Chiesa: la Morale ed i Costumi

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André Cardinale Vingt-Trois

Carissimi Utenti,

mi è stato comunicato da amici il link di una conferenza data dal Cardinal Vingt-Trois  tre giorni fa, il 12 novembre,  circa la sua esperienza al Sinodo.

Per coloro che capiscono il francese vale la pena ascoltarlo dall’inizio alla fine dal 18-esimo minuto al 45-esimo ma anche le domande-risposte che ne seguono: è uno sguardo sulla sua esperienza sinodale pacifico e senza ideologie e che ci conferma che l’assemblea sinodale è davvero garante della fede e della morale cristiana.

Molti sono stati i punti e gli spunti da lui sottolineati, ma ce n’è uno in particolare che desidero condividere con voi e, magari, discuterne:

“Pour nous, Occidentaux, la question se pose ainsi : considérons-nous que l’Église doit être le garant de nos mœurs ? Le fait qu’historiquement, elle l’a été : il y a longtemps eu symbiose entre morale commune et morale chrétienne. Aujourd’hui, cela ne fonctionne plus. Veut-on alors que l’Église se rallie ou qu’elle assure une mission ?”

La domanda è interessante in quanto in francese “mœurs”, si riferisce in primis ai costumi di un popolo, in discendenza diretta dal mos, pl. mores, latino, che come tutti sappiamo è poi la radice del vocabolo “morale”, ma anche etica ha la stessa radice greca che etnico.

Il Cardinale fa quindi una domanda che gioca a più livelli:

(1) Riduciamo la morale ai costumi di un popolo? Il che sarebbe poi la definizione etimologica stessa di etica.

(2) Riduciamo la morale cristiane ai costumi occidentali degli ultimi millenni? Il che sembra una scorciatoia difficilmente considerabile universale.

(3) Dobbiamo considerare i costumi di altri popoli alla misura di quelli occidentali? Per esprimere un giudizio questo è possibile e anche necessario, ma senza alcuna universalità quanto alle conclusioni.

(4) E ora che i costumi occidentali sono altri che quelli insegnati dalla morale cristiana in simbiosi coi costumi occidentali di un tempo, cosa significa ancora questa morale cristiana? Chiaramente qui si mostra, per noi occidentali, il profondo divario tra il Messaggio di Cristo e la civiltà occidentale contemporanea: siamo un po’ come i primi cristiani in una marea di costumi pagani.

(5) La Chiesa è qui per tramandare costumi occidentali di un tempo in simbiosi colla Sua morale?  Domanda centrale!

(6) Oppure la Chiesa ha una missione che la rende capace di opporsi ai costumi temporali di una civilizzazione e essere propositiva di un Messaggio che vi si posiziona al disopra? E se sì, quale e come…

Ovviamente era più facile per noi in quanto società dove la simbiosi teorica tra morale cristiana e costumi occidentali sembrava essersi operata con successo andare a convertire altri popoli a tale simbiosi: ma ora, con una società occidentale senza alcun valore, dove si trucidano i bambini nel grembo delle loro madri e anche dopo come in Olanda, oppure dove si assassinano le persone anziane e si “eugenizzano” i malati e gli impotenti, dove non si è nemmeno più capaci di fare la differenza eppure presente agli occhi di tutti tra un uomo e una donna, dove la società stessa è concepita come struttura di scarto umana, non è più possibile identificare morale cristiana con “civiltà” ( virgolette si impongono) occidentale.

Così i vescovi africani con il loro popolo si oppongono a questo neo-colonialismo occidentale con valori di morte e di dissoluzione del buon senso: meglio poveri che acculturati a queste strutture di peccato e di morte, ci dicono.

Quel che vorrei proporre ai nostri utenti è di riflettere assieme sulle domande (5) e (6) : cos’è il nerbo del  Messaggio della Chiesa? Che coraggio abbiamo di ripulirLo dalla Sua versione simbiotica colla cultura occidentale dei secoli  passati? Quanto siamo capaci di uscire dal discorso “politico” che confonde l’ormai passata simbiosi tra cultura occidentale dell’epoca con il Messaggio di Cristo, per centrarci su quest’ultimo? Quanto siamo capaci di denunciare e di spaziare al disopra della “cultura” ( di nuovo le virgolette si impongono) contemporanea in quel che comporta di anti-umano e, quindi, di radicalmente anti-cristiano?

