Fumo Ante-Sinodale Anti-Cattolico

Theology of Love

Theology of Love

“Déjà vu” direbbero i nostri amici americani: stesse cause stessi effetti stesse tempistiche. Poco prima della pubblicazione dell’Istrumentum Laboris per il prossimo Sinodo,esattamente come l’anno scorso, tutti gli eretizzanti, gli apostati ed i fumosi vengono in scena per proporre le loro proprie teorie che in finis sono solo un tentativo di colonizzazione della Dottrina Cattolica, colonizzazione eppure condannata dal Santo Padre Francesco in più occasioni non ultima alla riunione della CEI proprio all’inizio di questa settimana.

Abbiamo ovviamente la Riunione Segreta dei colonizzati per influenzare il Sinodo stesso ed il Post-Sinodo organizzata dalle chiese de facto scismatiche ed eretiche dell’area tedesca, svizzera e un po’ francese con a capo il Cardinale Marx, lo stesso che ha proclamato ufficialmente lo scisma teutonico qualche settimana fa. Incontro dove hanno “riflettuto in particolare sulla sessualità come linguaggio dell’amore e dono prezioso di Dio” e dove si sono dilettati a voler parlare ” senza indugi di ‘carezze, baci, coito nel senso del venire insieme, co-ire’, come pure di ‘quel che accompagna le luci e le ombre non coscienti delle pulsioni e del desiderio’.  o dell’ “importanza dello stimolo sessuale rappresenta la base per un rapporto duraturo”. In altre parole ridurre l’amore cristiano alla relazione sessuale ed erotica. L’articolo di Edward Pentin ci da più dettagli in prima persona di questa riunione oscena assieme alla lista dei nomi dei partecipanti, tutti esponenti del pensiero colonizzato ponendo anche la buona domanda di chi finanzia queste aberrazioni.

Molto più interessante invece la pubblicazione su Nova et Vetera di un articolo che viene su con proposte accettabili che vanno sicuramente nel senso di quel che desidera il Santo Padre, in particolare suggerendo la costituzione di un “ordo paenitentium” che permetterebbe la messa a posto di un cammino di gradualità come già suggerito da San Giovanni Paolo Magno e dall’allora pontefice Benedetto XVI. Questa proposta fa molto senso anche da un punto di vista antropologico in quanto tiene conto del fatto che non è sempre immediato districarsi da certe situazioni peccaminose soprattutto quando sono impedite da una situazione stabile che incancrena detto peccato.

Al proposito vorrei ricordare ancora una volta la posizione, secondo me sensata, del Rev. Andrew McLean Cummings dell’Arcidiocesi di Baltimora che avevamo illustrato sul nostro blog un anno fa :  dove egli  ricordava che lo spostamento pastorale da fare sia dalla situazione attuale dove quando qualcuno si trova in una situazione peccaminosa pubblica allora bisogna presumere che sia oggettivamente in peccato e, quindi, negargli l’accesso alla Santa Comunione per evitargli un peccato ancora più grande come una comunione sacrilega alla considerazione del fatto che se la persona non si sente soggettivamente in una situazione di peccato allora la Chiesa non può impedirgli di accedere alla Santa Comunione anche se oggettivamente tutto tenda a dimostrare il contrario. E qui la soluzione proposta su Nova et Vetera da P. Michelet, op. offre una soluzione elegante dove non si viene a tangere direttamente il sacramento stesso del matrimonio. Per altro questa soluzione potrebbe essere usata per chiunque sia incancrenito in una situazione viziosa di qualunque tipo dalla quale ha difficoltà ad uscirne. Questa è vera legge della gradualità applicata ad una pastorale sensata.

Ma la grande sorpresa l’ho avuta oggi con un articolo del, a me, simpatico Dr Tornielli su Vatican Insider dove ci fa una recensione di un’intervista su Civiltà Cattolica di P. Jean-Miguel Garrigues op.. Non avendo però io accesso all’articolo originale mi devo quindi basare sull’interpretazione che se ne da su V.I..

Tanto per cominciare le premesse di P. Garrigues mostrano una debolezza di partenza: già non ha capito che lo spirito contraccettivo è gravissimo, prima ancora che per le sue conseguenze socio-culturali, per l’assenza di giustizia verso Dio e considera addirittura incredibile che si ritenga “più accettabile l’aborto che la contraccezione”. Era la tipica domanda mal posta che avevamo già discusso su questo blog e alla quale questo dominicano da una risposta ancora più sgangherata.

Importante e non secondario: infatti la posizione di un teologo sulla contraccezione è segno quasi infallibile della sua fedeltà alla Buona Novella di Cristo stesso, in particolare sul Santo Matrimonio, Ovviamente, la lettura di tale affermazione in Garrigues fa subito rizzare le orecchie perché immediatamente vengono dubbi sulla perfetta onestà intellettuale del resto del discorso.

Infatti in un altro punto egli afferma che ci sarebbero nella Chiesa, in particolare tra i Pastori, dei tenenti del “tutto o niente”: ecco questa è una pura falsificazione del discorso dell’episcopato mondiale che è, eppure, largamente contro le teorie eretiche dei Marx e suoi accoliti. Attacco ad hominem, quindi, nascosto sotto una coperta di pseudo-buonismo da parte del nostro Padre dominicano. Infatti parte a spada tratta contro coloro che sarebbero contro la legge della gradualità: il problema è che non c’è nessuno che sia contro la legge della gradualità!

Invece è chiaro per tutti che la legge della gradualità non va da essere interpretata come gradualità della legge e infatti, dopo aver fatto finta di credere che chi tra i Pastori ama la Chiesa e il Suo Magistero sia contro la legge della gradualità egli viene su con esempi che non esprimono tale legge ma invece, proprio, la gradualità della legge!

In un primo esempio ci da il caso di una coppia divorziata e risposata che sarebbe intimamente convinta di non essere mai stata sposata in prime nozze ma che mai un tribunale abbia riconosciuto tale fatto (rassomiglia questa casistica ai casi estremi per spingere l’aborto, cioè quello della bambina di 12 anni che è stata violentata dal padre avvinato e che rischia di morire perché il suo fisico non è adatto ancora al parto e per giunta è anemica, malata mentale, orfana di madre e .. povera): a parte che a Papa Francesco le casistiche non piacciono, ma dove mai l’accettare di dare la comunione a questa coppia sarebbe espressione di legge della gradualità? Io vi vedo solo gradualità della legge, o allora ditemi dove sono strabico.

