Evoluzione e Aristotelismo Tomista

Rappresentazione di Simmetria (E8)

Rappresentazione di Simmetria (E8)

Ne avevamo già parlato un anno fa in una serie intitolata “Creazione ed Evoluzione: alla Ricerca del Paradiso Perduto” (I, II, III, IV, Appendice) : il darwinismo ed il neo darwinismo non sono discorsi scientifici , ma semplici aporie dialettiche, per giunta cozzanti in modo stridente contro la logica del mondo fisico; il creazionismo, nel senso del discorso religioso fondamentalista, non ha l’ipocrisia intellettuale del (neo-) darwinismo, ma ha l’ingenuità di voler sostituirsi al discorso scientifico in quanto tale; i cultori dell’Intelligent Design, tentano di trovare un’interpretazione dell’evoluzione compatibile con una nozione di Dio creatore, ma al costo di ridurre lo stesso Dio che vogliono “salvaguardare” a quello di un idolo ingegneristico, un ciclope indaffarato nella sua fucina a produrre esseri sempre più complessi. Il solo approccio filosoficamente e scientificamente sensato che, personalmente, conosco è quello offerto dall’approccio più che bimillenario dell’Aristotelismo compendiato da un Tomismo ben capito: ho scelto oggi, per nutrire le riflessioni di fine d’anno dei nostri cari utenti, di ritornare brevemente sul soggetto.

Il Fatto Nuovo

Un po’ meno di un anno fatto fa, a livello dei mass-media fu pubblicato su Quanta Magazine un roboante articolo intitolato New Physics Theory of Life che discuteva e spiegava, alquanto bene tenendo conto del suo aspetto divulgativo, un articolo importante del Prof Jeremy England apparso in agosto del 2013 nel THE JOURNAL OF CHEMICAL PHYSICS e intitolato Statistical physics of self-replication. Il punto centrale messo in evidenza è che è possibile dedurre sistemi fisici auto-replicanti lontani dall’equilibrio termodinamico quando sottomessi ad un campo di forze esterno, ad esempio elettrochimico, nel quadro della costrizione che ogni sistema fisico ha e cioè quello di aumentare il tasso di entropia dell’ambiente circostante: l’auto-replicazione è allora vista come il mezzo più economico per dissipare energia, visto che, se una struttura dissipa bene, allora non c’è niente che impedisca a che sia replicata il più sovente possibile per dissipare energia in quantità ancora maggiori.

Ad onor del vero, non capisco bene perché si sia aspettato il 2013 per questo tipo di pubblicazione divulgativa, quando, ad esempio, c’era fin dal 2007 un bellissimo articolo del Prof Arto Annila e di Vikek Sharma pubblicato su Biophysical Chemistry  intitolato Natural Process-Natural Selection , ma questi sono i misteri dei meccanismi marketing propri all’ambiente scientifico. In quell’articolo è mostrato limpidamente, riscrivendo il secondo principio di termodinamica sotto forma di equazione di moto, come si possa concepire l’evoluzione della vita da strutture più semplici a più complesse in quanto strutture dissipative il cui tasso di dissipazione definisce se ci si trova di fronte a processi vitali proliferativi, differenziativi, adattativi e maturativi e comunque, sempre aumentando l’entropia ambientale e ciò sempre più rapidamente a causa, appunto, delle nuove strutture che si mettono a posto in un sistema termodinamico fuori dall’equilibrio.

Problematiche

(A) Vien da sorridere vedendo i soliti ateisti darwinisti, come loro solito intellettualmente inconseguenti, rallegrarsi di queste ipotesi: non si rendono conto che queste teorie si basano sull’opposto delle ipotesi (neo-) darwiniste e cioè, per l’appunto, la non esistenza del “caso” nel processo di evoluzione e di selezione naturale, ma, perfettamente al contrario, l’esistenza di una legge universale sottostante ben definita che non solo “permette” ma “causa” l’emergenza del fenomeno vitale. Se i sistemi termodinamici considerati possono essere, approssimativamente, considerati “chiusi” si vedono comportamenti che valorizzano la legge del più forte e del più grosso mentre in sistemi “aperti” i comportamenti migliori saranno quelli conducenti a strutture partecipative e simbiotiche complesse.

