Sinodi della Famiglia : Kasper et alii mirate meglio e più in Alto! Per favore

Famiglia normalmente naturale e naturalmente normale

Famiglia normalmente naturale e naturalmente normale

Oggi, su Vatican Insider un’intervista del Card. Kasper fatta da Tornielli riaccende il soggetto dei prossimi Sinodi sulla Famiglia in relazione ad un libro pubblicato da cinque cardinali sulla questione dell’indissolubilità de matrimonio e dell’ammissione dei divorziati risposati civilmente alla Santa Comunione. Tutta una sezione del nostro blog è dedicata da mesi a questo soggetto: Sinodi della Famiglia.

Mi dispiace, ma, anche se trovo eccellente l’idea della pubblicazione di questo libro da parte dei cinque cardinali per arginare un contesto eccelsiastico di debolezza intellettuale, filosofica e teologica dove le pressioni dalle aree centro-europee ereticheggianti sono ben concrete nella loro vana volontà di cercare l’impossibile allontanamento del messaggio della Chiesa dall’insegnamento di Cristo, sono davvero deluso per l’assenza di proposte concrete e soprattutto spiranti verso l’Alto: chi “vince” è sempre e solo colui che è propositivo, non chi si limita a ergere solo barricate.

Abbiamo due schieramenti tra i cardinali:  quelli che la pensano come Kasper, tipo Marx e Mariadaga e confondono profondamente nei fatti dottrina e pastorale, teoria e prassi, i quali sembrano fare proposte che sono in realtà non-proposte nel quadro della Chiesa Cattolica Romana e ne abbiamo già discusso sul blog un certo numero di volte; abbiamo, sull’altro versante, molto più corposo intellettualmente ed ecclesialmente parlando, lo schieramento cattolico dei Müller, O’Mallery, Brandmüller, Schönborn, Caffarra, Burke, Dolan, De Paolis, Pell, Ouellet e da oggi Scola ma, in verità, non è che siano più propositivi dei primi.

Eppure la dottrina cattolica sul matrimonio è di una ricchezza praticamente infinita che merita di continuare ad essere sviluppata e non ossificata. E le leggi della natura e quelle soprannaturali che strutturano il sacramenti devono essere lì per generare dinamiche spirituali non per mummificare la realtà. Sbaglia quindi il card. Kasper che non ha davvero fede nella potenza stessa del sacramento alla santificazione degli sposi e sbagliano gli altri che non sembrano, per ora, indicarci sviluppi organici della dottrina.

Fummo i primi in assoluto a parlare di rischio di scisma su questo blog, già nel nostro post del 13 dicembre scorso, e non vorremmo che questi sinodi si sviluppino in quella direzione: ad ogni modo si deve sviluppare un consenso tra i Pastori che vi parteciperanno e il ruolo del Santo Padre deve ormai concentrarsi nel creare questo consenso durante i prossimi 14 mesi. Ma attenti a non voler cercare minimi comuni denominatori senza sforzarsi a cercare l’unità nella differenza creando reali sinergie tra i vari punti di vista alla ricerca di un massimo comune moltiplicatore e questo è sicuramente quel che vuole lo Spirito Santo.

Una pista pratica per una forma di epikeia interessante è già stata proposta dal  Rev. Andrew McLean Cummings dell’Arcidiocesi di Baltimora e discussa nel nostro post del 13 giugno e cioè approfondire il fatto generalmente accettato nella pratica pastorale che se la persona non si sente soggettivamente in una situazione di peccato allora la Chiesa non può impedirgli di accedere alla Santa Comunione anche se oggettivamente tutto tenda a dimostrare il contrario.

Ma in modo ancora più interessante, ho notato nell’intervista di Tornielli, quest’affermazione di Kasper: Mi chiedo se sia possibile in questo caso un approfondimento simile a quello avvenuto nell’ecclesiologia: anche se quella cattolica è la vera Chiesa di Cristo, ci sono elementi di ecclesialità anche fuori dai confini istituzionali della Chiesa cattolica”.

Questa frase mi piace in quanto avevamo su questo stesso blog emesso quest’ipotesi di lavoro nel quadro del nostro post dell’inizio di marzo di quest’anno La Buona Novella Asimmetrica e sono oggettivamente contento che tale idea possa essere ripresa e di cui riporto qui la considerazione finale:

Allora perché non estendere questa riflessione della Lumen Gentium sulla Chiesa universale a quella Chiesa particolare che è la Chiesa domestica, anche quando “umanamente” parlando fallita? Perché non cercare di vedere nella natura intrinsecamente differente nella sua asimmetria il sacramento sempre oggettivamente valido del primo ( e solo) matrimonio (sacramentale) quel che svela “in mezzo al mondo anche se non più perfettamente” l’incontro con Lui, dove il “non più perfettamente” potrebbe essere un secondo matrimonio (civile), ma stavolta ben vissuto, umanamente parlando, e portatore anch’esso di“semi di verità”, malgrado tutti i malgradi? Perché non cercare di riflettere come, basandosi sulla coppia iniziale ormai civilmente divorziata, ma la sola sposata sacramentalmente, nel perdono  e in una carità ritrovata reale reciproca, sia possibile “condurre una vita retta” nella penitenza, certo, ma in analogia a tutti coloro che si salvano nel mondo per la grazia dell’esistenza dell Chiesa cattolica, Sacramento del Cristo per il nostro mondo, anche quando non ne fanno parte esplicitamente? »

Ciò, ovviamente, non vuol dire che il secondo matrimonio è santificante di per sé, anzi no, ma proprio in quello che non è di per sé: le altre religioni e chiese portatrici di semi di verità, possono essere cammini salvifici non in forza di quel che sono di per sé, ma in quanto compartiscono questi semi di verità che sono propri, cioè di per sé, alla sola Chiesa Cattolica, la sola nella quale sussiste quella di Cristo. Fino a dove possiamo spingere l’analogia colla chiesa domestica che è quella matrimoniale? Personalmente penso che lo possiamo fin dove mena la Misericordia di Dio.

In Pace



Categories: Attualità cattolica, Sinodi della famiglia

98 replies

  1. ALcune considerazioni spero pacifiche…
    Anche a me non è paciuta per nulla la sovraesposizione mediatica. E non vale la scusa di incolparsi per dire chi ha “cominciato”. Kasper ha cominciato per forza perché è stato richiesto dal Papa di parlare ai cardinali. E’ stata fatta ironia in seguito perché si è lamentato per il fatto che il suo intervento è apparso sul “foglio” quando era stato proposto ai cardinali e non era stato scritto per il circo mediatico. Da lì in vari tradiprotestanti e tradizionalisti sono partiti con lazzi e insulti senza la benché minima possibilità di replica che tra l’altro non era dovuta
    Il partito avverso, come dici tu Simon, poi ha fatto le sue proposte di basso spessore. Non voglio entrare nel merito. Sottolineo che ha usato la cassa mediatica in modo poco chiaro e scorretto. I famosi cardinali, invece che parlare al Sinodo, hanno scritto tutto in un libro. Ovviamente il libro (almeno da noi) non è disponibile e quindi hanno rilasciato interviste in modo che nessuno possa valutare con attenzione le loro affermazioni. Quello che si è chiaramente capito e che sono “contro” il Papa. E’ vero che nei mesi scorsi ci sono state delle succose anticipazioni su “il Foglio” (ovviamente): che figura, quella di Brandmuller…
    Anche il “mio” vescovo Scola è intervenuto: anche lui parla facendo riferimento ad un’intervista che però non è disponibile e che apparirà il primo ottobre. Così non si può ancora dire nulla a riguardo delle sue esternazioni ma solo pregustare alcune frasi ad effetto. Vi avevo scritto che a giugno “in privato” aveva fatto la promessa che avrebbe fatto alcune dichiarazioni a settembre: puntuale come un orologio svizzero.
    @Simon
    Non ci ascoltano. Potrebbero almeno leggere quello che abbiamo scritto tempo fa… 😉 Cosa ne pensi di questa frase: «Il problema non è il peccato ma la condizione di vita di chi ha stabilito un nuovo vincolo?» In cosa consiste la “condizione di vita” che sarebbe più grave del peccato di adulterio? Portare, la colazione a letto? Far crescere i figli? Aiutarsi economicamente? Sono trent’anni (almeno) che chiedo una risposta “ai capi”, ma finora hanno glissato…

    • Ecco: secondo me portare la colazione a letto, far crescere i figli, aiutarsi economicamente sono quei “semi di verità”, in senso analogico, di cui parlo nel post: sono santificanti, in virtù del primo matrimonio, come i “semi di verità”, in senso proprio, lo sono nelle chiese separate e nelle altre religioni a gradi diversi in virtù della Chiesa cattolica.
      Adesso, il fatto di vivere di questi “semi” santificanti non da accesso all’Eucaristia comune tra chiese che sono separate, però, intanto, tutta una pastorale che aiuta alla santificazione personale può essere sviluppata. Analogamente e mutatis mutandis, in particolare, può essere sviluppata la non esclusione di coloro che vivono nello “scisma” domestico che è il divorzio e la susseguente nuova unione.
      Forse la riflessione sui divorziati risposati aiuterà a meglio capire il nostro cammino ecumenico più in generale.
      Spero solo che la smettano di bisticciarsi e comincino tutti a pregare.
      In Pace

  2. Signor Simon, lei ha una visione molto locale della situazione della Chiesa. Nel prossimo sinodo si gioca molto di piú del permettere di dare la comunione ai divorziati. Un immagine vale piú di mille ragionamenti. Vi prego di guardare queste immagini:

    https://moimunanblog.wordpress.com/2014/09/18/el-matrimonio-pervertido-bajo-bergoglio/

    http://www.diarioshow.com/notas/2012/08/28/85659-un-momento-magico-para-flor-de-la-v.html

    http://lexorandilexcredendi.blogspot.com.ar/2014/04/ideologizacao-do-sacramento.html

    Nel contesto di quelle immagini qualunque risposta che non si “non si puó dare la comunioni ai divorziati risposati” sará capita come “La Chiesa cattolica dopo 2000 anni accetta il divorzio”.
    Come d´altra parte nella pratica giá fa:

    http://www.ilgiornale.it/news/politica/comunione-ai-divorziati-cardinali-divisi-parroci-no-1052709.html

    Cosa sará allora di tutta la morale sessuale della Chiesa? Quanto tempo passerá prima che la Chiesa accetti l´anticoncezzione, le relazioni pre matrimoniali, la masturbazione, la prática dell´omosessualitá?
    Tu risponderai mai, il popolo capira ha giá cambiato. E questo non aiuta a pensare che non l´ho abbia giá fatto:

    http://noticiaaldia.com/2014/09/el-papa-oficia-por-primera-vez-20-bodas-en-el-vaticano/

    • Gentile blaspas59,

      tutti speriamo, Santo Padre compreso, che durante i due Sinodi sulla famiglia si parlerà ben di più che solamente della problematica dei divorziati risposati.
      E la speranza che ciò avvenga così è oggettiva: se tu leggi l’istrumentum laboris (che noi abbiamo discusso nel post seguente: http://pellegrininellaverita.com/2014/06/28/instrumentum-laboris-del-prossimo-sinodo-considerazioni/ ) vedrai che l’orizzonte dei sinodi è molto più vasto.
      Vedrai anche che Humanae Vitae vi è citata positivamente più volte e penso che sai che, per l’appunto, il Venerabile Paolo VI, suo profetico autore, sarà innalzato alla gloria degli altari in quanto Beato proprio alla conclusione del primo sinodo: tutti i segnali sono positivi quindi.

      D’altro canto la problematica di dare la comunione ai divorziati risposati è una falsissima problematica nel modo in cui è stata imbastita dai media e negli ambienti anti-cattolici: infatti, da un punto di vista di pastorale pratica ed individualizzata, il permesso morale di comunicarsi in modo privato è già a volte concesso dal confessore secondo le circostanze particolari in virtù di quel che San Tommaso chiamia epikeia e ciò praticamente da sempre, senza bisogno di sinodi supplementari.

      Lì dove c’è un errore da parte dei “progressisti” è di voler imbastire una “dottrina pastorale” al soggetto: come dire, analogamente, che c’è il comandamento di non uccidere da un lato ma che ci dovrebbe essere anche una dottrina del quando si può uccidere, orbene se in alcuni casi uccidere può essere lecito, questi casi riguardano casi particolari che vanno da essere giudicati in quanto tali ogni volta, compreso il diritto di difendersi uccidendo. E’ un errore quel di voler fare una dottrina universale da un caso particolare: le cose universali siano universali, quelle particolari restino particolari.

