Teatro Minimo – Dio da te vuole una cosa sola: la verità!

paraboleMi avvicinai al confessionale per la prima volta spaventatissimo, sembravo Matteo nel quadro del Caravaggio. Il Don mi vede nervoso e allora per calmarmi mi dice:

“Giovanni, leggiamo insieme alcuni passi della Sacra Scrittura. Secondo te come è la voce di Dio quando dice ad Adamo “di quell’albero non ne mangierete, perché qualora ne mangiaste certamente morireste?”

“Ah, arrabbiatissima Don! Come quella del mio papà quando gli rubo la bicicletta per andare a tutta penna in centro al paese e gliela riporto tutta ammaccata!”

“Ma no! Il nostro Dio non è così. Il nostro Dio è l’abbraccio del tuo papà quando prendi un bel voto a scuola, è la carezza della tua mamma quando stai per addormentarti. Il nostro Dio non minaccia e non punisce! Da te vuole una cosa sola: la verità. Per amarti così come sei!”

“Eh, ma io ho rubato la cioccolata dal droghiere…”

“Certamente questa azione non la ama, ma a te ti ama lo stesso”.

“E l’inferno?”

“Ma che inferno, Giovanni! Davanti al tuo coraggio di confessare le tue piccole e grandi mancanze Dio nei cieli sorride. Anzi: Dio nei cieli ride! Ego te absolvo a peccatis…”

Zanoletti, Umberto & Nataloni, Bruno. Parabole di un clown (…e Dio nei cieli ride). Pardes Edizioni. 2012.
Una produzione Teatro Minimo



Categories: Aforismi

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41 replies

  1. L’ha ribloggato su preghiere cortee ha commentato:
    “Eh, ma io ho rubato la cioccolata dal droghiere…”
    “Certamente questa azione non la ama, ma a te ti ama lo stesso”.

    • certamente Dio senz’altro sorriderà dei nostri errori(riconosciuti e confessati) e si fa carico come una mamma per ripulirci e metterci sempre a nuovo,i nostri sbagli o i peccatori,di qualsiasi risma essi siano,non possono intaccare la Sua maestosa e divina serenità.Ha mandato suo Figlio non per giudicare e condannare(Mt.12,1-8) ma per mostrare la Sua infinita misericordia.Sta a noi,diventati adulti e credenti responsabili,con il Battesimo e con la Cresima di seguirlo o di prendere altre vie.Non possiamo servire Dio e Mammona(Mt.12,1-8;Lc.16,13).Un conto sono i tanti possibili errori umani,un altro conto è di programmare la vita in maniera contraria e lontana dal suo insegnamento e dalla sua testimonianza.

      • Chiarini (che se non erro è sacerdote?), per cortesia, non sbagliamo e non mistifichiamo.
        Che sia venuto per “non giudicare” , ma la condanna ci sta eccome. Legga bene Giovanni:
        “Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.”
        E’ chiaro che non giudica il mondo e gli uomini in modo immediato, poichè lascia il tempo e lo spazio alla Grazia della Redenzione; ma il peccato “le loro opere erano malvagie” lo condanna eccome, come specifica che su chi “fa il male” pende la spada della condanna.
        Non diciamo inesattezze, per piacere!

  2. Di preti cosiddetti di “manica larga” ce ne sono sempre stati, credendo così con la “grazia a buon mercato” come l’ha chiamata un teologo protestante, (Bonhoeffer) di attirare più fedeli. Pensano che il permissivismo, il “facciamoci due risate ” li attragga e la severità li allontani. Poveri illusi!
    la realtà dei fatti ci dice che invece sono proprio i sacerdoti “severi” e rigorosi, che prendono sul serio il sacramento della Confessione, come Padre PIO, a essere più amati dai fedeli, i quali vogliono sì essere assolti dai loro peccati ma vogliono anche esser presi sul serio. Se per un ragazzino o rubare una piccola cosa è vissuto come un peccato grave non si deve per questo riderci sopra, non è l’atteggiamento giusto.
    Quel ragazzino crescerà, e di fronte alla scelta se compiere altre ruberie, altre disonestà si dirà, massì è un peccato veniale, cosa vuoi che gli importi a Dio, se evado il fisco, se prendo regali e mazzetti, se in un negozio afferro qualcosa e me lo porto via senza pagarlo…..Dio se ne frega di queste picccolezze.
    Il male è una cosa seria, i peccati sono una cosa seria e i peccatori vanno presi con serietà: i facili slogan di cui si riempiono la bocca tanti preti moderni, Dio perdona tutto, Dio perdona sempre, Dio è misericordioso , omettendo persino di aggiungere “va e non peccare più”non corrispondono affatto alla profondità dell’insegnamento cristiano sul perdono di Dio, sulla necessità della penitenza e della conversione. Così millenni di insegnamento della Santa Chiesa cattolica sono stati vanificati in pochi decenni.