Bisogna anche rendersi conto di una nozione che il fisico e l’informatico ben conosce e cioè che qualunque struttura esprime una diminuzione di entropia e che ciò rappresenta una densità di informazione più alta che in assenza di struttura, ma che questa struttura non esce fuori dal nulla, dal “caso”, ma è preesistente già nelle forze del campo nel quale è sottomessa tale struttura. Nel caso del Prof England è il campo elettro-chimico dell’ambiente considerato che fa sì che le strutture auto-riproduttive sono causate, analogamente alle molecole di carbonio che si strutturano sotto forme gerarchiche nei diamanti grazie alle pressioni e alle temperature immani del sottosuolo terrestre o al cristallo di neve che si forma quando si estrae energia termica provocando le molecole d’acqua a ricercare quella configurazione ottimale propria al campo elettrochimico che le lega fra di loro al suo minimo ma assicurandone la massima produzione di entropia, di energia consumata, nel suo ambiente.

Non c’è spazio per il caso: è proprio il mondo reale e fisico che è costitutivamente propenso a generare strutture complesse e anche auto-replicanti in tal modo da accelerare la produzione di entropia: tutto quel che concorre alla fine la più rapida dell’universo è buon da prendersi. E queste strutture complesse, queste simmetrie che regolarmente riemergono, sono già insite nella struttura stessa dell’universo, il suo tessuto esistenziale e ne definiscono completamente la natura e l’essenza.

Exit quindi il (neo-) darwinismo con questo tipo di teoria fisica applicata al mondo biotico: è la natura stessa dell’universo che permette e causa l’apparire della vita quando le condizioni locali lo permettono. Resta da capire, cosa significa un universo che ha questa natura: domanda eminentemente filosofica.

(B) Quanto a coloro che si appigliano alla teoria dell’Intelligent Design (I.D:) non è che siano messi molto meglio dei (neo-) darwinisti. Per cominciare la teoria dell’I.D., come il darwinismo, non sono teorie scientifiche e non sono falsificabili: sono ambo aporie. L’I.D. è in voga principalmente presso gli ambienti fideisti americani ma non fondamentalisti che cercano di comporre, ingenuamente, la nozione di un Dio creatore colle evidenze scientifiche attuali di evoluzione/cambiamento delle specie lungo gli evi della storia della Terra. Potrebbe essere tentante per il cristiano che non ha più l’educazione filosofica o catecheta media dovuta all’incultura societale nella quale si trova: l’I.D. ha una concezione di Dio antropomorfa, cioè Dio avrebbe una relazione con il Creato assolutamente analoga a quella che avrebbe lo scultore di Aristotele rispetto alla statua. In Dio ci sarebbe quindi un’idea, causa finale, l‘intelligent design per l’appunto, che è messo in opera nell’universo ad ogni tappa della sua storia come uno scultore crea la statua con successivi colpetti di cesello: Dio qui è concepito in modo meccanicista, è un “dio” molto illuminista, un orologiaio infinito ma pur sempre un orologiaio. Ovviamente le ipotesi di England e di Annila sono per codesti un po’ disturbanti, in quanto il salto tra mondo inanimato e animato è tradizionalmente definito dalla cesura tra non e auto-replicantesi, (capace di moto proprio), e questi articoli mostrano che è concettualmente possibile costruire un sistema fisico che diventa auto-replicante se sottomesso ad un campo ad hoc per permettere un’ulteriore accrescimento della rapidità di produzione di entropia e questo senza l’assoluta necessità di un “intervento” divino diretto. Ovviamente potranno sempre affermare che il loro Dio ingegnere “guida” la presenza di questo campo e l’apparizione susseguente di fenomeni vitali, ma non riusciranno mai a spiegare la contraddizione del perché Dio ha creato un universo che distrugge l’informazione in quanto tale, cioè un universo di violenza e di morte, visto che lo accompagna, anzi lo costruisce, tappa dopo tappa.

