Prof. Radaelli : mica tanto tradi-protestante…

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Ministrel, mi ha fatto scoprire il sito Cooperatores Veritatis qualche giorno fà, da dove abbiamo estratto l’ottima intervista di Mons. Livi che abbiamo discusso qui nel nostro blog.

Ritornandoci ecco che lo stesso sito offre un’intervista interessante del Prof. Enrico Maria Radaelli circa la sua ultima fatica: “La Chiesa Ribaltata”; intervista che invitiamo i nostri utenti a leggere per dare senso ad un paio di commenti che essa ci ha ispirato. Malauguratamente abbiamo già avuto l’occasione di dover stroncare il “metodo” Radaelli in questa sede in un post di un anno fa. Oggi però due elementi mi sono apparsi particolarmente interessanti in questa intervista, il primo su una nozione a lui, e a Romano Amerio, propria che è quella della «dislocazione della divina Monotriade» e il secondo elemento, a nostro parere, molto più importante in quanto, con esso, egli, spesso manipolato come vessillo dalla frangia la più  intellettuale della disobbedienza tradi-protestante, in realtà si discosta formalmente e definitivamente dalle tesi di codesti riconoscendo, de facto, che il Sacro Santo Concilio Vaticano II rimane ineccepibile dal punto di vista della Dottrina.

Cominciamo con il primo elemento: la nozione di «dislocazione della divina Monotriade» è una sua chiave di lettura, un “frame” di interpretazione della storia della Chiesa, che avrebbe sostituito il Logos con lo Spirito Santo, la Verità con l’Amore o piû precisamente  “ nell’intronizzazione delle due ancelle Caritas e Libertas sul seggio altissimo della maestà di Veritas, loro e nostra Regina, così nascondendoci l’unica via per la nostra salvezza”, addirittura…

Citando Romano Amerio «Alla base del presente smarrimento vi è un attacco alla potenza conoscitiva dell’uomo…» non possiamo che concordare ed è una delle ambizioni del nostro blog, ad esempio, di ribadire la capacità cognitiva dell’uomo: un problema che ha radici lontanissime e che è esploso sotto gli occhi tutti, come anche il fatto che non c’è dubbio che molti, troppi, Pastori e teologi, non capiscono cosa sia il conoscere. Passi se qualche scientista di passaggio ha questo problema, ciò non va se chi guida la Chiesa non ha le idee chiare al soggetto.

Lì dove, però, il “sistema” Radaelli pecca è nel voler applicare quel che è una possibile chiave di lettura in quanto “metodo primo” per giudicare non solo della bontà o no della Pastorale, ma proprio della veridicità del Magistero stesso. In altre parole, compie un percorso analogo a quello erroneo dei filosofi del XIX secolo, che applicavano il metodo tipico della disquisizione filosofica, che passava da tesi ad antitesi per finire con una sintesi, alla stessa realtà, pretendendo che la dinamica stessa dell’essere, della storia, della società sia sottomessa a questo metodo di analisi.

Mutatis mutandis, il Nostro afferma che un insegnamento del Magistero induce a questa dislocazione se quel che esprime rientra nel “frame” suddetto. Cioè la (sua) chiave di lettura diventa così l’unico e supremo giudice della giustezza del Magistero: il che non può essere per un cattolico, in quanto l’Autorità dell’insegnamento del Magistero non discende da un metodo per quanto sofisticato esso sia, né dalla qualità della sua applicazione ma dalla sola promessa di Cristo che, guarda caso, è il Logos incarnato.

Resta vera però la constatazione “a monte” di questa affermazione del Nostro, e cioè che è scorretto voler rimpiazzare nell’ordine del procedere l’atto di volontà con quello dell’intelligenza e viceversa: di sicuro il nostro mondo è malato di ciò, di volontà che non sono più “informate” e che, conseguentemente, scambiano libertà con capriccio e di intelligenze che non sono più “attuate” e si insabbiano così in ideologie velenose quanto inefficaci se non controproducenti.

