Humanae Vitae: ermeneutica della riforma o della rottura?

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Una vera famiglia

Il caro Dottor Tornielli ha pubblicato ieri sul suo blog dei Sacri Palazzi un breve commento sullo sviluppo dottrinale del Magistero in materia di sessualità coniugale e conclude affermando “Uno sviluppo dottrinale c’è stato in questa come in altre materie, con buona pace di coloro che affermano che tutto è sempre rimasto uguale.”

Figuriamoci se è possibile analizzare questo sviluppo dottrinale nel quadro di un blog, però vorrei lo stesso prendere l’occasione di questa ultima frase del Nostro per spingere più avanti una riflessione che mandiamo avanti regolarmente con questo blog: l’ermeneutica della riforma nella continuità.

Cosa vuol dire “ con buona pace di coloro che affermano che tutto è sempre rimasto uguale.” ? Sembrerebbe, leggendo quest’affermazione che la dottrina della Chiesa sia cambiata lungo il tempo, nel senso che non dica più dopo quello che ha detto prima e leggendo l’articoletto sul blog tutto sembra promuovere quest’interpretazione nel modo in cui i fatti sono presentati: (tappa 1) nel 1880 la Penitenzieria ammetteva che l’astensione temporanea degli atti sessuali potesse essere suggerito in confessionale come metodo al fine di evitare di barare nell’atto coniugale; (tappa 2) Pio XI nel 1936 era contrario alla divulgazione del metodo Ogino-Knaus da parte della Chiesa per evitare che “negli ambienti cattolici si faccia strada la concezione materialistica della vita”; (tappa 3) nel 1951 il Venerabile Pio XII afferma che l’osservanza dei tempi infecondi può essere lecita sotto l’aspetto morale“.

In realtà, esattamente come è successo coll’insegnamento della Chiesa in materia di libertà religiosa (discusso sul blog qui e qui), quel che è avvenuto è un approfondimento della dottrina che evolve sì ma sempre restando fedele a quel che si è sempre detto: evoluzione di approfondimento per generalizzazione con l’obbiettivo di includere nuovi casi particolari.

Per la Chiesa il l’atto sessuale in quanto tale non può essere separato dalla sua funzione procreatrice: l’amore nella coppia, a immagine dell’Amore nella Santa Trinità di cui è all’immagine, non può non essere sorgente, almeno potenziale di vita. Questo insegnamento, che forma l’essenza stessa di cosa sia il matrimonio, ma anche la Trinità, il Dono di Cristo alla Chiesa lo Spirito Santo, la Croce e la Resurrezione, la Chiesa stessa non è mai “cambiato”. Nelle tre tappe descritte dal Nostro vediamo che questo principio è sempre salvaguardato: astenersi è non compiere compiere l’atto sessuale nel 1880, come nel 1951 e, vedremo, in Humanae Vitae nel 1968; la ragione per la quale Pio XI  è contrario alla divulgazione da parte della Chiesa dell’allora novello metodo Ogino-Knaus non è sulla valutazione morale del metodo ma sul fatto, indiretto ma quanto profeticamente verificato dagli anni cinquanta e soprattutto sessanta in poi, che una cattiva comprensione della finalità del metodo dia luogo ad una “concezione materialistica della vita”. Questa nozione di “concezione materialistica della vita” nel quadro del controllo delle nascite è oggi linguisticamente precisata colla nozione di “spirito contraccettivo” ancora oggi non ammissibile moralmente e cioè il non voler bambini ad ogni costo contro, quindi, quel che costituisce l’essenza stessa degli atti riservati ai coniugi.

Quando il Venerabile Pio XII nel suo discorso alle ostetriche afferma che l’osservanza dei tempi infecondi può essere lecita sotto l’aspetto morale  non si oppone per niente all’insegnamento pratico della fine del XIX secolo o alle affermazioni di Pio XI ma lo approfondisce e va più lontano: questo “può” infatti lascia chiusa il caso dove l’astinenza sessuale è dovuta ad una “concezione materialistica della vita” (cioè compiuto con “spirito contraccettivo”) e altri potenziali casi non specificati e la apre, come già nel 1880 agli altri.

Ma come sempre, i problemi possono solo risolversi con il progresso della Dottrina verso l’alto.

Due avvenimenti concomitanti apparsero all’inizio degli anni ’60: l’invenzione della pillola contraccettiva negli Stati Uniti e la Gaudium et Spes nella Chiesa. Quest’invenzione ha reso possibile la sconnessione tra l’atto sessuale e l’atto di procreazione, spostandone l’onere della responsabilità dall’uomo alla donna al fine di meglio permettere un futuro massimo sfruttamento economico di quest’ultima che l’uso altamente insicuro del condom non permetteva e realizzando pienamente quello “spirito contraccettivo” che lo stesso condom non realizzava pienamente. Otto anni più tardi, Gaudium et Spes, Dono dello Spirito Santo alla Sua Chiesa, assieme agli insegnamenti pontificali precedenti ha condotto il Beato Paolo VI a pubblicare Humanae Vitae, altro Dono per la Chiesa universale e per l’umanità.

Humanae Vitae precisa cosa significano per la Chiesa i “può” del Venerabile Pio XII:

(1) Inizia ricordando la Dottrina usuale e approfondendola “verso l’alto”:

Per mezzo della reciproca donazione personale, loro propria ed esclusiva, gli sposi tendono alla comunione delle loro persone, con la quale si perfezionano a vicenda, per collaborare con Dio alla generazione e alla educazione di nuove vite. Per i battezzati, poi, il matrimonio riveste la dignità di segno sacramentale della grazia, in quanto rappresenta l’unione di Cristo e della chiesa.”

[L’amore coniugale]È prima di tutto amore pienamente umano, vale a dire sensibile e spirituale. Non è quindi semplice trasporto di istinto e di sentimento, ma anche e principalmente è atto della volontà libera, destinato non solo a mantenersi, ma anche ad accrescersi mediante le gioie e i dolori della vita quotidiana; così che gli sposi diventino un cuor solo e un’anima sola, e raggiungano insieme la loro perfezione umana.”

“È infine amore fecondo, che non si esaurisce tutto nella comunione dei coniugi, ma è destinato a continuarsi, suscitando nuove vite. “Il matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati per loro natura alla procreazione ed educazione della prole. I figli infatti sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono moltissimo al bene degli stessi genitori””

“Nel compito di trasmettere la vita, essi non sono quindi liberi di procedere a proprio arbitrio, come se potessero determinare in modo del tutto autonomo le vie oneste da seguire, ma, al contrario, devono conformare il loro agire all’intenzione creatrice di Dio, espressa nella stessa natura del matrimonio e dei suoi atti, e manifestata dall’insegnamento costante della chiesa.”

Questi atti, con i quali gli sposi si uniscono in casta intimità e per mezzo dei quali si trasmette la vita umana, sono, come ha ricordato il recente concilio, “onesti e degni”, e non cessano di essere legittimi se, per cause mai dipendenti dalla volontà dei coniugi, sono previsti infecondi, perché rimangono ordinati ad esprimere e consolidare la loro unione. Infatti, come l’esperienza attesta, non da ogni incontro coniugale segue una nuova vita. Dio ha sapientemente disposto leggi e ritmi naturali di fecondità che già di per sé distanziano il susseguirsi delle nascite. Ma, richiamando gli uomini all’osservanza delle norme della legge naturale, interpretata dalla sua costante dottrina, la chiesa insegna che qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita.

” Salvaguardando ambedue questi aspetti essenziali, unitivo e procreativo, l’atto coniugale conserva integralmente il senso di mutuo e vero amore ed il suo ordinamento all’altissima vocazione dell’uomo alla paternità”

(2) I non “può”:

“Altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione. Né, a giustificazione degli atti coniugali resi intenzionalmente infecondi, si possono invocare, come valide ragioni: che bisogna scegliere quel male che sembri meno grave o il fatto che tali atti costituirebbero un tutto con gli atti fecondi che furono posti o poi seguiranno, e quindi ne condividerebbero l’unica e identica bontà morale.”