      E questo errore, secondo me, lo fa anche il Card. Kasper e coloro che sono da quel versante. Allora a cosa dovrebbe servire questo Sinodo che possa rincuorare chi è risposato civilmente? Certamente no, a mio parere, nel generare una nuova dottrina sulla comunione a chi è oggettivamente in una situazione di peccato, ma nel fatto di riconoscere che malgrado quella situazione, chi vi si ritrova si può oggettivamente salvare a condizione di perdonare e di essere perdonato, di vivere il più santamente possibile la propria situazione concreta, di compiere gli atti umanamente buoni necessari: se la Chiesa ridicesse questo allora annunzierebbe la Buona Novella anche a queste persone, anche senza ammettere l’accesso alla comunione in quanto per principio in contraddizione colla situazione adulterina concreta.

      Nelle foto che ci proponi fai un gran melting pot: il fatto di battezzare bambini è una cosa buona in sé, il fatto di avere coppie conviventi che finalmente si sposano è una grande conversione, il fatto che ci sia il pessimo sacerdote di turno che “sposa” due omosessuali non c’entra invece niente ed è di cattivo gusto e al limite offensivo per l’accomunamento che tu ne fai colle celebrazioni di matrimoni e sacramenti regolari: quel che capirà il “popolo” come dici tu non sarà gran che se c’è gente “cattolica” che propone come stai facendo questi tipi di scorciatoie intrappolanti.

      In Pace

      • Signor Simon, se in qualcosa deve aggiornarsi la Chiesa é nel capire che viviamo nel secolo dell´informazione. Vale ció che é detto con piú forza nei mass media. Vale quello che i mass media dicono che si é detto. Il gran melting pot é una piccola mostra di quello che si puo trovare nei media in qualche minuto. Lai mi puó spiegare che la morale non cambia é la pratica non la contradice, perche io vengo a cercare questo blog. Quante visite di queste pagine ha? 100000 al mese?
        Oggi pií che mai il linguaggio della Chiesa deve essere Si, si No no. Anzi immagini non parole. Immagini che non lascino posto alle confusione. Per ogni immagine del mio melting pot ci dovrebbero essere due immagini che lo neutralizzino. Se no la Chiesa rimarrá muta.

        • Non è l’immagine quel che conta, ma su quale suo aspetto ci si focalizza: un’immagine troncata può esprimere l’esatto contrario di quel che fu l’iniziale intenzione del fotografo, il che vuol anche dire che il contesto nel quale si posiziona l’immagine può darne un significato differente eppoi, c’è anche l’ermeneutica che se ne dà che può anch’essa totalmente tradire il fatto fotografato.

          Focalizzazione, contesto, ermeneutica: su questo blog (è la sua vocazione come potrai leggere nella nostra linea editoriale) ci focalizziamo sulla realtà intesa in senso aristotelico, il nostro contesto è quello di cattolici romani che, per grazia di Dio, cercano di vivere di Fede, Speranza e Carità e la nostra ermeneutica in queste materie è quella del Magistero Autorevole del Papa e dei Vescovi in unione con lui, che ci “piaccia” o no essendo per noi una categoria di giudizio perfettamente irrilevante.

          Quindi le foto che ci hai proposto possono essere presentate in modo totalmente differente e positivo con focalizzazioni e leggende tipo: “la Chiesa raggiunge, battezza e salva ogni bambino, anche nelle situazioni le più storte e eterodosse, come Gesù”, “40 conviventi si convertono colle loro famiglie e si sposano sacralizzando finalmente le loro unioni”, etc. Tutto è nello sguardo: non è quel che entra nel corpo che è sporco ma quel che ne esce.

          C’è una scelta da fare per ognuno di noi: veramente amare questa Chiesa, oppure no.
          In Pace

          • Ed il bacio delle “mamme” del bambino in fronte all´altare della basilica come lo presenti?

            Ed ad uno che ti dice vado a convivere e dopo mi sposo col Papa a San Pietro cosi gli dici?

          • Mi stai parlando di pornografia in senso proprio: perché mai dovrei propagarla riproducendo queste foto e le loro sconcezze?
            Ho paura che ti crogioli un po’ troppo in queste bassezze umane: volta loro le spalle e guarda il bene che fa la Chiesa e non il male che fanno gli uomini deviando i doni di Dio.
            In Pace

          • ¿Simon non é li che ci manda Francesco? Quello é il mondo e il mondo sta usando la Chiesa perche la Chiesa non trasmette piú la sua vera immagine.

          • Torna al reale amico: ascolta bene quel che insegna Papa Francesco e vedrai che nessuna delle tue illazioni fa senso.
            Nessuno ti chiede di essere un “fan” del Santo Padre attuale, ma da lì a sporcarlo con sistema, c’è di mezzo un atteggiamento che non ama la verità e che confonde le proprie idee con il reale…
            In Pace

  3. Avevo sì chiesto un “post polemico” per ravvivare la discussione, ma qui, con questo, oltre alla polemica bisogna “armarsi pesante”…
    (specifico, “armarsi pesante” di pazienza, Eh eh, visto che non è che mi piace la polemica gratuita nè l’ho elevata a stile di vita reale e bloggistica! 🙂 Con questa ho già spuntato qualche dito armato sulla tastiera… 🙂 🙂 )

    • Onestamente non ho cercato nessuna polemica in questo post, ma piuttosto di sviluppare un punto di vista super partes per quanto sia possibile .
      Rimarrà l’aspetto “pesante” , immagino…
      In Pace

  4. “minimo comune denominatore” e “massimo comune multiplo”????

    Due concetti arditi (l’uno vale sempre uno, l’altro sempre infinito, se proprio si volesse dar loro un senso) che sono un esempio della per me notevole confusione di questo post. Confusione che mostra come, affascinati dal concetto ritenuto positivo, in modo del tutto inesplicabile e irrazionale, di evoluzione della dottrina sempre e comunque, diventi purtroppo la norma dire oggettivamente il contrario di quello che si e’ sempre detto, credendo forse in buona fede di dire la stessa cosa. Gli argomenti alla Kasper sono inconsistenti, dicono solo che se uno non ce la fa bisogna venirgli incontro, ed e’ cosa che ognuno di noi in parte comprende: ma poi non possiamo che ricordare: “per la durezza del vostro cuore Mose’ ve l’ha consentito, ma in principio non era cosi””.

    Un sacerdote che scrive “mio” vescovo tra virgolette e poi si lamenta di qualcuno che, secondo lui, va “contro il Papa” mi lascia, diciamo cosi’, un po’ perplesso. Verrebbe da chiedere se al Papa di prima (facciamo ai due Papi di prima) egli riservava la stessa deferenza, e se era allora pronto come adesso a menar fendenti ai suoi (loro) critici. Andra’ poi visto se il Papa di adesso dira’ quello che un po’ di suoi presunti sostenitori ritengono egli dira’. Vedremo: e’ possibile ma penso andra’ diversamente. Se invece sara’ veramente cosi’ i nodi verranno al pettine. Sono almeno tempi interessanti

    • Io non ho voluto entrare nel merito della questione e resto in ascolto del sinodo. Ho messo in evidenza la scorrettezza del metodo usato: quello di rendere il sinodo un circo mediatico prima ancora del suo inizio. Questo continua a creare confusione senza apportare alcuna possibilità di chiarimento: si cerca di far capire che tutto è già stato deciso e che occorre uniformarsi alle cose scritte sul libro dei cinque cadinali. Il Papa invece ha scelto tra i padri sinodali persone in grado di svolgere un dibattito sereno e approfondito, lasciando spazio a tutte le fazioni che si sono create. Per sapere cosa pensa il Papa non è necessario essere “presunti sostenitori”: è sufficiente ascoltare l’angelus domenicale, le catechesi del mercoledì, le omelie in S. Marta. Di una cosa sono sicuro: il Papa non pensa che il problema della comunione ai divorziati risposati sia il problema unico delle famiglie.
      PS Non ho capito perché ti danno fastidio le virgolette a mio….

    • @ LF
      “minimo comune denominatore” e “massimo comune multiplo”, semplicemente una riflessione sulla nozione di sinergia, la realtà purtroppo essendo sempre ben sotto l’MCM.
      Quando si è in carica di un team, di qualunque dimensione esso sia, il tutto deve valere più della somma delle parti e cioè si deve essere capaci di valorizzare le differenze e non limitarsi ai punti comuni.
      L’organizzazione la più efficace, quella vincente, sarà quella capace di allontanarsi sempre di più dall’mcd, il cui valore è addirittura inferiore alla somma delle parti, per cercare di avvicinarsi all”MCM.

      In altre parole, applicando questa metafora al caso che ci concerne siamo (semplificando e caricaturando) di fronte a due schieramenti: coloro che sensibili al caso particolare risentono un’immensa compassione per il dolore umano generato dagli errori e dai peccati e che vorrebbero colmare con quel dono infinito che è la Santa Eucaristia ma che, mancando chiaramente di senso metafisico, non ne percepiscono la profonda incoerenza con l’insegnamento di Cristo e cercano di trasformarlo a loro uso e consumo, mentre nell’altro caso abbiamo coloro che penetrano in profondità questo stesso insegnamento e ne colgono l’universalità, però dando l’erronea impressione di sorvolare sui casi particolari, i quali, in fin dei conti, sono i soli che esistono nel reale.

      Durante questi prossimi due Sinodi bisogna assolutamente che esca un Magistero autorevole rinnovato e quindi consensuale : e il Santo Padre dovrà mostrare le sue vere doti di leader, la Chiesa non essendo un democrazia, il risultato dovrà evitare da un lato la ricerca di un semplice minimo comune denominatore, il quale, in fin dei conti è già il punto di partenza nel quale ci situiamo, la somma delle opinioni non essendo possibile in quanto la Chiesa non è una democrazia, la sola soluzione nella quale la Chiesa dovrà dare il suo meglio e lo Spirito Santo esprimersi sarà nell’espressione di quel MCM che aldilà delle differenze e/ma grazie ad esse creerà consenso dottrinale, sguardo, cioè ermeneutica, rinnovato/a e pastorale ridinamizzata, il tutto in organico sviluppo con il Magistero di Cristo e della Chiesa fino ad ora.

      Non è impossibile: su questo blog abbiamo fatto un paio di proposte: queste non sono forse LA soluzione, ma mostrano che è possibile farne rimanendo sempre perfettamente ortodossi nella dottrina cattolica.
      In Pace

  5. i dissensi sono sacri,vanno rispettati,ma passati al crivello,almeno con la stessa disinvoltura con la quale i 5 cardinali e chi con loro,esprimono i loro punti di vista.Purtroppo nella storia della Chiesa,i punti di vista,sono diventati,troppo spesso,puntigli distruttivi,con conseguenze drammatiche:massacri intercrisiani,scismi,porte aperte all’Islam,ai gallicani di ogni regione.
    Il Papa,con grande coraggio ed enorme fatica,ci sta riconducendo sul retto cammino,e chi detesta questo cammino,retto,ma impegnativo,trova da ridire,legittimamente,ma forse con finalità che sfuggono anche alla loro obnubilata teologia di comodo,nel senso che forse non intendono scomodarsi e prendere il grembiule al posto dell’ermellino.Se insistono oltre misura rassomigliano sempre di più a quei farisei “che non entrano e non fanno entrare”.
    I cristiani non mitizzano niente, né la famiglia,nè lo stato,né il single:”Chi é mia madre,e chi sono i miei fratelli?(Marco 3,33)”.Anche sua Madre Maria,é grande perché disse:sia fatto secondo la tua parola.(Lc.1,38) e non perché l’aveva partorito e allattato.E ancora chi ama i suoi più di me non é degno di me ecc.Non scherziamo citando i dogmi a piacere.La famiglia,il singolo i gruppi,i meno abili e i più abili,sono tutti chiamati a ricercare quella verità che ci renderà liberi,e a servizio della Comunità,vera famiglia voluta da Cristo.E di questa verità un Papa come Francesco ne é garante ,con chiara pace,per gli estremi difensori dell’ortodossia!!!.Gesù Cristo non intende sfasciare la famiglia:Luca 12,51.53,ma di aprirla ad una visione divina,non chiusa,non fine a se stessa e non concepita come branco.Ugualmente per l’Eucarestia.Il Papa ci prova a farla tornare una tavola dove Cristo Crocifisso,non diventi un amuleto,ma un Sacramento dinamico e vivo,che ci stimola al perdono e alla condivisione,che ripete ogni volta la salvezza.Senza esperienze e testimonianze che fanno rivivere,celebrando le Eucaristie la conversione di Zaccheo,l’avvertimento al ricco epulone,la totale condivisione,noi mangeremo e berremo la nostra condanna(S.Paolo ai Corinti),sia con la schiena rivolta al popolo e sia con gli occhi rivolti ai fratelli presenti.Molti hanno paura che il Papa chiedi loro,in nome di Cristo e del Battesimo, quanto posseggono in banca,come abbiano guadagnato questi capitali e come intendano investirli.Speriamo che non siano questi i veri crucci degli ultra-ortodossi,clero e laici che siano.
    don enzo chiarini

    • Guardi don Chiarini, a me fanno schifo nella stessa misura sia “il grembiule” e sia “l’ermellino”.
      Se permette, molto evangelicamente, preferisco “un asciugatoio”.
      Della “precisione” e della “puntualità” -che son virtù, mentre solo la pignoleria è da considerarsi vizio- io, che pur sono un laico, ma che in virtù del Battesimo sono “partecipante dell’unico sacerdozio di Cristo” (Lumen Gentium, Capitolo II, 10) ne ho fatto una necessità, specialmente e soprattutto in ciò che attiene le citazioni evangeliche e in ogni tema che tratta di Fede (Virtù teologale) e cose sacre; e penso che questa sia cosa buona e giusta, ogni minima imprecisione, sia pur fatta in buona fede o per superficialità, sono convinto che possa far seri danni! Questo perchè come si può essere imprecisi in quella del “grembiule” che poi in fondo, ammetto, è una inezia, lo si può essere in cose che inezia maggiore. Chi si sforza di essere fedele nel poco, anche nelle inezie, certamente lo sarà anche nel molto.
      Cordiali saluti.

