Dedicated to…

Perché non bastano braccia forti, segnate dalle ombre dell’età.
E nemmeno quelle mani esperte: paiono capaci di costruire un mondo.
Hai imparato che la realtà è come tronco scolpito,
scheggia di albero antico,
rosso come sangue che scorre nella vena di quella tua mano esperta
che trema.
Ora.

Ma non è lo sforzo.
Vacilla per la notte indagatrice
nella quale siamo immersi,
mentre l’anima urla di arrendersi
alla risposta estrema.
Lo sguardo o è cieco o è infinito.
L’infinito è dinanzi a te, Il cieco te.

Vorresti abbandonarti alle urla e
lasciarti cullare.
Alzare lo sguardo verso colui che t’appare,
come futuro e passato insieme,
singolarità centrata di punti infiniti,
traguardo invalicabile e partenza obbligata.
Ritroveresti te stesso e il padre di tuo padre.
E il padre dei tuoi nipoti con il padre del padre.
E il Padre.

Il coraggio cala,
quel frammento reale
di cui ti credi esperto
ti schiaccia al tuo minimo.
Nato per costruir segatura e perderti
in fantasie d’ombra,
schivi quei suoi occhi aperti.
E ti fermi
timoroso:
quelle piccole mani,
che vorresti maldestre,
filtrano una vasta luce sovrumana.

Lo Splendore si concede al tuo sguardo
illumina frammenti di cui ti credi esperto
truccioli di nitore completo, segatura di una tavola a cui sei invitato.
Lume che atterrisce la tenebra che incombe.
Lume che atterrisce il reale illuminato.
Lume che atterrisce.
E culla.

Schivi lo sguardo,
le braccia non basteranno di fronte al compiuto.
Finirà l’inganno delle tue mani esperte.
Misero continui a lavorare nella luce e nel buio.
Nel silenzio assorto del dormiveglia.

Lui sorride e apre la bocca:
perdona di nuovo questa viltà antica.
Ha compassione e sta già correndo verso il figlio ritrovato.
Ha già preparato un banchetto per il tuo ritorno.
Oggi per sempre è giorno di festa.

Buon cammino, padre.

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