Penso che sia un cammino obbligatorio preliminare ad ogni futuro approfondimento delle riflessioni “inter-sinodali” che la Chiesa ci chiede di compiere.

In Pace

AGGIORNAMENTO: Parole fortissime di Papa Francesco contro l’aborto e l’eutanasia proprio oggi.

Qualche estratto:

“Essa [la Chiesa, ndr]si sente chiamata anche a partecipare al dibattito che ha per oggetto la vita umana, presentando la propria proposta fondata sul Vangelo”.

“In realtà, alla luce della fede e della retta ragione, la vita umana è sempre sacra e sempre “di qualità”. Non esiste una vita umana più sacra di un’altra, come non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori”

 “Il pensiero dominante propone a volte una ‘falsa compassione’: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica ‘produrre’ un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre. La compassione evangelica invece è quella che accompagna nel momento del bisogno, cioè quella del Buon Samaritano, che ‘vede’, ‘ha compassione’, si avvicina e offre aiuto concreto (cfr Lc 10,33)”.

“No, [l’aborto, ndr] non è un problema religioso” e nemmeno “un problema filosofico”: è un problema scientifico, perché lì è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema. ‘Ma, no, il pensiero moderno …’ – ‘Ma, senti, nel pensiero antico, nel pensiero moderno, la parola uccidere significa lo stesso!’. Lo stesso vale per l’eutanasia: tutti sappiamo che con tanti anziani, in questa cultura dello scarto, si fa questa eutanasia nascosta. Ma, anche c’è l’altra, no? E questo è dire a Dio: ‘No, la fine della vita la faccio io, come io voglio’. Peccato contro Dio Creatore. Pensate bene a questo”.



Categories: Sinodi della famiglia

10 replies

  1. Rompo il ghiacco. Considerazioni, spero, in ordine non troppo sparso.
    cosa intndiamo per civiltà occidentale / morale della civiltà occidentale?
    Nelle scienze storiche non c’è niente di più ambiguo e scivoloso dei concetti universali.
    L’occidente medioevale non è la stessa cosa della modernità. Concordo sul fatto che la contemporaneità segna una cesura ancora più netta: l’ emergere del post cristianesimo…oppure nuove opportunità per l’ annuncio cristiano?
    Ma tornando alla simbiosi tra occidente e morale cristiana: è così scontata? L’uomo medioevale – terribile generalizzazione: per mille anni lo stesso tipo umano? – si pensava cristiano ma, lo dico da appassionata amante del Medioevo, subiva, nel tentativo di realizzare una civiltà cristiana, tutti i condizionamenti delle culture dei popoli d’Occidente. Culture al plurale: eredità greca, romana, germanica…semi di bene e dura scorza, ossia male, in ogni cultura.
    La buona novella del Cristianesimo ha dato modo di germogliare ai semi ma, mi vien da dire, come nella parabola, anche la zizzania viene sempre seminata.
    Ancora più stridente il contrasto tra il concepirsi cristiano dell’occidente moderno e la realtà. Ma nello stesso tempo anche il tentativo di trarre tutte le conseguenze dall’ annuncio di un Dio che crea l’uomo a sua immagine e somiglianza e si consegna per amore alla libertà dell’uomo.
    La contemporaneità: si consegna alla libertà degli uomini, nelle mani degli uomini fino a farsi uccidere. Dio è morto e noi lo abbiamo ucciso.
    Per concludere: oso dire che nella civiltà occidentale, grazie al Cristianesimo, siano emersi lentamente, faticosamente, in mezzo a contraddizioni e condizionamenti, valori che attengono alla natura umana in quanto tale – la dignità assoluta della persona umana, unica e irripetibile ed in rapporto personale col suo Creatore – e che tutta la morale cristiana derivi da questo.
    Questi valori, ripeto, sono iscritti nella natura umana e non nella “natura dell’uomo occidentale” (che non esiste in quanto tale, esistono le culture delle diverse epoche/ diversi popoli dell’occidente). Ma, ripeto, mai in purezza, mai definitivamente, mai totalmente.
    Altre culture (indiana? cinese? giapponese?africana? islamica? a chi ci si riferisce?) sono una sfida non dissimile a quella del paganesimo per le prime generazioni di cristiani. Vagliare tutto e trattenere il valore.
    Magari valori che l’occidente, che ha deformato la persona in individuo-atomo-uomo massa, ha perso.