    • Caro Don Enzo,

      condivido pienamente le tue riflessioni.
      Fatto sta che i 5 cardinali hanno ragione eppure “sentiamo” che bisogna poter andare più in là verso i sofferenti che quel che pratichiamo oggi.
      Noi cattolici abbiamo bisogno che ci sia adeguazione tra Fede, Carità e Ragione: è la nostra “firma” dai tempi di San Paolo nell’Agorà ateniese.

      Forse, se teniamo in conto la frasetta di Kasper sull’analogia circa i semi di verità in altre chiese e realtà religiose, frasetta che ci piace molto, Papa Francesco ci ha già dato, probabilmente senza saperlo coscientemente, la seconda chiavetta necessaria alla soluzione di questo problema, quando afferma che nel martirio noi cristiani siamo tutti uniti aldilà delle appartenenze religiosi.

      Se spingiamo l’analogia tra Chiesa e chiese domestiche che noi proponiamo dall’inizio di quest’anno, allora possiamo inferire che senz’altro quei semi di verità che ci salvano tutti sono proprio il martirio o le croci quotidiane che dobbiamo portare avanti con carità.

      Dopotutto l’Eucaristia, perfetta Sinossi, è nella sua essenza perfetto Sacrificio: forse non è dato compartire il Pane Eucaristico quando si è nel peccato oggettivo, ma di sicuro è possibile compartire il Sacrificio, unendo il proprio martirio a seguito dei propri e altrui peccati a quello di Cristo stesso, realizzando analogamente quell’ecumenismo del sangue versato per la Verità.

      Qui dovrebbero, a mio umile parere, concentrarsi i Sinodi: cosa può fare la Chiesa attuale per aiutare i divorziati risposati civilmente (e non solo loro…) a vivere in modo santificante la croce che la vita ha messo sulle loro spalle, in modo da vivere pienamente l’altro aspetto della Santa Eucaristia e venire alla Sinossi dal di dentro della Croce invece che dal di fuori.

      In Pace

      • Mi scusi, caro Simon, ma… ma di quali sofferenti sta parlando? E di quale martirio, di quali croci quotidiane? Di quale sacrificio?

        Gli unici sofferenti, gli unici martiri, gli unici crocifissi e sacrificati sull’altare dell’egoismo più spietato SONO I FIGLI! Quale sacrificio, i divorziati risposati, dovrebbero compartire con il sacrificio di Gesù Cristo? Quello che hanno fatto soffrire ai loro figli? O, magari, al proprio coniuge innocente? Ma che cosa sta dicendo, Simon? Darsi all’adulterio significa, forse, sacrificarsi? Cos’è… il ribaltamento del significato delle parole?

        • Giancarlo. Evidentemente Simon sta parlando, solo per fare un esempio, di donne abbandonate che ad un certo punto si sono risposate e, se cattoliche praticanti, soffrono ogni giorno di non poter accostarsi ai sacramenti. Allo stesso modo, senza scendere in altra casistica, si sta parlando di persone che soffrono per ciò che è loro accaduto e anche per i figli.
          Simon (e la Chiesa) non si sta certo riferendo ai libertini gaudenti che passano di matrimonio in matrimonio e che certo non hanno mai chiesto, né chiederanno mai, alla Chiesa di poter accedere alla Comunione!

        • Mi pare che sia tu a ribaltare tutto, Giancarlo.
          Dimentichi il contesto nel quale tutta questa discussione verte: mica quella generica dei divorziati risposati o no, ma di quelle persone che sentono la chiamata di Cristo alla conversione personale, dopo aver peccato, ma la cui situazione personale oggettivamente impedisce una completa sanazione pubblica. Qui mi sembra che si debba esercitare profonda empatia e aiutarli a non sentirsi più come reietti.

          La sola vera sofferenza, caro Giancarlo, è quella di sapersi non in unione con Dio in Cristo e la disperazione potrebbe nascere dal fatto di credere che perché ci si trova in una situazione umanamente insanabile allora non si potrà vivere del Cristo: questo è attentato non solo contro la Carità ma anche contro la Speranza. E intorno a questo che gira tutta la discussione: se tu hai soluzioni, sarei felice se tu le condividessi con noi.

          Quanto ai figli essi rimangono la priorità numero uno della Chiesa: per questo il Santo Padre ci dà l’esempio di battezzare i bambini senza restrizioni, con bel spirito “anti”-protestante e comunque di costoro anche il Sinodo ne parlerà moltissimo secondo l’Istrumentum Laboris.
          In Pace

          • Ho capito: stai parlando di quelle persone che, dopo aver divorziato, si sono risposate ed hanno avuto figli anche dal secondo matrimonio. Secondo me la soluzione c’è ed è anche molto semplice: devono rinunciare al peccato, cioè all’adulterio. Questo non significa affatto che devono smettere di occuparsi della seconda famiglia, cioè della seconda moglie e dei secondi figli, anzi. Dovranno continuare ad occuparsi di loro sotto ogni punto di vista, evitando però l’adulterio ed evitando lo scandalo. Questo, secondo me, è possibile in un solo modo: separandosi dal secondo coniuge. Altre soluzioni non ne vedo.

            Una cosa è certa: finchè non c’è la rinuncia all’adulterio, non ci può essere assoluzione, quindi non si può fare la comunione. Qualunque “soluzione” si possa immaginare, non può prescindere da questo punto fermo: la rinuncia al peccato di adulterio. Ma per questa soluzione non occorreva certo un sinodo, bastava solo un po’ di onestà.

          • Non c’è dubbio debbono rinunciare all’adulterio per poter comunicarsi: penso che siamo d’accordo su questo punto e non ho mai scritto il contrario.

            Ma non è questo il fondo del problema ( lo è per i “progressisti” delle aree germaniche, però), perché se fosse solo questo l’applicazione del principio di epikeia da parte del sacerdote può risolvere la maggior parte dei casi pratici, come ad esempio ammettere a comunione privata chi si impone una vita di castità anche se pubblicamente sempre in un secondo matrimonio.

            Il fondo del problema è che le persone (“brave”) in quella situazione vorrebbero dare un valore al loro secondo matrimonio anche agli occhi della Chiesa, cioè di Cristo stesso e esprimono questo desiderio chiedendo di poter comunicarsi che è il mezzo ordinario per mostrare questa unità col Corpo di Cristo. Immagina: vivono e si comportano bene da decine di anni con il secondo sposo, hanno figli che educano del meglio che possono e tutto ciò non avrebbe nessun valore agli occhi di Dio e della Sua Chiesa?

            Non è dando loro la comunione come vorrebbe Kasper che si risolverebbe il problema, ma è, secondo me, sviluppando la dottrina sul matrimonio al fine di incorporare le mortificazioni di ogni vita e le opere buone compiute ( e solo quelle ad esclusione degli atti propri di adulterio strictu sensu) come partecipanti alla santificazione che procura il solo unico vero matrimonio celebrato, da dove l’analogia colle Chiese separate e la loro relazione coll’Unica Chiesa di Cristo. Se questo fosse fatto, una pastorale davvero rinnovata potrebbe nascere e svilupparsi ad hoc per queste situazioni e aiutare concretamente queste persone sul cammino della loro conversione in una vita di nuovo riempita di speranza nella Redenzione, malgrado tutti i malgradi, come per tutti gli altri.

            Spero essere stato più chiaro.
            In Pace

          • Ma certo che il loro secondo matrimonio (comunque matrimonio civile, non matrimonio sacramentale) può avere un grande valore: e chi lo nega?! I divorziati risposati costituiscono, anche agli occhi di Dio, una famiglia che merita di essere difesa, sostenuta, aiutata ed amata da tutti. Tanto più all’interno della comunità cristiana, ci mancherebbe. Questo però deve essere contemperato con un altro bene, altrettanto imprescindibile, che è l’esigenza di una vita senza compromessi con il peccato, quindi chiusa alla possibilità dell’adulterio.

            Com’è possibile contemperare queste due esigenze senza la separazione? Io non lo so. Io credo che la separazione darebbe due grandissimi aiuti: renderebbe POSSIBILE E CREDIBILE la rinuncia al peccato. Diversamente, secondo il mio umilissimo parere, dare loro la comunione saprebbe di tradimento.

  6. Ancora un semi-OT, leggo da qui un commento che mi fa trasalire. Parole buttate a caso e piena accettazione passiva (e inconsapevole?) del non argomento mischiato a mancanza di realismo.

    “Non bisognerebbe confondere la razionalità con i buoni argomenti. Ci sono argomenti razionali che non sono buoni argomenti, come quello di dalecooper. Di fronte un argomento qualsiasi mi devo chiedere se è convincente, non solo se è razionale.”

    E’ a persone con simili confusioni in testa che si deve spiegare cosa sia il matrimonio per un cattolico?!
    Io.
    Tremo.
    (e intanto mi rileggo il commentino per farmi una nuova risata!).

    • Non è talmente sballato questo concetto anche se espresso malissimo: da un lato c’è la razionalità di un argomento che è una proprietà propria dell’argomento stesso, dall’altro, nella nozione di convinzione, c’è la nozione di una volontà che si lascia “vincere” ( cf. il nostro e-book “i Dialoghetti di Telesforo”) esprimendo un giudizio positivo sull’argomento.

      Un argomento razionale è potenzialmente convincente ma non può di per se essere convincente: questo lo può fare solo chi può essere convinto dall’argomento compiendo il rispettivo atto di volontà.

      Per questo non ci si deve illudere che presentando argomenti razionali si possa “automaticamente” convincere una controparte: quest’ultima è sempre libera di applicare positivamente o negativamente la propria volontà all’accettazione dell’argomento razionale ( o non razionale). E per questo argomenti emozionali hanno spesso più risultati positivi sulla convinzione di una persona, in quanto la volontà è molto sensibile alle emozioni e ai sentimenti enon si lascia solo dirigere dalle funzioni “alte” come la razionalità.
      In Pace

      • Chiarissimo Simon, grazie dell’ermeneutica (pro)positiva che è assolutamente azzeccata! 🙂
        Il problema è che questo arrivava dopo una staffilata di commenti pro matrimonio gay nel quale “buono” è inteso in senso lato: buono è quel che è buono per me. Sotto questa lente leggere questo commento mi ha fatto trasalire.
        Oltre al fatto che un argomento razionale non accettato deve quanto meno smuovere dentro IL DUBBIO, soprattutto se la base fondativa dell’argomento è implicitamente la stessa che muove la mia opinione contraria (ed errata come dimsotra l’argomento appunto).

        nei commenti che sto leggendo l’unico dubbio che perviene a chi scrive è quanti like riuscirà a raccogliere… anyway, grazie acnora Simon!

