Sulla credibilità razionale dell’atto di fede cattolico

Il passo della fede di Indiana Jones è irrazionale oppure no?

Il passo della fede di Indiana Jones è irrazionale oppure no?

Nei bellissimi interventi posti in calce al precedente articolo, si è cercato di comprendere la portata del valore della Testimonianza e della razionalità di quest’ultima nell’economia della nostra fede. Mi permetto con questo nuovo post di sottolineare un aspetto che mi sembra non sia stato colto a pieno; o meglio, lo si è trattato in molti modi nei commenti (vedasi ad esempio l’ottimo commento sui triangoli di Simon), ma nessuno ne ha parlato apertamente, arrivando quindi a trattare le debite conclusioni qualora questo aspetto mancasse.

Siamo sempre nell’alveo importantissimo del rapporto fra Fede e Ragione. Un combattimento questo, fra chi li ritiene incompatibili e chi li ritiene necessari, che dura da secoli. Precisamente da quando San Tommaso, superando le superficialità platoniche precedenti, mostrò l’indipendenza di filosofia e teologia e, nello stesso tempo, la loro reciproca relazione.
Scrive il nostro grandioso Papa Emerito nel 2010:

La fede consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana acquisisce. La fiducia che san Tommaso accorda a questi due strumenti della conoscenza – la fede e la ragione – può essere ricondotta alla convinzione che entrambe provengono dall’unica sorgente di ogni verità, il Logos divino, che opera sia nell’ambito della creazione, sia in quello della redenzione.

Insieme con l’accordo tra ragione e fede, si deve riconoscere, d’altra parte, che esse si avvalgono di procedimenti conoscitivi differenti. La ragione accoglie una verità in forza della sua evidenza intrinseca, mediata o immediata; la fede, invece, accetta una verità in base all’autorità della Parola di Dio che si rivela. […] Questa distinzione assicura l’autonomia tanto delle scienze umane, quanto delle scienze teologiche. Essa però non equivale a separazione, ma implica piuttosto una reciproca e vantaggiosa collaborazione. […] D’altra parte, non è soltanto la fede che aiuta la ragione. Anche la ragione, con i suoi mezzi, può fare qualcosa di importante per la fede, rendendole un triplice servizio che san Tommaso riassume nel proemio del suo commento al De Trinitate di Boezio: “Dimostrare i fondamenti della fede; spiegare mediante similitudini le verità della fede; respingere le obiezioni che si sollevano contro la fede” (q. 2, a. 2).

Papa Benedetto XVI, 16 gennaio 2010, reperibile integralmente qui.

L’alveo è dunque Fides et Ratio, ma visto sotto un aspetto particolare, cioè sotto l’aspetto della razionalità della verità in base alla quale, usando le parole di Benedetto XVI, si accetta “l’autorità della Parola di Dio che si rivela”. L’esistenza della Parola di Dio è razionalmente accettabile o è un assurdo? L’esistenza di un Dio che si rivela è un assurdo? Pensare che tale Parola di Dio sia stata testimoniata in un certo modo e sotto precisi modi è un assurdo?
Queste (e molte altre) le domande cardine che il nostro aspetto solleva.

Arriviamo subito ad un primo punto: la “razionalità” di una fede, in particolare la razionalità dell’atto di fede cattolico contemporaneo che dopo stabiliremo, non implica necessariamente che l’esperienza di tale fede – sia essa osservata al suo inizio, durante il suo percorso o alla sua conclusione –  debba passare per quel canale razionale; non significa cioè che un’ipotetica nonnina abituata al Rosario, che non comprenderà mai la triade razionale Tradizione-Magistero-Scrittura, non giungerà mai alla Vera fede o vivrà sempre una fede banale o altre amenità simili. Significa piuttosto che, in qualunque modo la fede nasca, si evolva o cresca, essa possederà necessariamente una razionalità ferrea, perfetta, unica, basata sulla logica della testimonianza, anche se tale razionalità è sconosciuta a chi la sta vivendo! Una razionalità che, si badi bene, nessun’altra fede possiede, razionalità che deriva dalla triade che nel post precedente ho enunciato con forza “usando” la Dei Verbum.