Per noi, aristotelici-tomisti, l’antropomorfismo di questo Dio architetto è troppo marcato: sa troppo di un’idea umana estrapolata a concezioni pagane e illuministe della divinità. Dio non crea come un architetto: Dio crea dando esistenza ad un’essenza, non assegnando un’essenza ad un’esistenza. Dio crea la molecola d’acqua assegnando all’essenza “molecola d’acqua” l’esistenza specifica di due atomi di idrogeno e di un atomo di ossigeno concomitanti in un campo elettrochimico: Dio non costruisce la molecola d’acqua per poi dargli un’essenza. Costruire qualcosa per poi dargli un’essenza, questo lo fa l’uomo. Il Dio creatore è un Dio che da esistenza all’essenza stessa del Creato e, in particolare, dell’Universo che quindi ha nella sua natura la potenzialità stessa (eppoi la realtà, come constatiamo) della vita in quanto fenomeno naturale: niente in comune con il Dio antropomorfico dell’I.D.

(C) Certo, anche rispetto alla tradizione strettamente tomista queste ipotesi di Annila e England possono sembrare sconcertanti ad un primo sguardo superficiale: per l’aristotelico vi è una differenza di natura tra gli esseri inanimati e quelli animati che risiede nella capacità di questi ultimi di essere dotati di un moto proprio. Questa categorizzazione benché utile a scopi di catalogazione generica degli esseri non è però precisa; infatti già nel mondo tradizionalmente considerato inanimato abbiamo strutture auto-replicanti assai complesse come quelle relative alla formazione di cristalli, oppure fenomeni di supra-conduttività dove le simmetrie sottostanti appaiono in determinate condizioni fisiche. Forse è venuto il momento di far evolvere le definizioni di vita biologica rispetto all’inanimato e introdurre nozioni che più esplicitamente stabiliscono un legame colla tipologia di produzione di entropia specifica alla vita biologica, tipo “la vita è un fenomeno naturale di emergenza di simmetrie auto-riproduttive risultanti dai campi elettrochimici ambientali per l’ottimizzazione locale dell’accelerazione di produzione di entropia”.

Più profondamente ben sappiamo però che non è un problema di principio per l’aristotelico tomista l’ammettere l’emergenza della vita dall’inanimato, ma a condizione che ci siano cause esterne all’inanimato (all’epoca il problema era la generazione che si credeva spontanea di alcuni parassiti, causata secondo la scienza dell’epoca dalle forze cosmiche operanti nelle sfere superiori): il modello del prof England esprime esattamente questo concetto, mutatis mutandis, il campo esterno agente essendo quello elettrochimico. Ma non c’è bisogno di un intervento divino esplicito e ad hoc di tipo I.D.  affinché ciò avvenga.

Filosoficamente , e per riassumere, ben vediamo che l’ermeneutica dell’evoluzione aristotelico-tomista è perfettamente compatibile con queste nuove ipotesi scientifiche: anzi, l’una si può appoggiare, a livelli epistemici differenti ovviamente, sull’altra.