L’altro esempio che ci propone è quello di una coppia che si converte per davvero dopo un secondo matrimonio ma non ce la fa ad essere continente, cioè non ha l’intenzione di essere continente: anche qui egli darebbe la comunione. E questo cosa è se non gradualità della legge che si vorrebbe far spacciare per legge della gradualità? Onestà intellettuale dove sei? E tu, Caro Tornielli, ma perché dai voce a tali panzane e fallacie intellettuali che non convincono nessuno che rifletta colla testa e con la Buona Novella?

Insomma, non preoccupiamoci: questi tentativi del diavolo per creare confusione e separazione scismatica, sfiducia nel Magistero della Chiesa non riusciranno mai pienamente. Eppoi noi ben sappiamo che Ubi Petrus Ibi Ecclesia e quindi rimaniamo …  in Pace.



Categories: Sinodi della famiglia

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55 replies

  1. Caro Simon sono un ignorante totale in teologia e teologia morale. Gradualitá della legge e legge della gradualitá sono dei geroglifici per me. Ma guardando le cose dal basso dal campo de battaglia sentire di trovare un uscita alle coppie separate risposate oggi da la senzazione di cambiamento, di mollare. E come succede coi gay che non si sono mai accontentati fino ad avere propio quello che volevano (paritá totale con gli eterosessuali) cosi la pressione sulla morale cattolica non finirá, andrá in aumento con l´argomento se la morale della comunione ai divorziati e cambiata perché no….(riempi con la voglia che vuoi)?
    Oggi l`umanitá e malata di diritti, tutti abbiamo ogni giorno un diritto nuovo e nessun dovere. Dal sessantotto in qua l´umanitá ha bisogno di qualcuno che gli dica no. Io sperola Chiesa lo faccia.

    • Trovare una via d’uscita per le coppie di divorziati risposati non è davvero un “mollare” ma è, anzi, un riaffermare la Buona Novella di Gesù al soggetto: dipende però cosa si intende per via d’uscita. Non certo le frasi fumose di tale P. Garrigues o le posizioni eretiche caldeggiate dal card. Marx.

      Invece le proposte di P. Michelet sono sensate (non dico che siano le “migliori” in assoluto, ma fanno senso) e in conformità colla Dottrina cattolica circa il Santo Matrimonio: esse permettono un cammino, una via stretta, per uscire dalla situazione di peccato stabile nella quale si trovano tenendo conto della loro situatione oggettiva. Se all’interno di questo cammino penitenziale sono capaci di rinunciare all’adulterio allora possono poi ricevere l’assoluzione, sennò possono sempre avanzare, pregare e compiere comunioni spirituali dove nella relazione soggettiva a Dio possono forse e a volte davvero ricevere Gesù offertosi in Croce che legge nei cuori, anche se ciò non è ancora nell’obiettività del foro esterno .

      Dovremmo rallegrarci dell’esistenza di una tale possibilità pastorale se venisse a vedere il giorno e non rattristarcene. Noi cattolici abbiamo il carisma di salire sulla croce assieme e grazie a Cristo per la Redenzione dei nostri fratelli in umanità, compresi noi stessi: questo è il “miracolo” della nostra vocazione battesimale e cresimale.

      In Pace

      • Simon, ha Enrico VIII si gli é cercato una via di uscita?

        • Sono sicuro di sì: gli si è spiegato che doveva rimanere casto vita natural durante…
          In Pace

          • Ecco, allora qualunque cosa in piú, qualunque altra via di uscita la Chiesa oggi offra ai divorziati risposati sará evidenza cambia. E ció che non cambi oggi lo cambierá domani.

            • Il discorso pastorale può cambiare: ad esempio ai tempi di ENrico VIII forse si sarebbe dovuto fare un pellegrinaggio a piedi a San Giacomo di Compostella. Oggi, forse, un cammino con una china più dolce ma più lunga fino alla rinuncia definitiva di ogni elemento adulterino.
              Non siamo noi i Pastori: Cristo non ci ha chiamato all’episcopato.
              In queste materie noi seguiamo e sosteniamo del meglio che possiamo, con la nostra intelligenza e la massima buona volontà, le indicazioni dei Pastori a cominciare con l’essere fedeli alle nostre spose fino alla fine dei nostri giorni e con mai barare nel Santo Matrimonio e il tutto sempre con e per la Grazia e la Gloria di Dio.
              Fidiamoci della Chiesa, Sposa di Cristo nostra Madre.
              In Pace

            • Simon hai scritto la risposta al tuo post. Perche ti preoccupi della legge graduale o gradualitá della legge?
              “Il discorso pastorale può cambiare:””Non siamo noi i Pastori””Fidiamoci della Chiesa, Sposa di Cristo nostra Madre.”

              In Pace

            • Che ci azzecca caro Blas? 😉
              In Pace

  2. Caro Simon qualcuno, mi pare il Card. Kasper, si è detto sicuro che Francesco è dalla sua parte, ha detto che il papa Francesco ha indetto il Sinodo proprio per “cambiare”, “per risolvere i problemi”,
    E quindi sicuramente nulla rimarrà come prima
    Io sono convinto che Papa Francesco vuole rinnovare , cambiare e darà (ha già dato) il suo appoggio ai fautori del cambiamento che trovano continuamente nuovi astuti argomenti quali questo domenicano citato da Tornielli..
    Ubi Petrus ibi ecclesia..va bene , ma se questo particolare papa sarà d’accordo a dare la comunione ai divorziati e accettare le unioni gay, i fedeli cattolici che potranno fare? Adeguarsi al volere del papa anche se contrario alla dottrina cattolica.?E i vescovi che non saranno d’accordo con Kasper e i novatori che faranno? si piegheranno o daranno origine a uno scisma?

