Non Si Devono Affogare i Pesci, Prof. Radaelli

Pesce Affogato

Pesce Affogante

Un amico del blog mi ha fatto notare l’esistenza di un articolo interessante del Prof. E. M. Radaelli dal titolo E.M. Radaelli. Magistero infallibile e Magistero fallibile della Chiesa. La mia Risposta a Radio Spada.

Abbiamo già avuto a commentare due volte su questo blog gli interventi del Prof. Radaelli, in L’ultima erculea fatica di Enrico Maria Radaelli: reazione nel 2013 eppoi in Prof. Radaelli : mica tanto tradi-protestante… lo scorso settembre: nel primo caso avevamo messo in evidenza proprio un problema fin già nelle premesse utilizzate, nel secondo avevamo messo in evidenza che il Nostro lasciava passare in priorità  la propria lettura personale davanti a quella del Magistero.

Nella nuova discussione, lo stesso problema si ripete, ma con il vantaggio di essere talmente esplicito che vale la pena spendere qualche minuto per chiarificarlo: non nego che mi accingo a ciò nello solo scopo apologetico di raffermare nella fede cattolica chi tra i nostri utenti potrebbe sentirsi attirato dal canto del Nostro, vera omerica sirena che colla pretesa di voler evitare ai suoi lettori di cascare dal Scilla della Catholica nel Cariddi dei Sedevacantisti li avvinghia in una suadente, ma alquanto perniciosa, teorica giustificazione della disobbedienza. E per fare ciò, visto che siamo nelle metafore marittime, non esita a cercare di affogare il pesce: e qual’è questo pesce? Il fatto che sempre si deve dovuto religioso ossequio dell’intelligenza e della volontà al  Magistero Autentico, cioè a quello del Papa e dei Vescovi in unione con lui quando trattasi di materie di fede e di costumi.

Affogare un pesce nell’acqua sembra un’impresa impossibile in quanto l’acqua è il suo ambiente naturale ma in questo caso il Nostro cerca di affogare il pesce facendo credere che lo mette nell’acqua buona del Magistero mentre invece cerca di asfissiarlo facendogli ingurgitare qualcosa che non è acqua, ma così potrebbe sembrare ai più sprovveduti facilmente incantati dalle sirene, mentre è, invece, una somma di opinioni personali solo lontanamente connesse ad un Magistero mal interpretato fin nella Sua radice.

E tutto infatti comincia con il cosa significhi “interpretare rettamente”: il Nostro viene su, per rispondervi con una citazione del S.S. Concilio Vaticano I e la sua personale interpretazione: “ Rettamente come? Semplice: secondo la regola suggerita da san Vincenzo di Lérins, recepita dal concilio dogmatico Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius: “Noi crediamo solo a ciò che sempre, in ogni luogo e da tutti è stato creduto”.

Già appare chiaro un problema: si usa di un insegnamento del Magistero Autentico, quello di Vaticano I, ma questo insegnamento di per sé può significare tante cose e la sua estensione può essere, a priori, varia e ha quindi essa stessa sempre bisogno di un’interpretazione, di un’ermeneutica e quella proposta dal Prof Radaelli è questa: “Il proposito di ogni cristiano (e, come si vedrà, dello stesso magistero della Chiesa) è di tenere ogni articolazione della fede sempre aderente in tutto al dogma: proprio come una fotocopia è in tutto fedele – identica – all’originale.”

Ma, è davvero questo quel che intende il Magistero della Chiesa quando afferma la Dei Filius? In realtà solo la Chiesa stessa nel Suo Magistero può rispondervi: infatti solo il Magistero ha l’Autorità di interpretare Se Stesso, il che è anche una cosa della logica: solo l’autore può parlare con la dovuta autorità del proprio testo. E, nel caso, della Chiesa e del Suo Magistero, l’Autore è sempre vivo e vegeto.