(3) I “può”:

“La chiesa è la prima a elogiare e a raccomandare l’intervento dell’intelligenza in un’opera che così da vicino associa la creatura ragionevole al suo creatore, ma afferma che ciò si deve fare nel rispetto dell’ordine da Dio stabilito. Se dunque per distanziare le nascite esistono seri motivi, derivanti dalle condizioni fisiche o psicologiche dei coniugi, o da circostanze esteriori, la chiesa insegna essere allora lecito tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l’uso del matrimonio nei soli periodi infecondi e così regolare la natalità senza offendere minimamente i principi morali che abbiamo ora ricordato. La chiesa è coerente con se stessa, sia quando ritiene lecito il ricorso ai periodi infecondi, sia quando condanna come sempre illecito l’uso dei mezzi direttamente contrari alla fecondazione, anche se ispirato da ragioni che possano apparire oneste e gravi. Infatti, i due casi differiscono completamente tra di loro: nel primo caso i coniugi usufruiscono legittimamente di una disposizione naturale; nell’altro caso essi impediscono lo svolgimento dei processi naturali. È vero che, nell’uno e nell’altro caso, i coniugi concordano con mutuo e certo consenso di evitare la prole per ragioni plausibili, cercando la sicurezza che essa non verrà; ma è altresì vero che soltanto nel primo caso essi sanno rinunciare all’uso del matrimonio nei periodi fecondi quando, per giusti motivi, la procreazione non è desiderabile, usandone, poi, nei periodi agenesiaci a manifestazione di affetto e a salvaguardia della mutua fedeltà. Così facendo essi danno prova di amore veramente e integralmente onesto.”

Come vediamo, contrariamente all’impressione che l’articolo di Tornielli può lasciare ad una sua superficiale lettura, vediamo perfettamente riassunti, ma stavolta inquadrati in una Dottrina sviluppatasi verso l’alto, tutti gli insegnamenti della Dottrina costante della Chiesa in questa materia, seppure riformandola.

Per chiudere, vorrei rapidamente glossare sul termine di “liceità” usato dai vari papi qui sopra citati: se è lecito non è peccato, ma la domanda è sapere se è davvero santificante. La Chiesa deve proporre un cammino di santificazione, dove la coppia diventa cristiforme: la generosità in questo campo è richiesta loro lontana da ogni tentazione di “concezione materialistica della vita” e, quindi, di “spirito contraccettivo”. E questo lo sottolinea ancora una volta il Beato Papa nella sua enciclica:

“Gli sposi cristiani, dunque, docili alla sua voce, ricordino che la loro vocazione cristiana iniziata col battesimo si è ulteriormente specificata e rafforzata col sacramento del matrimonio. Per esso i coniugi sono corroborati e quasi consacrati per l’adempimento fedele dei propri doveri, per l’attuazione della propria vocazione fino alla perfezione e per una testimonianza cristiana loro propria di fronte mondo. Ad essi il Signore affida il compito di rendere visibile agli uomini la santità “e la soavità della legge che unisce l’amore vicendevole degli sposi con la loro cooperazione all’amore di Dio autore della vita umana

Ed infatti, le coppie cristiane impegnate a vivere quest’appello speciale alla santità dei laici sono state generose per quanto concerne la vita in questi ultimi decenni malgrado la pressione ideologica neo-maltusiana ambiente e gli egoismi proposti dalla società di consumo: basta guardare, per esempio, le famiglie dei laici vicini all’Opus Dei, al RnS, ai Neocatecumenali, al Regnum Christi, a C.L e alle realtà religiose vigorose che sono presenti dappertutto.

In Pace



Categories: Ermeneutica della continuità, Sinodi della famiglia

52 replies

  1. Grande.
    Ed è proprio da una riflessione come questa che mi appare imprescindibile il cammino verso una presa di coscienza “nuova” e antica allo stesso tempo: il matrimonio come vocazione verso la santità personale, pari alla vocazione sacerdotale, vocazione di cammino verso la salvezza data dalla grazia santificante.
    Con buona pace di quelli che diranno “però San Paolo parlava di matrimonio come eventuale scelta in caso non si resista e e e e”
    Ebbasta! 😀

  2. OT: domani nuovo articolo della fidata Trinity su Benigni. A bocce ferme, “che è mmeglio”! 🙂

  3. Onestamente: con tutto il male che c’è nel mondo lasciateci fare l’amore con le nostri mogli/compagne quanto/come ci pare senza procreare manciate di figli… per il bene nostro e dell’umanità (sovrappopolazione)

    Liberi di proseguire nel conservatorismo, ma temo per voi sia antistorico, come opporsi alla globalizzazione o alla telefonia senza fili 🙂

    • Felice che tu ci segua Sam!
      Ti consiglio, per una riflessione importante e di un certo peso circa il presunto problema della “sovrapopolazione”, la serie tv inglese (e questo significa molto visto i loro dati sugli aborti!) Utopia.
      Fidati, è perfettamente lucida e non prende alcuna posizione. Per questo è potentissima.
      Al riguardo infatti vorrei scrivere qualcosa appena ho due minuti.
      Per ora accetta se ti va i miei migliori auguri per un buon Natale e buon anno a te e a tutti i tuoi cari.
      Insomma, buone feste, d’accordo? Well. 🙂

  4. Ciao Sam,
    non mi pare che Simon stia proponendo un disegno di legge atto alla proibizione della vendita di preservativi e pillole contraccettive e-o l’organizzazione di gruppi armati che ti impongono la scelta’ muori o procrea’. Ha spiegato, a mio avviso egregiamente, i motivi per cui la Chiesa e’ contro la contraccezione; perche’ , in parole povere, e’ sub obtimal; il sesso a scopo procreativo e unitivo e’ il sesso ‘come dovrebbe essere. E’ un po il discorso sui basic goods che facemmo l’altra volta; siam d’accordo che la procreazione e’ un bene? allora tutto cio’ che le va contro e’ un male, o in termini tecnici ‘un atto disordinato’.

    Che poi senza scomodare la dottrina e le dotte discussioni filosofiche, che il sesso senza preservativo sia meglio di quello con lo puoi verificare pure empiricamente (ovviamente qui la Chiesa parla solo di rapporti tra persone sposate e in unioni monogamiche , gli unici leciti; quindi evitiamo la menata ‘L’africa sta impestata di AIDS grazie alla Chiesa”; se sei gay o non sposato o fornicatore seriale, non e’ che pecchi meno o di piu’ usando il preservativo o non usandolo)
    Ciao

    • Ciao Claudio, ci mancherebbe che stesse proponendo una legge 🙂
      Non mi sto riferendo all’AIDS e ai preservativi.

      Mi spiace che continuiate a perpetrare questa antica posizione contro il sesso a scopo non solo procreativo. Anche l’astinenza e la castità vanno contro la procreazione, ma sono ben viste dalla Chiesa…

      Posso capire che si possa/debba essere contro al sesso occasionale con persone “sconosciute”, ma all’interno di una coppia secondo me TUTTO è permesso, se entrambi sono consenzienti ovviamente 🙂

      Io continuo a fare come mi pare, ma molte persone crescono con una sessuofobia che crea molti problemi psicologici. Vedrei con grande favore un’apertura della Chiesa in questi temi, secondo me c’è già stata e continuerà ad aumentare, perchè inevitabile… perchè la società si muove in quella direzione

  5. OT per prossime riflessioni: chissà se Fatima aprirà un nuovo blog per fare PIENALUCE sul pentolone che si è scoperchiato presso i Frati Minori…

    • Ohi che fu? Fatima credo collabori in pianta stabile con amicidellaverita. Guarda il mio ultimo blog dei blogs 😉

      • Appunto, caro Minstrel, chissà se questi amici della verità (che io chiamerei piuttosto amici del pettegolezzo) dedicheranno altrettante energie all’incredibile vicenda della bancarotta dei Francescani e dei loro investimenti illeciti:
        http://vaticaninsider.lastampa.it/news/dettaglio-articolo/articolo/francescani-38169/
        Si noti che gli investimenti “sporchi” risalgono al periodo in cui era superiore dei frati minori José Rodriguez Carballo, l’anno scorso messo dal papa a segretario della Congregazione per i religiosi e incredibilmente fra gli autori delle nuove “linee guida” vaticane contro la finanza allegra. 
        Come commenta argutamente un mio corrispondente di FB, “è come se il Consiglio di amministrazione di una S.P.A. mettesse come Amministratore delegato l’impiegato che qualche mese prima è stato beccato con le mani nel sacco mentre rubava dalla cassa aziendale!! Roba da matti…”
        Mi sentirei però di rincuorare il mio interlocutore: siamo tutti certi che, data la sua conclamata severità su questi temi, e visto quanto accaduto ai FI, il papa non mancherà di destituire il predetto padre e di mandare un visitatore apostolico ad accertare che come sia messo l’ordine dei Frati Minori, dove può essere certo di trovarne delle belle…
        Scusate l’OT, ma penso che seguire questa vicenda servirà a capire parecchie cose.