Il Fenomeno Umano

Quid dell’essere umano? In un post precedente, traduzione del nostro caro Minstrel di un articolo di Edward Feser , intitolato “Progressiva dematerializzazione” è stato messo in evidenza a partire da una riflessione sui qualia quanto lo spirito umano, in quanto concettualizzante, non possa essere materiale: ricordiamo che qui utilizziamo la nozione di materialità in senso filosofico, e cioè di potenzialità, la materia prima essendo potenza pura, le materie seconde essendo potenza meno pura cioè possedenti già qualche aspetto formale, e un concetto essendo pura forma non avente quindi nessuna materialità (un concetto di triangolo non ha la potenzialità di diventare ancora più triangolare…). L’universo essendo una realtà composta di tanti elementi e qualcosa di puramente formale come lo spirito umano capace di concepire e di concepirsi non potendo essere che un ente non composto, allora se ne deduce che lo spirito non può essere composto di elementi nell’universo: chiaramente se Dio crea l’universo, dando esistenza alla sua essenza, che è quella di una realtà composta, la creazione dell’uomo è, nell’ordine ontologico, non dipendente dalla creazione dell’universo anche se ne è subordinata nella sua realizzazione: cioè l’universo, colle leggi che ne fanno quel che è, è condizione necessaria ma non sufficiente all’apparire del fenomeno umano. Non c’è verso che una realtà materiale sia perfettamente dematerializzata: che una realtà materiale diventi un concetto, una pura forma. Qui ci vuole l’intervento di chi è pura forma per dare forma a chi non è forma, e la natura di questo essere che è pura forma deve coincidere con l’atto di creare forme pure: ci vuole quel che definiamo Dio Creatore.

Vale la pena, a questo punto,  che anche i nostri utenti si vadano leggere l’interessante articolo del Prof Feser intitolato “Knowing Ape from Adam”: vi vedranno esposta una problematica, a nostro parere, ingenua rispetto al potenziale che offre la filosofia aristotelico-tomista, quella dello scenario Flynn-Kemp. In poche parole, il problema che si pongono è il seguente: se l’evoluzione è giunta fino all’organismo materiale vivente il più asintoticamente possibile vicino all’umano e Dio in seguito infuse un’anima in una prima coppia, questa proliferando ed eventualmente riproducendosi con gli esseri asintoticamente più simili già presenti avrebbero dato nascita alla specie umana quale la conosciamo oggi e sottoposta al peccato originale.  Personalmente non sopporto queste rappresentazioni infantili che non spiegano un bel niente e non rendono conto della singolarità umana che è, appunto, nel non essere materiale: il peccato originale si situa in questa singolarità non nell’estensione spazio-temporale che invece solamente ne è il ricettacolo, esattamente come la Risurrezione di Gesù si situa nella singolarità dell’uomo Gesù anche se tutta la Creazione ne è il ricettacolo.

Per chiudere riprendo il finale di un mio precedente commento:

Adamo è sceso in una popolazione umana temporalmente già esistente e avente in lui il suo prototipo mentre Cristo è salito in quanto primogenito dal mezzo di una popolazione che sarà ancora esistente dopo. Così come siamo tutti già salvati in Cristo così siamo tutti generati in Adamo.

Dio ci crea qui ed adesso, hic et nunc, e ci crea attraverso il Suo Paradiso Terrestre, aldiquà della disobbedienza del Serpente, aldiquà di quella di Adamo, malgrado l’universo che hanno attuato, aldilà della Morte e della Resurrezione di Suo Figlio, nel Suo Corpo Risorto.”

Buone feste.

In Pace



Categories: Cortile dei Gentili, Filosofia, teologia e apologetica

8 replies

  1. arrivo ora, continuazione buone feste a tutti ciao

  2. Ogni volta che si parla di evoluzione io copio-incollo questa :

    “Dio ha creato il mondo non già bell’e pronto, con tutto già fissato, ma ha fatto una cosa incredibile: Dio ha creato il mondo dotandolo di un futuro, perché alle creature sia permesso di essere se stesse e di fare se stesse.

    Questa è la maniera teologica di pensare al mondo che si evolve.”

    Charles Kingsley (1819-1875)

    Cosa ne dite?

    Buone Feste.

    • Capisco quel che tu e Kingsley intendete: solo che il mondo, oggettivamente, non evolve ma involve; il mondo non ricerca la propria perfezione ma il proprio annichilimento. Il mondo non è buono e non può diventarlo per sua propria iniziativa e natura.
      Il futuro, per parafrasare, è, forse, solo il tempo che gli manca, suo malgrado, per essere se stesso non quale è ma quale avrebbe dovuto essere e, per grazia di Dio, meglio ancora.
      In Pace

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