    • mi scuso di intervenire in ritardo perché non posso sempre seguire la connessione..Sacerdoti di manica larga!Mi pare che abbia scritto solo citazioni evangeliche pertinenti.Gesù nella sua vita la severità la sfodera solo verso i farisei e i ricchi epuloni,mentre si dimostra più indulgente verso la Maddalena,l’adultera,i pagani,Zaccheo e Matteo che si convertono.Chiaramente non dice all’adultera di continuare a peccare ma le dice”va e non peccare più”.Gesù se vogliamo farci caso,giudica severamente solo coloro che condannano gli altri ,gli stessi che condannano anche Lui e il Suo nuovo stile di annunciare la fede.San Giacomo addirittura non mi sento di citarlo nella sua lettera cap.5,1-5 per non far reagire male Blaspas59 .In una parola é chiaro che Dio ci giudica,ma non con i nostri criteri.S.Agostino si convertì da adulto,S.Paolo passò da assassino a martire e apostolo delle genti,Candia e tanti altri hanno seguito l’esempio di Zaccheo.MARCELLO CANDIA, IL “RICCO” DI DIO
      (09/07/2014 Famiglia Cristiana) Riconosciute le sue virtù eroiche. Dopo aver venduto l’azienda ereditata dal padre, negli anni Sessanta cominciò la costruzione di un grande ospedale a Macapà in Brasile, sul Rio delle Amazzoni, dove si trasferì definitivamente nel ’65. Era la prima di tante opere: lebbrosari, ambulatori, scuole, conventi, seminari e chiese.In sintesi,non giudichiamo gli altri,giudichiamo noi stessi,diamo il buon esempio e collaboriamo con il disegno di salvezza di Dio mostratoci dal Figlio.Se vogliamo abbiamo ,per un tempo determinato da Lui,la grazia di convertirci e di salvarci.Evitiamo di sostituirci a Dio nei suoi criteri di giudizio,magari con la pretesa di salvarci senza meriti.

  3. Non mi immagino a DIo soridendo di frontr ai nostri peccati. La mia povera aprossimazione a ció che deve sentire e qualcosa come quello che io sento quando vedi litigare i miei figli.

  4. Non è vero che Dio, dal penitente, vuole solo la verità.

    Quando entro in confessionale, Dio da me vuole tre cose: il pentimento, la richiesta di perdono e la promessa di non peccare più. Ci mancherebbe poi che non dicessi la verità, o tutta la verità. Solo quello ci mancherebbe. La verità è l’indispensabile premessa per confessarsi validamente. Ma da sola non basta.

    • Già…

      l’esame di coscienza,

      il dolore dei peccati, (o pentimento)

      l’accusa dei peccati

      il proponimento di non commetterne più,

      la soddisfazione o penitenza.

      • Giusto Bariom. Ed allora cosa vuol dire che Dio vuole solo la verità? Non capisco quale dovrebbe essere la morale di questo post.

        • Guarda sinceramente non l’ho ancora letto (seppure mi pare breve)… mi sono solo accodato a te in qualcosa che credo esuli dalle opinioni o dalla “morale” di qualsiasi post.

          Se avrò tempo leggo e poi ti dico 😉

  5. Ricordiamo sempre e non dimentichiamo che Gesù Cristo ci ha mandato il “Consolatore”, lo Spirito Santo Paraclito, che “convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.”
    Che Dio è “Misericordioso” non ci piove, ma evitiamo di dare -continuamente- l’idea che sia un “fessacchiotto” gigione che nun gliene può fregà de meno, che alla romana pensa, “fate n’po come ve pare tanto me faccio li ca… mia”.

    Il fatto che non incenerisca il peccatore nell’immediatezza del peccato in questa vita non vuol dire che se il peccatore “non si converte e vive” non lo mandi ad arrostire, e in eterno, nell’altra (e che se convertito e pentito cmq gli tocca scontare una pena temporale…).

