Il Ridere Fa il Gaio ma non l’Uomo Felice

barzelletta

Ogni superiore umorismo comincia con la rinuncia dell’uomo a prendere sul serio la propria persona. (Hermann Hesse)

Su un altro blog nel quale si discuteva di manipolazione sociale sperimentata su certi network sociali in relazione al fenomeno della riconoscenza da parte di certi stati delle unioni sodomitiche alle quali eufemisticamente si è dato il nome, vero ossimoro, di “matrimonio gay”, mi sono permesso di notare che se la discussione pubblica al soggetto non fosse polarizzata da ideologie un po’ vane e che avvenisse tra persone che cercano il bene per se stessi, per gli altri, per il bene comune senza preconcezioni essa avrebbe una tutt’altra tenitura.

Le domande che si porrebbero sarebbero: cosa possiamo fare per vivere felici? per permettere agli altri di vivere felici? per creare un ambiente dove tutti possano vivere felici? Se queste fossero le domande poste e che si cercassero davvero, cioè onestamente, le risposte le più idonee allora vedremmo le ideologie scomparire ed il Reale riprendere il suo posto. La ricerca della felicità è lo scopo dell’etica: l’eudaimonia il solo fine del discorso e del dialogo. L’antico “conosci te stesso” dell’oracolo di Delfi diventa la chiave di volta di tale ricerca delle felicità, in quanto è nell’essere quel che davvero siamo che viviamo felici: quest’insegnamento è compartito da millenni in tutte le culture che vi hanno riflettuto anche se poi espresso in termini differenti. L’uomo cerca la felicità e la può trovare solo diventando se stesso.

Rispondere alla domanda di cosa sia l’uomo è quindi la prima tappa da compiere ed è una conditio sine qua non per poi dare la risposta alla domanda su cosa fare per essere davvero felici, risposta che è un semplice truismo: sii quello che sei. In fin dei conti che io sia maschio o femmina, malato o in buona salute, povero o ricco, colto o ignorante se io non sono quello che dovrei essere, cioè un uomo completo, allora non sarò mai felice. Quel che costituisce un uomo non fa l’uomo, ma l’uomo è fatto di quel che lo costituisce: certo ci vuole il DNA umano, senza questi nessun uomo esiste, ma non basta; ci vuole un’ottimale socializzazione e l’essere utile alla società secondo le proprie capacità; bisogna essere e comportarsi secondo la propria specie animale, ad esempio non voler volare agitando le braccia nel vuoto; bisogna usare della propria volontà informata dall’intelligenza; etc etc. Tutto questo è necessario anche se non basta, ancora bisogna che l’uomo assuma pienamente, senza vigliaccheria, tutti i suoi costituenti per viverli pienamente: facendolo diventa felice e diventa quel che è.

Infatti se un cane non può per volontà propria essere altro che quel che è, noi umani per essere quel che siamo dobbiamo volerlo e se un cane che ha una vita da cane è felice in quanto tale senza averlo voluto, noi uomini dobbiamo voler avere una vita da uomo per essere felici. Tutto questo è puro e semplicissimo buon senso. Tutte le questioni le discussioni dovrebbero semplicemente rivolgersi intorno a questo punto: come aiutare ogni umano intorno a noi, compresi noi stessi, ad essere genuinamente felici? Mi si chiederà se c’è un diritto ad essere infelici. E la risposta è no, ma che è dovere di ognuno essere felice, in quanto l’infelicità di ogni umano intacca negativamente la felicità degli altri umani. Dovere di essere felici, dovere di essere completamente umani.

 La questione è quindi sapere cosa sia l’umano. Un modo per rispondervi è usare della via apofatica: trovare un metodo che ci faccia capire immediatamente cosa sia un umano e cosa non lo sia. Secondo me è il riso in quanto metodo che ci permette questo salto qualitativo nella discussione: come messo in evidenza nel sottotitolo a questo post dalla citazione di Hermann Hesse il riso permette di non prendere sul serio la propria persona cioè quel che ci fa essere uomo. Il riso che si dice essere una proprietà specificamente umana anche se alcuni animali sembrano avere riflessi simili è dunque qualcosa che è capace di distanziarsi dalla nostra umanità.

Al soggetto è interessante andarsi a leggere il breve scritto di Henri Bergson Le Rire. Essai sur la signification di comique : Bergson identifica il rendere comico “qualcosa” come un forzare un comportamento meccanico ad un’esperienza vitale obbligando lo spettatore a considerare un essere umano come una cosa o un animale e non più come un umano. Da un punto di vista psicologico il ridere procede da una situazione percepita come pericolosa e stressante ma che si risolve “falsa”, cioè non vera. Tipico esempio sono quei spettacoli umoristici dove gli attori si travestiscono da donna e dove i qui pro quo stressanti generati da questa situazione falsa si risolvono nella risata della platea: ricordiamoci ad esempio gli esilaranti episodi di Mrs Doubtfire giocato da Robin Williams.