Si potrebbe concludere dall’ultima affermazione che le altre fedi, che fanno capo a religioni (importante distinguo!), hanno sfaccettature irrazionali. Nulla di più vero.
Facciamo degli esempi facili, senza scomodare i nostri fratelli ortodossi su cui ci sarebbe da approfondire fin troppo:
– il TdG crede che l’anima non esista e lo pensa a causa di letture sbilenche del direttivo di Brooklin della Bibbia, per altro tradotta alla membro di seguigio. Ma il punto è: dove sta scritto nella Bibbia quali sono i libri della Bibbia?
– il protestante crede che Cristo sia contenuto nelle Sacre Scritture e cerca di conformarvisi. Ma il punto è: dove sta scritto nella Bibbia quali sono i libri della Bibbia?
– Il Luterano non accetta alcune lettere della sacra Scrittura contenute nel Canone Cattolico. Ma come ci si fa a fidare di un uomo (Lutero) che prima le accettò e poi, dopo la “litigata” con la Santa Sede, le scartò perché perfettamente antitetiche al suo “programma elettorale” protestante?! Devo fidarmi di una scelta simile? Perché devo fidarmi di lui e della palese contraddizione con una Tradizione che si ritiene (anche storicamente) ininterrotta? Perché devo fidarmi della contraddizione quando la contraddizione è il nome filosofico con cui si nomina “l’errore” o “l’impossibile” o “l’in-credibile”?
– Il mussulmano si ritrova con una Sacra Scrittura che dice tutto e il suo contrario. Come fare a leggerla? Alcune correnti dicono che si deve leggere letteralmente, altre che si deve interpretare addirittura seguendo il metodo storico. Ma che valore ha una fede basata su una metodologia storica scientifica soggetta ad epistemologia altalenante? E una basata sulla letteralità di una scrittura contradditoria? E come fa un Dio completamente trascendente (quindi anche contradditorio per la ragione umana) a poter parlare in modo comprensibile all’uomo? Come fa un uomo a conoscere ciò che è Dio nella contraddizione se la contraddizione stessa è per l’uomo “nulla” come conoscenza? E dove sta scritto nel Corano quali sono i libri del Corano? E’ una tradizione esterna che lo conforma? Bene, ma questa Tradizione si basa su cosa? Sull’esistenza di un altro uomo che è Maometto o altre tradizioni che nulla hanno a che spartire con questo personaggio storico? E che cosa ha fatto Maometto per essere indicato come unto del Signore? E’ risorto? Ha compiuto miracoli? Ma ci sono prove testimoniali o ce lo scrive lui e lui solo? Non è un pò troppo autoreferenziale come auctoritas? Cioè l’atto di fede del mussulmano è esente da contraddizioni insanabili?
E così via.

Noi, cristiano cattolici, non abbiamo nessuno di questi problemi di irrazionalità.
Noi crediamo la Chiesa (e il suo Magistero) la quale non ha mai contraddetto né sé stessa, né la Tradizione né tanto meno le Scritture. E questa cosa è di una potenza ineguagliabile perché l’assenza di qualsiasi contraddizione rende razionale a qualunque essere umano aperto al buon senso (filosoficamente diremmo: al senso comune) la testimonianza che propone annuncio cristiano! E questo è un fondamento estremo!
Talmente estremo che una giovane sprovveduta (e basta con le nonnine che ne sanno più di noi messi insieme di solito!) può seguire il cattolicesimo solo la forma fatta da fede semplice (tipo: preghiere canoniche, puri precetti, paura di andare all’inferno ecc.) senza alcun timore che una fede simile, anche se vissuta in modo superstizioso, divenga una superstizione!
Talmente estremo che addirittura si può dire che le altre fedi che si professano cristiane sussistono nella loro assurda irrazionalità grazie alla Cattolica e alla sua assenza di contraddizione! Anche per questo chi dice parole di Verità pur nella menzogna, dice parole Cristiano Cattoliche, perché esse rientrano nell’unica fede senza contraddizioni, perfettamente razionale cioè umanamente accettabile che è professata dalla Cattolica! Se non esistesse questa razionalità allora ogni fede non sarebbe che pura scelta soggettiva, basata su accadimenti casuali o scelte irrazionali istintive o emotive, basate ad esempio solo sulla tipologia di persone che si incontrano nella vita. E qua ricadiamo in quelle situazioni che alcuni nei commenti andavano delineando.