    • La Misericordia di Dio però è tale che non sappiamo come e sino a quando darà la possibilità al peccatore ai nostri occhi impenitente (che già è una stima del tutto relativa) di pentirsi, anche accettando il Suo Giudizio (che come sappiamo prevede anche il Purgatorio).
      Solo chi perdurerà nel suo categorico rifiuto, SI caccerà nel profondo degli Inferi.

      Questo non farebbe cmq di Dio un “fessacchiotto”.

      • Per certuni la “Misericordia” di Dio ha “spago lungo” e aspetta per lunghissimi anni. Per altri “spago corto” e non aspetta punto. Fa parte dell’insondabile Giudizio di Dio stesso.
        Il “doctor zelantissimus” Sant’Alfonso M. d. L. ha scritto tanto su questo e la sua conclusione è che al peccatore conviene convertirsi quanto prima poichè non sa quanto “spago” Dio abbia riservato per lui. E consiglia a predicatori e confessori di far presente sempre questo fatto.

        Il blog Cordialiter -che svolge un’opera assolutamente meritoria nella propagazione della retta dottrina- tratta sempre l’argomento riportando brevi ma significativi scritti del doctor zelantissimus.

        • @Ubi,

          conviene SEMPRE convertirsi PRIMA… diciamo il prima possibile e non tanto per timore che la corda si spezzi e ti resti lo “spago in mano”, ma piuttosto perchè la vita conoscendo Dio è facendo quanto ci è possibile per compiere la sua Volontà è INFINITAMENTE miglior di ogni altra!

          Ne dirò mai ad alcuno “aspetta a convertirti… hai ancora tempo” (quale tempo?) o “beh fai come puoi, magari alla fine *giocati il Jolly*!” …Ma che scherziamo!

          Ma non posso credere ad un Dio che ha speso tuto se stesso nel Sangue di Suo Figlio versato, che non “sfrutti ogni possibilità” perché chi magari non lo ha mai realmente conosciuto, possa beneficare proprio di quel Sangue versato… non so se ho reso.

          Detto questo, corda lunga / corda corta, non so quanto serva indagare su cose che sapremo solo dopo il Giudizio Universale, quanto piuttosto sperare di non legarsi da soli (e parlo per me…) la “corda al collo”! 😐 ,-)

          • Bariom, Sant’Alfonso che è magisteriale, indagò cosi tanto da essere definito “zelantissimo”.
            Esattamente cosi scrive:

            “Dunque, fratello mio, presto datti a Dio, prima che venga la morte. “Quodcunque potest facere manus tua, instanter operare” (Eccl 9,10). Quel che puoi far oggi, non aspettare a farlo domani, perché quest’oggi passa e non torna più, e domani può venirti la morte, la quale non ti permetterà di fare più niente. Presto distaccati da ciò che ti allontana, o può allontanarti da Dio. Lasciamo presto coll’affetto questi beni di terra, prima che la morte ce ne spogli a forza: “Beati mortui qui in Domino moriuntur” (Apoc 14,13). Beati quelli, che morendo si trovano già morti agli affetti di questo mondo!”

            E questo è un buon consiglio. Poi però nel capitolo “LA MISERICORDIA DI DIO” ci dice di quanto sia paziente ad aspettare, anzi, non aspetta! Viene a cercarci…
            Le cose però vanno prese nel loro insieme con equilibrio.

            Il libro è “Apparecchio alla morte” e questo un link: http://www.santorosario.net/apparecchio.htm

            • @Ubi, concordo senza colpo ferire…

              Trovavi forse il mio dire “squilibrato”? 😉

              Nello scrivere: -Ne dirò mai ad alcuno “aspetta a convertirti… hai ancora tempo” (quale tempo?) o “beh fai come puoi, magari alla fine *giocati il Jolly*!” …Ma che scherziamo! – non balbettavo forse con parole mie ciò che afferma Sant’Alfonso?