Non desidero entrare nella discussione di sapere se la fede debba essere una fotocopia fedele all’originale perché sarebbe andare aldilà del mio proposito in questo post e perché saremmo qui solo a discutere opinione contro opinione: giusto per informazione la mia opinione (per l’appunto) è che l’originale non possa ontologicamente essere fotocopiato ma solo rappresentato fedelmente, come l’idea di musica può essere rappresentata fedelmente in tante musiche differenti, tutte musiche fedeli finché sono davvero musiche. Non ho mai visto niente di bello nelle fotocopie di un’originale, foss’anch’esso bello, mentre invece vedo bellissime icone russe e bizantine che sono tutt’altro che fotocopie del loro originale rispettivo tutte pur essendone un’immagine. Desidero solo sottolineare il fondamentale errore metodo-logico del Nostro e giusta correzione : la retta definizione di retta interpretazione è quella che ne da l’Autore, in questo caso il Magistero stesso. In quanto cattolico e in quanto persona razionale non posso prendere la facile scorciatoia delle interpretazioni personali ma mi debbo sottomettere intellettualmente e volutamente alle interpretazioni che il Magistero mi dà circa i Suoi stessi insegnamenti.

Dato che la premessa del Nostro non è davvero solida ci possiamo aspettare a delle deviazioni maggiori nel seguito del suo ragionamento e, infatti, poco dopo afferma:

“È infatti questo l’aspetto del dibattito teologico su cui sono imperniate, oggi, le sorti della Chiesa: il magistero fallibile e l’infallibile, i suoi diversi e precisi obblighi, le sue diverse e precise norme, e le conseguenze che derivano da eventuali non adeguate adempienze da parte sia dei Pastori che dei fedeli, ognuno per la sua parte, di tali diversi e precisi obblighi e norme”

Già è curiosa, per un cattolico romano, questa nozione di separazione Magistero fallibile ed infallibile di cui, personalmente, non ho conoscenza in quanto tale e che quindi sembra essere una griglia di interpretazione, legittima, ma non cattolica, del Nostro

Questa curiosa griglia di lettura è più volte riaffermata:

“Io sostengo che, essendo il magistero della Chiesa distinto in due grandi livelli (o gradi, o condizioni) di certezza veritativa: l’infallibile e il fallibile, esso è costituito da due egualmente grandi livelli (gradi, condizioni) di obbedienza al magistero egualmente ben distinti tra loro, discontinui, non comunicabili, non riversabili uno nell’altro, cui corrispondono due gradi di pena egualmente ben distinti”

Addirittura, più tardi nel suo testo, egli viene ad equiparare il Magistero Dogmatico con quello infallibile e quello Autentico con quello “fallibile” e quest’ultimo, addirittura, al “Magistero Pastorale”: cioè siamo davvero mille miglia di quel che il Magistero, con ovvia Autorità, dice di Se stesso.

A poco serve citare l’Enciclopedia Cattolica, il Denzinger, il CIC e varie Costituzioni Dogmatiche se non si vuole leggerli come il Magistero stesso, il solo che abbia autorità vis-à-vis se stesso, ci dice di leggerli.

Vediamo cosa dice la Chiesa di Se stessa in questa materia senza dover ricorrere a citazioni di teologi passati e di antichi documenti che necessitano anch’essi essere letti come il Magistero propone di leggerli e non come vorremmo che fossero letti. Per il fine di questo limitato post da blog mi limiterò a citare l’ istruzione DONUM VERITATIS SULLA VOCAZIONE ECCLESIALE DEL TEOLOGO del 24 maggio 1990 della Congregazione per la Dottrina della Fede firmata dall’allora Card. J. Ratzinger e che partecipa, quindi, del Magistero Ordinario del Papa in quanto: “Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato la presente Istruzione, decisa nella riunione ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.”

Vi vediamo descritti ben altre categorizzazioni che nulla hanno a che vedere con quelle del Nostro: ben lungi dall’essere ridotte a infallibili e fallibili si affermano tre gradi di Magistero:

(Comma 1) “Quando il Magistero della Chiesa si pronuncia infallibilmente dichiarando solennemente che una dottrina è contenuta nella Rivelazione, l’adesione richiesta è quella della fede teologale. Questa adesione si estende all’insegnamento del Magistero ordinario ed universale quando propone una dottrina di fede come divinamente rivelata.”