E invece no! Le persone che si incontrano fanno ovviamente moltissimo, ma qui siamo sul piano logico, anzi gnoseologico. E ciò che alla fine fa sussistere razionalmente l’annuncio cristiano, per la ragione umana in quanto tale, è questa ininterrotta Testimonianza priva di contraddizione di un fatto storico attestato, che la rende razionale, nonostante la sua proposta iniziale risulti quanto meno incredibile.
Quale è l’annuncio principe: Cristo, che era uomo e Dio insieme, è risorto dai morti!
Scusate se è poco.
Senza una testimonianza razionalmente accettabile come fa uno a crederci? Poniamo il caso che non sia una testimonianza razionale, cioè credibile poiché contradditoria nell’arco dei secoli. E’ possibile crederci? Certamente, ma in quale modo si “crederebbe”? Semplice: si crederebbe per superstizione o per prassi o per convenzione o per convenienza.
Ma la fede non è né superstizione, né prassi, né convenzione e tanto meno convenienza.
La fede è tale perché in primis ho tutti gli elementi razionali per pensare che quel che mi dice quella persona sia veramente accaduto, sia vero! Poi è una scelta mia scegliere il contrario, ma di fondo c’è questa testimonianza credibile.
Ed è questo il fondamentale: la credibilità della non contraddizione!
E questo è vero nell’ambito della testimonianza qui trattato fino all’ambito generale della fede in Dio (con quelli che San Tommaso chiamava Preambula fidei) e fin’anche nel senso comune (la non contraddizione crea i presupposti per la conoscenza del reale poiché impone al nostro reale l’esistenza di quel che è immediatamente conosciuto senza se e senza ma).

Ma torniamo al tema. La struttura dell’atto di fede oggi – perché di questo stiamo parlando, di come siamo chiamati noi a strutturare la fede, non a fare ipotesi falsificabili su come fosse strutturata 2000 anni fa! – è ben sintetizzata dal grande biblista Don Piero Ottaviano nella lezione 8 dei Fondamentali del Cristianesimo da cui copio senza remore e a cui rimando senza colpo ferire per un approfondimento:

l’atto di fede oggi si sviluppa attraverso i seguenti passaggi:
1) atto di fiducia nella Chiesa, che abbia conservato bene l’insegnamento degli apostoli, selezionando e tramandando senza manipolazioni i libri che lo contenevano e interpretandoli secondo quanto gli autori volevano dire;
2) atto di fiducia (attraverso la Chiesa) negli apostoli, che abbiano tramandato bene quanto Gesù ha fatto e detto e, in particolare, la risurrezione di Gesù;
3) atto di fiducia (attraverso gli apostoli) in Gesù, che sia veramente quello che ha detto d’essere, cioè il Figlio di Dio, il Cristo, poiché l’ha garantito con la risurrezione;
4) atto di fiducia (attraverso Gesù) in Dio, Padre diGesù e Padre di tutti gli uomini, che abbia risposto definitivamente al problema del senso della vita umana.
Nessuno di questi passaggi è dimostrabile razionalmente e, tuttavia nessuno è assurdo.
Ottaviano, Piero. L’atto di Fede. Fondamenti del Cristianesimo. Didaskaleion. 2002 pag. 17