L’umorismo cammina nel sentiero del paradosso, e il sentiero del paradosso, come diceva un tizio importante, è la scorciatoia per arrivare alla verità. (Giovannino Guareschi)

Questa di Guareschi è la definizione stessa della dimostrazione per l’assurdo, della conoscenza apofatica detta con termini e sensibilità artistica di chi fa vera opera di letteratura: secondo me è il metodo migliore per rispondere alle assurdità degli ateisti, trans-umanisti, omosessualisti e altri perversionisti e, al contempo, far ribaltare dal loro assurdo il vero come già suggeriva Sigmund Freud : “L’effetto di un motto di spirito nasce dalla confusione seguita dall’illuminazione.”

 20101209Il contrasto porta ad una istante di confusione, lo stress che questa situazione genera si risolve nell’illuminazione che la risolve ed esplode nel ridere: la vignetta sovrastante ben illustra il comportamento ridicolo degli uaarini nei loro siti o quando, a volte, si affacciano sul nostro sito ci svela l’intimo del loro atteggiamento e in cosa esso non sia pienamente umano, ma una cosificazione dell’umano più che mille dissertazioni universitarie.vignetta le mondeQui in questo disegno di Plantu dell’anno scorso, vediamo una caricatura di Hollande che si felicita del primo anno di crescita economica: vera, falsa? Lo stress è al massimo, che Hollande sia una femmina è un paradosso che fa ridere come anche il chiamarlo papà mentre è travestito, lui che è stato promotore dell’ossimorico “mariage gay”: finalmente una gran bella risata rimette tutto al posto, il falso è scoperto, l’uomo ridotto all’infra-umano non può che essere maschio o femmina ma non i due, il cervello risolve il contrasto, il reale riemerge con tutti i suoi diritti, l’inganno è svelato, il riso scoppia!

Ma il riso conduce al buon umore e se è quasi sempre comunicativo socialmente a volte non conduce alla felicità ma ad alcune forme di tristezza: questo capita quando rivela un aspetto della natura umana, una sua degradazione, nella quale ci riconosciamo in qualche modo: in un certo senso il riso che i clowns ci inducono ci rendono spesso tristi, essendo reso evidente allo spettatore l’aberrazione di certi atteggiamenti umani. Ma, ancora una volta il riso ci offre uno sguardo sulla realtà velata troppo spesso dalla bugia.

Più sopra ho scritto che per essere davvero felici  bisogna essere e comportarsi secondo la propria specie animale, ad esempio non voler volare agitando le braccia nel vuoto: basta immaginare qualcuno che, credendoci, cercherebbe di volare per davvero in tal modo: fa ridere. E se tale persona esistesse per davvero ci renderebbe tristi al contempo.

Il gaio è colui che ride e fa ridere: fa ridere perché evidenzia il falso che si svela nel suo stesso modo di essere e finché rimane l’attore cosciente della contraddizione che mette in scena conduce ad una sana ilarità. Ma cosa succede quando il gaio crede che il falso sia il vero? Genera solo tristezza ben lungi dal generare la felicità.

Falso Gaio o Vero Gay?  Felicità o Tristezza?

Falso Gaio o Vero Gay? Felicità o Tristezza?

Chi ride per ultimo probabilmente non ha capito la battuta. (Arthur Bloch)

I movimenti gay hanno ormai impedito al riso di essere una porta verso la felicità.

In Pace



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6 replies

  1. Ho letto ora a grandi linee la discussione che si è sviluppata su CS e, oltre ad aver visto dov’era finito Giancarlo nei giorni scorsi :-P, ho notato degli argomenti che mi hanno fatto riflettere….
    Primo: al di là di dove voglia arrivare il commentatore MenteLibera65 alcuni suoi ragionamenti non andrebbero sottovalutati e sono secondo me condivisibili (come quello della ridicolizzazione/scherno di alcune categorie di persone fino a farne delle vittime. E dalle vittime si passa sia al vittimismo che al movimento contrario: reclamare diritti anche oltre ragione. Laddove, se ci si fosse comportati cristianamente prima -ovvero accoglienza e amorevole accompagnamento alla vita cristiana – probabilmente nemmeno si sarebbe formato un movimento gay di questa portata. Per me questa tesi ha del vero).