        • Questo OT non ha posto sul nostro blog e ancor meno su questo thread.
          A parte l’OT per giunta non sei chiaro: cosa ti secca? che il Santo Padre non sia un veggente e che non abbia previsto che tale Caballo potesse essere coinvolto in qualcosa di losco?
          A questo aggiungerei che sei rapido a condannare qualcuno senza che la giustizia civile italiana o vaticana si sia espressa: che io sappia uno va giudicato innocente fino a prova del contrario; e mi spiacerebbe che il Santo Padre agisca senza prove provate nello scartare qualcuno con gravissime conseguenze per la sua reputazione professionale e religiosa.
          In finis non stabilirei legami inappropriati colla faccenda dei F.I. dove ben si sa che il fondatore ha depauperato la sua propria congrega dandone la gestione dei beni a dei laici vicini alla sua… famiglia di sangue.
          Evita in futuro definitivamente questo tipo di OT: perché non vai piuttosto a farli da mic che è ghiottissima di pettegolezzi di questo genere ed è addirittura capace di costruire una teoria teologica (sic) basata su di essi?
          In Pace

          • Scusa, Simon, ma non capisco perché avete pubblicato interi articoli di Fatima, cioè di una persona parte in causa, che denunciava le peggio cose dei FI mentre non si dovrebbe nemmeno accennare a un fatto di cronaca che coinvolge attività illecite dei Frati Minori e di un personaggio che figura fra i moralizzatori dei FI. Peraltro non mi risulta che p. Manelli sia stato condannato dalla giustizia, quindi non vedo la differenza!
            Cmq il blog non è mio e rispetterò la vs decisione.

            • Abbiamo sempre cercato di pubblicare Fatima “epurato” di informazioni che non erano di pubblico dominio (quindi senza riscontri su stampa). Tant’è che le differenze fra articoli qui pubblicati e quelli del blog amicieccecc mi paiono tante. Comunque io resterei in attesa degli sviluppi sapendo che non é di mia responsabilità e fidandomi. Anche sotto il profilo FI, vedremo cosa stabilirà il Commissario e le sentenze dei giudici che sono stati messi in mezzo.

            • Gregorius, quello era in un topic apposta: il che non è il caso qui.
              Inoltre, il fine era di ripareggiare la verità contro il bashing ignominioso di certi ambienti.
              In Pace

        • Non sapevo di questa storia. Grazie Gregorius.

  6. @Sam. Mi spiace di non poter stare qui a risponderti più nel dettaglio, ma spero che Claudio possa farlo meglio di me…..
    Ti butto là in breve:
    -sessuofobia. Vero. Ma non è legata alla Chiesa o cmq non solo. Potrei portarti vari esempi di persone di 20 e 30 anni molto sessuofobiche cresciute in ambienti laici, atei, ecc ecc. Il problema è molto più profondo e complesso. Molto. Potrei dirti che anche il buddista o l’induista è sessuofobico se la vuoi mettere da quella parte….dipende da come la giri. Per esempio per determinate filosofie orientali, l’astinenza è anche questione di prolungamento della vita (soprattutto per l’uomo, questioni energetiche, ecc ecc)

    -antica posizione sesso procreativo. Per i cattolici è procreativo+unitivo, insieme. Con i metodi naturali di regolazione inoltre hai sicurezza percentualmente maggiore rispetto metodi artificiali. Dovresti trovare statistiche online. Tempo fa avevo letto anche di un software per fare i calcoli. Insomma, non è che il cattolico stia lì tutto sofferente&astinente.
    Poi, sai, io vorrei anche vedere le facce delle persone. Se quelli che lo fanno “random” fossero così felici e contenti….magari mi convincerebbero.
    Le mie esperienze mi raccontano tutt’altra storia.

    -“contro sesso occasionale con sconosciuti”
    E perché???? Se hai le tue protezioni plasticose…. che cosa osta ?
    Sarai mica un bacchettone moralista?
    “all’interno della coppia”
    Ancora? Cos’è adesso tutto ‘sto moralismo che ti piglia?

    Ciao
    Come dice Simon, In Pace 🙂
    Grazie per l’augurio natalizio, che ti rivolgo a mia volta.

  7. Mi si permetta una risposta un po’ caustica a Sam: a me va benissimo che l’ateista medio non si riproduca al disopra del soglio di rinnovo della (sua) specie: direi che è una constatazione darwiniana. 😀

    Più seriamente, non vedo cosa ci sia di sessuofobico a voler che l’atto sessuale sia compiuto nella sua integralità e cioè senza ometterne nessuna parte volontariamente in particolare quella importantissima rilegata al suo fine primo per la specie che è la riproduzione.

    Il sessuofobico è colui che ha paura del sesso e cioè di quel che esso comporta in quanto strumento primo e perfettamente ecologico della riproduzione: il desiderio ed il piacere che se ne ricava è strumentale alla riproduzione, non il contrario.

    Il cattolico, in realtà, è un apologeta del sesso coniugale, in quanto in esso egli vede il Mistero della Trinità che dall’Amore genera la Creazione, l’Immagine di Dio, il Dono una tantum del Cristo alla Chiesa: gli atti sessuali all’interno della coppia hanno valore mistico di preghiera, fare l’amore nella coppia rende ancora più santi: non sono idee mie sparate qui sul blog, si legga l’ultima citazione di Humanae Vitae sul mio post qui sopra.

    L’apologia cattolica del sesso va così lontano che diventa dono totale di se stesso all’altro: un dono non è un prestito, è un dono, cioè qualcosa che non si riprende mai. Dire che diventa un dono totale di se stesso all’altro è quindi l’accettare il proprio totale decentramento in favore dell’altro; è vedere negli atti coniugali il modo eccellente di darsi corpo e anima all’altro al solo fine del suo bene; è rinunciare definitivamente al voler strumentalizzare l’altro ai propri fini, di rinunciare ad ogni egoismo, ad ogni libidine autocentrata.

    La castità e la continenza sono in questo contesto un’espressione ulteriore di apologia dell’atto sessuale tra coniugi: quando già sposati esprimono il fatto che gli atti di amore sono una scelta umana e non bestiale, esprimono la consapevolezza del loro significato vitale e della responsabilità che essa implica, esprimono il rispetto dei cicli e dell’alterità; quando non ancora sposati esprimono la fedeltà del proprio dono a colui o colei che sarà lo sposo, anche se ancora sconosciuto, dono già attualizzato nella speranza e riservato fin d’ora per lui o per lei: castità e continenza esprimono qui, in modo apofatico, il dono totale del proprio corpo e della propria anima allo sposo futuro, nello stesso modo che gli atti sessuali propri lo esprimono in modo catafatico nella coppia che si è donata l’un all’altro.

    In Pace

    • @Simon
      Tutto molto filosoficamente interessante ma nella reltà dei fatti l’astinenza e la castità sono messe ad un piano più alto del rapporto amoroso tra persone, e questa visione sessuofobica (lo ripeto perchè è così) si ripercuote negativamente sulla società.
      Non è un problema solo cristiano, i musulmani sono messi molto peggio, ma la repressione della sessualità genera mostri e molti più problemi di quelli che vorrebbe risolvere.

      @trinity
      trovami un documento che afferma che metodi naturali di regolazione hanno sicurezza percentualmente maggiore rispetto metodi artificiali, non ha alcun senso. La pillola funziona nel 99.9% dei casi, evitare il periodo di ovulazione… decisamente meno!
      Anche in questo caso dei vincoli eccessivi causano più problemi di quelli che vogliono risolvere (AIDS, pillola del giorno dopo, aborto)… meglio prevenire con dei contraccettivi che “curare” con aborto al quinto mese, no?

      Saluti

      • Giochi colle parole Sam: il solo sessuofobico vero, per ora lo vedo solo con te che hai paura di guardare all’insieme dell’atto sessuale innestato nelle persone che si danno l’un l’altra, tagliandone la relazione a pezzetti, volendo usare solo una parte negandone un’altra e se questo su ogni piano considerato, che sia livello fisico, psichico, personale, sociale, spirituale.