Fate attenzione al passaggio finale. Qui Don Ottaviano intende per “dimostrazione razionale” quella puramente scientifica , tant’è che poi aggiunge che nessun punto è “assurdo”, cioè – in sede di logica maior, la nostra! – tutti i punti sono perfettamente (logicamente e filosoficamente) “razionali”. Far cadere questa razionalità (gnoseologica) ne va della credibilità dell’intera fede, della struttura stessa che ne sorregge la conoscenza, umanamente parlando. E’ questa caratteristica infatti quella che fonda l’aspetto della Chiesa vista come mistero, cioè la Chiesa che può essere così considerata razionalmente infallibile.

L’infallibilità è quel potere/dovere della Chiesa che sancisce la Verità di una affermazione riguardante la fede cristiana contro un’eventuale eresia. Approfondiamo: a detta della Tradizione stessa, l’infallibilità di una Verità della Chiesa (cioè dell’intero corpo ecclesiale) si attesta:

  • o se è scritta inequivocabilmente nel N.T. , con unanimità di interpretazione da parte della Chiesa (occhio!);
  • o se è stata creduta come verità di fede da tutti, dovunque e sempre (Lerin, anche qui ci sarebbe da approfondire);
  • o è stata definita infallibilmente da un vescovo di Roma o da un Concilio ecumenico.

Vedete che torna la triade seppur in modo grossolano? Sono queste “O” che rendono la struttura della fede solidissima, nonostante la fragilità cui sembra formata.
La resurrezione di Gesù, per fare un esempio massimo, non è mai stata sancita come dogma dal Concilio Ecumenico e nemmeno c’è bisogno che lo sia perchè rientra nel secondo caso (creduta come verità di fede da tutti, dovunque e sempre) e nel primo (sebbene la versione corta di Marco non ne parli…). Ma tale resurrezione non può essere contraddetta da successivi atti magisteriali, siano essi Autentici, Papali o del Concilio poiché sia le Scritture che la cosidetta Tradizione passano inequivocabilmente ed inesorabilmente dal Magistero Papale e Conciliare e Autentico: ne andrebbe della “razionalità” logico-filosofica di tutti e tre gli elementi!

La faccenda è talmente importante che lo stesso Don Piero Ottaviano concludeva una sua lezione con una affermazione fortissima eppure vera e coerente, che mostra come la contraddizione di un solo elemento (naturalmente importantissimo) possa far decadere tutto fino a “rendere vana” la fede stessa.

“Non è mai successo che Papa e Chiesa siano entrati in contraddizione, che il Papa abbia definito una verità contraria al Concilio o viceversa. […] Sempre meglio distinguere fra Infallibilità del Papa e il Primato del Vescovo di Roma. Il Vescovo di Roma è il primo dei Vescovi, ma l’Infallibilità è altra cosa. Il primato è un primato organizzativo. Allora certe volte, su questioni completamente discutibili, per uniformità il Papa decide una cosa e i cristiani si adeguano senza grossi problemi. Su discorsi opinabili si va avanti con le scelte che porta avanti il Papa. E’ possibilissimo dunque che in questo caso un Papa scelga una cosa e un altro ne scelga un’altra per le mutate condizioni storiche, ma in questo caso né il primo Papa aveva definito, né formalmente l’ha fatto il secondo. Invece quando il Papa usa la sua infallibilità, lì non può più capitare che ci sia una affermazione contraria da parte di qualcun’altro Papa. Se capitasse questo, io abbandonerei la Chiesa Cattolica.”
Ottaviano, Piero. L’atto di fede, quattordicesima lezione. mp3 della lezione. Min. 41:30 circa

Tradotto nel linguaggio del nostro argomento: se mai capitasse un assurdo, Don Ottaviano abbandonerebbe la Chiesa Cattolica. In generale: se la nostra fede diventasse irrazionale a causa di un assurdo (di qualsiasi tipo), non sarebbe più fede in qualcosa di credibile. Ed è possibile credere l’incredibile?