(Comma 2) “Quando esso propone «in modo definitivo» delle verità riguardanti la fede ed i costumi, che, anche se non divinamente rivelate, sono tuttavia strettamente e intimamente connesse con la Rivelazione, queste devono essere fermamente accettate e ritenute”.

(Comma 3) “Quando il Magistero, anche senza l’intenzione di porre un atto «definitivo», insegna una dottrina per aiutare ad un’intelligenza più profonda della Rivelazione e di ciò che ne esplicita il contenuto, ovvero per richiamare la conformità di una dottrina con le verità di fede, o infine per metter in guardia contro concezioni incompatibili con queste stesse verità, è richiesto un religioso ossequio della volontà e dell’intelligenza. Questo non può essere puramente esteriore e disciplinare, ma deve collocarsi nella logica e sotto la spinta dell’obbedienza della fede”.

Il Comma 3 non è “fallibile” : è anch’esso “infallibile” in materia di fede e di costumi ed obbliga all’obbedienza della fede. Ed è definito, come vedremo qui sotto, in quanto Magistero Autentico.

(Caso 4)  “Infine il Magistero, allo scopo di servire nel miglior modo possibile il Popolo di Dio, e in particolare per metterlo in guardia nei confronti di opinioni pericolose che possono portare all’errore, può intervenire su questioni dibattute nelle quali sono implicati, insieme ai principi fermi, elementi congetturali e contingenti. E spesso è solo a distanza di un certo tempo che diviene possibile operare una distinzione fra ciò che è necessario e ciò che è contingente”.

Il Caso 4 non ha il grado di infallibilità del Comma 3 per la semplice ragione che la materia alla quale si riferisce è essa stessa impastata di elementi congetturali e contingenti: cioè non è il Magistero che è fallibile, ma l’oggetto di cui tratta che è congetturale e contingente. Anche in tal caso ai teologi è però richiesta una volontà di ossequio:

“La volontà di ossequio leale a questo insegnamento del Magistero in materia per sé non irreformabile deve essere la regola. Può tuttavia accadere che il teologo si ponga degli interrogativi concernenti, a secondo dei casi, l’opportunità, la forma o anche il contenuto di un intervento. Il che lo spingerà innanzitutto a verificare accuratamente quale è l’autorevolezza di questi interventi, così come essa risulta dalla natura dei documenti, dall’insistenza nel riproporre una dottrina e dal modo stesso di esprimersi.

In questo ambito degli interventi di ordine prudenziale, è accaduto che dei documenti magisteriali non fossero privi di carenze. I Pastori non hanno sempre colto subito tutti gli aspetti o tutta la complessità di una questione. Ma sarebbe contrario alla verità se, a partire da alcuni determinati casi, si concludesse che il Magistero della Chiesa possa ingannarsi abitualmente nei suoi giudizi prudenziali, o non goda dell’assistenza divina nell’esercizio integrale della sua missione. Di fatto il teologo, che non può esercitare bene la sua disciplina senza una certa competenza storica, è cosciente della decantazione che si opera con il tempo. Ciò non deve essere inteso nel senso di una relativizzazione degli enunciati della fede. Egli sa che alcuni giudizi del Magistero potevano essere giustificati al tempo in cui furono pronunciati, perché le affermazioni prese in considerazione contenevano in modo inestricabile asserzioni vere e altre che non erano sicure. Soltanto il tempo ha permesso di compiere un discernimento e, a seguito di studi approfonditi, di giungere ad un vero progresso dottrinale.”

Come interpretare correttamente la Donum Veritatis? Ebbene colla Lettera Apostolica del  Motu Proprio AD TUENDAM FIDEM di San Giovanni Paolo II del 18 maggio 1998 pubblicata in concomitanza alla Nota Dottrinale Illustrativa del Card. Ratzinger che è importantissima per capire cosa il Magistero dice di Se stesso, il che è la sola interpretazione autorevole al soggetto per i cattolici.