    • Il card. Kasper può dire quel che vuole, personalmente guardo a quel che dice il Santo Padre quando insegna, ad esempio tutte le sue catechesi sul matrimonio o circa le persone con tendenze omosessuali, e non vi vedo nulla che sembri corrispondere a supportare l’atteggiamento del card. Marx da un anno in qua. È probabile che abbia una simpatia personale per le posizioni di Kasper, ma è perfettamente cosciente di non essere un gran teologo e si concentra lì dove è bravo e cioè sul lato pastorale delle faccende che considera.

      Che Papa Francesco voglia rinnovare non c’è dubbio e, francamente, penso che abbia ragione: la Cheisa cattolica è ancora, mentalmente, in tanti posti in un paradigma di “conforto” e troppo spesso chiusa su stessa: basta guardare come si celebra la Santa Messa in troppi posti, tutti in cerchio, come un “cocoon” che volta le spalle al resto del mondo, poco interessata a camminare fuori come un popolo davvero in marcia sui sentieri della Vita.

      Il Papa non insegnerà mai quel che tu temi, semplicemente perché non andrà mai contro l’insegnamento di Cristo di cui è il Vicario. E, finora, i soli che hanno fatto dichiarazioni scismatizzanti distanziandosi dall’Unità della Chiesa intorno a Pietro sono proprio stati quelli della Conferenza Episcopale tedesca guidati da Marx…. Questo un cattolico vero non lo farà mai e quindi, ne tu ne io, mai ci allontaneremo dalla Cattedra di Pietro oggi occupata da Papa Francesco per volontà di Dio.
      In Pace

      • Speriamo bene. Ma non sono del tutto sicuro, perchè tutto oggi è ondivago, contradditorio, non logico non chiaro, non limpido.
        Oggi l’agenzia ZENIT ha detto che la dichiarazione del Papa che leggeva solo Repubblica è un lapsus. In realtà legge solo il Messaggero.
        SE tanto mi da’ tanto, se si parla di lapsus, può anche darsi che Bergoglio sia contrario alle comunioni ai divorziati e alle nozze gay. E’ stato tutto un lapsus, un quiproquo
        .Magari si scopre che è anche falso che Bergoglio appoggi Kasper, Che è falso che Bergoglio sia progressista.
        Abbiamo un papa cattolico ,anche se sembra il contrario!

        • Alcune dichiarazioni testuali certificate di Papa Francesco:

          ” I mezzi di comunicazione prendono una parola qui e una di là e la tolgono dal contesto […] contro nemici del genere non puoi fare nulla”

          ” L’altro giorno ho visitato una parrocchia di Ostia, vicino Roma. Ho salutato un po’ di gente, e mentre passavo in una palestra ho detto: “che buffo, qui una volta giocavano i ragazzi e ora ci sono gli anziani e i malati. Comprendo queste persone perché sono anziano e anche io ho i miei acciacchi, sono un po’ malaticcio”. Il giorno dopo i giornali hanno titolato: “Il Papa rivela di essere malato”

          ” Guardi, ho scritto un’enciclica, a quattro mani, e un’esortazione apostolica. Faccio continuamente dichiarazioni e pronuncio omelie, e questo è magistero. Quello che c’è lì è ciò che io penso, e non quello che i media dicono che io penso. Vada lì e lo troverà, ed è ben chiaro”

        • Caro Giacomo,
          quello che tento sempre di dire è che nessuno ti chiede di fidarti del Papa in quanto tale, ma della Chiesa: Essa non può sbagliare quando insegna autenticamente in materia di fede e di morale.
          Abbi fiducia nello Spirito Santo: il cristiano non ha paura e di certo non ha paura della Chiesa, che è il Corpo stesso di Cristo ed è animata dallo Spirito Santo.
          Il Papa è organico alla Chiesa in quanto ne esprime in primis l’unità: quindi a lui dobbiamo guardare in quanto “sacramento” di questa unità.
          Fiducia nello Spirito Santo quindi e non negli uomini siano essi papi, santi, cardinali e vescovi.
          In Pace

  3. Rimane sempre attuale la “Lettera ai cristiani d’Occidente” scritta nel 1970 da Zverina: sembra scritta oggi per certi pastori e pecore d’Europa e non solo…

    Fratelli, voi avete la presunzione di portare utilità al Regno di Dio assumendo quanto più possibile il saeculum, la sua vita, le sue parole, i suoi slogan, il suo modo di pensare. Ma riflettete, vi prego, cosa significa accettare il saeculum. Forse significa che vi siete lentamente perduti in essa? Purtroppo sembra che facciate proprio così. E’ ormai difficile ritrovarvi in questo strano mondo e distinguervi da esso. Probabilmente vi riconosciamo ancora perchè è un processo lento, perchè vi assimilate al mondo, adagio o in fretta, ma sempre in ritardo. Vi ringraziamo di molto, anzi quasi di tutto, ma in qualcosa dobbiamo dissentire. Abbiamo molti motivi per ammirarvi, per questo possiamo e dobbiamo indirizzarvi questo ammonimento. “E non vogliate conformarvi a questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, affinché possiate distinguere qual è la volontà di Dio, ciò che è bene, ciò che gli è gradito, ciò che è perfetto” (Rm 12,2). Non conformatevi! Me suskhematizesthe! Come è ben mostrata in questa parola la radice verbale: schema. Per dirla in breve, è vacuo ogni schema, ogni modello esteriore. Dobbiamo volere di più, l’apostolo ci impone: Tras-formare il proprio modo di pensare – metamorfousthe te anakainosei tou nous. Com’è espressiva e plastica la lingua greca di Paolo! A differenza dello skhema della morphe – forma permanente – c’è la metamorphe, il cambiamento della creatura. Non si cambia secondo un qualsiasi modello che è comunque sempre fuori moda, ma è qualcosa di completamente nuovo, ricco di tutta la sua novità (anakainosis). Non cambia il lessico, ma il significato (nous). Quindi non contestazione, desacralizzazione, secolarizzazione, perchè questo è sempre poco di fronte alla anakainosis cristiana. Riflettete su queste parole e vi abbandonerà la vostra ingenua ammirazione per la rivoluzione, il maoismo, la violenza (di cui comunque non siete capaci). Il vostro entusiasmo critico e profetico ha già dato buoni frutti e noi, in questo, non vi possiamo indiscriminatamente condannare. Solo ci accorgiamo, e ve lo diciamo sinceramente, che teniamo in maggior stima il calmo e discriminante interrogativo di Paolo: “Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede, fate la prova di voi medesimi. O non conoscete forse neppure che è in voi Gesù Cristo?” (2 Cor 13,5). Non possiamo imitare il mondo proprio perchè dobbiamo giudicarlo, non con orgoglio e superiorità, ma con amore, così come il Padre ha amato il mondo (Gv 3,16) e per questo sui di esso ha pronunciato il suo giudizio. Non phronein (pensare) e, di conseguenza hyperphronein (arzigogolare), ma sophronein, pensare con saggezza (cfr. Rm 12,3). Essere saggi al punto di discernere quali sono i segni della volontà di Dio e dei tempi. Non ciò che è parola d’ordine del momento, ma ciò che è buono, onesto, perfetto. Scriviamo come gente non saggia a voi saggi, come deboli a voi forti, come miseri a voi ancor più miseri! E questo perchè certamente fra di voi vi sono uomini e donne eccellenti. Ma proprio perchè vi è qualcuno occorre scrivere stoltamente, come ha insegnato l’apostolo Paolo quando ha ripreso le parole di Cristo, che il Padre ha nascosto la saggezza coloro che molto sanno di questo (Lc 10,21).
    Fonte: J. Zverina, L’esperienza della Chiesa – Scritti per una “Chiesa della compassione”, Jaca Book 1971. Cfr. J. Zverina, Pet cest k radosti