“[Se] non si crede ciò che si può credere – cioè ciò che fonda il credere -, e quindi il credere svanisce come tale (cioè nella sua sostanza) e ciò che permane è la sua parvenza: il credere di credere.
L’incredibile è nulla come credibile; dunque il credere l’in-credibile è credere nulla, cioè nulla come credere: non si crede nulla, cioè non si crede.
Ciò che rimane – se si continua a credere – è appunto la parvenza del credere, non la sua sostanza.”

Barzaghi, Giuseppe, Soliloqui sul divino, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 1997, pag. 18

Questo c’è in ballo quando si parla di razionalità della fede e di Magistero contradditorio.
E due: scusate se è poco.



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15 replies

  1. Rileggendo i commenti del post precedente mi sembra che alcune incomprensioni siano proprio dovute ad un mescolamento di significati. Ovvero fede intesa come contenuto delle verità di fede e rispettive fonti da un lato, l’atto di fede del soggetto dall’altro.
    Mi pare di capire, condensando il post, che come in un qualsiasi ragionamento, i contenuti della fede e le fonti devono soddisfare un principio di logica interna, quindi possiamo valutare se sono razionali oppure no.
    E questo si verifica solo per la fede cattolica sviluppata nella triade TSM (Tradzione+Scrittura+Magistero).
    I passaggi con cui invece ogni persona esplica il suo atto di fede possono al più essere considerati ragionevoli, cioè non assurdi, ma non accertabili in modo universale (e d’altra parte se non fosse così la fede sarebbe solo un ragionamento deduttivo).
    Troppo stringato come riassunto?

    PS Un applauso a Minstrel che non riposa neanche la settimana di Ferragosto =D>

  2. Piuttosto… scusate se approfitto di questo articolo per un OT, ma vorrei chiedere a Simon – se ha tempo e voglia – di scrivere qualcosa per smentire questo signore, Tal prof. Antonio Emanuele, che a mio umilissimo avviso compie un significativo sbaglio filosofico parlando di Godel per confutare l’idea che sia possibile la costruzione di un pensiero razionale sintetico che lui chiama “fondamentalista”, ma che in realtà mi pare rispondere in tutto e per tutto alla logica maior di stampo tomista.
    http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/08/10/matrimonio-e-divorzio-occhio-al-teorema-di-godel/
    Una controreplica, lo vedete, è già arrivata, ma non giunge al punto che più mi preme a mio avviso: il teorema di Godel non annulla per niente la conoscenza della Verità che l’essere umano può permettersi di “conoscere”. Chiedo a Simon una possibile replica, in caso ci abbia azzeccato, per ovvie ragioni di background culturale simile al professor Emanuele che ha redatto tale lettera a Magister.
    Se vuole e se può, chiaro.

  3. Non credo che valga la pena di tornare di per sé sulle elucubrazioni di tale P. Gargano che pretenderebbero che Gesù abbia mai revocato la legge mosaica sul divorzio: altri l’hanno fatto benissimo. A me resta commentare tali affermazioni pseudo-esegetiche fuori dal Magistero Autentico con una sonora risata e a questo mi limiterò.

    Ma ecco intervenire un tale Prof Antonio Emanuele dell’Università di Palermo che porta come contro-argomenti a quelli di P. Luis Freites (i quali demoliscono alla grande i sogni di una notte d’estate di P. Gargano) una serie di due osservazioni che lasciano il nostro Minstrel alquanto perplesso.