Continuando sul secondo elemento, leggiamo la frase seguente: “La mia tesi fondamentale … è che … i Pastori “vaticansecondisti” … non hanno nulla da temere sul lato dogmatico, ossia non possono venire in alcun modo accusati di cambiare la dottrina, perché in effetti, formalmente, dogmaticamente, non la stanno affatto cambiando.”. Questo passo è magnifico, in quanto esprime tutta la fondamentale distanza tra il Nostro ed i tradi-protestanti che si appellano a lui: Radaelli vuol rimanere cattolico e in quanto tale riconosce, anche se vituperandolo con ogni possibile aggettivo, che il Sacro Santo Concilio Vaticano II non ha cambiato la dottrina. E più in là, interrogato circa i Sinodi da venire, ribadisce lo stesso concetto con altre parole: “Questo riconoscimento [delle famiglie irregolari, ndr], che certo avrà le più forti e impensabili spinte, a livello dogmatico non avverrà. La Chiesa potrà essere dilaniata dall’alto in basso, ma il comando evangelico, a livello dogmatico, non sarà calpestato.

Certo Radaelli in fin dei conti può solo scagliarsi contro le pastorali e non c’è delitto di opinione nella Chiesa, al massimo uno si potrebbe chiedere qual’è la qualità dell’obbedienza cristiana da lui vissuta, ma anche questa domanda rileva della sua sola coscienza e della sua relazione con Dio e quindi non ci concerne veramente.

Invece, possiamo porgerci la domanda seguente: se il Sacro Santo Comiclio Vaticano II non ha cambiato dottrina, perché rifiutarlo così visceralmente? Non sarà che il Nostro non pratichi la dislocazione della divina Monotriade, non sottomettendosi con religioso ossequio del’intelligenza e della volontà al Magistero, logos per antonomasia? Non è questo un caso dove la sua volontà non si sottomette e quindi non procede dalla Verità che la Santa Chiesa gli annuncia hic et nunc?

Ma è anche vero che ogni peccato umano è da sempre stato una dislocazione della divina Monotriade

In Pace



Categories: Attualità cattolica

12 replies

  1. Ottima analisi. Lessi questa intervista la scorsa settimana. Radaelli è allievo e curatore dell’opera di Romano Amerio e la tesi fondamentale della dislocazione della divina Monotriade è fondamentalmente quella espressa su Iota Unum ma trasformata – come succede spesso negli allievi troppo zelanti – in una sorta di feticcio ermeneutico-metafisico. Mi pare di sentire puzza di sedevacantismo, anche se ben mascherata.
    Ed anche la prefazione di Antonio Livi m’è sembrava per tutti questi motivi un po’ fuori luogo. Non avendola letta però, mi riservo di esprimere un giudizio più misurato in futuro.
    Un salutone.
    Mauro

    • Avevo letto la prefazione tempo fa e Mons. Livi metteva i puntini sulle i con delicatezza ma chiarezza. Non so se riesco a ritrovare il link.
      È un fenomeno frequente quello di voler dare una valenza universalizzante ad un metodo di analisi: lo vediamo anche con chi utilizzando un metodo “scientifico” particolare desidera farne la chiave di volta o la pietra filosofale di tutto lo scibile.
      A presto.
      In Pace

  2. Grazie Simon di questo tuo intervento. Finalmente degli scritti scientifici vengono discussi in modalità scientifica e cogliendo quel che di buono gli scritti possiedono.
    Condivido che la premessa è ciò per cui questo blog si batte ad ogni post sospinto. E condivido che questa premessa non può essere universalizzata a unico metodo di analisi della realtà, per altro di una realtà complessa, immensa e divina come il “cattolicesimo”.
    Cito a questo proposito un commento letto in quel di C&CP che mette bene in evidenza una problematica inevitabile se si utilizza questa modalità:
    “Mi spiace fare stecca nel coro, ma certe obiezioni hanno la loro utilita’ ( comunque giudicate voi ). Ho letto il libro del prof. Radaelli con grandissimo interesse, come gia’ quello del suo maestro Amerio; tuttavia un elemento appanna il mio consenso, che altrimenti sarebbe entusiastico. Il testo di fatto sembra dare a intendere che Gesu’ e’ venuto nel mondo prima di tutto per insegnare una teoresi; altissima, pero’ pur sempre teoresi. Sgomenta o almeno da’ da pensare il fatto che Radaelli procede con una logica serrata ( e in questo nulla di male ) partendo da una premessa teologica rigorosa, vale a dire il dogma trinitario. Ora, per quanto ne so, tale dogma e’ stato fissato compiutamente solo nei grandi concili del IV secolo, da Nicea in poi. Le premesse sono gia’ nel Nuovo Testamento, molto piu’nitide di quanto non pensassi un tempo, ad esempio nella formula battesimale trinitaria di Matteo 28,11. Tuttavia rimane il fatto che l’elaborazione teoretica venne dopo, e ancora piu’ tardi il riconoscimento delle tracce della vita trinitaria nella realta’ creata, come in sant’Agostino. […]”
    Il commento continua, ma credo si sia inteso il problema. Se il cattolicesimo è fondato su una lettura univoca del dogma trinitario, cosa era prima di tale dogma?! Cioè San Paolo non era cattolico?

