Sinodo della Famiglia: Instrumentum Laboris 2015

La Fiamglia-Paradiso

La Famiglia-Paradiso

Finalmente ci è stato dato di dare un’occhiata all’Instrumentum Laboris che guiderà le discussioni dei Padri SInodali in ottobre di quest’anno: le prime impressioni sono buone, anzi ottime! Le proposte anti-evangeliche di quelle chiese (sic!) dichiaratamente eretiche come quelle tedesche, svizzere, belga non sono state lasciate entrare nel documento in questione, né vi hanno più trovato posto le tesi dell’omosessualista mons. Forte benché sia uno dei redattori del documento.

Un documento che non è magisteriale perché solo un documento di lavoro, ma già un bel documento con il quale ci si può sentire largamente in sintonia e che è stato completamente rimodellato rispetto alle conclusioni giunte dal primo sinodo, recependone, ovviamente, le conclusioni, ma esprimendole in modo molto più accattivante.

Il documento è ormai steso in tre parti che faranno ognuna l’oggetto di una settimana intera di discussioni durante il Sinodo specialmente all’interno di circules minores liguistici : la prima analizza le sfide che incontra la famiglia nel 2015 e ne conclude con la riconoscenza  della necessità di un’immensa e capillare catechesi della Buona Novella che è il Santo Matrimonio andando a prendere con carità e delicatezza chi ne è lontano per avvicinarlo alla pienezza del vissuto sacramentale matrimoniale. Una Chiesa quindi che si china su chi non capisce ancora, chi soffre, chi è perso e che lo prende per la mano e lo conduce lungo quel piano inclinato che lo avvicina alla realtà di quel che Dio volle in Principio per l’uomo e la donna.

La seconda parte è la catechesi che la Chiesa desidera insegnare sulla famiglia e qui vi vedo un titolo che mi piace assai: “Il discernimento della Vocazione Familiare”. Chi ci ha seguito su Croce-Via circa questi Sinodi ben si dovrebbe ricordare un nostro pallino che è quello di riconoscere il Santo Matrimonio come cammino vocazionale specifico: siamo contenti di notare che queste nozioni incominciano a permeare la comprensione che la Chiesa stessa ne ha. Bellissimo al riguardo, al punto 59, il legame espresso tra Chiesa e famiglia: In virtù del sacramento cristiano ogni famiglia diventa a tutti gli effetti un bene per la Chiesa, che chiede per parte sua di essere considerata un bene per la stessa famiglia che nasce. In questa prospettiva sarà certamente un dono prezioso, per l’oggi della Chiesa, l’umile disposizione a considerare più equamente questa reciprocità del “bonum ecclesiae”: la Chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene per la Chiesa. La custodia del dono sacramentale del Signore investe la responsabilità della coppia cristiana da un lato e quella della comunità cristiana dall’altro, ciascuno nel modo che le compete.

La terza parte è chiaramente “Pastorale” e guarda come e con che mezzi rispondere ai problemi elencati nella prima parte appoggiandosi sulla dottrina rispiegata nella seconda parte per applicarla concretamente. Ci concentreremo in questo post sui due soggetti caldi: i divorziati risposati civilmente ed il loro accesso alla comunione e la problematica delle persone con tendenze omosessuali , problematiche contemplate nel capito III di questa terza parte.

Riguardo ai divorziati risposati varie proposte provenienti dalle varie conferenze episcopali sono presentate riguardo i processi in nullità ma a questo soggetto notiamo con piacere, noi di Croce-Via, che al punto 115 si afferma che  Riguardo alla rilevanza della fede personale dei nubendi per la validità del consenso, si rileva una convergenza sull’importanza della questione e una varietà di approcci nell’approfondimento.”: questo punto che fu messo in evidenza nei suoi tempi dall’allora Cardinale Ratzinger ben combacia con il nostro desiderio di vedere assurgere il Sacramento del Matrimonio a cammino vocazionale come citato qui sopra, in quanto un cammino vocazionale suppone una chiamata e una chiamata divina suppone la fede da parte di chi è vocato. Siamo dunque felici di vedere quest’unanimità delinearsi al soggetto.