        Eppoi quel di cui ti parlo non è “giusto” una filosofia ma una realtà vissuta (grazie al Cielo) da un grandissimo numero di esseri umani: riferisciti anche alle due testimonianze di LidiaB e di Trinity come esempi.

        Quanto ai metodi naturali sono più sicuri delle pillole, ma è un’informazione ovviamente non divulgata dalle imprese farmaceutiche che debbono fare business sulla salute delle donne: ti do giusto una referenza qui sotto che indica i dati seguenti:

        Metodi naturali : in caso di uso ideale efficacia al 99.5%, in caso di uso “reale” 96.8%
        Pillola: in caso di uso ideale dal 99 al 99,7%, in caso di uso “reale” 92%
        Condom: in caso di uso ideale dal 94-98%, in caso di uso “reale” 86%

        O.T.: Quanto all’86% per il preservativo, ti rendi conto che, sapendo che ci sono 35.3 milioni (2012) persone contaminate da AIDS, se queste hanno relazioni sessuali con un partner un giorno dato, quel solo giorno, statisticamente, ben 49’420 saranno contaminati assumendo 1% di rischio contaminazione per ogni relazione non protetta (14% x 1% x 35.3M)? E quante volte hanno relazioni sessuali all’anno con questa sedicente “protezione”?E chiameresti questo un metodo efficace contro l’AIDS? Scusa, ma questo è genocidio programmato. Nel 2103, 2.1 milioni nuove persone sono state infettate… (http://www.amfar.org/worldwide-aids-stats/

        Ogni mille condom che vendi o doni, sai che contamini 1.4 nuove persone! Che razza di metodo!

        E questo vale per le altre malattie sessualmente trasmissibili con numeri differenti ovviamente.

        Il solo modo di prevenire è aiutare gli esseri umani ad essere davvero liberi e adulti, cioè assumersi le responsabilità della propria situazione, voluta o non voluta, e delle proprie scelte precedenti: non di rimbambinirli e di renderli irresponsabili dei propri atti. Quest’ultimo è un atteggiamento veramente sessuofobico!

        Chi ama il sesso E la vita ma è contaminato, in assenza di metodi di protezione sicuri al 100%, si deve astenere dal sesso per rispetto della vita, della salute e della vita sessuale altrui.

        In Pace

        http://www.fertilitycare.net/
        http://www.fertilitycare.net/FertilityCare%20france/documents/Regulationdesnaissances.pdf

        • P.S: O.T. Certo che le imprese farmaceutiche hanno interesse a promuovere il condom, con questo si assicurano una popolazione di malati ad alto prezzo nei nostri paesi. Una triterapia costa in Europa e USA circa 10-15 mila dollari all’anno, nel 2013 ci sono state 88’000 nuove persone contaminate, il che vuol dire un guadagno supplementare da 880 milioni a 1.3 miliardi di dollari all’anno in più da quel che hanno ricavato dagli altri 2.3 milioni già malati che già gli producono da 23 a 35 miliardi all’anno….. solo su questa geografia…..

          Miliardi, poi, pagati, dai sistemi sociali dei nostri paesi avanzati: soldi che non vanno ad irrigare altri settori economici…

          • ciò che dici è assurdo, non mi freghi con facilità sui numeri, mi spiace.

            La gente, che tu lo voglia oppure no, fa sesso.
            Anche nei momenti di maggior proibizionismo l’ha sempre fatto, solo che lo faceva di nascosto, e senza alcun controllo (nella totale illegalità nel caso della prostituzione).

            Preso questo dato di fatto ineliminabile, col preservativo si riesce a limitare il problema, senza preservativo c’è la giungla.
            Preservativo + insegnamento al “contenimento” sarebbe meglio.
            Preservativo + insegnamento + legalizzazione sarebbe ancora meglio: si obbliga a fare controlli sulle malattie sessualmente trasmissibili.

            Le case farmaceutiche ci guadagnano, ma i preservativi li possono produrre “tutti”, a patto di superare certi test ovviamente, quindi il tuo discorso non ha senso d’esistere…

            • Mi hai letto scorrettamente: non ho detto che le cause farmaceutiche producono preservativi: solo che, a loro, la politica del preservativo porta veri soldi sulla vendita delle tri-terapie.

              Sono “quasi” d’accordo con te: a livello pubblico (non ecclesiale) quel che sarebbe meglio è insegnare “contenimento” e “fedeltà” come veri valori sociali e “Preservativo” se proprio uno non ce la fa a controllarsi per non assassinare gli altri e se lo dovrebbe comprare da sé. Il tuo stato poliziesco (“legalizzazione”) non mi convince: questo sì che sarebbe riduttore della libertà umana.

              A livello della Chiesa di certo Essa non può che dare consigli positivi e umanamente sensati: “contenimento” e “fedeltà” punto e basta: non sarebbe comprensibile se la Chiesa, che testimonia della Buona Novella di Vita, venisse a proporre metodi che sono con assoluta certezza statistica propagatori di malattie, desolazioni e morti.

              In Pace

        • Simon le tue statistiche dove le hai prese? Sono insensate.

          Ecco statistiche ufficiali, che tengono conto anche degli “errori” (pillola dimenticata, preservativo messo tardi etc):

          Wiki:
          http://en.wikipedia.org/wiki/Comparison_of_birth_control_methods
          CDC:
          http://www.cdc.gov/reproductivehealth/unintendedpregnancy/contraception.htm

          Qui la differenziazione tra uso “perfetto” e non:
          https://www.optionsforsexualhealth.org/birth-control-pregnancy/birth-control-options/effectiveness

          La pillola è al 99.7%, se usata correttamente… i preservativi al 98%.

          I metodi “naturali” sono al 95-97%, ma sappiamo bene che i cicli femminili non sono perfetti, la possibilità di errore è molto maggiore…

          Sull’AIDS non c’è storia, senza preservativo è 0% di protezione, con il preservativo circa 85%:
          http://www.aidsmap.com/Do-condoms-work/page/1746203/#item1746209

          è sbagliato dare una falsa certezza di protezione, quindi il consiglio “evitate di avere rapporti con persone a rischio” è più che valido, ma dire che il preservativo sia “genocidio programmato” è follia!

          Genocidio è dire a delle persone “non fate sesso” ben sapendo che lo faranno lo stesso… Almeno col preservativo avranno l’85% di possibilità di non contrarre l’AIDS!

          Aiutate gli esseri umani ad “essere liberi ed adulti”, nel frattempo per favore riforniteli di preservativi va’.

          • Le statistiche sono nei link che ho dato (uno in inglese e l’altro in francese).

            I dati che riporti sono, d’altronde, praticamente identici a quelli che ho dato per uso corretto (“ideale”), quel che ti mancano sono i dati di uso reale che ti ho fornito.

            Una protezione dell’85% è il numero che ti ho dato , ma è uguale a NON protezione: vuol dire che su mille persone 150 in realtà non saranno state “protette”: una profilassi alquanto…. criminale, soprattutto che con l’AIDS non stiamo parlando di raffreddore.

            Contaminare ogni 1000 usi di preservativo 1,4 persone (su per giù) non è secondo te genocidale: allora cos’è?

            Bisogna dire a quelle persone che si devono controllare e che non possono avere sesso, punto e basta e questo per AMORE degli altri umani: quanti sono quelli che non fanno sesso! Mica muoiono o stanno male! Anzi, statisticamente, vivono anche più anziani……. 😉

            Comunque, l’uso del preservativo non è una pratica che si possa consigliare se davvero si ha a cuore la salute delle persone e delle popolazioni in causa.: è una questione di logica e di onestà intellettuale.

            Rifornirli di preservativi sarebbe capito come un nulla osta dalla media della popolazione: il discorso saggio è di spiegare invece per bene che ogni volta che compiono atti sessuali partecipano della pandemia e richiamarli ai loro doveri di umani; quanto alle persone sane, ovviamente la soluzione è la fedeltà se sposati, la castità se non in coppia stabile. Ma l’uso del preservativo in queste circostanze rimane un atto moralmente condannabile e criminale per le ragioni spiegate.
            In Pace

            • @Samuele
              Ti faccio presente solo un argomento tra i tanti.
              (non entro nelle statistiche, tanto diresti che le mie non sono valide e le tue sì, quindi perché perdere tempo a trovarti i links?)