Rispetto al terzo comma che è quello sul quale verte tutto il tentativo intellettuale del Nostro, ecco cosa vi si dice al paragrafo 10:

Tali insegnamenti sono comunque espressione autentica del magistero ordinario del Romano Pontefice o del Collegio dei Vescovi e richiedono, pertanto, l’ossequio religioso della volontà e dell’intelletto.18Sono proposti per raggiungere un’intelligenza più profonda della rivelazione, ovvero per richiamare la conformità di un insegnamento con le verità di fede, oppure infine per mettere in guardia contro concezioni incompatibili con queste stesse verità o contro opinioni pericolose che possono portare all’errore.19

La proposizione contraria a tali dottrine può essere qualificata rispettivamente come erronea oppure, nel caso degli insegnamenti di ordine prudenziale, come temeraria o pericolosa e quindi « tuto doceri non potest ».20″

E qui ben vediamo che questo Terzo Comma ben stabilisce che (1)qualunque espressione autentica del Magistero richiede l’ossequio religioso della volontà e dell’intelletto; (2) questo magistero autentico non fa nessuna referenza diretta alla Pastorale, infatti vi si parla solo di intelligenza più profonda della rivelazione e di conformità con le verità di fede; (3) mette in guardia contro le concezione incompatibili con queste stesse verità o che possono portare all’errore.

Una semplice ispezione del testo, quindi, ci svela il nerbo di cosa significa l’infallibilità del Magistero, che non lo è solo quando dogmatico, definitorio e definitivo, ma semplicemente quando è espressione autentica dello stesso Magistero e, in questo caso la sua infallibilità è circoscritta al fatto che affermare il contrario di quanto insegnato in tale Magistero Autentico è erroneo.

Quindi il Magistero della Chiesa cozza alla grande colle interpretazioni del Prof. Radaelli: (a) la Pastorale non è contemplata in queste definizioni; (b) non c’è da nessuna parte nozione di Magistero “fallibile”; (c) solo nel Caso 4 ci può essere una dottrina alla quale non si deve per forza totale ossequio, ma non perché il Magistero sarebbe “fallibile” ma perché la materia trattata è mutevole e circostanziale (questo aspetto illustra il perché la Pastorale non è infallibile); (d) non si può andare contro il Magistero del Concilio Vaticano II in tutte le materie rilevanti la fede e la morale, in quanto Esso è Magistero Autentico per definizione in quanto validamente convocato, celebrato e rato e, quindi, andandogli contro si sarebbe con sicurezza nell’errore.

Non possiamo più, noi cattolici, in questi tempi drammatici, passare il nostro tempo a minare il Magistero con interpretazioni personali senza essere all’ascolto dello Spirito stesso che si spiega (nei due sensi del termine) nello stesso Magistero: facendo così si opera per il Divisore e non realizziamo la preghiera sacerdotale di N.S. Gesù Cristo.

In Pace



Categories: Attualità cattolica, Ermeneutica della continuità, Filosofia, teologia e apologetica

18 replies

  1. il buonsenso semplice generale, ke non è quello di far passare errore per verità, ma quello di capire i limiti del giusto onesto vero e non volersi precipitare nei compiti altrui, orbene se sei migliore svolgili i compiti altrui e dimostra ke sai fare meglio, non solo a kiakkiere, credo ke in ambienti religiosi di fede quelli ke si impegnano veramente sian multivolenterosi perkè guidati da principi onesti, prima o poi i contorni, quelli ke non han simil specificità scompaiono dietro le falsità ke propugnano, la verità non è nelle parole la si vede + nei fatti nelle azioni concrete di amore armonia con ki li ricerca davvero dopo magari errori di fiducia in immeritevoli, la Kiesa è unica santa cattolica apostolica, certe sette come il prete andato evento famiglia confessore governatore son fatte di adepti soccorsi nelle necessità materiali solo se aderenti la stessa, pieni di soldi ste persone a vertici di piramidi sballate torri di babele ke in effette son solo grande confusione terrena