    • Ti ringrazio di aver “rotto il ghiaccio” Dernhelm.
      Infatti è difficile evitare l'”ordine sparso” tanta è la carne messa al fuoco con questo tipo di domande.

      Hai davvero ragione, secondo me, nel mettere in evidenza che è troppo generico parlare di cultura occidentale: forse più che parlare di simbiosi si dovrebbe parlare di “processo” di simbiosi che ci fu nel mondo occidentale. L’incontro dell’occidente con il Messaggio di Cristo è forse dell’ordine della catalisi più che della simbiosi: una cultura che incontra il Cristo, interagisce con Lui come se Egli fosse un catalizzatore: i processi si accelerano, il risultato finale non “contiene” il Cristo, certi inibitori possono anche prodursi che alla lunga possono annullare il processo stesso di catalisi.

      La tua riflessione mi rimanda anche all’influenza definitivamente negativa che il protestantesimo ha avuto sul cattolicesimo, in particolare nelle mie regioni, con il successo de facto del giansenismo che ha oberato il discorso etico della Chiesa per secoli da Port Royal fino ad oggi: molti, ancora oggi, confondono la morale cristiana con quella giansenista e alla sua radice profondamente protestante e molti sono “ateisti” non perché rigettano il Cristo stesso ma perché Ne rigettano l’immagine giansenista. È questa la “simbiosi” occidentale colla cultura per antonomasia? Concordo piuttosto con te: di sicuro non lo è, ma è un sottoprodotto della resistenza all’incontro catalitico col Cristo.

      E se risaliamo lungo i secoli siamo sempre in presenza di questo processo catalitico dove però, nel risultato finale, del Cristo c’è poco o per niente, ma forse questo è un aspetto tipico del Mistero stesso di Dio e del Suo Cristo che salva: bisogna che Lui muoia affinché la Chiesa possa nascere e bisogna che la Chiesa muoia ad ogni generazione umana affinché l’uomo si salvi e risusciti in Lui.

      Quindi sembrerebbe che tu confermi il Card. Vingt-Trois: la Chiesa non ha da difendere i costumi occidentali, ma ha da ritrovare a livello mondiale e globale quella funzione catalitica che ha avuto nel passato in Occidente, ma questa volta in ogni cultura e per ogni cultura nella quale si trova a dover operare: è proprio la nozione di lievito, di sale, di chicco di grano che deve morire, usata dallo stesso Gesù nelle Sue parabole.

      Personalmente, più avanzo nella mia riflessione e più penso che sia la Dottrina Sociale della Chiesa che debba diventare il “frame” globale della teologia contemporanea e non il contrario: in un certo senso la TdL aveva capito questo in avanzo sulla storia, ma su presupposti marxisti storicamente erronei e in totale oblivione della dimensione divina e cristica della salvezza. Il vantaggio della DSC è che deve per la forza della sua stessa natura essere ripresa in mano dai laici stessi, cioè dal tutto il Popolo di Dio, per svilupparsi ed esistere per davvero: è un processo catalitico anch’esso, che ispira realizzazioni ma non è nessuna delle realizzazioni particolari in quanto tali.

      Forse Papa Francesco, malgrado o, forse, a causa di certi suoi aspetti sconcertanti ci indica la fine definitiva del processo catalitico precedente, chiamiamolo per semplicità “giansenista”, mentre ci spinge a calci nel sedere in quello seguente, quello della DSC.
      Che ne pensi?