  7. Un articolo che centra poco, ma offre uno spunto ironico a quel che potrebbe portare la demolizione di un impianto strutturale matrimoniale, al di là degli approfondimenti del Sinodo che verranno e della idea di approfondimento nella continuità che per ora il nostro blog ha portato avanti grazie alle splendide intuizioni di Simon:

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-quel-matrimonio-gay-che-non-piace-neppurealle-lobby-gay-10336.htm

    Nel seguente invece Padre Lanzetta recensisce il libro di Kasper. Non ho ancora ultimato la lettura dell’articolo, ma posso dire che finalmente qualcuno esprime il proprio parere fornendo fonti bibliografiche (con la pagina dove reperirle) del libro che è tanto piaciuto a Papa Francesco. Questo non significa che la lettura del libro di Lanzetta sia l’unica possibile o l’unica giusta, ma quanto meno che ora si cerca di parlare con i testi vicino.

    http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/09/pserafino-m-lanzetta-la-misericordia.html

    • Caro Minstrel, ti ringrazio per i due link.
      Quanto al primo, è una gran buffonata e il giornalista fa un’analisi perfettamente condivisibile.

      Il secondo invece è davvero interessantissimo e l’analisi che fa P. Lanzetta sembra azzeccata e, oggettivamente, fa nascere il desiderio di andare a comprare il libro se non altro per verificare in prima persona se le cose sono state dette davvero in quel modo dal nostro cardinale e per capire cosa Papa Francesco vi abbia trovato di tanto bello.

      Dalla recensione mi sembra capire che, come spesso in filosofia, in metafisica e in teologia, il problema nasca a causa di impostazioni epistemologiche labili: al soggetto, questa frase di P. Lanzetta mi pare altamente sintomatica e la croce di volta del “confusionismo” kasperiano: “Kasper rifiuta la visione metafisica classica e fa sua invece la critica di Kant, ben espressa poi in quel “Che cosa possiamo sperare?”. Cioè, la nostra intelligenza è limitata, non può superare il campo del visibile e dell’esperienza umana . Ciò che va oltre non è dato di conoscere, ma è relegato alla speranza, la quale rappresenta un mero postulato….”.

      L’influenza anti-metafisica del XX secolo sembra aver totalmente impregnato il midollo del nostro cardinale, il che non è un piccolo problema per chi si accinge a fare teologia e ci offre la lontana radice epistemologica dei grossolani errori della sua prolusione appena egli esce dagli argomenti convenuti.

      Rimane il fatto che questo libro sembra aver il merito di porre dei quesiti ai quali ci si deve impiegare a rispondere, in quanto proprio questi sono i termini nei quali si pongono agli uomini contemporanei.
      In Pace

      • Diciamo che non ha proprio tutti i torti:

        BTW, nel prossimo articolo dedicato alla Metafisica ci sarà una piccolissima curiosità legata a questo libro e alla querelle fra Domenicani che fornisce forse un altro esempio di misunderstanding derivante da utilizzo di metafisiche simili, ma non uguali… stay tuned! 😉

  8. @Giancarlo
    (Scrivo qua perché non c’è più spazio direttamente sotto il tuo commento)

    A me pare che tu abbia una visione di un ordine, uno schemino tutto bello ordinato che nella realtà di molta gente non c’è. E non ci può essere.

    Ad esempio tu non tieni conto di un paio di cose, o anche tre.

    Non tieni conto dei figli della seconda unione: la Chiesa dovrebbe imporre ad una persona risposata di piantare in asso ANCHE quei bambini, fornendo loro un mensile per il mantenimento. Bella idea!
    Non tieni conto di legami autentici tra le persone: anche in assenza di figli accade che sia proprio quella seconda unione ad aver fatto “ritrovare la fede” a persone precedentemente sconvolte da relazioni terribili.
    E Non tieni conto di un discorso più globale: il Sinodo dovrà anche attivarsi per vedere la questione della nullità effettiva di molte prime unioni. Già questo punto potrebbe risolvere a monte molte situazioni di “seconde nozze” che in realtà sono “prime”.

    Quarta questione: valuti la cosa solo dal punto di vista sessuale. Ma se sei cristiano, le persone sono ben più delle loro attività sessuali.

    Bada bene: non sto negando il peccato.
    Per il resto, d’accordissimo con Simon.

    • P.s. sempre per Giancarlo….e poi secondo me non si tiene conto molte volte di alcuni fatti reali. E qui coinvolgo anche Simon, se vuole.
      Conosco da anni una signora, ormai da una certa età, abbandonata dal giorno alla notte dal marito. Sparito! Per poi venire a sapere che stava altrove con un’altra. Questa signora è uno di quegli esempi di persone che portano la Croce, attendendo sempre un eventuale ritorno, rimanendo cattolica praticante, non unendosi in seconde nozze, ecc.

      Ora io mi chiedo. Se quella signora pigliasse l’auto e una volta la settimana andasse a mangiare la pizza con un amico e poi “cadesse in tentazione”…. verrebbe assolta e si comunicherebbe.
      Se invece convivesse con l’amico per la Chiesa sarebbe un altro paio di maniche. E lo capisco bene, non serve che mi spieghiate perché sono situazioni diverse. Però…..lo vedete che c’è qualcosa che manca?

      C’è tutto uno studio da fare secondo me. Quella signora, dal mio umile punto vista, avrebbe “diritto” ad essere molto più considerata dalla Chiesa, anche se risposasse ad esempio. Perché starebbe prendendo un impegno serio a fronte probabilmente di un primo matrimonio nullo.
      E non sarebbe meglio, per lei e per la Chiesa, andare a fondo di queste situazioni ? – invece di lasciarla esposta ad eventuali “seratine” che povera donna, dopo le cose che ha passato…..se le capitassero le darei pure ragione! (comunque non le capitano)
      Scusate, passatemi questa ultima frase.

      • Cara trinity, sembra che tu mi attribuisca cose che non mi sono mai sognato e, tantomeno, detto. Io non ho mai detto di piantare in asso la seconda moglie, né i figli da lei avuti. Anzi ho detto il contrario, leggi bene:

        “Questo non significa affatto che devono smettere di occuparsi della seconda famiglia, cioè della seconda moglie e dei secondi figli, anzi. Dovranno continuare ad occuparsi di loro sotto ogni punto di vista, …” http://pellegrininellaverita.com/2014/09/18/sinodi-della-famiglia-kasper-et-alii-mirate-meglio-e-piu-in-alto-per-favore/comment-page-1/#comment-7792

        In realtà non ho parlato neanche di un mensile. I divorziati risposati dovrebbero trovare una formula di vita insieme, soprattutto per quello che riguarda le esigenze dei figli, che però escluda, nelle intenzioni e nella pratica, la condivisione del letto. Secondo me l’unico modo di attuare un proposito del genere sarebbe quello di una separazione almeno nelle ore notturne.

        Sulla nullità siamo d’accordo, a patto che sia chiaro che, quello che si dichiara per ottenere la nullità, DEVE ESSERE LA VERITA’, di cui si dovrà rispondere a Dio.

        Io valuto la cosa dal punto di vista sessuale, perché nell’atto sessuale si concretizza l’adulterio. Escluso l’atto sessuale… non c’è adulterio! Tutto il resto va bene.

        La signora tua amica, di cui porti l’esempio, è un modello cui dovrebbero uniformarsi tutti i cristiani abbandonati dal proprio coniuge. Io, se mia moglie mi abbandonasse, rimarrei fedele al mio matrimonio. Se poi, ogni tanto, scivolassi in tentazione… potrei certamente confessarmi, con il fermo proposito di non peccare più, e tornare a fare la comunione. CERTO! Dov’è il problema?

        Forse, trinity, non ti è chiara una cosa: “Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’UOMO DUNQUE NON SEPARI CIO’ CHE DIO HA CONGIUNTO.”. Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”.

        …“C’è tutto uno studio da fare secondo me. Quella signora, dal mio umile punto vista, avrebbe “diritto” ad essere molto più considerata dalla Chiesa, anche se risposasse ad esempio.”.

        Quale sarebbe lo studio da fare, secondo te? Non sono chiare le parole di Gesù?

        • Giancarlo. Ore 15.02 avevi scritto che per te i coniugi “devono separarsi”. Quindi io ho scritto che un genitore dovrebbe piantare in asso i figli. Ora hai specificato “separarsi nelle ore notturne”. In ogni caso mi pare di capire che un coniuge deve uscire di casa? O volevi dire “dormire in camere separate”?

          Guarda che mi sono chiari gli insegnamenti di Gesù 🙂

          Lo studio da fare, mi sono spiegata male io: è lo studio che il Sinodo andrà a fare e io auspicavo che potrà risolvere tante situazioni. Situazioni di nullità ma anche una pastorale più includente – che non significa necessariamente dare la Comunione. Significa ad esempio far capire alla comunità che certi divorziati/e non sono “cristiani a metà” ma magari, a volte, cristiani migliori di tanti altri regolarmente sposati.

          E poi mi auguro che il Sinodo vada più a fondo su quella questione del “cadere” nel peccato: perché è così differente quello dei conviventi da quello dei non-conviventi? Perché è così differente da quello di un marito che va regolarmente a prostitute?
          Paradossalmente io, forse, darei ancora meno Comunioni….
          Cioè spero che questa questione dei divorziati risposati sia (e lo sarà) un’occasione per valutare molte altre situazioni e che si vada verso una migliore comprensione per tutti i fedeli del cattolicesimo.
          E questo può essere in due sensi: individuare altri “peccatori” che peccano in egual modo dei divorziati risposati ….ma anche trovare dei modi per testimoniare più misericordia e carità verso tante situazioni di relazioni irregolari: soprattutto laddove siano situazioni incolpevoli.

          Insomma: più misericordia per una direzione più ampia che vada verso più ortodossia, più severità se vogliamo dire così. L’obiettivo finale dovrebbe essere far capire che cos’è l’impegno di un matrimonio cattolico. In modo che gli sposi arrivino preparati al sacramento, molto più preparati che in passato.

          • Mi spiace trinity ma non condivido praticamente niente di quello che dici. Andiamo con ordine.

            Quando parlo di separazione, che dovrebbe essere attuata dai genitori divorziati risposati, intendo indicare un modo (a me non ne vengono in mente altri) per rendere POSSIBILE e CREDIBILE la loro rinuncia al peccato di adulterio. Naturalmente questa separazione ha, come unico obiettivo, la rinuncia al peccato che renderebbe possibile il perdono sacramentale e, quindi, la comunione. Quindi parlo di una separazione che non ha niente a che vedere con le normali separazioni tra coniugi che, generalmente, precedono il divorzio. Tutto resterebbe in comune, dalla gestione delle spese alla pacifica ed armoniosa collaborazione per il bene dei figli. Ottima anche la possibilità di passare molte ore tutti insieme sotto lo stesso tetto, mangiare insieme, portare insieme i bimbi fuori, andare insieme a fare la spesa etc. . Quello che dovrebbe essere CHIARO E PACIFICAMENTE ACCETTATO è la rinuncia ad avere rapporti sessuali. Tutto questo, però, è già possibile, credo. E, comunque, ben altre sono le aspettative di coloro che guardano al concilio come alla possibilità di chissà quali grandi novità.

            Poi parli della possibilità, con le novità del concilio, di risolvere tante situazioni di nullità. Ma ti faccio notare che già esiste la possibilità di ottenere una dichiarazione di nullità. Vogliamo rendere la procedura più snella e veloce? Bene, ma cerchiamo anche di far passare il concetto che le dichiarazioni che i coniugi fanno per ottenere la nullità DEVONO ESSERE VERE. Di queste loro dichiarazioni dovranno poi rispondere a Dio. Secondo il mio modesto avviso, la strada da percorrere per avere meno divorzi non è tanto quella di allargare le maglie della dichiarazione di nullità quanto, piuttosto, quella rendere consapevoli, coloro che chiedono il sacramento del matrimonio, che il passo che stanno per fare è definitivo, non si torna indietro. In questo senso potrebbe essere utile chiedere loro una formale rinuncia, di fronte alla comunità, ma anche di fronte allo stato, alla possibilità di divorziare (è solo una mia idea, andrebbe studiata).

            Poi dici: “…una pastorale più includente – che non significa necessariamente dare la Comunione.”. Correggo: “…una pastorale più includente – che non significa necessariamente naturalmente dare la Comunione.”. La comunione concessa per includere è un obbrobrio insostenibile.