  2. E’ difficile razionalmente dare torto al Radaelli quando dice che dobbiamo credere a “ciò che sempre , da tutti e in ogni luogo è stato creduto. ”
    Perchè nel nostro tempo le credenze sono estrememente personalistiche vaghe ondivaghe contradditorie. Un Vescovo di Bruxelles vuole dare il matrimonio ai gay. UN teologo tedesco vuol dare la comunione ai divorziati. Un prete italiano è per l’aborto.Ci sono addirittura prelati cattolci che hanno difeso la pedofilia.
    . Le opinioni eccentriche personalistiche ( non usa più dire eretiche) sono all’ordine del giorno oggi nella Chiesa cattolica. quindi mi pare un buon sistema quello di attenersi a quello che nell’ambito della Chiesa cattolica “sempre, da tutti e in ogni luogo è stato creduto”
    Che’ se per esempio, un domani il Papa dicesse che Gesù non è mai esistito ma è un mito come Mitra e Dioniso, io non mi inchinerei pedissequamente a tale opinione personale ma persisterei a credere nel Magistero dei Papa precedenti e di tutta la Chiesa cattolica. E se un papa, un domani , mi dicesse che tutte le religioni sono ugualmente valide non mi inchineri pedissequamente a tale opinione eccentrica personale..
    siccome al giorno di oggi di “opinioni eccentriche personali” ce ne sono tantissime a tutti i livelli mi sembra una buona regola attenersi come dice Radaelli a “ciò che sempre, da tutti e in ogni luogo è stato creduto”.
    La fede cattolica è basata sulla ragione non sulla papolatria.

    • Penso che non hai colto il punto: non è quell’affermazione del CVI che contesto (non me lo sognerei neanche) ma l’interpretazione che ne fa il Radaelli.
      In Pace

      • Perchè ti prroccupa tanto l`interpretazione di Radaelli e non quelle del cardinal Baldiserri per esempio? Anche tu credi, come Don Ariel, che il problema della Chiesa sono i quattro gatti matti tradizionalisti?

        • Veramente Don Ariel dice che il problema della Chiesa è di certi Tradizionalisti come anche di certi Modernisti. Infatti lamenta che contro questi ultimi non si prendono provvedimenti.

        • Blas,
          Francamente non ho accesso alla fonte originale e quindi al testo completo di quel che avrebbe detto il cardinal Baldissieri: quindi non posso commentarlo giudiziosamente.
          La frase riportata da media e blogs di dubbia origina di certo non gli farebbe onore, senonché… a priori… la domanda da porre sarebbe: ci possono essere insegnamenti che sembravano essere di fede e morale per duemila anni ma, in realtà, solo si riferivano ad aspetti contingenti e lo capiamo solo oggi? Ovviamente se parliamo di società e di economia ( ad esempio la bontà della schiavitù) la materia ci appare nel 2015 ovviamente contingente. Ma se parliamo di matrimonio non credo che si possa invocare contingenza e congettura: confidiamo nel Magistero della Chiesa con fiducia aldilà delle opinioni poco cattoliche di certi “principi” della Chiesa al servizio delle loro ideologie invece di essere al servizio dei credenti in Cristo.
          E comunque, a ben guardare, sia Radaelli che Baldissieri (se vero quel che si riporta) sembrerebbero quasi fare lo stesso errore….
          In Pace

          • Ma tu e Don Ariel vi occupate di Radaelli non di Baldiserri, é mi pare che l´errore di un cadinale sia piú preoccupante di quello di un “pazzo tradizionalista”, per non parlare di certe frasi di un Papa.