Sempre circa i divorziati risposati leggiamo con piacere che Familiaris Consortio sia ormai più che mai pluri-citata e il documento si concentra sulla missione che noi Chiesa abbiamo di integrare queste persone nella vita ecclesiale concreta: il documento presenta poi una soluzione da Croce-Via sempre preferita proposta con intelligenza da P.Thomas Michelet, op in Nova et Vetera e cioè quello di un cammino penitenziale e cioè quello descritto al punto 123 di un percorso di presa di coscienza del fallimento e delle ferite da esso prodotte, con pentimento, verifica dell’eventuale nullità del matrimonio, impegno alla comunione spirituale e decisione di vivere in continenza.Secondo noi questo approccio, tenendo anche conto dei documenti  quali Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica circa la recezione della Comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati della Congregazione per la Dottrina della Fede (14 settembre 1994) e la Dichiarazione circa l’ammissibilità alla santa Comunione dei divorziati risposati del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi (24 giugno 2000), dovrebbe dare tutte le risposte soddisfacenti da un punto di vista pastorale e sempre tenendo conto del piano inclinato necessario all’accompagnamento delle persone concrete che è legge della gradualità ben intesa e non controproducente gradualità della legge.

Nefasta gradualità della legge che invece è presente nella seconda proposta di certe Conferenze Episcopali presentata nell’instrumentum Laboris dove si pretenderebbe che “lo stesso presbitero possa maturare una sua valutazione per poter far uso della potestà di legare e di sciogliere in modo adeguato alla situazione”: saremmo qui con una soluzione pastoralmente nefasta in quanto inficiante de facto l’indissolubilità del matrimonio ed il suo legame con la Santa Eucaristia ed il dono di Cristo alla Chiesa come già ricordato nel S.S. Concilio Vaticano II.

Un discussione sulla comunione spirituale è, poi, ricordata con pareri ancora disparati presentati avanti: per quanto concerne Croce-Via riteniamo la Comunione spirituale non sacramentale per definizione e un’ottima soluzione per chi si considera soggettivamente non in stato di peccato mortale anche se formalmente, in foro esterno, questo non sia apparente per via di una situazione pubblicamente contraria alla Buona Novella. Vedremo cosa ne ricaveranno i Padri Sinodali da questa discussione: il lato positivo è che si riparla nuovamente di questa pratica di sana pietà cristiana e cattolica.

Circa l’omosessualità, ai punti 130-132 è definitivamente rigettata l’idea di matrimoni o benedizioni di unioni di persone con tendenze omosessuali e, effettivamente, non si vede come l’unione di due persone il cui fine è coltivare tendenze oggettivamente disordinate possa essere benedetta  e vista come cosa buona in sé.

Ottimo documento che ci conforta nella nostra fiducia nello Spirito Santo di guidare la Sua Chiesa come promesso da N.S. Gesù Cristo: bisognerà continuare a pregare affinché Egli si faccia recepire pienamente senza lasciare il Sinodo influenzarsi da chi è scismatico di fatto e eretico nell’anima.

In Pace



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12 replies

  1. D´accordo con te questo documento é molto meglio di tutti i documenti del Sinodo passato finora. Sorprende come la stampa di tutto il mondo non abbia colto le differenze.
    Un punto dubbioso che io trovo e quello sulle copie conviventi. A meno che nella Chiesa del 2015 “accogliere” voglia dire “convertire”, mi sembra sbagliato.