    Nella prima osservazione Emanuele deduce dalla discussione in Atti degli Apostoli sulla possibilità di battezzare non ebrei, cioè non circoncisi che gli Apostoli giunsero ad una conclusione non sulla base della esperienza con Gesù vissuta da loro precedentemente. Ma che era l’accettazione/scoperta di una novità dello Spirito… La controreplica di un tale Giuseppe Fallica su Magister penso risponda con esattezza e comunque in coerenza e continuità con l’insegnamento del Magistero al soggetto: e ricorda al prof Emanuele che egli “dovrebbe sapere dal Catechismo che la divina rivelazione non è terminata con l’ascensione al cielo di Gesù ma con la morte dell’ultimo degli apostoli, illuminati dallo Spirito Santo nella Pentecoste. Perché allora racconta questo suo stupore?”
    Ovviamente l’opinione di tale Emanuele si basa su un’affermazione implicitamente radicalmente eretica da sempre condannata dalla Chiesa e secondo cui la rivelazione continuerebbe nella storia della Chiesa, anche dopo la morte degli apostoli. (Queste sono le teorie Kasperiane e Marxiane in voga anche se in modo subdolo e non dichiarato.)

    Fin qui penso che la situazione sia pacifica per tutti i nostri utenti.
    Ma la domanda postami da Minstrel verte piuttosto sulla seconda osservazione di tale Prof. Emanuele: sempre dobbiamo essere moooolto circospetti quanto un fisico vuol fare filosofia e/o teologia ragionando da fisico (e viceversa pure….)

    P. Freites in http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351104 afferma con assoluta filosofica sicurezza:
    ““La verità per definizione è oggettiva. La realtà soggettiva può corrispondere alla verità o può non corrispondere. In questo ultimo caso non si tratta di ‘verità soggettiva’, ma di errore, ed è un’opera di misericordia correggere chi sbaglia”.
    Non possiamo non sottoscrivere a questa frase del Freites: la verità è l’adeguazione tra l’oggetto di pensiero e la realtà ( se vedendo una sedia emetto il giudizio, questa è una sedia affermo la verità); e in effetti nel soggetto giudicante ci possono essere due situazioni e cioè sia è capace di riconoscere nella sedia una sedia e affermare una verità oppure è convinto di vedere un sofà e afferma che quella sedia è un sofà e qui, è un abuso di linguaggio di parlare di realtà soggettiva in quanto è puramente e semplicemente una mente in errore; quindi è certamente opera di misericordia non lasciare chi è nell’errore nel suo errore ma, al contrario, di correggerlo.

    Limpido.

    Cosa ci trova da ridire il nostro professore di fisica e matematica?
    http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/08/10/matrimonio-e-divorzio-occhio-al-teorema-di-godel/?refresh_ce
    “È grande l’errore logico che l’autore fa in questa frase. Mi sembra che egli affermi che tutto ciò che non corrisponde alla verità sia un errore. Ma è logicamente sbagliato affermare che è falso tutto ciò che non è dimostrato vero. In un ragionamento logicamente corretto è necessario dimostrare che una affermazione sia falsa, non basta dire che nelle affermazioni vere non c’è.” Salva in parte il Prof Emanuele il fatto che dica proteggendosi “mi sembra… e infatti gli sembra sbagliato ma è nell’errore totale perché Freites non ha mai affermato che è falso tutto ciò che non è dimostrato vero, ma ha solo affermato, con perfetto buon senso, che quel che non afferma come vero quel che è vero, afferma il falso!. Cioè chi dice che c’è un divano mentre è vero che c’è una sedia è nell’errore!

    Mai Freites ha detto, come tenta di fargli dire non tanto onestamente Emanuele, che se non si sa quale sia la verità (cioè se non si sa se è davvero una sedia) allora tutte le affermazioni che non affermino la presenza di una sedia sarebbero errate!

    Spero solo che le affermazioni di tale Emanuele siano solo un incidente e che non siano il suo modo usuale di insegnare la metodologia della logica.