            E poi… si arriva alla questione centrale. Dici: “…perché è così differente quello (il peccato) dei conviventi da quello dei non-conviventi? Perché è così differente (l’adulterio dei risposati) da quello di un marito che va regolarmente a prostitute?”. Ecco, questo punto è assolutamente centrale. E, siccome le differenze oggettive tra chi va a prostitute e chi si risposa SONO EVIDENTI, nasce il sospetto che ci sia malafede in chi vorrebbe porre sullo stesso piano due cose fondamentalmente diverse. Sei una persona intelligente che, probabilmente, ha studiato anche molto più di me: davvero vuoi che ti spieghi qual è la differenza? Chi va a prostitute commette adulterio e rischia di entrare in circolo vizioso da cui, poi, è difficile uscire. Tuttavia il suo peccato è oggettivamente saltuario e non genera una situazione di stabilità nel peccato. Una volta lasciata la prostituta, egli può davvero pentirsi, sinceramente promettere di non rifarlo più, chiedere perdono a Dio tramite il sacramento della confessione, ottenere l’assoluzione e fare la comunione. Dov’è il problema? Ben diversa, invece, la questione di un risposato. Egli VIVE STABILMENTE IN UNA SITUAZIONE DI PECCATO. Può confessarsi e chiedere perdono a Dio? Certo che lo può fare, ma, per ottenere l’assoluzione, deve necessariamente rinunciare alla relazione sessuale con il convivente. Si ritorna, quindi, alla separazione di cui parlavo all’inizio. Altre strade non ne vedo.

  9. quello che Simone de Cyrene and company non tengono presente è che il card. Kasper ha un asso nella manica che i 5 cardinali ortodossi non hanno e che gli permetterà di vincere la partita. E cioè il completo appoggio di Papa Francesco. Lo ha detto lui stesso nell’intervista a Tornielli. ha detto di aver pubblicato la sua tesi dopo averla fatta vedere al Papa e che il Papa era “completamente d’accordo”
    Papa Francesco ha elogiato pubblicamente la teologia del cardinale Kasper. Che cosa volete di più?
    Perciò di cosa stiamo discutendo? La cosa è già decisa. Secondo me il Sinodo è completamente inutile è uno specchietto per le allodole. Il Papa lascerà scannarsi per un po’ fra loro i teologi e i cardinali e poi chiuderà il dibattito con la sua decisione.. Papa Francesco ha già deciso ,caro Simon. E purtroppo ha deciso in modo diametralmente opposto alla retta dottrina e a quello che pensi tu.
    E quel giorno che Papa Francesco imporrà la dottrina erronea, tu che farai?

    • Ti rispondo come ha già risposto Mons Livi e riportato nel post precedente a questo: “Escludo nel modo più categorico la possibilità che il Papa avalli un sinodo dei vescovi nel quale venga abolita la dottrina sacramentaria e canonica sul matrimonio e l’Eucaristia”.

      E questo perché Credo la Chiesa come confessato nel simbolo di Nicea-Costantinopoli: la tua ipotesi è un’impossibilità.

      E come don Enzo qui sotto, a quel che insegnano il Papa ed i Vescovi in unione con lui nel Magistero Autentico in materia di fede e di morale si deve il religioso ossequio dell’intelligenza e della volontà: potrà forse non piacermi, ma obbedirò, perché l’Unità del Corpo di Cristo è al centro della preghiera sacerdotale di Nostro Signore.

      In Pace

      • Gentile Signor Simon, sicuramente lei avrá ragione. Il Sinodo si concluderá con un documento riassuntivo lunghissimo dove si potrá leggere tutto e il suo contrario. Lei, qui ci fará vedere come la sua Fede aveva ragione é ci mostrerá le parti del documento che la confermano. Poi noi andremo a blog “progressisti” che diranno finalmente la Chiesa si é aggiornata, senza cambiare il dogma, é li mostreranno le parti del documento dove la Chiesa ora dice bianco dove prima diceva nero. E faremo anche un giro per i blog tradizionalisti che staranno chiedendo lo scisma perche adesso che la Chiesa dice nero dove prima diceva bianco vuol dire che il dogma é cambiato nonostante in parti del documento si neghi quel cambio nel dogma.
        Ed intanto i cattolici si sposeranno e divorzieranno come i non cattolici, si risposeranno e si accosteranno alla comunioni dove preti e vescovi glielo consentano o dinascosto,gli omosessuali diranno che la Chiesa gli deve accettare i suoi “figli” saranno battezzati, le mamme si bacieranno all´atrio. La maggior parte dei cattolici penserá che la Chiesa deve cambiare ed adattarsi permettendo l´anticoncezione, le donne preti e via dicendo.
        Ma Lei avrá ragione avendo escluso nel modo più categorico la possibilità che il Papa avalli un sinodo dei vescovi nel quale venga abolita la dottrina sacramentaria e canonica sul matrimonio e l’Eucaristia.
        Purtroppo la realtá é superiore all´idea.

        • Gentile blaspas59,
          come ben dici coloro che diranno che c’è bianco dove prima c’era nero saranno i “progressisti” ed i tradi-protestanti, cioè quei due settori ai margini esterni della Chiesa che non vivono (più) della Fede cattolica.
          Ma questo problema di lettura storta del Magistero esiste fin dai tempi di Gesù e questa certezza di essere frainteso non è una ragione valida o sufficiente per tacerSi .

          Infatti, su questo blog, noi leggeremo solo e sempre qualunque atto magistrale della Chiesa Docente nella sola ottica logicamente e ontologicamente possibile per la nostra Fede cattolica, cioè nel quadro di un’ermeneutica di sviluppo organico del Magistero autentico, o, con parole benedettiniane, sempre usando di un’ermeneutica della riforma nella continuità, evitando per metodo le interpretazioni devianti.

          Vedi, tutte le persone che pensano che la Chiesa debba “cambiare” o che “abbia cambiato” non hanno capito la sostanza della missione della Chiesa che è farci cambiare noi: la Chiesa non cambia ma ci spinge utilizzando di tutti i mezzi leciti possibili per convertirci. Il cattivo comportamento ed il peccato degli altri ci deve rammentare solo il nostro proprio peccato da un lato e dall’altro lato serve a rammentarsi di rendere se stessi cristiformi al fine di espiare assieme al Cristo i propri peccati, quelli degli altri e quelli del mondo tutto dall’inizio della Creazione alla Fine dei Tempi.

          Il Signore non ci sovraccarica con quello che non possiamo fare e non ci responsabilizza con quello su cui non abbiamo nessuna autorità: abbiamo autorità, e conseguente responsabilità, in funzione del nostro stato di vita attuale, sempre su noi stessi, poi sulle persone di cui siamo in carica secondo il livello di questa carica, e così via di seguito.

          Quello su cui ti devi “concentrare”, non è il comportamento contro-natura degli omosessuali ma su come tu vivi concretamente ciò che Cristo vuole secondo la tua natura, ad esempio lasciando sempre aperta alla vita le tue relazioni maritali; non è il divorzio delle altre persone ma su come tu vivi santamente il tuo matrimonio, ad esempio sul tuo modo di trattare tua moglie e di sovvenire ai bisogni quotidiani; non è il fatto di battezzare o non battezzare degli altri ma come tu educhi i tuoi figli concretamente, ad esempio, scegliendo le scuole migliori o interagendo intelligentemente con loro: che altri storcano l’insegnamento della Chiesa o quello futuro del Sinodo non te ne deve importare più di tanto (se non pregare per loro affinché si ravvedano), ammenocché tu abbia una carica ufficiale di insegnamento nella Chiesa e che sei responsabile di chi impartisce questo insegnamento; e così via di seguito.

          Se non fai questo sei come colui che vede la pagliuzza nell’occhio altrui ma non la propria trave.

          È bello che la realtà sia superiore all’idea.
          In Pace

          • Gentile Signor Simon, allora per lei il Sinodo dirá quello che sempre a detto la Chiesa a prescindere del testo del documento. Lei lo leggera é lo spiegherá nell´única maniera possibile di essere capito qualunque cosa i vescovi e il Papa abbia voluto scrivere.
            Bella maniera di dimostrare che la realtá é superiore all´idea.
            Poi mi dice di non stare a guardare a cosa fanno gli altri ma di concentrarmi nel migliorare io. Mi sbaglio o lei a Francesco non lo segue? Lui non smette di parlare di uscire da noi stessi ed andare all´incontro con gli altri.
            E comunque, lasciando Francesco da parte, come posso fare la mia parte di educatore se non ho esempi da mostrare? Come posso io migliorare se non ho esempi da seguire?
            Giá mi dirai segui gli insegnamenti di Gesú. Ma la realtá é superiore all´idea ¿no?

          • Tendi a caricaturare quel che ti dico, blaspas59…

            (1) “allora per lei il Sinodo dirá quello che sempre a detto la Chiesa a prescindere del testo del documento”. : spero proprio di no, io prego affinché ci sia un approfondimento della dottrina sul matrimonio, quindi non dire quel è già stato detto ma andare più in alto spiritualmente nel continuare a svelare il mistero di questo sacramento, ovviamente con sviluppo organico rispetto agli insegnamenti precedenti.

            (2) “Lei lo leggera é lo spiegherá nell´única maniera possibile di essere capito qualunque cosa i vescovi e il Papa abbia voluto scrivere”: no, guarda, io lo leggerò e lo spiegherò come il Magistero mi dirà di leggerlo, cioè come il Papa ed i Vescovi in unione con lui diranno di leggerlo: questa è la realtà.

            (3) “Poi mi dice di non stare a guardare a cosa fanno gli altri ma di concentrarmi nel migliorare io. Mi sbaglio o lei a Francesco non lo segue? Lui non smette di parlare di uscire da noi stessi ed andare all´incontro con gli altri”. : guarda che la tua logica qui non riesco a seguirla. Per migliorarti, devi andare all’incontro degli altri: quindi concentrarti ad andare incontro agli altri e non innervosirti su come gli altri fanno o non fanno

            (4) “come posso fare la mia parte di educatore se non ho esempi da mostrare?” : sii un esempio te stesso: hai una coscienza per questo e, per giunta, le grazie di stato

            (5) “mi dirai segui gli insegnamenti di Gesú”. : esatto, cioè molto concretamente, in materia di fede ed i morale esercitare un religioso ossequio della tua intelligenza e della tua volontà al Magistero Autentico della Chiesa. Restiamo concreti e sempre attenenti al reale.

            In Pace

  10. ,potrò obiettare ma
    obbedirò,le mie supposizioni,non tengono di fronte all’Unità del Corpo di Cristo

  11. sbagliare ha delle conseguenze, si assumano responsabilità
    i divorziati mi fan sorridere, cosa vogliono Santa Comunione.
    non capisco questa gran scelta di fede dopo un divorzio
    hai errato purga o trova soluzione. annulla matrimonio ecc……….
    cmq c’è libero arbitrio, la propria coscienza onesta corretta coerente nel nostro animo ci da’ la giusta considerazione dell’errore, facciamone la giusta penitenza ammenda ,,,,,,,,,

    • Concordo con te Lieta: in fin dei conti qui si continua a voler infantilizzare chi dovrebbe assumersi i propri errori da adulto responsabile: eppoi sappiamo che Cristo ci salva se facciamo del meglio che possiamo nelle circostanze nelle quali siamo e questo assieme a Lui. Comunione quando si può, senza Comunione quando non si può.
      Grazie per questa testimonianza.
      In Pace

      • mi ritengo persona semplice ke sbaglia pecca come fanno tutti umani
        quando si erra in certi canoni si deve avere da adulti in fase riflessiva comportamenti coerenze valutate su stato reale personale
        altrimenti errare umano perseverare diabolico e credo ke persone in vere difficoltà vita tutta generale sia caso per trovare la stretta strada a seguito Gesu’, vediam di dare esempi giusti cone sempre si cerca fare nonostante le gravi avversità trovate e poi il vero giudizio spetta lassù
        e i divorziati dimostrino maturità, han buttato a mare matrimonio sacramento non fingano na religiosità poco vissuta, questo è mio pensiero, credo abbian ancor molto da comprendere cosa sia vera fede……………………

  12. Nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di parlare di san Pio X. Alcuni giorni fa ho visto un vecchio film dedicato proprio alla figura di questo Papa. Film tutto sommato carino (la qualità dell’immagine non è granché), che però non mi ha impressionato particolarmente, ad eccezione di una scena che mi ha colpito moltissimo, e moltissimo mi ha dato da pensare, soprattutto in vista del prossimo Sinodo.
    La scena in questione va da 38:10 a 45:30
    https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=gFCIAKuujU8#t=2290

    “Anche Gesù implorò il Padre di risparmiargli quel calice colmo di amarezze. Anche Gesù cadde sotto il peso della sua croce. Abbracci la sua, signora; si stringa forte a quella croce. Se Dio glie la impone, vuol dire che non l’abbandona”.