     

  4. Sostituite maoismo con gender et alia…dato che i marxisti sono diventati radicali, come dicevano Del Noce e Pasolini

  5. Scriveva Sant’Agostino (e casca a fagiuolo):

    Mai dunque succeda che veniamo a dirvi: Vivete come vi pare! State tranquilli! Dio non condannerà nessuno: basta che conserviate la fede cristiana. Egli vi ha redenti, ha sparso per voi il sangue: quindi non vi dannerà. Che se vi viene la voglia d’andarvi a deliziare con gli spettacoli, andateci pure! Alla fin fine che male c’è? E queste feste che si celebrano nell’intera città, con grande tripudio di gente che banchetta e – come essa crede – si esilara, mentre in realtà si rovina, alle mense pubbliche… andateci pure, celebratele tranquilli: tanto la misericordia di Dio è senza limiti e tutto lascerà correre! Coronatevi di rose prima che marciscano! E anche dentro la casa del vostro Dio, quando ve ne venisse la voglia, banchettate pure! rimpinzatevi di cibi e bevande insieme con i vostri amici. Queste creature infatti ci sono state date proprio affinché ne godiate. O che Dio le avrebbe mai date agli empi e ai pagani, negandole poi a voi? Se vi facessimo di questi discorsi, forse raduneremmo attorno a noi folle più numerose; e, se pur ci fossero alcuni che s’accorgessero come nel nostro parlare diciamo delle cose inesatte, ci inimicheremmo questi pochi, ma guadagneremmo il favore della stragrande maggioranza. Tuttavia, comportandoci in questa maniera, vi annunzieremmo non le parole di Dio o di Cristo, ma le nostre parole; e saremmo pastori che pascono se stessi, non le pecore.”

    http://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_057_testo.htm

    • Come giudicare allora quei pastori che, per timore di dispiacere a chi li ascolta, non solo non premuniscono i fedeli contro le tentazioni che li sovrastano ma anche promettono una felicità temporale che Dio in nessun modo ha promessa allo stesso mondo? Dio predice al mondo, come tale, travagli su travagli, sino alla fine, e tu pretendi che il cristiano da tali travagli sarà esentato? Essendo invece cristiano, avrà da soffrire in questo mondo più che non gli altri! Dice infatti l’Apostolo: Tutti coloro che vogliono piamente vivere in Cristo soffriranno persecuzioni 33. Piaccia o non piaccia a te, pastore che cerchi i tuoi vantaggi e non quelli di Gesù Cristo, l’Apostolo afferma: Tutti coloro che vogliono piamente vivere in Cristo soffriranno persecuzioni;”

      Sempre dal Discorso 46

  6. Cattivone! Mi hai fregato: stavo preparando un nuovo articolo al soggetto.
    Infatti, Magister riporta due commenti di un dominicano e di un gesuita che scoprono esattamente gli stessi nervi che noi abbiamo immediatamente messo in evidenza in questo post.

    Se leggete il francese potete anche avere accesso direttamente all’integrale dell’articolo di P. Garrigues o.p. che abbiamo criticato:
    http://www.france-catholique.fr/EGLISE-DE-PURS-OU-NASSE-MELEE.html

    Il problema intellettuale è quel che dice l’articolo nelle ssue generalità andrebbe pure bene, ma è proprio quando porta questi due esempi che casca l’asino!

    Buone letture!
    In Pace

    • Ops! 😀
      Io aspetto l’articolo comunque, non leggo niente per non rovinarmi la “sorpresa”. Citerai anche i ringraziamenti ricevuti via… OOOOPS!!! 😛
      Occhei, sto zitto che è meglio!

  7. OT
    Nel frattempo il Papa specifica ancora una volta un suo pensiero e l’insegnamento della Chiesa http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francisco-francis-41520/ e il dott. Tornielli lo ri-specifica in poche semplici parole alla fine dell’articolo. Giusto per chi si ostina a far finta di non capire un messaggio semplicissimo di dottrina cristiana. Giusto per chi si ostina a manipolare i discorsi del Santo Padre.
    Non credo che servisse Tornielli per comprendere ciò che appare già chiarissimo e limpidissimo…ma almeno c’è un ulteriore testimonianza che se persone che si reputano intelligenti si ostinano a distorcere il messaggio di Francesco, hanno solo motivi relativi a cattiva fede (non solo su questo tema) e non ci troviamo più di fronte ad una critica lecita delle posizioni del Papa – ma a ben altro.

    • Il papa dice, giustamente, che la povertà uccide le famiglie. La povertà è male e deve essere combattuta con ogni mezzo, ed io sono in piena sintonia con papa Francesco. Anche papa BXVI diceva che “l’economia deve essere al servizio della persona e del bene comune”, quindi deve servire a sollevare le famiglie e le persone dalla povertà.