    Dopo aver malcapito quel che afferma Freites il nostro Prof Emanuele continua sparandone di ancora più belle che nulla hanno a che vedere con l’oggetto della discussione stessa e cioè il matrimonio ed i divorziati risposati e fa due affermazioni che ci fanno sorridere da un’orecchia all’altra:

    (a) Egli suppone che ci sia nel background del Freites la convinzione che sia possibile costruire un sistema razionale il quale, a partire da un certo numero di principi, sia in grado di dedurre (dimostrare) tutto ciò che è vero e tutto ciò che è falso. Secondo me il nostro bravo Emanuele non ha capito che qualcuno che la pensa come Freites e cioè come noi, mette al primo piano l’incontro con il reale e non la deduzione/dimostrazione formale in senso algebrico: è il Reale che funziona da triggertra vero e non vero, tra adeguazione di una proposizione con il reale e la sua valenza di verità. Il ragionamento ideologico è proprio totalmente estraneo a chi pensa in modo aristotelico tomista. Ma questo sfugge al nostro professore.

    (b) Viene poi ancora una volta il nostro bravo Emanuele, per fare impressione sugli idiotes (cioè i deboli in senso etimologico) con questa gran trovata: “Mi dispiace per padre Ruiz Fretes, ma i teoremi di Gödel e Tarski hanno dimostrato che questo sistema razionale non può essere costruito con la logica aristotelico-stoica, anche se usassimo una infinità numerabile di principi.” . Ancora il bravo professore è uno di quelli che confondono la logica booleana ed i suoi cugini e affini colla logica aristotelica…. facendo lo stesso errore di alcuni ignorantelli in fisica che ogni tanto ci vengono a trovare su questi lidi. Eh no… la logica aristotelica non è la logica booleana e la sua costruzione parte e finisce sempre con il tener in conto il reale e non si risolve in se stessa ma nel reale

    http://pellegrininellaverita.com/2015/01/16/logika-2/

    A dire il vero il Prof Emanuele fa un’affermazione che riteniamo giusta ma non per le sue ragioni, ovviamente: “La verità esiste ma la sua esistenza non può essere completamente dimostrata con gli strumenti linguistici e logico-formali che usiamo correntemente per comunicare“. Infatti la verità non è insita negli strumenti linguistici e logico formali ma nell’incontro con il Reale: con la sedia che non è il sofà, il maschio che non è di gender femminile, il divorziato risposato che è un adultero.

    Dopotutto, infine, anche il Prof Emanuele da ragione, contro voglia e aldilà delle sue contraddizioni, al P. Freites!
    Amen

    In Pace

    • Io avrei una domanda, magari ingenua, da porre all’Emanuele ma siccome i commenti da Magister sono chiusi, la scrivo qua ed è la seguente: i teoremi di G. (e quelli di limitazione in genere) interessano i sistemi formali nella misura in cui applichiamo ad essi una metodologia algoritmica (finita) di dimostrazione. Ora, l’ultima volta che ho controllato non mi sembrava che la teologia fosse un sistema formale etc. etc. e quindi… che ci azzeccano i succitati teoremi con essa?

  4. Minstrel ha citato Don Piero Ottaviano. Ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente , seguire i suoi corsi e avere alcuni colloqui privati. A lui devo parte della mia cultura religiosa cattolica. Un esempio perfetto di come ragione e fede possono e devono convivere. Era considerato un genio matematico (laurea in matematica a pieni voti), studioso di greco ed aramaico. Impressionante la sua razionalità e logica unita ad una fede profonda . Lo ho sempre considerato un santo. Affabile e di un dolcezza che colpiva senza alcuna smanceria, la sua presenza mi procurava benessere fisico e spirituale. Sensazioni che non ho più provato. Mi aveva colpito quando mi confidava la sua pena spirituale: amante della preghiera che coltivava intensamente da sempre con gusto, improvvisamente doveva fare sforzi enormi provando quasi disgusto nella preghiera. Una situazione spirituale ed esperienza comune a tanti santi. Sono passati quasi 30 anni! Credo che il Didaskaleion sia ancora molto valido. Periodicamente lo consulto avendo copia cartacea oltre alla possibilità dell’ online. Mi sono permessa questa testimonianza. Scusate.