              I metodi naturali non sono utilizzati solo da coppie cattoliche (alle quali puoi rivolgerti di persona, coppie cattoliche praticanti, non cattolici per finta, di almeno 40-45 anni che abbiano applicato il metodo così sei sicuro di poter controllare il numero dei figli. Meglio ancora per te, se ti interessa a livello personale, se vuoi info veraci, consultare direttamente un Centro serio che si occupi di regolazione naturale delle nascite in modo scientifico, con medici ed esperti. Appunto, come hai detto, il ciclo ormonale femminile può essere a volte variabile ed è proprio quello che devi saper valutare tramite metodi precisi)

              Dicevo. I metodi NON sono utilizzati SOLO da coppie cattoliche. Probabilmente tu non hai mai frequentato forum/ambienti femminili e quindi probabilmente non hai la più pallida idea di due fatti CERTI, ma poco pubblicizzati, anzi per nulla pubblicizzati dai media:

              -tu non hai idea di quante donne (alle quali non frega niente della religione) non tollerano fisicamente gli effetti della pillola contraccettiva. Sono costrette a sospenderla, spesso sotto ordine del medico. Imbottirsi di ormoni per molte non è proprio una panacea. E per chi la sopporta….appunto spesso la sopporta, ma non è per nulla felice. E sai….”accontentare” le esigenze di un uomo che non gli frega niente se sei mezza morta, alla lunga (ma anche alla breve) non aiuta la coppia.
              -tu non hai idea di quanti (soprattutto uomini ma anche donne) non tollerano il condom, o a causa di allergia ai materiali o a causa della scomodità o altro.
              Infatti, credo che ti sarà ben noto (dalle molte testimonianze reali) che molti uomini addirittura chiedono alle prostitute sesso senza protezione: ci sarà un motivo se addirittura preferiscono correre l’altissimo rischio. Quindi anche il fatto che dici tu di “insegnare il preservativo” spesso cozza contro una realtà di molti uomini che NON VOGLIONO usarlo, pur sapendo i rischi.
              In Africa poi…lasciamo perdere: se una donna vale quanto una capra (o meno) tu credi di insegnare “rispetto” dicendo di usare un condom?? Oppure quando, spesso, credono che l’Aids (e le malattie) venga esclusivamente perché hai offeso questo o quel idolo? Questo o quel “dio”? Ma te lo tirano dietro il preservativo, Samuele. Bisogna portare cultura alla gente, bisogna portare umanità, non pezzi di plastica.

              Altro argomento che ti porto. C’è anche una categoria di persone, in forte aumento da anni, che praticando alimentazione e stili di vita “bio” detestano sia il preservativo (per materiale e sostanze dannose impregnanti) che la pillola ormonale. In questo caso arrivano a conclusioni simili a quelle dei cattolici ma seguendo altre vie (tra parentesi a me piace troppo poter dire che Gesù è anche “bio” ahah).

              Tutta questa “facilità” e innocuità e sicurezza dei metodi artificiali è molto propagandata ma se vai davvero a vedere i racconti di moltissime donne e di moltissime coppie….poi vedi che la situazione è un pò diversa – e che le TUE statistiche andrebbero corrette in senso qualitativo.

              E poi…ne diciamo un’altra? Noi donne, ok ammetto, siamo già un pochino lunatiche di nostro: prendiamo pure un pò di ormoni supplementari così poi vedi che begli sbalzi di umore aggiuntivi, per la felicità degli uomini.
              A parte gli scherzi (che cmq non sono scherzi), in ogni caso il problema più grosso sono gli effetti a lungo termine di un corpo “deviato” di continuo da ormoni – e NON certo per motivi terapeutici!!
              Ma spostiamoci pure anche sul “terapeutico”. Come saprai, anche la TOS (ormoni per la menopausa) è stata sospesa a livello planetario perché dava più patologie (ad es cardiache) che salute, ed oggi viene riservata, come da linee guida internazionali, solo a certi casi particolari. Non tutti i medici hanno ancora recepito questi nuovi protocolli, perché per anni gli hanno detto che gli ormoni facevano “un sacco bene” alle signore.

              (Ma come saprai, alle case farmaceutiche servono “ammalati vivi” e se si sono resi conto che hanno fatto schiattare prima un gran numero di donne in terapia ormonale…..capirai che stanno correggendo il tiro…..
              N.B. Tutto ciò non significa che io non abbia fiducia nella medicina o nella ricerca farmaceutica – anzi la nostra scienza medica è sempre da apprezzare. Però bisogna riconoscere quando certi interessi economici la influenzano )

              P.s. troppo lungo questo post. Volevo anche parlarti della sessuofobia. Troppo lungo. Cmq Simon sta usando il termine attribuendogli un certo significato. Quando ne parlavo io, mi riferivo al termine in senso specifico come da definizione psicologica/psichiatrica. Molti giovani oggi, cresciuti in ambienti “neutri” dal punto di vista religioso, presentano sessuofobia, propriamente detta, di vario genere. Il discorso sarebbe lungo, ma generalizzando, molti di questi sono letteralmente “schifati” oppure ne hanno “paura” al punto da averne un rifiuto totale. E sono venuta a conoscenza, guarda un pò, che taluni detestano i cattolici perché il matrimonio prevede “sesso”. Insomma capisci che certa “sessuofobia”, in aumento, in una società “liberal” non avrebbe senso……se non che: forse il sesso “sano” non è quello che descrivi tu.

  8. Grazie del post, azzeccato, preciso e sensato. L’Humanae Vitae dovrebbe essere di studio obbligato nei corsi di preparazione al matrimonio. Io l’ho incontrata soltanto qualche anno fa e per me è stata ulteriore prova dell’azione dello Spirito Santo nella sua Chiesa, altrimenti è inspiegabile che un uomo celibe (o alcuni uomini celibi) possa rendere così fedelmente ciò che è un vero matrimonio, fonte di gioia e fecondo in tutti i sensi e soprattutto spiegare cosa non è un vero matrimonio. Penso a tutte quelle persone alle quali hanno venduto l’idea del “Amore Libero” come fonte di appagamento totale e perenne, che vagano eternamente insoddisfatte alla ricerca sempre di nuovi piaceri, e a come farebbe loro bene per una volta esperimentare ciò che la Chiesa dice in materia di matrimonio. Lo so per esperienza; nata a fine anni sessanta, provengo da un ambiente laico e “progressista”, a 14 anni sono stata “istruita” da mamma nel uso dei metodi anticoncezionali (la capisco, lei pensava di agire per il mio bene) e dopo varie relazioni “libere” ho fatto parte del novero dei 20/30enni di cui parla Trinity, nauseata da un sesso che non voleva dire niente. Finché non ho dato tutta me stessa a Dio e a mio marito, che ho sposato in Chiesa 11 anni or sono, con tanto di benedizione dell’allora Papa ora San Giovanni Paolo. Dopo aver sentito per tutta la prima parte della vita che il matrimonio è la tomba dell’amore ho scoperto che l’amore (fisico, sentimentale e spirituale) nel matrimonio cattolico cresce, si sviluppa, fruttifica in tanti modi e, sorpresa, sorpresa, (e scusate se svelo questo particolare intimo) il sesso è sempre migliore (ed assolutamente incomparabile rispetto a tutte le esperienze precedenti). Quando incontro coloro che usavo frequentare quando ero modernamente atea li sento sempre lamentarsi di mariti e mogli (primi, secondi o terzi che siano), amanti e compagni, della solita minestra, della noia e di come riuscire a stuzzicare il loro appetito, convinti che amore e sesso siano come mangiare, ingordi, mai sazi, sempre affamati di novità e condannati alla fame eterna. Potessero scoprire l’amore che nutre se stesso perché nutrito da Colui che solo può saziare… Cerco di spiegarlo ma loro sostengono che sono semplicemente fortunata.

    • Ti ringrazio LidiaB per questa bellissima testimonianza sul nostro Blog.
      Benvenuta tra di noi e non esitare ad intervenire!
      In Pace

      • Rinforzo l’invito di Simon per Lidia.