            • Sarà, ma Radaelli dice cose e pone questionamenti intelligenti che van la pena di essere controbattute da cattolico a cattolico.
              Le affermazioni del Cardinale Baldissieri, SE fedelmente riportate, il che resta tutto da dimostrare, non sarebbero intelligenti e sarebbero dell’ordine della pura eresia: Gesù non è venuto proporci un paradigma cangiante ma Si è proposto come la Verità.
              Ma non trovo interessante accusare qualcuno di eresia apoditticamente: mi interessa di più la disputa basata sulle idee e interpretazioni che mi obbliga ad approfondire e avanzare nel ragionamento e la conoscenza nelle materie a me care.
              Sono sicuro che troverai altri blogs dove si divertiranno a prendere Baldissieri come punching-ball.
              😉
              In Pace

  3. Dato che il topic su Francesco è saturo metto qui due articoli di Zenit.
    Alla fin fine c’entrano un pochino anche con questo thread.

    http://www.zenit.org/it/articles/pugni-conigli-e-code-di-paglia

    http://www.zenit.org/it/articles/i-prestigiatori-di-papa-francesco

  4. d’è una cultura di protervia ke è massima, i carri atrrezzi per certe menti non esistono, son baluardi di vera fede secondo se’ stessi, ne conosco in diretta purtroppo…………ke han girato kiese e cmq han lasciato chances economike ………….

  5. c’è – attrezzi

  6. In effetti la distinzione infallibile/fallibile sembra fin troppo dicotomica, per quanto occorra tener presente a chi il prof. Radaelli si sta rivolgendo (penso ad una persona, rispettabilissima, ma sicuramente di “posizione ecclesiale” ben diversa da quella di Simon!).
    Detto questo, ammettere che esista un livello di “magistero ecclesiale” che possa essere fattualmente esposto ad errore (una sorta di – per intendersi – Caso 5, tutto da dimostrare) non mi pare bestemmia o infedeltà.
    Tutt’altro. Oggi si registra, ben più che in passato, l’infallibilizzazione di ciò che neppure il primo concilio Vaticano ha considerato infallibile.
    L’ “infallibilità”, come ben emerge dall’articolo di Simon, è prerogativa del ruolo prima che del soggetto, è un dono dall’alto prima che un merito proprio ed è infine più uno stare – per grazia specialissima – saldi e confermare nella fede e nella dottrina, ben prima che non sbagliare, tanto più nell’opinabile.
    I problemi vengono allora da chi infallibilizza cose umane e fallibili, mentre invece pretende di rivedere, correggere o contraddire questo o quell’elemento del depositum fidei, alla cui custodia è tenuto ogni battezzato ma in primo luogo la gerarchia.
    Così Kung, Boff, Mancuso e tanti altri facenti parte dello star system mediatico e accademico (compresi media e accademie, associazioni “cattoliche ufficiali”).

    • Condivido il tuo intervento senonché non vedo bene come immaginare un Caso 5 per il Magistero per via della Parola di Gesù “Chi ascolta voi, ascolta Me… “: il caso 4 mi sembra essere il massimo verso il quale si possa andare e cioè la natura della materia trattata in quanto circostanziale. Un caso 5 direi che sia il caso dove, appunto, non si esprime più il Magistero in quanto tale, ma siamo nelle opinioni e le dottrine teologiche, morali e altre, cioè Magistero non autenticato.
      In Pace