    Secondo: grandissimo viaNegativa!
    http://www.enzopennetta.it/2015/07/facebook-i-logo-arcobaleno-e-la-manipolazione-sociale/#comment-39108
    Mi ha fatto pensare ad una cosa che già avevo pensato, ma con una illuminazione in più su un fatto concreto, su leggi concrete ed oggi applicate: il matrimonio per interesse economico-politico-sociale. Mi sono chiesta perché negli Stati Uniti è vietato il matrimonio degli immigrati che volessero sposare un cittadino americano per ottenimento green card (ne fecero anche un film romanticissimo con Gerard Depardieu)….. In pratica si vieta di sposarsi per ottenere lavoro e cittadinanza… Perché? Why?
    Oppure, messa diversamente: ci si può anche sposare “per interesse” ma non si deve dichiararlo cioè si deve essere abbastanza bravi da simulare amore verso il coniuge.
    Quindi mi domando: perché un soggetto deve rendere conto allo Stato delle motivazioni del proprio matrimonio??
    C’è gente che, legittimamente, non crede all’Amore…. PERCHÉ QUESTA GENTE VIENE DISCRIMINATA? Perché deve rimanere nell’ombra e nella sofferenza di una vita finta? Perché non può esprimere i suoi veri sentimenti? – in questo caso è gente che vuole solo lavorare, quindi sono bravi lavoratori immigrati negli Usa che vengono discriminati per le loro idee sul matrimonio. O no? Poi però la ventenne che si sposa il miliardario ottantenne viene accettata…. sempre a patto che faccia finta di amare l’ottantenne.
    Cos’è questa DISCRIMINAZIONE verso gli a-sentimentali?

  2. Terzo: grazie Simon, bellissimo articolo ed esilaranti vignette 😀

  3. A questo proposito vorrei citare Pasolini:

    “Ognuno in Italia sente l’ansia, degradante,di essere uguale agli altri nel consumare, nell’essere felice, nell’essere libero: perché questo è l’ordine che egli ha incosciamente ricevuto,e a cui “deve” obbedire, a patto di sentirsi diverso. Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza. L’uguaglianza non è stata infatti conquistata, ma è una “falsa” uguaglianza ricevuta in regalo. Una delle caratteristiche principali di questa uguaglianza dell’esprimersi vivendo, oltre alla fossilizzazione del linguaggio verbale, è la tristezza: l’allegria è sempre esagerata, ostentata, aggressiva, offensiva. La tristezza fisica di cui parlo è profondamente nevrotica. Essa dipende da una frustrazione sociale. Ora che il modello sociale da realizzare non è più quello della propria classe, ma imposto dal potere, molti non sono appunto in grado di realizzarlo. E ciò li umilia orrendamente… Non è la felicità che conta? Non è per la felicità che si fa la rivoluzione? Oggi , questa felicità – con lo Sviluppo- è andata perduta. Ciò significa che lo Sviluppo non è in nessun modo rivoluzionario, neanche quando è riformista. Esso non dà che angoscia.”

    • Una cultura dove l’intelligenza non è più capace di di distinguere la natura delle cose tra di loro è incapace del riso: per ridere bisogna sperimentare il contrasto tra falso e vero e questo è possibile solo se c’è un falso ed un vero. Se tutto è grigio allora niente più libera dallo stress della situazione ambigua ed il riso non esplode più rimettendo tutto al suo posto e solo l’angoscia rimane.

      (Non per niente proprio nei paesi più “aperti” verso la pratica di comportamenti omosessuali, tipo San Francisco, abbiamo un numero altissimo di suicidi nella comunità respettiva: la depressione è caratteristica di quella comunità, tutt’altra che gaia)

      Ditemi dove c’è ancora senso comune e buon senso ed io vi dirò dove si ride ancora.
      In Pace

      EDIT: una recensione interessante con tanto di referenze di Lorenza Perfori nel 2013 qui:
      http://www.libertaepersona.org/wordpress/2013/05/l%E2%80%99apa-continua-a-mentire-sulle-differenze/

  4. …. anche ora hanno appena finito di dare un filmetto su rai1 sull’argomento: la Sandra Bullock interpretava una canadese (donna in carriera) che stava per essere espulsa dall’agente dell’immigrazione statunitense. Quindi simula un fidanzamento con un ragazzo ma viene scoperta. Deve quindi lasciare in poche ore gli Stati Uniti con l’agente alle costole, però nel frattempo i due simulatori si innamorano. Devono quindi passare un interrogatorio da terzo grado (parenti e amici compresi) per provare di essere veramente fidanzati e innamorati.
    Osservo:
    – se facessero quelle domande ad una coppia qualsiasi (etero o gay)…. non autorizzerebbero quasi nessun matrimonio 😉
    – le domande vertono sull’innamoramento, cioè se c’è l’amore “romantico” e se i due esercitano attività sessuale (oh cavolo, se erano cattolici praticanti-praticanti non passavano l’esame perché non potevano conoscere dettagli intimi… vabbè è un film: mica chiederanno davvero quei dettagli??)
    – negli Stati Uniti è più facile sposarsi per i gay. Ho l’impressione che probabilmente nessuno oggi negli Usa si sognerebbe di perseguire un immigrato gay che volesse sposare un cittadino americano, mentre un uomo e una donna si sospetta immediatamente che stiano simulando l’amore. A comprova di questa supposta ‘purezza’ o ‘sincerità’ maggiore del sentimento gay…. Effettivamente si sta verificando un sovvertimento…

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