      Poi papa Francesco ha parlato della “povertà della chiesa” intesa come “volontaria semplicità nella propria vita – nelle sue stesse istituzioni, nello stile di vita dei suoi membri”. Giusto! E’ vergognoso che un prete o un vescovo conduca una vita nel lusso e nell’agiatezza, quando le famiglie fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Quindi non una chiesa senza mezzi (senza quattrini), ma una chiesa i cui membri sappiano vivere con poco.

      Su tutto questo io, padre di famiglia sempre in lotta per arrivare alla fine del mese, sono pienamente in sintonia. Non sono affatto d’accordo invece nel considerare la povertà una cosa buona. E’ buona a patto che sia una scelta di vita personale, altrimenti è solo schifoso pauperismo.

      • E chi, secondo te, propugna lo “schifoso pauperismo” di cui parli?

        • Tutti coloro che pensano che i poveri siano moralmente migliori dei ricchi: falso! Si può essere ricchi ed impiegare bene questa ricchezza essendo buoni cristiani, e si può essere poveri ma rapaci. Gesù ha detto che sono beati i poveri in spirito (che possono anche essere ricchi!), non i poveri (che possono anche essere rapaci).

          • I poveri non sono ‘moralmente migliori’ dei ricchi. E i ricchi non sono ‘moralmente migliori’ dei poveri.
            Dovresti inoltre specificare meglio chi sono i “poveri in spirito” secondo te.

            Poi, sai ….”Gesù ha detto, Gesù ha detto”…. certo “Gesù ha detto” ma bisogna anche vedere quello che ha fatto. Era ricco? Viveva da ricco? Mangiava e beveva esageratamente? Si ornava con oro e pietre preziose? Dove e come è nato? Eccetera.
            Poi si può anche osservare quello che hanno fatto le comunità cristiane dei primi secoli riguardo la gestione materiale. Poi si possono osservare le vite dei santi, eccetera. Nessuno condanna i ricchi in quanto tali, però bisogna anche vedere quale stile di vita ‘conviene’ ad un cristiano.

            Comunque secondo me dovresti chiarire bene chi sono i “poveri in spirito”….e difficilmente troverai uno molto ricco materialmente che sia “povero in spirito” . (magari giusto qualche figlio di papà finché non ha raggiunto l’età della ragione…infatti nel Vangelo c’è la vicenda del ‘giovane ricco’ che comunque ad un certo punto si interroga e va ad interrogare Gesù)

            • Cara trinity, i poveri in spirito sono quelli che non contano sui loro beni materiali per potersi salvare, anche se riconoscono il valore positivo di questi beni.

              Gesù certamente non era ricco, ma non era neanche povero. Non risulta che abbia mai chiesto l’elemosina e la Sua Famiglia aveva una casa dignitosa, mentre Suo padre era un ottimo artigiano. Mangiare e bere esageratamente non ha niente a che fare con la ricchezza, mi pare (sei un po’ ossessionata dal mangiare e bere?). Dove e come è nato è dovuto alla circostanza del censimento, non alla povertà.

              Non so bene cosa abbiano fatto le comunità dei primi secoli, credo però che la prima e vera comunità sia la famiglia. Nella mia famiglia tutto è in comune e nessuno può permettersi di coltivare il proprio orticello privato. Comunque, mettere tutto in comune, com’è giusto che sia in famiglia, non ha niente a che fare con una scelta di povertà, che resta una scelta eminentemente personale.

              Ci sono stati santi ricchi e santi poveri. Si può essere santi anche se si è ricchi, basta usare bene la ricchezza, cosa più difficile e quindi più meritoria che essere poveri.

              Ad un cristiano conviene semplicemente di non contare sulle proprie ricchezze, se ne ha, questa è l’unica cosa che conta: essere poveri in spirito.

              • Ecco vedi fra’ la tua lettura dei “poveri in spirito” è un po’ semplicistica…

                Ma sei sempre talmente convinto nelle tue affermazioni che non saprei che dirti per non avvitarsi nell’ennesima vis-polemica che avrebbe come risultato “ho ragione io, non hai ragione tu” o l’ennesimo “siamo d’accordo (o no?)”

              • “Ci sono stati santi ricchi e santi poveri. Si può essere santi anche se si è ricchi, basta usare bene la ricchezza, cosa più difficile e quindi più meritoria che essere poveri.”

                Fuochino…

                Basterebbe non avere il cuore attaccato a NESSUNA forma di richezza… che la ricchezza non è solo economica.
                Si inizia da lì perché è quella che Cristo ha ben indicato, mettendo come antagonista Mammona.

                Ma dove è il tuo cuore, la sarà anche il tuo tesoro (ognuno sa di sè o almeno dovrebbe, che è già un gran passo avanti…)

            • Poi nel “Gesù a detto…” bisognerebbe anche contemplare cosa il Signore abbia voluto dire…
              Che non è che sia sempre così lapalissiano. Mi pare anche i Discepoli abbiano dovuto chiedere più di una spiegazione…

              Poi chiaro che c’è chi ha già capito tutto. 😉

            • @fracentanni
              Una veloce sintesi, soprattutto il punto 3 http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=897 esplica in due parole il concetto dei poveri in spirito. (trattazione semplice ma sufficiente)
              Così magari si può capire che un ricco sfondato che passa la vita ad accumulare ricchezze e ad amministrarle (come scopo della vita)….non rientra propriamente nel punto 3, ma nemmeno rientra nella categoria dei ‘deboli tiranneggiati dai potenti’.
              Insomma, i beni materiali non sono di per sè un ostacolo alla vita cristiana. Il fatto è che se orienti realmente (al di là delle parole) la tua vita a quelli, invece che al prossimo, Gesù e la Chiesa e la Bibbia spiegano il destino spirituale.

              Per il resto, concordo con le definizioni date brevemente da Bariom.

            • Cari bariom e trinity,

              la mia lettura dei “poveri in spirito” sarà pure semplicistica, però mi pare sostanzialmente corretta.

              E’ vero che io ho parlato solo di ricchezza economica, ma questo è perchè di quel tipo di ricchezza parlava papa Francesco nell’intervento linkato da trinity. Poi so benissimo che esistono anche altri tipi di ricchezze e che l’unica ricchezza su cui conviene contare è la fede.

              Anche il link degli amici domenicani conferma quello che io ho detto dei “poveri in spirito”.