            • No Bariom, non cavillavo sulle tue parole. Il mio discorso è un altro, c’è un intero patrimonio dottrinale dei santi e della Chiesa, chiaro e inequivocabile: perchè oggi non vi si attinge più?
              Ecco quale è il discorso che cerco di fare io. Anche Sant’Antonio di Padova nei Sermones è stato chiaro e inequivocabile sul tema, ma perchè tanti, troppi, più che a questo patrimonio inequivocabile di grandi santi e dottori della Chiesa, attinge a certe fumisterie?
              Lo scopo dovrebbe sembrare palese anche a te, dillo su…

              • Ah, mi istighi a tirare il sasso armando la mia mano ma restando nell’ombra occultatrice! 😀 😀

                Scherzi a parte, ho ben compreso…

                Certo così pensando bisognerebbe passere il tempo a fare copia-incolla dell’illuminato meditare dei Santi, cosa a cui non tutti (me compreso) sono avezzi, non tanto per incapacità di comporre control-C e a seguire control-V, ma per semplice, inescusabile forse, ignoranza.

                Non che questo produrrebbe un gran male, anzi sarebbe auspicabile prima di formulare pensieri arditi o peggio bislacchi, cercare contro-prova proprio nelle ispirate sante meditazioni e questo sarebbe estremamente formativo e forse produrrebbe nuovi pensieri su Dio (giacche ogni pensiero su Dio non è Dio o almeno non può ritrarlo tutto intero) o anche “di” Dio, se lo Spirito assiste.

                Molto spesso non è così… per ignoranza certo, per pigrizia temo, per arroganza mi auguro di no…
                a quel punto certo meglio il “copia e incolla”!

                😉 🙂

            • Bariom, hai fatto il centro perfetto!
              “sarebbe auspicabile prima di formulare pensieri arditi o peggio bislacchi, cercare contro-prova proprio nelle ispirate sante meditazioni”.

              Ecco il punto! Non i copia incolla, vanno benissimo le nostre parole se prima confrontate con quelle dei santi che hanno fatto magistero.
              Ecco che allora che prudentemente -umilmente direbbe qualcuno- sarebbe d’uopo, ad esempio se si parla di Confessione, confrontarsi con ciò che “Insegna” Sant’Alfonso che è “celeste Patrono di tutti i confessori e moralisti“. Se si parla di “Penitenza” confrontarsi col Doctor evangelicus Antonio di Padova -che domani festeggiamo- di cui “La penitenza (come virtù e come sacramento) è l’argomento dominante nei Sermones“.
              Spero essermi chiarito. Un cordiale saluto.

              • Chiaro limpido cristallino…

                Eh, Antonio da Padova… di Padova adottivo ma mi piace il nome assunto che mi ricorda il suolo natio e per giunta in chiesa a lui dedicato fui battezzato, sebbene per troppo tempo il mio Battesimo restò come morto o meglio come seme sopito, che a suo tempo ha dato frutto… non grandi frutti in verità, ma il germoglio almeno si è mostrato… i seme non è andato perduto.

                Però bisognerà che ‘sto post lo legga… sono qui che commento e ancora non l’ho fatto… 😐

  6. A me comunque fanno impressione (brutta) quelli che di fronte alle creature umane vedono principalmente una cosa: il peccato. NON credo che sia la prima cosa che Dio vede. Ed è per questo che …esistiamo.
    La vita costruita sullo spauracchio del peccato (e relativo castigo) non è la vita di creature libere; è la vita di sudditi, di schiavi. Oltre che di farisei.

    Minimizzare il peccato è male certamente. Ma altrettanto lo è porre peccato e castigo come cardini della vita umana.
    In entrambi i casi Amore e Verità vengono espulsi dalla vita dell’uomo.
    Senza di essi non si ama Dio (perché sono Dio).
    (E amare la Legge per sè stessa non è certo amare Dio)

    • O in altre parole: “l’amore perfetto non conosce timore” 😉

      • Credo che quella possibilità sia, tra le altre cose, uno degli aspetti che ci differenzia dagli animali.

        • Anche un cane sa rispettare “la legge” (per addestrare un cane infatti si sfrutta il suo istinto, elargendo premi e punizioni).
          E perfino un cane può amare il suo padrone umano andando un pò oltre il limite del premio/punizione e dimostrando una più alta ‘affezione’.

          E che cavolo! Sapremo noi umani fare meglio di un cane??? !

          • Per completare il discorso: saprà Dio fare meglio di un uomo che addestra un cane??? !

            E di certo, come dice minstrel qua sotto, nessuna idea di Dio è Dio. Mi fa venire in mente che c’è per noi (umani) un’altra scelta necessaria da fare (o non fare) quando si parla di Dio: l’umiltà.