    • Accogliere vuol dire “far sentire” queste persone a casa loro nella chiesa, parrocchia, movimento ai quali si rivolgono.
      Il documento è poi chiaro e c’è unanimità al soggetto che l’accoglienza è un processo e come un piano inclinato per indicare ai conviventi la bellezza del Santo Matrimonio sacramentale.
      L’accoglienza è quindi la conditio sine qua non per un possibile futuro cammino di conversione.
      È davvero chiaro leggendo i testi proposti.
      In Pace

      • Io credevo che accogliere in italiano voglia far sentir comodo, a suo agio un´altra persona. Se uno si sente comodo nella convivenza cosa lo spingerá a lasciarla? Fargli vedere che deve prendersi la briga di cambiar vita non é quello che io intendo per “accoglienza”. Forse dovró cambiare il mio concetto sul significato di quella parola.

  2. Il grosso problema riguarda sicuramente i troppi matrimoni celebrati senza alcuna convinzione religiosa, spesso per fare contenti i parenti , per tradizione o semplicemente per fare la grande festa. Inoltre ci si può trovare con due coniugi con esperienze e convinzioni religiose diverse sia subito o anche più avanti. Alla crisi matrimoniale una parte vuole essere fedele nel bene e nel male, l’altra proprio non è minimamente interessata e convola a nuove nozze senza alcun problema di coscienza. Visto che uno dei due si è risposato, l’atro che fa?. Neppure può sperare in un futuro riavvicinamento. Non è forse un poco sul piano pratico (pur non essendoci matrimonio sacramentale che è stato da una delle sue parti solo subito) la situazione descritta da S.Paolo che libera il cristiano se il pagano intende separarsi e risposarsi? Credo che situazioni siffatte ve ne siano molte: chi vuole essere fedele e chi no. Sbaglio?

    • MI piace moltissimo questa tua idea di connettere l’eccezione paolina al caso di una coppia sposata religiosamente di cui uno dei due membri senza fede e comportandosi male lascerebbe il congiunto: qui in effetti anche se rato e consumato dovrebbe essere possibile sciogliere il vincolo. È la prima volta che leggo questa proposta che ha il vantaggio oltre che di riferirsi ad un’antichissima prerogativa della Chiesa anche di meglio connettere e rinforzare la necessità della fede come preambolo ad un matrimonio cattolico.
      Grazie per lo spunto.
      In Pace

    • Ottima osservazione. Ma rimane comunque il problema di fondo: la stragrande maggioranza dei divorziati risposati si sono risposati senza neanche aver provato a metter su la causa di nullità del primo matrimonio.

  3. Qualcuno di voi conosce i contenuti di questo libro http://www.libreriauniversitaria.it/matteo-divorzista-studio-mt-5/libro/9788839403438 ?

    Non riesco ad accedere alle pagine di google books (non capisco nemmeno se siano disponibili) e mi piacerebbe sapere che cosa dice quell’analisi ad opera di don Tarcisio Stramare.
    (leggo che è un biblista, giusto? Mi sono piaciute alcune sue presentazioni/introduzioni a Sacre Scritture pubblicate a basso costo, di larga diffusione)

    Mi pare di capire che smonta l’idea di Matteo divorzista… ma non ne sono sicura perché non riesco a trovare uno straccio di recensione.

  4. Ho trovato un documento bellissimo. Ne ho letto solo metà, ma è notevole. Analisi del matrimonio tra Giuseppe e Maria. Linko.
    https://movimentogiuseppino.wordpress.com/14-il-matrimonio-di-maria-e-giuseppe/

    • E da due giorni i resoconti di una catechesi in cui veniva detto chiaro e tondo che dissidi e separazione dei coniugi frutto dell’egoismo, per lo più, causano danni irreparabili ai figli, ci ammanniscono il fantaritratto di un papa divorzista.
      E vabbè…(no, non va bene per niente).

  5. Crisi del matrimonio ed eucaristia. mons. Antonelli http://vaticaninsider.lastampa.it/recensioni/dettaglio-articolo/articolo/sinodo-famiglia-42014/
    Bello, chiaro, preciso.

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