              Davvero non capisco che bisogno c’era di replicare.

            • È vero, non avevi bisogno di replicare 😀 😀 😀
              D’altra parte… lasciando perdere i poveri di spirito (che neppure gli amici domenicani ce la fanno a spiegarteli, rassegnamoci) e concentrandoci sui poveri materiali… se interroghi un plurimiliardario il povero rapace cattivo e vizioso sei tu che ti lamenti che arranchi per arrivare a fine mese, e magari vorresti stare un pò meglio togliendo una fettina ricchezza ai magnati suddetti. O pensavi forse di essere tu un ricco materiale? Ma no, ma no, sei povero 😉

              😀

            • Trinity, ma non ti vergogni ad insolentire chi, con tanta pazienza, ti risposto correttamente e con educazione?

            • 😀
              Grande.
              Un troll non saprebbe fare meglio di te 😉

    • Io trovo due problemi col discorso di Bergoglio. Non distingue fra poverta evangelica é poverta materile. Tanto che non si capisce se essere poveri sia un bene od un male. Dobbiamo essere poveri o lottare contro la poverta é fare che i poveri lascino di esserlo? Caritas Argentina a lanciato qualche anno fa il lema “pobreza sero” ed hanno messo cartelli davanti l´ambone. Sempre mi son chiesto cosa avrebbe pensato i fedeli sentire leggere “Beati voy poveri” qundo Caritas vorrebbe che non esistessero.
      Il secondo problema sono le accusazione generica “vorrei un Chiesa povera”. Perche? Non lo é? La maggior parte dei preti che ho conosciuto hanno o hanno avuto vite austere. Mia zia suora ha vissuto dedicata alla sua congregazione. Se ci sono casi di scandalo che li corregga fraternamente non faccia scandalo. Crede ahe avvicin qualcuno alla Chiesa con l sua denuncia? Io credo che solo conferma le leggende nere degli infedeli.
      Poi ci sarebbe da parlare sulle sue idee económiche m quello é un´altro discorso.

      • Caro blaspas59, quando la povertà è subita da chi avrebbe il legittimo desiderio di vivere con una maggiore disponibilità economica per non avere l’ansia di arrivare a fine mese, quella povertà è certamente un male; tanto più se ti obbliga a far ricorso ad opere assistenziali. Quando invece è il risultato di una personale scelta di vita, allora va benissimo perché può essere utile nel concentrarsi sull’essenziale.

        Anche io, in generale, ho conosciuto preti che vivono con poco e che spendono la loro vita donandola agli altri. Poi è vero che ci sono alcuni preti che vivono nel lusso, ad esempio in ambienti militari. Costoro dovrebbero essere rimossi dal loro incarico e messi a fare il prete in qualche sperduta parrocchia periferica.

    • Dovremmo leggere quel ci dice il Santo Padre sempre nell’ottica del Vangelo e del Magistero della Chiesa.

      Questo scambio fra di voi/noi mi ricorda un simile battibecco 2000 anni fà quando alcuni chiesero a Gesù chi è il nostro prossimo ma che in realtà si risolveva nel sapere di chi siamo i prossimi.

      La questione quindi non è di sapere chi è il buon ricco e il brutto povero, o il cattivo ricco ed il bel povero, ma solo capire se noi siamo poveri e davvero poveri e non ipocriti che se la “giocano” da poveri ma che in fondo sono brutti “ricchi”.

      Qual’è la differenza tra ricco e povero? Insegna il Santo Padre: «La Chiesa è madre, e non deve dimenticare questo dramma dei suoi figli. Anch’essa dev’essere povera, per diventare feconda e rispondere a tanta miseria.

      Ecco qui giace la differenza: la povertà è feconda e salva mentre la ricchezza è sterile e condanna: la prima genera vita nuova, la seconda genera scarto!

      Qui dobbiamo noi fare il nostro esame di coscienza morale: sono qualcuno che scarta e quindi un “ricco” o sono un “povero” che rende fertile il suo ambiente?
      In Pace

      • Caro Simon, mi trovo in totale disaccordo con te. La povertà, se non liberamente scelta e personalmente vissuta, genera miseria materiale e morale, fame, malattie, morte. Del resto, non mi pare che Gesù abbia mai consigliato la povertà materiale se non a poche e selezionate persone. Casomai ha messo in guardia i ricchi, perché è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli. Ma questo non significa consigliare la povertà.

        Sulla povertà Gesù Cristo ha detto una parola chiarissima, che non può essere equivocata: “Beati i poveri in spirito. Non mi pare che ci sia altro da aggiungere.

        Quando il santo padre parla di chiesa povera voglio sperare (e credo) che si riferisca ai preti ed ai religiosi, come anche alle istituzioni, che possono essere gestite bene anche con poco. Non credo però che intenda dire che la chiesa non deve gestire i soldi e la ricchezza onestamente generata. Anche perché la ricchezza è un mezzo e, come tale, non è né buona né cattiva.

        Quanto all’esame di coscienza, lo lascio a chi ha la possibilità di scartare. Io non scarto niente perché per scartare dovrei avere qualcosa che mi avanza, e questo, purtroppo, non è il caso mio.

        • Vabbè.
          Ma dov’è il disaccordo?
          In Pace

          • Simon, il disaccordo reale sta nel fatto che Giancarlo in realtà vuole dire, come sempre, che i ricchi (materiali) sono sempre migliori dei poveri (materiali). Però questo è un dualismo deleterio. Oltre al fatto che i messaggi della Chiesa e del Papa vanno sempre accolti per noi e per la nostra storia personale – e non certo per ‘verificare’ se Francesco è ‘abbastanza evangelico’ o ‘abbastanza magisteriale’. Il Papa lo è di default. Siamo noi, semmai, che dobbiamo capire dove non lo siamo.

            • Il Papa lo è di default. Siamo noi, semmai, che dobbiamo capire dove non lo siamo.

              Da qui a la Riforma manca un passo! Una mal intesa ifllibiltá papale ed il líbero esame.

            • @Blas 6 giugno 01.58
              Vedi un pò che è il contrario.