        Su ciò che hai scritto. Per alcuni tratti (per quello che si può dedurre, con tutti i limiti della comunicazione via web) abbiamo alcune esperienze in comune. Per quanto mi riguarda una strada molto più contraddittoria della tua, ma come hai ben messo in evidenza tu, anche la mia una storia figlia di un certo “trend”. Compresi gli amici e conoscenti che citi alla fine. Se si deve misurare oggi la soddisfazione sessuale….certi “libertini” mi sembrano un tantino depressi per poter dichiararsi “liberi” come sostengono di essere.

        • Grazie Simon e Trinity.
          Penso che certe “esperienze” siano molto comuni tra le persone della mia generazione (ho 45 anni). All’inizio del mio matrimonio spesso mi trovavo a volere aver evitato una certa strada, poi ho letto Osea (la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore) e ho capito che il Signore scrive dritto anche su righe storte e certe volte, per certe persone le righe storte sono l’unica via per incontrarlo.
          Auguro a tutti un Santo Natale pieno di Suoi doni, a ciascuno quello di cui più ha veramente bisogno.

          • Sul quel passo biblico feci una riflessione anni fa, spinto da una omelia fatta come si deve. Quel passo è meraviglioso per il matrimonio, nulla da aggiungere.
            Se riesco a ritrovarla la posto anche qui, magari con delle dovute correzioni . Grazie Lidia per gli auguri e davvero di nuovo benvenuta!

          • appunto cara lidia spesso le righe storte son dovute pure a sovraccarike di mansioni terrene di cui noi donne siamo oberate……………….ciao

        • concordissimo trinity, non san cos’è la lietezza…….ciao

    • ke lo Spirito Santo invada gli animi narcisi…………………………..

  9. Monsignor Antonio Livi sembra faccia una “tirata d’orecchi” al “caro Dottor Tornielli”.
    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-approfondimento-della-dottrina-no-e-tradimento-11288.htm
    Mi permetto di condividere il pensiero di Monsignore.

    • Cristallino come al solito il pensiero di mons. Livi. Grazie della segnalazione. Le stesse osservazioni potrebbero essere applicate a quella che è stata chiamata riforma liturgica, che invece dovrebbe correttamente essere chiamata creazione di una nuova liturgia.

      • Non è per niente la creazione di una “nuova”liturgia, ma un’ampliamento della nozione di rito usato precedentemente: in quanto generalizzazione, l’unico rito romano che prima si identificava con una sola forma ben precisa è ormai concepito più largamente e può essere rappresentato in forme diverse che non sono sempre univocamente riducibili tra di loro.

        Le parentele tra le due forme sono numerose e quando celebrate in latino con canto gregoriano verso l’Oriente come il messale romano comanda è molto difficile per qualcuno che non abbia il pallino della liturgia vedere grandi sconcertanti differenze.

        Prendo l’analogia seguente: puoi definire acqua, il liquido trasparente, poco viscoso che scorre nei fiumi, che piove dal cielo che trovi nei mari e nei laghi. Ma puoi anche generalizzare e dire l’acqua è qualunque sostanza costituita da molecole composte di due atomi di idrogeno e uno d’ossigeno: allora anche il ghiaccio è acqua anche se solido e non liquido e anche le nuvole anche se gassose e non liquide né solide. Chiaramente sembrerà un’eresia per chi capisce l’acqua solo come liquida e trasparente.

        Così ne va dell’unico rito romano che ha due forme che non sono perfettamente riconducibili l’uno all’altro eppure sono due rappresentazioni della stessa realtà rituale: esse si possono arricchire l’un l’altra ma non possono, né penso sia auspicabile, che si trasformino un giorno in un unicum.

        Secondo me ci saranno in futuro ancora altre forme all’unico rito romano che si aggiungeranno de facto e poi de iure (cf rito zairese) non foss’altro a causa della sconnessione che il cattolicesimo dovrà ben fare tra cultura occidentale e cristianesimo per diventare perfettamente universale culturalmente parlando.

        Secondo me, l’universalità non consiste nell’avere la stessa forma liturgica dappertutto, ma nell’avere lo stesso rito rappresentato nelle diverse forme culturali: è, analogicamente, come in matematica dove si ha un solo concetto di “gruppo” ma tante sue rappresentazioni pratiche, che sempre “gruppi” sono anche se non completamente riducibili tra di loro quanto all’oggetto.

        Ne abbiamo discusso all’inizio di questo blog in una serie di cinque posts intitolati Novus et Vetus ordo che troverai qui se ti va: http://pellegrininellaverita.com/category/liturgia-e-sacra-scrittura/
        In Pace

        • Caro Simon, è una nuova liturgia. Dire che il nuovo Messale e la nuova Liturgia delle Ore siano una riforma del precedente Missale Romanum e del precedente Breviarium Romanum è semplicemente sbagliato. La discussione sarebbe lunga, ma sintetizzo al massimo i motivi principali: a) è una liturgia nuova perchè tale la vollero e dichiararono coloro che la misero a punto; b) tu Simon riduci la questione alle modalità celebrative, cioè all’apparenza rituale, ma il confronto va fatto sulla forma e sul contenuto; e non tenendo conto del solo ordo missae, ma sul testo completo del Messale (per non parlare del Breviario, dove il fatto che siamo di fronte a un edificio nuovo è ancora più palese); c) all’analisi comparativa va aggiunto ciò che a prima vista non appare: cioè le conseguenze pratiche implicite in alcune caratteristiche del nuovo Messale; d) la disparata provenienza dei materiali impiegati (come ben spiegato da Ratzinger a suo tempo), che vanno a minare alla radice e a svuotare di senso il nome stesso di Missale Romanum e in un ultima analisi di tradizione.

          • A dire il vero, caro Gregorius, non mi sembra aver scritto che la forma ordinaria sia una riforma della straordinaria, ma che si è giunti ad una generalizzazione del concetto di rito romano, generalizzazione che include quindi sia la forma ordinaria che la straordinaria.
            Anzi ho proprio sottolineato che l’uno non sia completamente riconducibile all’altro e ho anche sottolineato che, personalmente, non lo auspico neanche.
            Ma l’una come l’altra forma esprimono in comune la specifica “romanità” di questo rito rispetto a tutti gli altri validamente celebrati nella Chiesa latina.
            Accetto i tuoi 3 punti , da “b” a “d” in toto: ciò non toglie che (1) c’è parentela aldilà delle disparità, (2) sono ambo “romani”.
            Tutto qui.
            In Pace

            • Sulla questione delle due forme, ti stupirò ma tenderei a pensare che sotto un certo aspetto Augè, dal suo punto di vista, non abbia tutti i torti.
              Nel senso che:
              – se si accetta che il Messale del ’70 sia una riforma di quello del ’62 – così come tutti Messali della storia erano stati, in tanto o in poco, una riforma del loro immediato precedente (incluso il tridentino, che altro non è che il Messale della tradizione romana rivisto e riformato) -, allora non si capisce che senso abbia la coesistenza di due Messali, uno in forma aggiornata e uno in forma non aggiornata. Sarebbe come se anziché con il Messale di Giovanni XXIII uno volesse dir messa con quello di Pio VII (se ne avesse promulgato uno, non me lo ricordo) o se dopo Trento a Roma avessero detto messa con il Messale di Pio V e a Ostia con quello che c’era prima.
              – Ma attenzione: se qualcuno si fosse comportato in questo, la cosa non sarebbe stata così sconvolgente perchè le differenze sono piuttosto ridotte: ognuno di questi nuovi Messali non sconvolge la tradizione, ma inserisce delle modifiche (progressio) nel rispetto di quanto organicasmente sviluppatosi nel tempo (traditio)
              – Tutto questo non si verifica più con il nuovo Messale: esso rappresenta una rottura tale con il precedente da rendere assurdo considerarlo un aggiornamento. Del resto, nel momento stesso in cui si dice che esistono due forme dello stesso rito, si afferma che sono due cose diverse. Nessuno si sarebbe mai sognato di dire che i Messali precedenti rappresentavano forme diverse dello stesso rito, e non solo confrontando i Messali post-tridentini: se prendo un Messale di Pio V e un Messale romano del ‘400 mi è evidente che, fatte salve alcune differenze, sono davanti alla stesso “oggetto”, l’uno più aggiornato dell’altro.
              – La conclusione non può che essere che il Messale postconciliare non rappresenta una revisione del precedente, ma un nuovo Messale che contiene una nuova forma di Messa
              – Non si può quindi parlare di generalizzazione del concetto di rito romano per la semplice ragione che il nuovo Messale non è un Messale che riflette la tradizione romana, se la parola tradizione ha ancora un senso.
              – Le stesse considerazioni, in misura ancora più forte, valgono per il Breviario-Liturgia delle Ore.