      • E probabilmente a quello si riferiva il Papa Emerito nel suo discorso alla Pontificia Commissione Biblica.
        “Come dobbiamo valutare, oggi, i primi cinquant’anni della Commissione Biblica? Tutto fu soltanto, per così dire, un tragico condizionamento della libertà della teologia, un insieme di errori dai quali ci dovevamo liberare nei secondi cinquant’anni della Commissione, o non dobbiamo invece considerare questo difficile processo in modo più articolato? Che le cose non siano così semplici, come sembrò nei primi entusiasmi all’inizio del Concilio, risulta forse già da quanto abbiamo appena detto. Rimane vero che il Magistero, con le decisioni citate, ha allargato troppo l’ambito delle certezze che la fede può garantire; per questo resta vero che è stata con ciò diminuita la credibilità del Magistero e ristretto in modo eccessivo lo spazio necessario alle ricerche e agli interrogativi esegetici. Ma resta altresì vero che, per quanto concerne l’interpretazione della Scrittura, la fede ha da dire una sua parola e che quindi anche i pastori sono chiamati a correggere quando si perde di vista la particolare natura di questo libro e una oggettività, che è pura solo in apparenza, fa sparire quel che la Sacra Scrittura ha di suo proprio e di specifico. È stata dunque indispensabile una faticosa ricerca, perché la Bibbia avesse la sua giusta ermeneutica e l’esegesi storico-critica il suo giusto posto.”
        Da leggere!
        Ratzinger, Joseph. Il rapporto fra Magistero della Chiesa ed Esegesi, 2003, Pontificia Commissione Biblica, 10 maggio 2003

    • Il problema non è semplice quando si vuole giudicare di un insegnamento Magistrale se Esso è del Terzo Comma o del Caso 4: infatti il Magistero è Esso stesso sempre infallibile nel senso dato dalla Ad Tuendam Fidem ed annessi e la “sola” differenza è la materia trattata cioè se essa è (Caso 4), oppure no (Terzo Comma), congetturale e contingente.

      L’aspetto congetturale è difficile da diramare dalla dimensione profetica del Magistero Ecclesiale e l’aspetto contingente è difficile da individuare se non su tempi lunghi: come primo esempio possiamo citare Humanae Vitae la quale fa affermazioni che potevano, quando fu pubblicata, apparire come congetturali mentre invece quasi 50 anni dopo vediamo che erano profetiche; come secondo esempio possiamo citare l’insegnamento della condanna del prestito con interessi ormai ridotto alla condanna all’usura, in questo caso per millenni quest’insegnamento sembrava dottrina assoluta ma coi secoli ci si rende conto che era dottrina su materia contingente.

      Le dimensioni congetturali e contingentali non sono sempre chiare neanche a chi insegna su soggetti di fede e di morale che li riguardano: il che è normale specialmente per la dimensione contingente in quanto, vivendoci dentro, è difficile oggettivarla.

      Questa è la ragione per la quale nei due documenti da me citati nel post si sottolinea che il grado di ossequio che si deve dare ad un Magistero dipende non solo dalla forma con la quale è stato emesso ma anche dalla frequenza colla quale è stato ripetuto, su quale durata di tempo e a quale livello di docenza: spesso solo con il senno del poi si può davvero distinguere congettura da profezia, insegnamento stabile da insegnamento contingente.

      Nella pratica però, quando si è nell’incertezza di trovarsi tra un insegnamento del Terzo Comma e quello del Caso 4 è un atteggiamento prudenziale quello di sottomettersi con il dovuto ossequio della mente e della volontà a quel che il Magistero insegna interpretandolo con la miglior possibile intelligenza nel senso desiderato da chi ha il munus docendi e regendi.

      Nel caso del S.S. Concilio Vaticano II comunque, i dubbi non ci sono, in quanto, per definizione, tutti gli insegnamenti riguardanti la fede e la morale sono, come minimo, infallibili secondo il Terzo Comma: quanto agli altri oggetti sono sottomessi a queste considerazioni ed ermeneutiche descritte nei due documenti già citati.
      In Pace

  7. scusa Simon, posso dirti diretta, spesso mi appari nelle tracce tradi di certi commentanti molto presuntuosi e protervi, io sto col Papa sempre, non vivo nella bambagia, e certo lo fai per condurli all’ovile quelle pecore così simil colte ma molte scarse di humilitas mio avviso……………….non sono comunsta, cerco la verità …e cmq non so capire ki sei scusa po’ di curiosità, sacerdote o altro ………………e mi scuso della mia sincerità magari po’ offensiva per certuni superiors…….ciao tutti

  8. @ Minstrel (+ Simon + Trinity)
    Resta la sensazione che troppi esegeti credano più al Metodo (storico-critico) che al Protagonista.

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