    • Trinity, qua nessuno vede principalmente il peccato. E’ che il post tratta di confessionale, quindi di peccato. E’ il tema del post, non la fissazione di qualcuno. Il problema è un altro, mi pare. Il problema è che non è vero che in confessionale basta dire la verità, come già ho detto. In confessionale si va per chiedere perdono: bisogna pentirsi, confessare i peccati e promettere di non peccare più. Dire la verità non basta.

  7. Grazie a Dio nessuna idea di Dio è Dio.

    • Bah…
      mi è venuto in mente Meneghello, Libera nos a Malo, Veneto profondo tra le due guerre (io son veneta ma cittadina). Strategie di ragazzini in confessionale: come in campagna, dalla siepe far passare prima la bestia più grossa – la vaca – che poi passano tutte le altre. E così il toseto di turno, tremando, in confessionale, va a dire al prete: ho detto che i preti i ze come i bai (bachi) del tabaco…e il prete quasi soffoca dalle risate. Leggendo questo ed altro ho riso anch’io fino alle lacrime.
      A paragone questo racconto appare leggerino e un po’ scontato.
      L’impressione, a pelle, è che le parole dicano una cosa, la tonalità e la costruzione un’altra. Per cui ognuno lo può girare come gli pare.
      Facendo parte di quelli che “andavano a dottrina” quando si studiava il catechismo di San Pio X, ricordo bene quello che Ubi e Bariom ci ricordano.
      E aggiungo quanto ho imparato quando, da adolescente, ho avuto la grazia di trovare dei maestri nella fede che mi hanno condotto a riappropriarmi delle cose imparate a memoria da bambina: la santità è un cammino e il santo non è colui che non cade mai, è colui che tende la mano a Chi solo lo può rialzare (altrimenti, scusate, la confessione cos’è? una lavanderia a gettoni?). E più il vetro è terso e più si risalta la minima macchiolina: per questo i santi si ritengono peccatori. Solo la disperazione della salvezza (Lutero nella torre, Sant’Ignazio prima di rigettarla come tentazione demoniaca) è il peccato imperdonabile, contro lo Spirito (è sempre il Catechismo di San Pio X).
      D’altra parte Papa Francesco si definisce un peccatore.
      Da ultimo la sapienza chassidica: “la grande colpa dell’uomo non sono i peccati che commette: la tentazione è potente e la forza dell’uomo è poca! la grande colpa dell’uomo è che in ogni momento potrebbe convertirsi e non lo fa” (citato da M. Buber).

      • Io poi a catechismo non ho imparato nulla… dopo la prima Comunione me la sono data a gambe e capra (come direbbe Sgarbi) sono rimasto (ancora…).

        Ma la ricordo ancora quella che a me è sembrata la mia prima vera confessione, ormai adulto, carico di peccati all’inverosimile… La ricordo come una cosa da far accapponare la pelle, non per la miseria degli stessi, ma per l’Amore che ho provato. Non per la mia bassezza di cui anche il solo parlare era umiliante, ma per la Misericordia che mi ha invaso il cuore… sino alle lacrime. Ricordo ancora, all’uscita da quella chiesa, mi pareva di camminare a mezzo metro da terra. Non è tanto per dire “farò di voi una creatura nuova”…

        Ho anche scoperto allora e sempre credo, che in una buona confessione, con il cuore desiderata e attesa, per bene che la si prepari, se il Signore lo dà in Dono, il sacerdote ha un discernimento e una sapienza che scruta e scava se necessario, nel tuo essere, nel profondo dell’animo, a scoprire ciò che a miei occhi era celato, che il male si nasconde nelle pieghe dei se, dei ma, delle nostre giustificazioni. Perché il Signore vuole che quella lama affilata, la lama a doppio taglio, che incide e guarisce assieme, arrivi al cuore, al cuore del male, perché il cancro che si annida nel fondo e cerca di nascondersi, non sia asportato solo in parte, ma totalmente.

        Certo, per esperienza so che il male è recidivo e si è ripresentato, perché quando l’infezione è profonda, sono molti i punti in cui si può riaccendere un focolaio e il Nemico soffia sulla brace.

        Ma non importa, tale è la Grazia, tale il balsamo, che la paura del male confessato, la ritrosia per l’umiliazione, si fanno da parte ed anzi aumenta il desiderio di “fuggire le occasioni prossime di peccato” e scopri che tu sei debolissimo si, ma Lui ti da la forza e Dio vince!