      In Pace

      • Penso che, come spesso accade da che seguo Croce-Via sei riuscito ad andare in profondità nella questione.
        Sulla dottrina sociale però non saprei dire. Certo, è l’ora dei laici e per i laici è una questione cruciale. Però il rischio resta quello di trasformare anche la dottrina sociale, così come è capitato con altri aspetti della dottrina, in una questione intellettuale, sganciata dal rapporto con Cristo, un altro modello moralistico e ultimamente ideologico.
        Molto interessante il tuo rilievo sul giansenismo: non ci avevo pensato, forse perché in Italia l’influsso è minore. Io pensavo all’idea di Dio come un super ragioniere che incolonna buone azioni e peccati sul suo libro come in colonne di dare avere e alla fine tira le somme: grazia e misericordia diventano parole vuote. Per molti questa era/è la morale cattolica (ma c’è anche un fondo di amore del prossimo generoso e gratuito che qui si manifesta nella solidarietà spontanea e che rimane come ethos popolare anche in chi non è credente o praticante). Ci sarebbe altro da dire ma non ho molto tempo per riflettere e scrivere in questi giorni. Appena posso continuo.

        • Vi sto seguendo anche se non sto scrivendo.
          È curioso….e interessante Dernhelm, mi hai riportato alla mente un ricordo. A 20 anni circa buttai giù una poesiola post-moderna (non ridete che sono seria, anche se come poesia era una ciofeca) in un momento di riflessione un pò triste su ciò che mi era stato trasmesso in famiglia. Avevo qualche conoscenza contabile e il titolo recitava “Mi avete insegnato la Partita Doppia” .
          Quella amara riflessione rivelava comunque che avvertivo il reale messaggio cristiano di fondo, appreso in vario modo, scuola o parrocchia, ambienti vari, ecc. e comunque quello schema a 2 colonne mi aveva molto influenzata….finché non l’ho visto.

    • “valori che l’occidente, che ha deformato la persona in individuo-atomo-uomo massa, ha perso”
      Posso permettermi? Smack ! Merita un bacio!
      Era meglio fugarlo questo dubbio, perchè nell’accezione comune o è il peggio della secolarizzazione come ci indica Dernhelm o, molto peggio, quel senso neo-con che purtroppo è per la maggiore.
      Se per civiltà/morale intendiamo “l’umanesimo” che ha gettato le basi delle nostre società, allora sono d’accordo.
      Saluti a tutti.

      (P.S. Ho seguito il “cortile” … non vi dico niente…)

      • Veramente non tutto dell’umanesimo è valido sul piano cristiano e morale. L’umanesimo pone al centro l’uomo, il medioevo Dio. Non è poco….

      • Uno smack da Ubi!!! da non credere!
        (Ma in realtà io lo sapevo che è un essere molto più umano di quanto lui stesso pensi…)
        Sto scherzando, Ubi, non si offenda!

        • Ehi Dernhelm, vorresti mica farmi scendere dall’Empireo?
          Sono molto più “divino” di quanto tu credi… 🙂
          (Minstrel mi “invidia” [in senso lato “invidia”] l’ironia. E questa come battuta mi sembra ottima.)

  2. La rivoluzione cristiana nel mondo pagano è stata quell’insegnamento e pratica, non sempre totalmente riuscita, della dignità della persona umana secondo il Vangelo assieme all’annuncio della risurrezione del Cristo che hanno permesso ai primi cristiani di farsi apostoli presso i pagani con un entusiasmo e dedizione incredibili. Cambiando il senso della dignità umana, come ben detto da papa Francesco, non vi è più cristianesimo originale ed evangelico che possa far riferimento all’Occidente, salvo per chi non si sottomette a questo secolarismo. Possiamo dire, come cattolici, di essere ed agire come apolidi. S.Paolo insegna…

  3. forse perkè ho avuto famiglia onesta, non mi sento secolarizzata. credo ci sian a sto mondo ancora tante persone oneste, ed è per questo ke è ancora salvo il mondo, mi sento tanto vicina Papa Francesco e non mi sconcerta per nulla il suo inchinarsi porgere messaggio divino ai + deboli della terra, i meno fortunati tutti sensi, anke x vicende infelici di sto mondo ke definite occidentale, la comprensione degli errori di tanti sfortunati ke risollevati vicino nostro grande Fratello Gesù son i miglior testimoni della speranza, vita ke si deve nutrire, della gioia vera…………………….

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