  5. Si evince che alcuni concili medioevali, per dire, proprio come hanno asserito i concili a cui il Papa romano ha dato assenso, quei concili che dichiaravano l’esigenza dei 4 patriarcati, non sono ecumenici mancando gli altri 3.
    Eppure li si reputa tali utilizzando altre interpretazioni e fondamenti per giustificare questa ovvietà.
    Ciò palesa semplicemente che basta ignorare determinate cose per mantenere la coerenza.

    IL CREDO, secondo voi evidentemente non esiste, come se esso non fosse dogmatico? Dai non dovete sempre fare quelli che la sanno lunga, che c’è chi su questo, sà giocare meglio, e lo garantisco, è una strada verso l’infamia.

    Basterebbe poi guardare il più banale ordine dei 10 comandamenti rispetto alla sacra Bibbia, non perché si debba fare i giudei, ma semplicemente perché il 2° non è insegnato come scisso e meritevole di essere a parte , tant’è che si disegna Dio Padre con la barba, il che mi ha sempre fatto ridere.
    Sarebbe da chiedersi perché gli orientali lo hano mantenuto, per dire…
    ( ovviamente non sto parlando dell’estensione di significato che ogni comandamento ha , per quanto il sabato rimanga riposo , e non sia festa giust’appunto, altrimenti tutti i mercati e le fiere domenicali nel medioevo sarebbero dovute vigere sotto bolla di scomunica )

    La riduzione dell’unzione dell’infermi a sacramento dei morenti o la soppressione del diaconato permanente sempre dei tridentini. Si può andare avanti, dicendo che i tridentini hanno detto la santa messa per 400 anni in ginocchio ed è vietato dal concilio di nicea I , cosa che fà sorridere gli antitridentini di oggi, che però derivano ugualmente da là. Oggi la più eclatante è l’ambiguità circa l’origine della potestà sacra. Altra contraddizione relativamente al coito maschile ( si badi sempre e si ricordi : COITO MASCHILE ) nella sessualità.
    E via via.

    Cos’è l’abuso se non una contraddizione? Può la prassi discostarsi dalla verità? I diguni? Se siamo tutti flosci e ridanciani, oppur dei frustrati rigoristi, ben si vede l’origine da dove arriva.
    Nessuno si alzato a protestare, tant’è che l’elezione a vescovo nella Chiesa è ormai, di per sè, anti canonica ( o meglio si è ovviamente cambiato il diritto canonico, che è più furba come cosa ).

    MI si risponderà che non si parla di dogmi, si può pensare al Filioque allora. Ma dogmaticamente c’è un qualcosa che fà ridere più di tutto è la spiegazione del purgatorio che è cambiata molto nel corso del tempo.

    Chiaramente come si poteva sennò , un giorno, giungere all’abominio della desolazione? :-/

    • Non vorrei essere così polemico ed enigmatico ma riscrivo un messaggio per esplicitare da dove provenga un certo tipo di mia polemica.
      Data la ratio , che io che sono all’antica faccio corrispondere alle 3 anime aristoteliche e platoniche , pur volendo a maggior ragione rendere altro il nous come faccio io nell’intuizione pura, come correlativo complementare del soma, quel che si ha nella rivelazione dello Spirito ossia quando lo pneuma umano è rivitalizzato e sostituito in un certo senso dal Santo Pneuma Paraclito, stare a disquisire di validità empiriche e verità intellettuali, di phronesis logica e poiesi tecnica, di affezzioni e focalizzazioni che investono l’ego, lascia tutto questo il tempo che trova, ossia l’utilità a rendersi fruibile e porsi funzionalmente alla santità che si dovrebbe raggiungere.
      Di per sé chi è nello Spirito è ultra.

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