  13. Simon mi risponde che il Papa non potrà cambiare la dottrina . Certo su questo siamo tutti d’accordo. Ma cambierà la prassi e così facendo svaluterà la dottrina. La prassi (della misericordia) PRIMA della dottrina. Questo non sarà che il primo passo per altri passi, via via più importanti . Se la prassi della misericordia viene PRIMA della dottrina ,allora perchè, anche se la sodomia è un peccato, per misericordia non dare il matrimonio agli omosessuali? perchè , anche se il suicidio è un peccato, per misericordia non permettere il suicidio assistito? ? E via discorrendo.
    Inoltre anche se il Sinodo non cambierà la dottrina darà di essa una interpretazione “fluttuante”. Questo si sa già. è stato detto apertamente!!! anzi qualcuno si è già vantato che il documento sinodale finale sarà talmente ambiguo che ognuno l’interpreterà a suo modo… Del resto papa Francesco non fa che ripeterlo ogni giorno , non state attaccati alle regole e alle istruzioni….

    http://www.lastampa.it/2014/09/20/blogs/san-pietro-e-dintorni/sinodo-come-lo-manovro-oXJ6UULjDh9eXsdKCAdrHL/pagina.html

    Proprio l’esatto contrario di quanto auspicavi tu caro Simon e ciè un Magistero autorevole, chiaro misericordioso ma non ambiguo!

    • Gentile Giacomo,
      spero che rileggendoti ti rendi conto che giudichi il Papa ed il Sinodo prima anche che si siano espressi, rispettivamente, celebrati: questo non va bene su questo blog: ci sono spazi telematici specializzati nel farsi le smorfie per farsi paura vicendevolmente, concentrarti come sono a spargere chiacchiere e pettegolezzi calunniosi sul Santo Padre e la Santa Chiesa di Cristo.

      Qui ci atteniamo al principio di realtà: niente di quel che tu dici è già successo e qui non giochiamo a “Minority Report”.

      Certo, la prassi pastorale può essere cambiata, ma la prassi pastorale non deve andare contro la dottrina: però detta questa frase generica, bisogna anche rendersi conto che se la prassi ha da essere “informata” dalla dottrina essa ha il compito di concretizzarla dapprima nella realtà e cioè la prassi sarà sempre l’attuazione della dottrina nel caso particolare per sua propria natura. Ci si può oggettivamente sbagliare in una prassi rispetto alla dottrina, ma il giudizio se ci sia oppure no un errore non può essere lasciato a chiunque ma solamente a chi ha autorità per giudicare.

      Ti do un esempio concreto: la dottrina insegna di non rubare e ci sono due mendicanti che, oggettivamente, rubano, il primo un pezzo di pane e il secondo una bottiglia di champagne. Nel primo caso il giudice rilascia il mendicante mentre un secondo giudice mette il secondo mendicante in prigione. Tu potesti dire che il primo giudice ha sovvertito nella prassi la dottrina che insegna a non rubare, mentre il secondo invece è stato bravo e ligio. Però tu non hai l’autorità per giudicare e infatti in appello tutti e due i giudici sono confermati, come anche in cassazione e questo perché nel primo caso il mendicante aveva fame e ogni essere umano ha diritto a sfamarsi il che è un dritto superiore a quello della proprietà, mentre nel secondo caso il mendicante voleva solo farsi piacere.

      Certo possiamo immaginare anche che uno dei giudici o ambo si sono sbagliati: ma questo giudizio lo può dare solo l’autorità competente.

      Tu hai paura: onestamente sento che vivi di paura, ma hai torto di aver paura. Ammesso e non concesso che il Santo Padre decida per una prassi più “labile” che nel passato (a d esempio come fece San Pio X riguardo alla comunione più frequente per i fedeli), in primis questo non intacca la dottrina, in secundis il Santo Padre potrà anche oggettivamente sbagliarsi nella sua nuova direzione, ma, francamente nessuno di noi legge nel futuro e solo sul lungo termine si potrà valutare la sua decisione, in tertiis anche se lui si sbaglia nelle scelte pratiche, di sicuro noi non ci sbagliamo mai obbedendo perché questo è quel che ci rende simili a Cristo: sbagliò Pilato nella sua decisione eppure Gesù obbedì e non chiese a Dio di mandarGli legioni di angeli per liberarLo e proprio questo atto di obbedienza a qualcosa addirittura di iniquo come un deicidio ci ha valso la Redenzione universale.

      La paura non è del cristiano: lasciala allo spogliatoio e rivestiti di Cristo armandoti col gladio della Fede, colla lancia della Speranza e con la rete della Carità e dimentica ogni scudo.

      In Pace

      • “Fratelli, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
        Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere. ”
        ( Ef 6, 10-20)
        Quindi, “per la precisione”, lo scudo è “la Fede”, la corazza è “la Giustizia” e ” i calzari” sono lo “zelo per propagare il vangelo della pace”.
        Interessante notare il “Tenete sempre in mano lo scudo della fede”.
        Poi, ovvio, ognuno lo interpreta come può.
        Certo è che è detto anche “riceve la corona unicamente se ha lottato secondo le regole”.

        Ora, Simon, mi auguro che tu non abbia anche le dita rivestite di “diamante” per farti una bella arrampicata sugli specchi” sulle parole delle Lettere Cattoliche”…
        Il tutto, “per la precisione”!

        • A proposito Simon, ma il papa non aveva detto che non voleva fare ne sentir parlare di “casuistica” sul tema che si sta dibattendo?

        • Carissimo, credo che tu frequenti troppo certi blog malsani che hanno per abitudine di tirare una frase o una parola, storcendone il senso e fargli dire quello che non era detto. Ad esempio qui il messaggio a “giacomo” era di non avere paura e quindi non nascondersi dietro uno scudo: per giunta pensavo più alla spada che esce dalla bocca dell’Uomo dell’Apocalisse che al testo di Paolo e la rete mi sembrava un’immagine dai combattimenti per gladiatori ben adatta al concetto di carità: offensiva e al contempo avvolgente.

          Ma, immagino che, per farti piacere e non incorrere il rischio di scrivere eresie avrei dovuto dire : armati del mitra della fede, del bazooka della speranza e del lanciafiamme della carità: forse avresti capito meglio. O forse no.

          In Pace

          • Nell’Apocalisse la spada che esce dalla bocca dell’Uomo dell’Apocalisse è -citazione letterale- “spada affilata a doppio taglio” “spada affilata a due tagli”. Avrebbe dovuto farti pensare alla -citazione letterale Ebrei 4:12- “Parola di Dio” “che è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore”.

            Simon, il vetro è rigato, e la precisione è scarsa.
            (e nel frattempo la domanda sulla “casuistica” elusa… ; “riceve la corona unicamente se ha lottato secondo le regole”)

          • Quanto agli “ambienti” e blog che frequento che ne sai?
            E se ti dicessi che anche questo blog è malsano? Chi decide chi/cosa è malsano?
            Attieniti al tema, altrimenti che si ciancia a fare di logica e filosofia in questo blog, nel mentre c’è pure un link alle “fallacie argomentative”. Attieniti al tema e non buttarla sul personale, è fallacia argomentativa quella!
            “Colpa per associazione”.; Ricorso al ridicolo ;

          • Ma, credo, che non hai capito proprio quello che ti dico e rimani rinchiuso nei tuoi quattro muri: e cioè che non riscrivevo di certo le Scritture.
            Secondo me l’Uomo dell’Apocalisse aveva una pistola di calibro ’45 che sputava pallottole parzialmente incamiciate con punta cava: solo che il povero Giovanni essendo in ritardo di 2000 anni non aveva capito cosa fosse, ammenocché fosse una sciabola laser…
            In Pace

          • x fortuna glielo dici te Simon delle male frequentazioni a ubi pre potente dialetticamente ke affibbia al Papa stupidaggini farina del suo sacco e loro pensieri impuri e spuri di siti ipocriti e falsi

  14. Caro Simon non si tratta di paura ma di realismo. uno può anche scegliere di vivere “nelle nuvole” ma come voi stessi avete sostenuto in un post precedente la realtà ha la meglio sulle idee.
    e dunque non è “paura” ma semplice constatazione che SE la cosiddetta “pastorale” diventa la cosa principale anche contro ed anche OLTRE la dottrina, si aprono per la Chiesa cattolica scenari sconvolgenti!, che il vostro caro San Tommaso a cui vi rifate sempre, non avrebbe neppure potuto pensare!
    Se la pastorale va OLTRE , se la pastorale va CONTRO, se la pastorale CONTRADDICE la dottrina, se la pastorale in pratica fa capire che la dottrina è una cosa da archiviare (ma non si può),
    mi dici tu cosa ci sta a fare ancora la dottrina?
    questa ripeto non è paura ma è semplice costatazione dei fatti. La tua posizione invece caro Simon è la tecnica degli struzzi: per non vedere la realtà che ci si prospetta , che si prospetta alla Chiesa metti la testa sotto la sabbia ripetendo come un mantra :Va tutto bene, va tutto bene , va tutto bene…E’ tutto normale!

    • Avec des “si” et des “mais” on mettrait Paris en bouteille : questo è essere nelle nuvole.
      Fare lo struzzo sarebbe di fronte a fatti concreti nasconderli: per ora non ci sono questi fatti concreti, ma solo illazioni, giudizi di intenzioni, e paure irrazionali.

      Per giunta guarda oggi la bellissima notizia che viene proprio di cadere su news.va al seguente indirizzo: http://www.news.va/it/news/papa-crea-commissione-riforma-del-processo-matrimo

      “Una Commissione speciale di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico, con l’obiettivo di “semplificarne la procedura, rendendola più snella e salvaguardando il principio di indissolubilità del matrimonio “.”

      Come vedi il principio di indissolubiltà assolutamente mantenuto è parte dei desideri espliciti del Santo Padre nel quadro del progetto in questione: questo è un fatto.

      In fin dei conti questo è un messaggio per tutto l’orbe cattolico e, in primis,per i modernisti che sperano sempre, contro la Fede, che la Chiesa possa cambiare l’insegnamento di Cristo stesso al soggetto.

      Ma sono sicurissimo che i soliti ambienti ai margini esterni della Chiesa come quelli dei tradi-protestanti troveranno ancora da ridire a questa frase con le solite calunnie, pettegolezzi e illazioni senza fondamento, nella pura fantasia irreale. Altro che struzzi……
      In Pace

  15. @Giancarlo
    Non ti chiedevo di spiegarmi la differenza tra una situazione peccaminosa ed un’altra. La differenza la so e ne conosco le motivazioni.
    La mia era però una domanda che si riferiva in generale a quello che potrà essere (mia opinione) uno dei punti su cui interrogarsi al prossimo Sinodo. In pratica: io, come semplice fedele, spero che i partecipanti al Sinodo se lo chiedano.
    Chiarisco meglio la mia opinione al riguardo.
    Nella società di oggi, in cui porre la residenza (=abitare), non è più un perno così assoluto ed immutabile, fortemente simbolico – vedi ad esempio mogli e mariti che per lavoro viaggiano in città diverse oppure situazioni varie in cui coabitare non è più il paradigma assoluto dello “stare insieme” nemmeno nelle famiglie regolari! – ecco in questa società in cui l’abitazione non è più sinonimo di “luogo santo o peccaminoso” – secondo me bisogna spostare l’attenzione sulla VERA abitazione: il corpo umano e le relazioni umane.
    Ora: se anche (esempio) il coniuge risposato in seconde nozze abitasse in altro appartamento, col proposito di non peccare più sessualmente e ogni tanto “ricadesse” tu sostieni che avrebbe “diritto” ad assoluzione e comunione – in quanto non è in “situazione stabile di peccato”. Ok, d’accordo. Se invece coabita si presume che sia in situazione stabile di peccato. D’accordo.
    Quello che dico io è: interrogarsi se un marito regolarmente sposato (prime nozze) non sia PURE LUI in situazione stabile di peccato, dato che va regolarmente a prostitute – e ce ne sono tanti. E non importa se “lascia” la prostituta dopo il fatto e “torna a casa”! Sepolcro imbiancato?

