale, cioè che è vero nel reale anche se non è dimostrabile formalmente.

Questo perché la Logica aristotelica, in quanto sistema, è la forma dell’essere in quanto tale come rappresentato nella mente umana, cioè per sua natura affonda le proprie radici nella struttura stessa dell’essere e non nelle rappresentazioni formali che se ne farebbe lo spirito umano: cioè è sempre il paragone con il reale che ci sovrasta includendoci la sola e unica dimostrazione della validità di un’affermazione secondo la logica aristotelica: cosa dimostra la veridicità di un’affermazione in ultima analisi? Il fatto di essere conforme ad un ragionamento deduttivo da principi apodittici, oppure il fatto di affermare qualcosa di vero nel reale?

Se non si è convinti che la prova finale della veridicità di qualunque affermazione logica si trova nel reale, aldilà di qualunque sistema formale, allora non si può intendere neanche più lo Spirito Santo, con o senza Gödel.

In Pace



Categories: Filosofia, teologia e apologetica

4 replies

  1. Caro Simon, io credo che siamo davvero alla fine di un mondo, quello della nostra grande civiltà occidentale, quello nato dalla predicazione degli apostoli portata prima di tutto a Roma e poi in tutto il mondo allora conosciuto. I segnali della fine sono davvero eclatanti e, per di più, accompagnati dalle numerosissime apparizioni della Madonna in tutto il mondo, che, da alcuni secoli, ci sta ammonendo a cambiare strada.

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-se-non-smetteranno-di-offendere-dio-gli-avvertimenti-della-madonna-13545.htm

    Regolarmente queste apparizioni si concludono con minacce di castighi di Dio che poi, puntualmente, si verificano. Sono come avvisi che il Padre, per bocca di Maria, ci manda con ritmo sempre più incalzante e con toni sempre più gravi, per indurci a cambiare strada ed a rimettere al centro della storia Cristo Signore. Ma l’umanità è ormai impazzita e corre senza freni verso l’autodistruzione.

    Oltre un miliardo di bambini uccisi nel ventre delle loro madri nel secolo che si è appena concluso.

    E l’olocausto non si ferma. Anzi, a questo si aggiungono, con il passare degli anni, sempre nuovi orrori. La ribellione sempre più esplicita e spudorata a Dio spinge l’umanità a superare sempre nuovi traguardi di immondizia culturale. E’ inutile che qui esponga l’elenco delle perversioni sataniche che ammorbano il mondo occidentale e che mostrano a che segno sia arrivata la decadenza morale del mondo cristiano. Anziché essere luce e sale del mondo, siamo diventati la vergogna dell’umanità intera.

    Tra due anni, nel ’17, si compirà il centenario delle apparizioni di Fatima. Queste le parole agghiacianti dell’ultima parte della profezia:

    “Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”.

    Come ebbe a dire il nostro amato BXVI, in occasione del suo pellegrinaggio a Fatima, “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”. Nel cosiddetto “terzo segreto di Fatima” si parla del Santo Padre, vescovo vestito di bianco, che cade colpito a morte da alcuni sodati. Inevitabile ed impressionante l’accostamento di questa profezia alla figura di papa Francesco che, subito dopo l’elezione, chiamò se stesso “vescovo di Roma”.

    Cosa ci attende in futuro? Certamente la fine della nostra civiltà occidentale. Ma anche, io credo, l’inizio di una nuova e ben più grandiosa civiltà cristiana, non più occidentale ma universale, che splenderà per alcuni millenni e che si concluderà con “la proclamazione del Vangelo a tutte le nazioni del mondo (Mt 24,14), la conversione d’Israele, la venuta dell’Anticristo (che provocherà il terzo “abominio della desolazione” (46) e l’ultima persecuzione della Chiesa) e la finale apostasia”.

    https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0CCEQFjAAahUKEwiQw6Lpla3HAhWB6RQKHVgfDuY&url=http%3A%2F%2Fwww.veritatis-splendor.net%2FFine%2520del%2520mondo-Guido%2520Vignelli%25202011.doc&ei=50fQVdCzEIHTU9i-uLAO&usg=AFQjCNHfWvhdkXaXKvazB_GAndpku6ETZQ&sig2=jkVehAkkzg2YybJv1RIq1Q

    • Quel che questo post tenta di dire è che per smantellare il messaggio del Vangelo hanno dovuto disconnettersi dal Reale, dalla Logica e rifugiarsi in un mondo ideale strutturato da logiche formali senza fondamenta malgrado il teorema d’incompletudine di Gödel che chiaramente ricorda che tali logiche non sono “auto-sostenibili” ma sempre necessitano di una meta-logica.