    Ed è solo un aspetto pratico del problema logico generale derivato dall’impostazione di Radaelli, questo per lo meno secondo la lettura che l’intervista ci consente, che qui Simon hai ben descritto.
    Grazie!

    • Quell’utente è particolarmente perspicace ed intellettualmente fine.
      In Pace

    • Anche a me pare che questo commentatore colga perfettamente un problema grave insidioso e diffuso nel tradizionalismo e non solo: la riduzione del Cristianesimo a Dottrina quando è sequela del Dio fatto uomo. La Parola, il Logos creatore diventa Idea, concetto, astrazione (emergeva chiaramente nel post in cui si discuteva di idee e realtà) e ultimamente ideologia, visione parziale.
      Ratzinger osservava in proposito che mentre l’idea, il concetto è il prodotto di una nostra riflessione (filosofia) la fede è risposta ad una Parola -Logos- che ci viene detta: il Verbo che (incarnandosi) si è fatto breve, dirà da pontefice, citando i Padri.
      Leggendo poi l’intervista ho avuto la nettissima impressione che in realtà, dichiarando che l’amore non va affermato a scapito della verità, cosa in sé assolutamente doverosa, si finisse per fare dell’amore qualcosa di secondario. Ma un Dio Creatore – Padre – è tale e non si dà emanazione proprio perché è Amore che è Logos e Logos che è Amore (e questo è ancora il “giovane” Ratzinger, ma probabilmente in certi giri la sua teologia è gravemente sospetta di modernismo…).

      • Il logos poi, biblicamente, è assimilabile al dabar ebraico quale parola performativa (molteplici significati: che informa, muta l’anima, crea, guida) di Dio. Il logos è parola che fa esistere la realtà e che trasforma la storia. Questo almeno è quel che mi ricordo delle lezioni di Barbaglia 🙂

  3. Spettabile Direzione di questo Blog, con piacere abbiamo letto questo scambio di idee e, diremo in modo assai più corretto, questo approfondimento del quale lo stesso Professore Radaelli ne è al corrente avendoci indicato lui stesso questo vostro link.
    Ci preme dunque assicurarle una risposta ai Vostri contenuti quanto prima sul nostro sito il quale, purtroppo, ha subito una battuta di arresto a causa di una manutenzione errata non da parte nostra, ma del server sul quale poggiavamo. Sarà nostra premura avvisarvi unendo i collegamenti.
    Al Sig, Mauro assicuriamo che non c’è alcuna forma di “sedevacantismo” nascosto! L’intervista da noi sollecitata serviva proprio ad eliminare le ombre, del tutto legittime, atte tuttavia non a nascondere qualche forma anomala, quanto piuttosto a fare emergere i contenuti del libro e senza dubbio a discuterne in termini pacati, dottrinali, ecclesiali e fraterni.
    A questo proposito va anche letta la Prefazione tenuta da mons. Livi e, se ne avrete piacere, leggere anche l’intervista che abbiamo fatto a lui dopo questa: http://cooperatoresveritatisblog.wordpress.com/
    Come abbiamo spiegato sopra siamo incorsi in un incidente e il sito deve essere ancora recuperato e stiamo lavorando trasferendoci su un altro server, appena ritorneremo operativi assicuriamo ulteriori approfondimenti su questi temi a tutti noi molto cari, inserendo anche le risposte del Professore Radaelli il quale è serenamente disposto agli utili chiarimenti.

    Ave Maria
    lo Staff di http://www.cooperatoresveritatis.gomilio.com/it/home

    • Personalmente non posso che essere felice di questo commento e del presumibile scambio di idee/approfondimenti futuri che potrà nascere.

      Mi piace leggere in questa volontà di disputa (perché questo m’appare) la compresione altrui dell’intenzione principe del presente blog: la continua comprensione nella verità di quanto la stessa mostra di sé all’uomo. Il tutto all’interno di una linea editoriale (ossequio al Magistero, Realismo filosofico) che, sono certo, resta condivisa dalla maggior parte degli studiosi cattolici del livello del prof. Radaelli, nonché credo da Radaelli stesso.