  8. Sul tema Ecco le mirabili e magisteriali parole proferite dalla Lingua Incorrotta di Sant’Antonio:

    “Ma poiché la misericordia di Dio è più grande di qualsiasi malizia del peccatore, questi deve fare come fece Manasse, del quale appunto si dice: Pregò il Signore Dio suo e si pentì profondamente: lo supplicò e lo scongiurò con tutte le forze. Il peccatore quindi, ai quattro atti esposti sopra, deve contrapporre i quattro seguenti: deve pregare il Signore, perché lo liberi dalle mani dei demoni; deve fare penitenza per rompere le catene del cattivo comportamento; deve supplicarlo affinché spezzi i ceppi delle sue cattive abitudini; deve infine scongiurarlo con tutte le forze affinché lo liberi dalla confusione della mente, resa cieca dal peccato. E Dio misericordioso, la cui misericordia è senza limiti, farà secondo quanto è detto: “Ascoltò la sua preghiera, lo riportò sul suo trono a Gerusalemme, e Manasse riconobbe che solo il Signore è Dio”. Il Signore esaudisce la preghiera del peccatore contrito e umiliato e lo riconduce nel suo regno a Gerusalemme. Che cos’è questa Gerusalemme, se non l’infusione della grazia, la remissione dei peccati, la riconciliazione del peccatore con Dio, nella quale c’è la visione della pace, nella quale regna chi è uscito dal carcere e dalle catene per ritornare al regno?”

  9. Ho letto… che dire… d’altronde è Teatro Minimo. 😉

    Partiamo dal minimo necessario, ma volendo aggiustare il tiro più che dire “Dio vuole da te vuole una cosa sola: la Verità”, si potrebbe dire “Dio vuole da te una cosa sola: che tu ti apra alla Verità”…

    Alla Verità che illumina
    l’esame di coscienza,

    Alla Verità che ti porta
    il dolore dei peccati, (o pentimento)

    Alla Verità ne
    l’accusa dei peccati

    Alla Verità che suscita
    il proponimento di non commetterne più,

    Alla Verità che esige
    la soddisfazione o penitenza.

    Comunque non credo che nell’ascoltare questa, cos’è? Una mini rappresentazione, un estratto di un insieme… qualcuno si aspetti di ascoltare un trattato di morale e trarne le dovute conseguenze. Vi sono credo ben altre perniciose leggerezze e va anche considerata l’autorità (del tutto relativa nel merito) di chi queste parole ha messo insieme. Queste giustappunto “Parabole di un clown”…

    • È una battuta di uno spettacolo teatrale che ha girato mezza Italia, vincitore di teatri del sacro 2011.
      È la storia di un nonno che ripercorre col nipote le tappe della sua vita ricordando i sacramenti. Sono parole semplici e come tali possono offrire il destro a polemiche le quali sono risolvibili appena uno legge le medesime frasi o assiste allo spettacolo senza alcun pregiudizio negativo o quanto meno senza aspettarsi che un copione teatrale debba ad ogni frase sottolineare l’INTERA dottrina cattolica. Cosa questa ovviamente impossibile per qualsiasi testo figuriamoci per uno il cui scopo principale è narrare una storia.
      I contesti ragazzi! I contesti!

      • Ma infatti…
        Credo un spettacolo come questo possa anche strappare un sorriso, portare comunque ad una riflessione, magari suscitare un moto di spirito buono in un amarcord…

        Diversamente su certi temi non potremmo fare teatro, musica (lasciamo stare la diatriba su quella liturgica), poesia, ma neppure un quadro… solo icone (che anche in quelle, girano certe “croste”!)

        Si, penso si possa tranquillamente andare oltre.

      • Ma se il testo ce lo dai senza il contesto…

        • Scusate, pensavo fosse chiaro dalle indicazioni finali. É preso dal copione dello spettacolo edito dalla pardes edizioni.

    • Per intenderci Bariom ha compreso tutto a mio avviso. A voler cercare la perfezione in ogni definizione di Dio si rischia di poter criticare qualsiasi cosa persino gli scritti dei Santi qui citati poiché, cone è ovvio, nessuna descrizione umana potrà mai essere descrizione accettabile per declinare integralmente l’ assoluto.

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