      Ogni volta che una civiltà ha lasciato perdere la propria relazione con il Reale per rifugiarsi in una dinamica di solo desiderio, essa si è terminata nei decenni al massimo il secolo che hanno seguito.

      Non so se si può parlare di fine del mondo, ma sicuramente della fine di un mondo.
      Però senza tristezza per quel mondo che finisce perché non finisce il mondo che si attiene al Reale , ma proprio quello che ha voluto rimpiazzarlo con ideologie insensate.

      Ad esempio, l’arrivo dell’immoralità dell’ideologia gender porta già in se la propria morte e la propria fine: sterilità intrinseca, schiavitù accresciuta delle donne, sviluppo di ogni sorta di vizio il che è suicidale di per sé. Cosa rimarrà di tutto ciò niente, in quanto già è niente. Mentre resteranno i ceppi colle radici ben affondate nel Reale, le vere coppie, chi è fecondo, chi rispetta le donne, chi sviluppa le proprie virtù e quelle dei propri figli.

      La fine di un mondo è un’ottima notizia, fra’Centanni: è l’inizio di una nuova speranza, perché quando un mondo finisce tutto viene mietuto, il buon grano e loglio, il primo per continuare a produrre ed il secondo per essere bruciato. Personalmente ho già vissuto da molto vicino la fine di altri mondi, come quello del blocco sovietico: orrendo per chi ne faceva parte. eppure …

      Stanotte verso le tre del mattino recitavo l’ufficio delle letture e ho avuto proprio da meditare su questo testo di Isaia 6 che ci è proposto dalla Chiesa per oggi:
      9 Egli disse: «Va’ e riferisci a questo popolo:
      Ascoltate pure, ma senza comprendere,
      osservate pure, ma senza conoscere.
      10 Rendi insensibile il cuore di questo popolo,
      fallo duro d’orecchio e acceca i suoi occhi
      e non veda con gli occhi
      né oda con gli orecchi
      né comprenda con il cuore
      né si converta in modo da esser guarito».
      11 Io dissi: «Fino a quando, Signore?». Egli rispose:
      «Finché non siano devastate
      le città, senza abitanti,
      le case senza uomini
      e la campagna resti deserta e desolata».
      12 Il Signore scaccerà la gente
      e grande sarà l’abbandono nel paese.
      13 Ne rimarrà una decima parte,
      ma di nuovo sarà preda della distruzione
      come una quercia e come un terebinto,
      di cui alla caduta resta il ceppo.
      Progenie santa sarà il suo ceppo.

      Ecco, noi siamo promessi ad essere il ceppo anche se abbattuti in quanto quercie: e da noi verrà su progenie santa!
      Rendiamo grazie a Dio di vivere questi tempi dove le cose ci sono svelate, siamone felici, non lamentiamoci, e sempre ricordiamoci di fare nostra la supplica del Signore sulla Croce poco prima di morire Luca 23, 34:
      “Padre, perdona loro perché non sanno cosa fanno”

      Dal fatto stesso di essere stai scelti da Lui mentre altri non lo sono stati o non Lo hanno voluto seguire, fa sgorgare dal nostro cuore questa preghiera al Padre.

      Eppoi, che costoro si dividano pure le nostre vesti tirandole a sorte…
      In Pace

      • Concordo al 100%, non sono affatto triste nè mi lamento. Spero solo di essere all’altezza di trasmettere ai miei figli la fede.

      • Grazie Simon, del post e di questo commento commovente e confortante.
        “Fratelli siate lieti nel Signore…”
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