    Quindi, io dicevo che forse sarebbe opportuno rivedere un pò questo “peccato stabile” che cosa significa OGGI. Potrebbe anche essere peccato stabile “non pagare regolarmente le tasse”? Potrebbe essere “picchiare regolarmente la moglie”? Potrebbe essere “usare regolarmente il condom tra marito e moglie cattolici”? (quest’ultima situazione caratterizza altissima percentuale di coppie cattoliche)
    Ecco, forse allora la questione potrebbe essere: o la prassi pastorale diventa più misericordiosa col “peccato stabile dei divorziati risposati” oppure diventa più severa con tutti gli altri “peccati stabili”.
    LA RISPOSTA PERO’ IO NON CE L’HO.
    (non ce l’hanno nemmeno i teologi o i tecnici della materia, figuriamoci se ce l’ho io. Io aspetto che la Chiesa si pronunci e poi dico OK)

    • Aggiungo comunque (come già accennato in altro commento) la mia visione di una possibile soluzione: quella che viene chiamata, se non mi sbaglio, “comunione spirituale” – insomma quella in cui non si va a prendere la particola.
      Però il punto fondamentale è che io la proporrei non solo ai divorziati risposati (spiegandone bene le ragioni) ma ad una folta schiera di coniugi regolari che non rispettano la morale sessuale cattolica e lo fanno stabilmente. E la proporrei, uscendo dall’ambito familiare, ad un altrettanto folta schiera di peccati stabili.
      (sperando che questa “restrizione della particola” porti molti ad aprire gli occhi e si capisca sempre di più il senso dell’Eucaristia).

      Ma potrei sbagliarmi e la soluzione essere del tutto diversa.
      (Per fortuna non devo decidere io)

    • Più che stabilità nel peccato, la problematica verte sul suo lato “pubblico” vs. “privato” .
      Comunicarsi è per definizione un atto “pubblico” in quanto ci si unisce al Cristo e con Lui a tutta la comunità: il problema della coabitazione con altri che il proprio sposo è un’affermazione “pubblica” di adulterio. Questo è lo “hic”.

      Può sembrare ipocrita, ma finché un peccato rimane “privato” esso concerne solo la coscienza del peccatore e Dio, qualunque sia questo peccato. Mentre quando diventa pubblico, interessa anche la Chiesa in quanto “società”.

      Il problema della stabilità nel peccato è di un altro ordine, in quanto è l’espressione di un vizio, ma finché rimane “privato” e assolutamente condannabile non è possibile emettere un giudizio di foro esterno in quanto non si hanno tutti i parametri. Anche uno sposato che andasse quotidianamente a puttane perché è così vizioso che non ce la fà a controllarsi, se nel suo foro interno cerca genuinamente di lottare contro questo vizio e che questa lotta è riconosciuta dal confessore può anche essere assolto e poi comunicarsi.

      Di certo, socialmente al giorno d’oggi queste considerazioni possono apparire complesse o anche ipocrite, per questo ho parlato nel post dell’approccio di P. Andrew che mi sembra interessante per risolvere il problema da questo punto di vista senza toccare a nessuna dottrina altra che la pratica.
      In Pace

      • Ho capito Simon. Grazie.
        E in effetti io tendo a pensare che la questione del pubblico/privato sia un pò superata – dati gli usi e costumi attuali, in cui, ad esempio anche per studio, ragazzi e ragazze possono convivere nello stesso appartamento…. La vedevo un pò come la questione dell’abbigliamento: la malizia sta negli occhi di chi guarda.
        (però ho recepito il tuo messaggio, anche perché è la stessa visione dei miei genitori e quindi capisco lo hic)

      • Simon, ti ho risposto, vedevo il numero del commento ma non vedo il commento sul blog. Per qualche motivo sarà finito nello spam o altrove.
        Comunque grazie della spiegazione 🙂

      • No Simon, la stabilità nel peccato non si realizza nel vizio. Assolutamente no. La stabilità nel peccato, almeno secondo me, consiste nello SCEGLIERE DELIBERATAMENTE DI VIVERE IN UNA SITUAZIONE PERMANENTE DI PECCATO. E’ diverso dal vizio. Anzi, il vizio, coartando la libera volontà, può anche essere motivo attenuante sulla responsabilità.

        Faccio un esempio. Io sono stato un fumatore estremo. Ho fumato sessanta sigarette al giorno per oltre vent’anni. Io volevo smettere, tentavo di smettere in continuazione ma… sempre ricadevo nel vizio. Ho pregato a lungo Dio di aiutarmi a smettere, ma sono passati molti e lunghi anni senza che riuscissi. Io non amavo il mio vizio, anzi lo odiavo, ma non riuscivo a smettere. Un giorno, quando Dio ha voluto, improvvisamente ho smesso, dalla sera alla mattina. Oggi sono oltre sedici anni che ho smesso. Sono fuori: GRAZIE A DIO! Credo che tutti i vizi funzionino a questo modo. Si crea una dipendenza che rende quasi impossibile smettere. Se però c’è un sincero desiderio di essere liberati dal vizio, se si desidera la virtù, pur non riuscendo ad essere virtuosi, non vedo perchè si dovrebbe impedire ad un simile sciagurato di fare la comunione. Ben diverso, naturalmente, il caso in cui uno non considera un vizio il proprio comportamento immorale, anzi se ne fa un vanto (come nel caso dei gay orgogliosi della loro condizione).

        Tutto questo discorso del vizio non c’entra assolutamente niente con il decidere di convivere con una persona. In questo caso non c’è vizio, c’è solo la libera volontà di ignorare il sesto comandamento. L’unica misericordia per queste persone è ricordare loro che vivono in una situazione oggettiva di peccato permanente. E pregare per loro.

  16. ma è già tutto detto e fatto, la materia sacramentale del matrimonio non muta, siamo noi ke dobbiam amarci meglio e in modo veritiero come in tutti ambiti sociali della vita

  17. Suggerisce oggi Tosatti:
    “Vi consiglio di leggere l’interessante intervista che Angela Ambrogetti ha fatto al cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo. La trovate su Korazym .org. Ci ha colpito, nella lunga conversazione, la notizia che gli interventi dei partecipanti non saranno pubblicati, neanche in sintesi, come è sempre avvenuto in precedenza.” I partecipanti devono scrivere le loro relazioni e inviarle in anticipo; non potranno leggerle per intero ma dovranno farne un riassunto di 4 minuti (!!!!). Le relazioni non saranno pubblicate, ma un testo pubblicato dalla Sala Stampa come sintesi dei lavori della giornata. Non ci saranno pubblicazioni di testi sinodali come era nel passato.
    Capito? Le parole d’ordine del nuovo corso non erano collegialità, trasparenza ecc. ecc.? Insomma, comincia ad esservi chiaro che tutto è già stato deciso? Blindano tutto per salvare l’immagine mediatica della “partecipazione” e apprenderemo naturalmente che una maggioranza bulgara ha approvato quanto ormai sappiamo già. E questo sarà solo il primo passo per procedere alla demolizione di quel poco che resta in piedi. Già la Chiesa non è in buona salute, ma non è ancora all’agonia delle chiesuole protestanti: non vorrete che rimaniamo indietro? Quindi procediamo sulla loro stessa strada, per essere sicuri di fare la stessa fine!!!!

    • (a)Come ben dici: “suggerisce” Tosatti
      (b)“Non ci saranno pubblicazioni di testi sinodali come era nel passato” : sei sicuro che c’erano? Io mi ricordo solo di riassunti estremamente succinti e neanche giornalieri, ma posso essere dimentico.
      (c) non potranno leggerle per intero ma dovranno farne un riassunto di 4 minuti (!!!!). : e meno male immagina già 4 minuti per 400 partecipanti significa 1600 minuti cioè 27 ore di chiacchiere non stop!. Come lo organizzeresti tu?
      (d) Ammesso e non concesso che blindano, questo non intacca niente al valore del Magistero Autentico che ne uscirà una volta rato dal Santo Padre: non è mica una democrazia.
      (e) Cosa è la nozione di “salute” della Chiesa? Personalmente conosco “santi” che operano nella preghiera e nel dono agli altri oggi tanto quanto nel passato e non ci sono mai stati tanti “martiri” per il Cristo a livello mondiale come in questi tempi. A me sembra che la Chiesa sia in buona salute…
      In Pace

      • Le dichiarazioni riportate sono state rilasciate dal card. Baldisseri e come tali le riporto. Le precisazioni di Simon danno ulteriormente l’idea di un’assemblea meramente decorativa a decisione già assunte. La democrazia nella Chiesa non sono certo io a invocarla: chi parla a ogni piè sospinto di collegialità ecc. è qualcun altro. Riguardo al Magistero Autentico che ne uscirà eh… vedremo che cosa uscirà. Se sarà confermato quanto si ventila, sarà un bel problema. Naturalmente non per la grande maggioranza dei fedeli che ormai, dopo decenni di dottrina non cambiata nelle parole, ma nei fatti, è naturalmente favorevolissima a qualsiasi soluzione in direzione del “va tutto bene”; del resto come da 40 anni va tutto bene quel che si fa nella liturgia a Messa, dal latino al carnevale di rio, chi volete che si faccia problemi per queste cosucce? Siamo anestetizzati. Mah…speriamo bene!
        P.S. A proposito della nuova Messa, avete letto che sono uscite le Memorie di Bouyer? Certo, Messa valida, ma c’è da piangere a pensare a quel che è stato fatto. Se i Padri conciliari avessero anche solo immaginato a cosa avevano aperto la porta con Sacrosanctum Concilium… Dopodiché, è matematico: riforme fatte così non potevano che dare i frutti che hanno dato.

        • Non credo che bisogna confondere processo sinodale con assemblea decorativa: il fine di un processo sinodale è quello di giungere ad un consenso tra i partecipanti con la costrizione supplementare di averlo con il Papa.

          Mi è spesso capitato di dover partecipare e, a volte, organizzare, sessioni di brainstorming con più decine di partecipanti (mai 400…) e tecnicamente penso che ci sia poco da ridire sul metodo impiegato nei prossimi Sinodi, quando il fine ultimo non è quello di esprimere punti di vista diversi (il che è parte del processo ma non il suo obiettivo) ma quello di rifrasarli fino ad ottenere idee e formulazioni che esprimano un consenso che sia espressione di sinergia e non di impoverimento (evitando cioè quelle situazioni di “groupthink” deleterie). Per ora, e questo fin dalla sua promulgazione, umanamente parlando, vedo solo che si fa il possibile da parte di chi organizza questo Sinodo.

          Ragazzi, bisogna davvero uscire da un atteggiamento pauroso e da un’ottica di sospetto sistematico:qui non bisogna fare fiducia ai vescovi ed ai partecipanti del Sinodo, ognuno colla propria agenda, né fare fiducia al Papa in quanto persona, né fare fiducia ai procedimenti sempre umanissimi, ma fare un atto di fede nello Spirito Santo e a quel che la Chiesa ci insegna senza errare nel Suo Magistero Autentico in materia di fede e di morale, insegnando dritto sulle loro linee storte.

          Così va anche della Santa Messa: al limite poco importa come l’hanno “fatta”, quel che conta è che la Chiesa ce La propone e quindi non può che essere cosa buona e santa. E, infatti, tanta gente vi si santifica quotidianamente tra i laici e i religiosi.
          In Pace

          • Caro Simon, accolgo volentieri il tuo invito, ma dobbiamo confrontarci anche con i fatti storici. In proposito, per quel che riguarda la riforma liturgica, penso che tutti, a distanza di mezzo secolo, abbiamo il diritto e il dovere di fare un bilancio basandoci non solo su dichiarazioni di principio, buone intenzioni e atti di fede, ma sui fatti. Ha raggiunto la nuova liturgia gli obiettivi che si prefiggeva e che sono stati proclamati a destra e a manca? Valeva la pena distruggere l’edificio costruito nel corso della storia ecclesiale per costruirne uno nuovo? Ciò ha dato dei risultati – dove buoni, dove meno buoni, dove cattivi? ecc.
            Per le nuove ‘soluzioni pastorali’ non dobbiamo avere il dovere e il diritto di porci le stesse domande? Visto che tutti si affannano a rassicurarci che la dottrina non cambierà di una virgola, sulle novità pastorali sarà possibile dire qualcosa o abbiamo nuovi superdogmi in arrivo?
            In arrivo per preparare altre soluzioni pastorali che possiamo già immaginarci senza troppo sforzo?