            • Cioè in sostanza: come fanno ad essere espressione della stessa tradizione romana due Messali che tu stesso riconosci non essere l’uno la riforma dell’altro? Se il Messale precedente rappresentava la tradizione romana, come può rappresentarla anche il nuovo?

            • Caro Gregorius, capisco perfettamente i tuoi ragionamenti ed il loro fondamento razionale: semplicemente cerco di dare un significato alla decisione dell’allora Papa Benedetto XVI quando promulgò il Summorum Pontificum a e quando definì questa novella nozione di due forme per un rito solo.

              Che Augè non veda le cose come le vedo io, mi sembra ovvio: la sua agenda è quella di eliminare il più presto possibile la nozione stessa di coesistenza delle due forme al solo profitto di quella che è oggi la forma ordinaria. I tradi-protestanti avendo lo stesso scopo, ma speculare, ai modernisti dello stampo di Augè, ovviamente usano delo stesso argomento ma, ovviamente, per reclamare l’abolizione della forma ordinaria. Insomma, un dialogo di sordi e per sordi che non fanno lo sforzo di capire quel che ci ha detto il Papa: un Papa è spesso profeta e bisogna capirlo all’interno di altre categorie che quelle ideologiche o sociologiche.

              Ecco perché, su questo blog, abbiamo cercato di elevare il dibattito nel cercare di capire cosa siano queste due forme strutturalmente l’una all’altra e cosa ci possono indicare di nuovo e di positivo.

              Anticamente, e lo hai accennato anche tu, ci sono stati tanti riti diversi, praticamente uno per ogni luogo o vescovo differente: i riti erano quindi essenzialmente definiti dalla loro località e quello romano, ovviamente era quello della diocesi di Roma. C’erano riti latini e riti orientali: alcuni di questi riti sussistono ancora, nelle loro specificità, nei diversi luoghi, o addirittura ordini (domenicano, cartusiano, etc). Il Concilio di Trento, molto concretamente, ha, in pratica, reso il rito della diocesi di Roma il rito “per difetto” dell’orbe cattolico, rispettando ovviamente le tradizioni le più antiche.

              La questione di avere due riti in uno stesso posto, in una stessa diocesi, non si è mai posta: la riforma di un rito soppiantava il precedente. Non era mai successo che un rito ed il suo successore fossero contemporanei: questo invece è capitato nel 2007.

              Ma cos’è successo? C’è stata, nell’intenzione del Papa di allora, il Beato Paolo VI il desiderio di fare una riforma, secondo la sua interpretazione della S.C. (ricordiamoci che il Magistero è il solo autorizzato a dare un’interpretazione autentica delle Scritture, dei Concili e dei Magisteri precedenti): lui, per davvero, lo vedeva come una riforma del rito romano.

              Cosa fa che un rito sia romano? Che sia quello della diocesi di Roma e che sia in discendenza diretta dal precedente: queste due cose non si possono negare alla forma ordinaria: essa soddisfa pienamente questi due requisiti, che piaccia oppure no.

              Se ben guardiamo la forma ordinaria e la forma straordinaria ben capiamo che (1) l’uso del vernacolare al posto del latino, non è un cambiamento della sostanza del rito romano del 1965, (2) l’introduzione di un ciclo di letture su tre anni è un cambiamento radicale, certo, in quanto tocca a tutta l’infrastruttura del temporale a tutti i livelli, ma non si può dire che è di per se una rottura colla tradizione romana, ma, piuttosto, un miglioramento: fin qui possiamo dire che il nuovo messale romano sarebbe stato semplicemente una riorganizzazione, una riforma, del messale precedente ; ma, sempre secondo l’ignorante me, è (3) la soppressione del precedente offertorio che marca davvero una sostanziale differenza con il precedente cosi come (4) la presenza di nuove preghiere eucaristiche. Quindi, personalmente, vi vedo, una filiazione certa, ma anche qualcosa di nuovo, di non esistente precedentemente e qui la nozione di riforma, in senso stretto non “funziona” più se non in senso lato.

              La questione è sapere se la nuova versione è romana: lo è in quanto, giuridicamente è il rito della diocesi di Roma, lo è anche per filiazione del rito romano precedente, il suo DNA è costruito su quello precedente, eppure è una cosa diversa nel senso in cui ci sono elementi soppressi e altri aggiunti che mostrano una cesura, minima nel caso del canone I (romano) maggiore in quanto include gli altri canoni.

              D’altronde, strictu sensu, il rito romano dal 1969 era già, de facto, un rito con più “forme”: una per ogni canone differente: quella del 2007 è “solo” un aggiunta a questo stato di fatto.

              Possiamo quindi avere quindi due tradizioni diverse con una stessa origine e queste due hanno il diritti di coesistere e di svilupparsi e che “vinca” lungo i secoli la “migliore”: per questo non sono per niente del parere di P. Augè: secondo me bisogna che le due forme si sviluppino e non rimangano sclerotizzate al 1962 per l’una e al 2002 per l’altra : quella che si sclerotizza morirà alla lunga.

              Perché vedo questa decisione del Papa di allora, Benedetto XVI, come profetica? In quanto bisogna assolutamente permettere quel che è sempre avvenuto nella Chiesa e, cioè, lungo gli anni ed i secoli una rappresentazione del rito secondo le culture locali: visto che, de facto, nella Chiesa latina abbiamo il rito romano imposto mondialmente, deve essere da questo stesso rito che altri stoloni possano prendere radici e questo è possibile solo se ammettiamo la nozione di una pluralità di forme nello stesso rito. L’altra soluzione essendo quella di dare ad ogni conferenza episcopale il “diritto” di farsi il proprio rito, come hanno fatto i zairesi, ma, allora, perdendo una certa unità liturgica che, come ben dici, va ben più in là che la sola messa.

              Summorum Pontificum è profetico: ancora non ne vediamo bene tutte le conseguenze ma alla lunga esse appariranno per il sommo bene della Chiesa.
              In Pace

            • Carissimi, se mi fai delle repliche cosi interessanti mi sospingi a proseguire la discussione e a giocarmi il famoso post liturgico che spero di riuscire a scrivere nelle vacanze (seeee vacanze, si fa per dire). Si potrebbe anche continuare a parte la discussione e farne un riassunto a quattro mani. Cmq a dopo!

          • E noi non vediamo l’ora davvero! 🙂 Grazie Gregorius, speriamo tu riesca a trovare il tempo in queste vacanze (e Simon con te ovviamente).
            A proposito di vacanze, domani mattina arrivano gli auguri “letterari” di Croce-via (sempre che nel frattempo non trovi qualcosa d’altro in queste ore). 😉

            • Per ora replico solo una cosa a Simo: che la sua analisi ha, secondo me, il limite di concentrarsi sostanzialmente all’ordo missae, mentre vanno affrontati molti altri problemi: l’eucologia, le rubriche, l’origine e la natura delle preghiere eucaristiche, il canto, la concezione di “partecipazione” che vi sta dietro e la sua plausibilità anche in senso storico, e, cosa molto importante, le ‘istruzioni per l’uso” fornite da IGMR. Non da ultimo sarà da ragionare su come nella prassi è stato fatto usare: perchè sia chiaro che quanto è accaduto nella prassi non può essere stato dovuto alla sola personale iniziativa dei singoli preti.
              Per non allargar troppo il discorso, nello specifico metto in discussione che il nuovo Messale possa considerarsi filiazione diretta del Messale romano precedente. Affermi (correttamente ) che il secondo non è una riforma del primo; allora come sostenere contemporaneamente che fra di essi vi sia un rapporto di filiazione?

            • Non credo proprio, o almeno non è la mia intenzione esplicita, di limitarmi al solo ordo missae.
              Il fatto di far evolvere il breviario con tutto quel che ne consegue anche drammaticamante (nel senso anglofono) a livello del temporale, del santorale, e addirittura del salterio non è indice di rottura/non-filiazione con una tradizione cultuale data: ad esempio hai il caso di San Pio X che ha radicalmente riformato colla DIvino Afflatu quel che San Pio V aveva stabilito antecedentemente colla Quod a Nobis.

              Come vedi queste particolarità, o questi scombussolamenti maggiori, non sono sufficienti per definire una non continuità/filiazione nel rito.