      Come si è sempre detto in questi lidi, cerchiamo di fare disputa (medioevale) e non dibattito (contemporaneo). Nessuno qui pretende di (di)battere le altrui opinioni mediante un processo alle intenzioni o letteralmente attraverso una “presa a pugni” delle stesse (di-battere appunto); c’è invece volontà di continua “pulizia delle idee” l’un con l’altro. Separare rendendo più netti i contorni del problema.
      Raro concedit, numquam negat, semper distinguit.

      Grazie ancora.

  4. Cari amici, nella discussione sul sinodo avevo posto a Simon la domanda cosa dovessimo fare se dal Sinodo usciranno prese di posizione che, più o meno mascherate, saranno palesemente in contrasto con la dottrina. Su questo punto, vale la pena di leggere la risposta di mons. Livi ad analoga domanda posta dall’intervistatore di Cooperatores Veritatis:

    Infine, nel ringraziarla ancora calorosamente, le domandiamo – se ai prossimi sinodi sulla famiglia vincerà la “soluzione Kasper” – come dovrà comportarsi il piccolo gregge che vuole restare fedele al comandamento del suo vero e unico Buon Pastore?

    Escludo ne modo più categorico la possibilità che il Papa avalli un sinodo dei vescovi nel quale venga abolita la dottrina sacramentaria e canonica sul matrimonio e l’Eucaristia. Se ciò avvenisse, sarebbe davvero l’inizio di uno scisma nella Chiesa. Eventualità che nessun fedele cattolico può auspicare e tanto meno contribuire a che si verifichi. L’attivo contributo a far sì che ci siano eresia e scisma costituisce uno tra i peggiori peccati contro lo Spirito Santo. Se un legge il libro dell’Apocalisse si accorge che Dio prevede questi mali per la sua Chiesa: non solo le persecuzioni da “fuori”, ma anche gli attentati da “dentro”, come sono appunto l’eresia e lo scisma. Ma la Scrittura ci assicura anche che «le porte degli inferi non prevarranno». La Chiesa è di Cristo, ripeteva Benedetto XVI negli ultimi giorni del suo pontificato. Ciò significa che noi, semplici fedeli, nel tempo del nostro pellegrinaggio terreno non dobbiamo fare altro che essere personalmente fedeli, cioè vivere uniti a Cristo con la grazia santificante, e poi adoperarci con tutti i mezzi dell’apostolato affinché anche gli altri (quelli che possiamo orientare con il nostro esempio e la nostra parola) lo siano. Poi, lasciamo tutto nella mani della Provvidenza, e non pretendiamo di sostituirci ad essa.

    • Caro Gregorius,
      Su Croce-Via abbiamo già dedicato un post intero al soggetto:
      http://pellegrininellaverita.com/2014/09/18/grande-mons-antonio-livi/
      Grazie comunque
      In Pace

      • Certo, ma volevo far notare che la risposta di Livi a precisa domanda era assai netta.
        La situazione è preoccupante, come testimonia l’ultima incredibile intervista di Kasper pubblicata oggi da Augè. Siamo allo scontro frontale: Kasper accusai suoi contraddittori di fondamentalismo teologico che non è cattolico”. Sminuisce le proposte sull’accelerare i processi rotali chiarendo bene che lui vuole bel altro: se un matrimonio per dieci anni è felice, poi va male, che si fa? Ditemi voi se non è alla divorzio in salsa cattolica che si vuole arrivare (tutte le interviste di K. sono abbastanza chiare in proposito).
        Noto infine al volo che se la prende co i cardinali che hanno pubblicato il libro (sono dei politici, dice) ma poco prima si compiace che “Alcuni mezzi di informazione dicono che sarà un gran progresso e hanno iniziato una campagna su questo tema”, aggiungendo “Credo che otterremo un gran consenso, come riuscimmo ad avere nel Concilio Vaticano II.”.
        Dal che si comprende q qual genere di consenso aspira: a quello dei media, a quello del mondo. Infatti di questo consenso anche il Concilio Vaticano II ne ebbe a iosa. Peccato che presso i fedeli i risultati siano stati un po’ diversi. E l’ottimo Kasper dovrebbe saperlo bene, visto come sono ridotte le Chiese più progressiste, a partire dalla sua. Ma l’importante è che ci sia “gran consenso” dei media..
        Le ragioni per trovare eccellente l’analisi di Radaelli si accumulano ogni giorni di più…

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