            • Tu dai un’interpretazione falsa delle mie parole. Anzi, a ben pensarci tu fai della falsificazione il tuo metodo per affrontare le questioni. Non ho mai sostenuto che i ricchi (materiali) siano sempre migliori dei poveri (materiali). Questa è una concezione tipicamente protestante che io non condivido. Anzi, a dire il vero, io sostengo che la ricchezza (materiale) non ha niente a che vedere con l’essere migliori o peggiori moralmente. L’unica cosa che conta per essere chiamati beati, come ho già detto e come ribadisco, è essere poveri in spirito, quindi non miserabili squattrinati (che non ha niente a che vedere con la beatitudine), ma ricchi di fede, fiduciosi dell’amore di Dio, docili alla Sua volontà.

              Altra falsità: non ho mai sostenuto che papa Francesco (non Francesco) non sia abbastanza evangelico o abbastanza magisteriale. In diverse occasioni mi è capitato di non capire le parole o le scelte del papa ed ho espresso le mie perplessità. Ma questo è successo sempre su questioni mondane, dove non è necessario avere la stessa opinione del papa. Ad esempio quando disse che lui non approva il proselitismo, oppure quando ha accolto in Vaticano una coppia di cui uno aveva fatto il “cambiamento di sesso” (cosa impossibile e puramente ideologica!). O anche quando, recentemente, ha invitato quell’invasata della Bonino alla festa della pace, con tanto di sorrisi e pacche sulle spalle. Tutte queste sono cose che non capisco, non mi piacciono e non approvo. Ma non hanno niente a che fare con il magistero.

              Smettila di dire falsità, il demonio è padre della menzogna.

            • I lettori di Crocevia possono giudicare da sè chi dice falsità e menzogne.
              È tutto ben leggibile nero su bianco (se minstrel non cambia lo sfondo).

            • Faciamo così trinity: dimostra dove ho sostenuto che i ricchi (materiali) sono sempre migliori dei poveri (materiali). Se ci riesci, allora vuol dire che hai ragione tu, altrimenti vuol dire che tu dici falsità.

              Chissà perchè, ma ho la sensazione che non risponderai a questa sfida.

            • E infatti non ho nessuna voglia di viaggiare in lungo e in largo per la rete (dato che non scrivi solo in questo blog) a cercare tuoi commenti per fare copia-incolla.
              Già quello che scrivi qui su questo topic, senza nemmeno cambiare pagina, è sufficiente comunque a fornire un’idea delle tue posizioni.

              Solo nell’ultimo post scrivi: “l’unica cosa che conta (…) è essere poveri in spirito, quindi non miserabili squattrinati” (6 giugno). Perché uno squattrinato deve essere per forza ‘miserabile’? C’è tanta gente buona e squattrinata, per nulla miserabile. Ma per te uno senza quattrini deve essere un miserabile.
              Ripeto: vai a ristudiarti il significato di “poveri in spirito” e allora anche l’eventuale ‘miserabile’ (nel senso stavolta di ‘povero, senza mezzi materiali e culturali’) assume cristianamente tutt’altra valenza.
              5 giugno scrivi “La povertà, se non liberamente scelta e personalmente vissuta, genera miseria materiale e morale, fame, malattie, morte. Del resto, non mi pare che Gesù abbia mai consigliato la povertà materiale se non a poche e selezionate persone.”
              5 giugno scrivi ” Si può essere santi anche se si è ricchi, basta usare bene la ricchezza, cosa più difficile e quindi più meritoria che essere poveri.”

              Vedi, senza andare a scomodare questioni religiose, gli italiani nel primo e secondo dopoguerra erano mediamente molto poveri, ma hanno letteralmente ricostruito l’Italia (anche in zone poverissime e dove non arrivavano finanziamenti). Fu quella una povertà che generò altezze morali e non la ‘miseria morale’ che tu sostieni. Semmai, certa ricchezza spalmata ovunque ha generato bassezze morali e corruzioni (non certo nella fascia povera della popolazione, o comunque non preminentemente).

              Altro esempio: la povertà del popolo filippino e la sua grande fede che tanto ci può insegnare (vedi anche numero di figli)…
              e lo stesso dicasi per tante persone povere e dignitose che tutti noi possiamo conoscere e che ci possono insegnare in tema di MORALE.

              Facciamo così Giancarlo: chiudiamo il discorso che magari ti conviene tantissimo?
              Chiudiamo.

            • No trinity, troppo comodo chiudere adesso. Prima fammi ribattere, dato che, come al solito, sono io ad essere sul banco degli imputati.

              Dunque non ho mai detto “che i ricchi (materiali) sono sempre migliori dei poveri (materiali)”. Tu però, anziché ammettere di avere detto una falsità nei miei confronti e chiedere scusa, insinui che si possa comunque ricavare lo stesso concetto da altre cose da me dette. Questo mostra bene la tua “onestà intellettuale”. Va bene, allora sono costretto a ribattere alle false interpretazioni delle mie parole.

              “l’unica cosa che conta (…) è essere poveri in spirito, quindi non miserabili squattrinati”. Certo, lo ribadisco. Con questo volevo dire che essere miserabili squattrinati non è sufficiente (anzi, non ha nulla a che fare) con l’essere poveri in spirito. Non intendevo affatto dire che chi è squattrinato è per forza anche un miserabile. Io ho usato la parola “miserabile” per richiamarmi alle parole del sacerdote domenicano che tu avevi linkato, il quale dice: “…“Il povero di cui qui si parla non è l’indigente, il miserabile: la Bibbia, per indicare la miseria, come la conosciamo noi, usa altri vocaboli….” . Da queste parole, che non sono mie, si ricava proprio il concetto che intendevo sottolineare: i poveri in spirito non hanno niente a che fare con i “poveri materiali” (gli indigenti, i miserabili etc. etc.).

              C’è tanta gente buona e squattrinata, per nulla miserabile. Ma per te uno senza quattrini deve essere un miserabile. Falso! Io non ho mai sostenuto niente del genere, ma tu continui a ricavare cose false dalle mie parole.

              “La povertà, se non liberamente scelta e personalmente vissuta, genera miseria materiale e morale, fame, malattie, morte. Del resto, non mi pare che Gesù abbia mai consigliato la povertà materiale se non a poche e selezionate persone.” Certo, questa è una mia opinione naturalmente, non ho mai preteso di spacciarla come verità assoluta. Penso che la povertà generi miseria materiale e morale, perché per una crescita integrale (quindi anche morale) dell’essere umano è necessario (generalmente, non in assoluto…) anche un minimo di disponibilità economica per studiare e conoscere il mondo.