              Quanto agli altri punti da te citati, in particolare l’aggiunta di preghiere eucaristiche all’interno dello stesso rito mi sembra essere un’innovazione nella Chiesa latina, un liturgista specializzato che ci leggesse potrebbe confermarlo (oppure no), ma nell’antichissimo rito bizantino abbiamo chiaramente già due “forme”: quella di San Giovanni Crisostomo usata abitualmente e quella di San Basilio per alcune feste particolari come Natale o la Vigilia Pasquale.

              Quindi questa nozione di “forme” all’interno di uno stesso rito non è completamente estranea all’antica pratica delle Chiese cristiane e sembra soprattutto legata all’uso di preghiere eucaristiche differenti.

              La filiazione è secondo me indiscutibile tra il rito tridentino e il rito romano riformato secondo la sua forma ordinaria: in altre parole non trovo argomenti che mostrino cesura e non filiazione. Trovo però argomenti che mostrano una generalizzazione del rito riformato rispetto a quello precedente e, in quanto generalizzazione, ci sono, ovviamente, elementi che non c’erano precedentemente e, soprattutto, certe assenze.

              Quanto agli elementi che vorresti analizzare come l’origine e la natura delle preghiere eucaristiche o la concezione di “partecipazione”, queste sono interessanti da un punto di vista esegetico, sociologico, culturale, teologico (nel senso moderno del termine) pure, ma non possono essere rilevanti per giudicare o meno della “romanità” del rito, in quanto tutti quegli elementi analizzati in un senso o nell’altro quel che conta è l’interpretazione, l’ermeneutica, che ne fa il Magistero e non quella che particolari possono fare senza essere espressamente nell’ottica dello stesso Magistero.

              In finis, la plausabilità storica alla quale ti riferisci non è criterio supremo, ma solo strumentale all’analisi: quello supremo è il pronunciamento del Magistero Autentico, l’ultimo della serie essendo stato il Summorum Pontificum.

              Ma forse il tuo sconcerto è l’equivalente di porsi questo tipo di domanda: se hai un’automobile nel 2000 eppoi gli cambi le ruote nel 2001, in seguito gli cambi i vetri, eppoi il carburatore, la batteria, l’alternatore i seggi lungo gli anni, per finire per cambiargli il blocco motore nel 2012 eppoi ancora il volante nel 2012, i freni nel 2014, puoi dire che è la “stessa” macchina nel 2014 che nel 2000? Che ci sia o non ci sia fliazione? Pare che cambiamo integralmente tutte le cellule del nostro corpo su 7 anni: siamo sempre noi?
              In Pace

            • Sì, “siamo sempre noi” anche se abbiamo i timpani massacrati da una Messa notturna “condotta” da chitarre e cembali neocatecumenali 😉
              Comunque questa era una battuta su un argomento di cui conosco zero e vi seguirò nell’interessante dibattito che avete iniziato.
              Intanto vado a pranzo. Di nuovo Buon Natale 🙂

            • Ma siamo proprio fortunati noi allora! 3 messe in 2 giorni con coro, organo, solisti e vin Brulè alla fine :D!
              bella l’analogia con la persona umana Simon. Auguri a tutti ancora!

    • Beh una tiratina d’orecchie l’abbiamo data anche noi con questo post.

      Detto ciò, condivido anch’io l’analisi di Mons Livi in materia.
      In Pace

  10. @Simon. Questa tua frase “(tappa 2) Pio XI nel 1936 era contrario alla divulgazione del metodo Ogino-Knaus da parte della Chiesa per evitare che “negli ambienti cattolici si faccia strada la concezione materialistica della vita”;” da cosa la ricavi? dalla Casti Connubii? grazie

    • A dire il vero questa non è un’affermazione “mia” ma è referenza a quella del Dr Tornielli che, per l’appunto, contesto nel post.
      In Pace

      • @ Simon. Scusa. Tu scrivi “la ragione per la quale Pio XI è contrario alla divulgazione da parte della Chiesa dell’allora novello metodo Ogino-Knaus non è sulla valutazione morale del metodo ma sul fatto, indiretto ma quanto profeticamente verificato dagli anni cinquanta e soprattutto sessanta in poi, che una cattiva comprensione della finalità del metodo dia luogo ad una “concezione materialistica della vita”.” Quindi è una affermazione vera quella di Pio XI, o no? e dove e quando è stato detto, se è possibile sapere. L’interpretazione del senso di questa affermazione da te fatta da dove si ricava? Lo chiedo perché questa chiusura di Pio XI so che ha creato enormi problemi , discussioni, mandato in crisi molte coppie e creato una forma di rigetto della dottrina cattolica con conseguente intiepidamento della fede. Trovo comunque la spiegazione del “concetto materialista della vita” che se ne può dedurre dalla cattiva comprensione del metodo piuttosto debole in relazione alle grosse difficoltà e crisi che ha creato, tanto da pensare che fosse proprio un giudizio morale. Mah! Come il pensare che lo spirito contraccettivo sia per non volere figli credo che, pur essendo una possibilità, non sia la volontà di chi cerca una dimensione di relazione anche sessuale soddisfacente a vantaggio dell’armonia della coppia. Pio XII ha scritto l’enciclica contro il parere della maggioranza dei Vescovi e della commissione da lui istituita. Ricordo che lo stesso papa Giovanni Paolo I da vescovo in modo accorato era per una soluzione diversa del caso. Naturalmente si adeguò immediatamente. Nella discussione quello che mi ha sempre lasciato perplesso è la non distinzione tra metodi non abortivi e quelli abortivi. Lei parla di decisioni profetiche. Io nutro molti dubbi, se permette. Di certo accetto quanto viene insegnato, tuttavia spero che in qualche modo ci sia un ripensamento parziale senza voler essere considerato un materialista o avere intenti poco ortodossi. saluti e grazie.

        • Il testo di referenza, bellissimo da leggere in intero e che è perfettamente “moderno” quanto alle problematiche è la Casti Connubi (http://w2.vatican.va/content/pius-xi/it/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19301231_casti-connubii.html)

          Penso che tu voglia riferirti a queste frasi nella terza parte:
          “In tal modo i cristiani … sentiranno profondo orrore, e fuggiranno con ogni diligenza quelle nefande opinioni che oggi appunto, a disonore della verace dignità umana, si vanno diffondendo a voce e in iscritto, col nome di « perfetto matrimonio » e che fanno di tal perfetto matrimonio un « matrimonio depravato », come giustamente e meritamente è stato detto.

          Ma questa sana istruzione ed educazione religiosa circa il matrimonio cristiano starà ben lontana da quella esagerata educazione fisiologica, con la quale ai dì nostri certi riformatori della vita coniugale presumono di venire in aiuto agli sposi, spendendo moltissime parole su tali questioni fisiologiche, dalle quali tuttavia più che la virtù di una vita casta si apprende l’arte di peccare abilmente.


          Ma anche la migliore educazione impartita per mezzo della Chiesa, da sola non basta ad ottenere la conformità del matrimonio alla legge di Dio: all’istruzione della mente, negli sposi deve andar congiunta la ferma volontà di osservare le sante leggi di Dio e della natura intorno al matrimonio. Qualunque teoria altri voglia, o con discorsi o con scritti, affermare e diffondere, i coniugi stabiliscano e propongano con fermezza e costanza di volere, senza alcuna esitazione, attenersi ai comandamenti di Dio in tutto ciò che riguarda il matrimonio: nel prestarsi cioè mutuamente l’aiuto della carità, nel serbare la fedeltà della castità, nel non attentare mai alla stabilità del vincolo, nell’usare dei diritti matrimoniali sempre conforme alla moderazione e pietà cristiana, specialmente nel primo periodo dell’unione, in modo che se, in appresso, le circostanze imponessero la continenza, ad ambedue per l’abitudine contratta riesca più facile osservarla.”

          Comunque quel che sicuramente “peccaminoso” è l’aver un atteggiamento contraccettivo: il non voler un figlio ad ogni costo e considerare tale eventualità come una vera maledizione. E questo è indipendente dal metodo utilizzato che sia naturale, chimico o meccanico.

          Voler ricercare una soddisfazione sessuale con il proprio coniuge è sicuramente cosa buona e giusta: per davvero, non capisco quale sia il problema che mi poni.
          In Pace

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