              ” Si può essere santi anche se si è ricchi, basta usare bene la ricchezza, cosa più difficile e quindi più meritoria che essere poveri.” Be’, che la ricchezza non sia un impedimento assoluto alla santità è un dato di fatto; ci sono stati re e regine che sono stati proclamati santi. Che poi usare bene la ricchezza per diventare santi sia più difficile e quindi più meritorio che essere poveri, questa è una mia opinione difficilmente smentibile, dato che la povertà, se non personalmente e liberamente scelta, non costituisce alcun titolo di merito mi pare.

              In conclusione, cara trinity, e tornando alla tua falsa accusa, non ho mai sostenuto, né qui né su altri blog, “che i ricchi (materiali) sono sempre migliori dei poveri (materiali)”, né direttamente con le parole che tu mi hai messo in bocca, né in altro modo più o meno esplicito. Ribadisco invece, per l’ennesima volta, che ricchezza e povertà (materiali) non hanno niente a che fare con la beatitudine e la santità. Né la ricchezza è un impedimento assoluto alla santità, né la povertà è un titolo di merito.

              Buona festa del “Corpus Domini” a tutti.

              • “… ricchezza e povertà (materiali) non hanno niente a che fare con la beatitudine e la santità.”

                Vero, concordo.

                Ma anche no 😉 giacché l’una e l’altra possono essere mezzo ma anche IMPEDIMENTO al raggiungimento della meta.
                Non ha caso l’ammonimento di Gesù nella famosa metafora del cammello e della cruna dell’ago.

                Direi vista la Festa odierna che ci ricorda che oltre a cibarci di Lui, in Lui siamo un solo mistico (e non solo), si potrebbero decisamente ritirare “guanti di sfida” e simili sciocchezze…

                Buona Domenica.

            • Certo Bariom, ovvio. Del resto, qualunque cosa può “essere mezzo ma anche IMPEDIMENTO al raggiungimento della meta”. Anche la tendenza omosessuale può essere mezzo ma anche IMPEDIMENTO al raggiungimento della meta, tanto per fare un esempio. Vero è che Gesù ha messo in guardia circa la pericolosità della ricchezza, ma non ha mai condannato a prescindere da qualunque altra considerazione i ricchi. D’altronde, io non ho mai sostenuto che la ricchezza sia uno status invidiabile o auspicabile, mi sono limitato ad osservare che essa non è un impedimento assoluto al raggiungimento della santità. Sulla povertà invece, tranne il solito caso in cui sia liberamente e personalmente scelta, penso ogni male possibile e cerco, con la mia famiglia, di starne alla larga, perché condivido in pieno le parole di papa Francesco:

              “… papà senza lavoro, mamma senza lavoro… e la famiglia soffre, i legami si indeboliscono. È brutto questo. In effetti, la miseria sociale colpisce la famiglia e a volte la distrugge. La mancanza o la perdita del lavoro, o la sua forte precarietà, incidono pesantemente sulla vita familiare, mettendo a dura prova le relazioni”.

              Sui guanti di sfida, ti assicuro caro bariom che farei anch’io volentieri a meno di queste sciocchezze. Purtroppo però devo pur difendermi quando vengo (costantemente!) attaccato con accuse false e tese a dimostrare che non sono un cattolico.

              Buona festa a tutti.

              • @Giancarlo,

                nessuno credo qui o altrove, abbia l’obbiettivo di dimostrare che “non sei cattolico” – compreso il sottoscritto che pure più di una volta contesta il tuo dire – semmai a volte (ribadisco: a volte) non paiono del tutto condivisibile in un’ottica cattolica, alcune tu affermazione o quanto meno per come le proponi. Devi onestamente ammetterlo, dato che forma e concetti ti hanno procurato altrove un tempo di “messa in mora”.
                Devo anche riconoscere che “la forma” del tuo proporre, è molto migliorata dai primi tempi in cui ho incrociato i tuoi commenti. 😉

                Ciò detto convengo (e non potrebbe essere diversamente) laddove citi le parole di Papa Francesco… e ne so bene qualcosa (bisogna trovarcisi a 50 anni e tre figli ancora in casa, restare senza uno straccio di lavoro per due anni e mezzo…).

                D’altronde la Chiesa nella Sua misericordiosa sollecitudine verso i poveri e l’ignoranza che abbrutisce, si è SEMPRE mossa sia sul piano spirituale che su quello pratico, economico, culturale, ecc., non di rado muovendosi prima su questo piano che non su quello della stessa Evangelizzazione. Ma la cura per i poveri è segno dell’Amore di Dio per i Suoi Figli di per sé e produce non di rado anche conversioni spirituali.

                Non bisogna MAI però dimenticare che “Non di solo pane vive l’Uomo…” e per la sua Salvezza NON è indispensabile abbia prima la “pancia piena”.

                Ti saluto.

      • E se invece di dover noi leggere quel che dice il santo Padre nell´ottica del Vangelo il Santo Padre parlasse evangelicamente?

  8. Ò ragazzi, ma voi sapevate che proprio qua in Veneto ci ho una frangia di Noi Siamo Chiesa??? Evito di raccontare come ci sono incappata (nella vita reale)… e di come con un paio di sospetti nella mia testa e con un paio clic su google ho compreso la faccenda e le persone incontrate (abbastanza casualmente). Le quali non hanno certo nominato Noi Siamo Chiesa…. ma anzi lodavano Papa Francesco. È solo che a me non quadravano certe cose… e nomi alla mano ho fatto due ricerche veloci. (andando un pò oltre le loro attività ‘ufficiali’ e loro pagine web ‘ufficiali’ che non fanno cenno del suddetto movimento. Due cose: o ne sono usciti di recente, oppure ne fanno parte e non lo dichiarano apertamente).

    Vedo dal sito http://www.noisiamochiesa.org/?p=82 che hanno anche partecipato al questionario per il Sinodo del 2014 http://www.noisiamochiesa.org/?p=3067

    Mah…sono un pò basita. Tra progr e prot…. quanto fumo.

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