          • Ha raggiunto la nuova liturgia gli obiettivi che si prefiggeva e che sono stati proclamati a destra e a manca? : come già espresso, conosco comunità intere, contemplative o missionarie, religiose o secolari come anche movimenti laici dove la gente si santifica e santifica altrui nutrendosi della Santa Messa nella sua forma ordinaria.

            Il che è cosa normale: la Santa Messa non è opera umana e non possiamo valutarne gli effetti con un metro umano. Anzi più lo strumento umano è inetto e più la Potenza di Dio si manifesta.

            Quel che conta è che si faccia quel che la Chiesa vuole che sia fatto: e quel che la Chiesa vuole che sia fatto è qualcosa di molto concreto e cioè quel che è legiferato nel Codice di DIritto canonico e in tutti i documenti che esprimono il Magistero Autentico del Papa e dei Vescovi in unione con lui in materia di fede e di morale.

            È lecito preferire una forma rispetto ad un’altra, ma questo è per la tua soddisfazione propria, il che non è per forza sempre un peccato: ma non è quando ti senti “soggettivamente” più “vicino” al Signore che lo sei per davvero…

            In Pace

          • Caro Simon,
            rispondo ai vari punti:
            “come già espresso, conosco comunità intere…”: in effetti attendevo notizie su tutte queste comunità, ma finora hai parlato di una sola. Ma poi che sono alcune comunità ristertte di fronte al disastro liturgico della Chiesa postconciliare nel suo insieme? Un disastro liturgico che ha ben più profonde implicazioni che la liturgia in se stessa: il problema della liturgia è solo un aspetto di un problema complessivo che riguarda il concezione stessa della Chiesa e in ultima analisi la fede. Che cosa saranno mai alcune comunità che funzionano a fronte del fatto che intere Nazioni sono state scristianizzate dopo la cura progressista applicata da personaggi alla Kasper? Non ti inquieta il fatto che questa gente, anziché a rispondere del loro fallimento, sia chiamata a rispolverare gli ultimi pruriti pastoral-dottrinali che ancora rimangono loro da soddisfare?
            “La Santa Messa non è opera umana e non possiamo valutarne gli effetti con un metro umano”: certamente questo vale per la Messa della tradizione cattolica: come sia stata costruit quella nuova, non sono certo io a dovertelo spiegare: ciò che hanno detto in proposito Ratzinger, Bouyer ecc. è più che sufficiente. Inoltre, scusami, ma trovo inaccettabile questo rifiuto di valutare la realtà liturgica: nessuna riforma sarebbe mai fatta se non si valutassero i pro e i contro della forma in uso. Mi sembra del tutto logico che dopo 50 anni si valuti se la nuova liturgia abbia conseguito in tutto, in parte o per niente i suoi obbiettivi.
            “È lecito preferire una forma rispetto ad un’altra, ma questo è per la tua soddisfazione propria”: beh, spero che questa sia una battuta!!! Lasciando da banda i fanatici, secondo te operare perché la Messa tradizionale torni ad essere il patrimonio inestimabile a cui tutti i cattolici possano abbeverarsi è una questione di “gusto”?!

          • Gentile Gregorius,
            (1) In effetti ho per ora fatto solo un articolo sulla Communauté Saint Jean e, come già annunciato, ne farò sulla Communauté Saint Martin (sacerdoti secolari) che, d’altronde, visiterò la settimana prossima per l’ordinazione di sei diaconi, la Famiglia Monastica (eremitica) di Betlemme, dell’Assunzione di Maria e di San Bruno, le Fraternità monastiche di Gerusalemme, l’istituto Notre Dame de Vie, Missionarie di Notre Dame des Neiges, le benedettine di Notre Dame di Pasquié, Eucharistein, guarda la lista è (quasi) infinita. Puoi già googlare questi nomi se vuoi andare più di fretta 😉 Personalmente ho una quantità di tempo a disposizione limitata e faccio come posso…

            (2) La questione non è comunità ristretta oppure no, ma se la Santa Messa santifica oppure no: ebbene Essa santifica: oltre che a a queste realtà di vocazione clericale e religiosa ci sono decine di migliaia di laici che vivono di certa dottrina e della messa quotidiana come, un esempio tra tanti altri, i membri dell’Opus Dei, quelli del Regnum Christi, i tanti oblati e terziari di vari ordini religiosi, la mia vicina e il tizio settantenne che abita un po’ più lontano. Non sono gli abusi degli individui che intaccheranno la sostanza della Santa Messa: concentriamoci nel chiedere messe ben celebrate invece di chiedere la loro “abolizione”. E guarda che messe abusive c’erano e ci sono anche con l’antico rito

            (3) Vale per tutte le messe celebrate come vuole la Chiesa, indipendentemente di come ciò sia avvenuto, il che è interessante sul piano storico e sociologico ma irrilevante sul piano della Fede.

            (4) Certo che si deve valutare e sempre migliorare i riti nella loro dimensioni umane affinché rappresentino del meglio che possono il Mistero.

            In Pace

          • Caro Simon, quel che voglio dire è un’altra cosa: certo che la Messa, essendo valida, santifica, o dovrebbe santificare, chi (ancora) ci va. Ma il punto è un altro: quanta gente abbiamo perduto a causa di una riforma fatte male e applicata peggio? per non parlare di tutto il resto. Di fronte al tragico fallimento di riforme che dovevano riempire le Chiese, fare fiorire la partecipazione e la fede, come non sentire urgente e doveroso interrogarsi su cosa è andato bene e andato male e soprattutto far sì che più persone possibili possano abbeverarsi della liturgia della Chiesa cattolica così come si è sviluppata fino alla creazione della nuova?

          • Non possiamo giudicare: oggi, almeno dalle parti mie, chi va a messa ci va solo per fede, la convenienza sociale essendo piuttosto di non andarci.
            Ancora dalle parti mie da una decina d’anni in qua gli abusi liturgici sono diminuiti drasticamente anche se non sempre spariti e le messe sono molto più decorose.
            Il progressismo è sterile; le pastorali cattive sono sterili, cioè non si possono riprodurre: alla lunga solo chi vive di Cristo “prolifera”: non tocca a noi separare loglio dal buon grano.
            In Pace

          • Mah, io non la penso così, credo anzi che sia necessario sviluppare sempre più un nuovo movimento liturgico. Ora non voglio tirarla in lungo, ma vorrei almeno aggiungere una considerazione: anche qui grandi abusi non se ne vedono come altrove, ma è subentrata una situazione – questa sì generale – forse ancora peggiore: il grigiore totale. Questo grigiore è insito nella nuova liturgia, che di per sé sommerge il fedele con un profluvio di parole mentre gli toglie segni, simboli, gesti, l’eloquente silenzio. La cosa peggiore sono quei preti che pensano di ovviare a questa desolazione mettendoci del loro con canti, scenette, predichen ‘originali’ e chi più ne ha ne metta. Se avessero più fiducia nella litrugia anziché in se stessi….

          • È vero, Gegorius: o, piuttosto, capisco quel che dici.
            Ma conosco sacerdoti, e comunità, che celebrano la forma ordinaria con intensità e profondo senso di sacralità e questo lo “ottengono” nel semplice ottemperare al Messale senza invenzioni.
            Ma, sai, una messa bassa, antico rito, detta in 15 minuti ( e sì, capitava!, mica entravano tutti in estasi come San P. Pio…) ti assicuro che è grigia e squallida…
            Penso che qui tocca ai fedeli votare con i piedi: cioè preferire i luoghi dove le messe sono celebrate come la Chiesa comanda. Da noi le chiese piene sono quelle dove la liturgia è vissuta seriamente. Le altre, passeranno.
            In Pace

  18. Caro Simon sono d’accordo con te che “bisogna fare un atto di fede nello Spirito Santo e in quel che la Chiesa si insegna nel suo Magistero”. sono perfettamente d’accordo. Infatti chi crede nella Tradizione fa proprio questo.
    ma allora perchè fare un Sinodo per “discutere” e in un certo senso mettere in dubbio, cambiare , mutare, criticare, l’insegnamento millenario della Chiesa in tema di matrimonio? quali rivelazioni “straordinarie ” dello sèpirito Santo ci aspettiamo da questo Sinodo? Se il Sinodo non farà che confermare la retta dottrina sul matrimonio perchè convocarlo? Cosa cì’è da discutere?Cosa c’è da cambiare? E se invece il Sinodo deciderà il CONTRARIO di ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, cosa vuol dire che prima del Sinodo lo Spoirito santo non ispirava la Chiesa??? TUTTO CIO’ E’ ILLOGICO
    non si può affermare insieme che bisogna aver fede nello spirito Santo e poi pensare di discutere e mettere ai voti , la maggioranza vince, la dottrina che lo Spirito Santo ha già ispirato alla Chiesa da duemila anni a questa parte!
    o forse lo Spirito santo si sbagliava prima?In tutti i Conciilii , prima del Vaticano II, lo spirito santo si sbagliava e solo col vaticano II abbiamo avuto la dottrina giusta?
    questa posizione è assolutamente illogica, assurda . Se dobbiamo aver fede nello Spirito Santo allora dobbiamo aver fede nella Tradizione. tradire la Tradizione per innovazioni e cosiddette rivoluzioni non è fede nello Spirito santo ma l’esatto contrario: denota la nostra NON FEDE nello spirito santo ma fede nello SPIRITO DEI TEMPI, che non è lo Spirito santo.
    io ha fede nello Spirito santo,. Ma non credo che lo Spirito dei tempi e i “segni dei tempi” e le mode del tempo, e i pregiudizi del tempo siano lo Spirito Santo.
    lo Spirito Santo può parlare solo ad uomini che credono nella Verità Eterna . quanti di coloro che parteciperanno al Sinodo, anche se portano una veste talare o una veste rossa, credono ancora nella Verità Eterna e quanti invece credono solo nella verità storica ed immanentista????

    • Dovresti portare alle estreme conseguenze il tuo ragionamento: perché la provocazione “allora prima lo Spirito Santo si sbagliava” lo applichi solo al CV II e non anche agli altri concilii/sinodi precedenti?

      E soprattutto cos’ è la Tradizione? Un filtro passa/non passa per vagliare il bene e il male calato dall’alto per grazia divina già bell’e pronto, oppure il prezioso risultato del lungo (e faticoso a volte) evolversi della Chiesa nel corso degli anni (di cui molti però sembrano volere arbitrariamente tagliare gli ultimi?)

    • Gentile Giacomo,
      guarda che la Chiesa ha una missione fin dalla Sua fondazione che è quella di approfondire il Mistero di Cristo, mica di rimanere staticamente la bocca aperta davanti la Parola di Dio: quindi approfondimento del dogma, del Magistero in generale è cosa buona e voluta dallo Spirito Santo.

      Discutere è il modo che noi umani abbiamo per approfondire i vari soggetti: e lo Spirito che anima la Chiesa utilizza ordinariamente i mezzi umani naturali: quindi oggi come oggi il Sinodo.

      La tua diatriba contro le discussioni ed i voti, mi fanno sorridere: pensare che gli apostoli facevano esattamente lo stesso, più tirare a sorte…

      Il Sacro Santo Concilio Vaticano II non si oppone a quel che è stato insegnato precedentemente, come già ampiamente dimostrato; quindi non capisco da dove esci fuori che la Chiesa prima si sbagliava: questo è illogismo tuo, mica nostro o della Chiesa.

      Ergo non capisco il resto della tua filippica.
      In Pace

  19. bravo law

  20. Da un recentissimo articolo di Mary Victrix, da leggere integralmente, estrapolo queste frasi:

    “There is only one solution to conspiracy theory, just at there is one, and only one, solution to scruples: breaking the will, not satisfying the intellect. In the Church that means supernatural obedience.

    Fear of the Church is a horrible thing. There are plenty of things to be afraid of. But this is why we have hope in Christ through His visible Church. That is why Christ said He who hears you hears me. Man is not in charge. Christ is in charge. Either one believes in the providence of God or one does not. There is no place in conspiracy theory for the providence of God.

    I am not saying that everything is great in the Church. It is not. But if one thinks that the providence of God is somehow related to how great things are, he is making the same mistake common among so many in the Old Covenant, namely, that God is present only when it seems that way.”

    Quando poi cita Tolkien è da manuale. Claude, pensaci tu! 🙂

    • Magnifico p. Angelo Geiger ffi !!!
      Profonda unità di veduta con lui.
      Grazie Minstrel per l’intervento ad hoc.
      In Pace

  21. Importante intervista del card. De Paolis, che darà anche qui pane per discutere. In particolare c’è da pensare quando il porporato spiega che “in gioco c’è la legge divina”, spiega che non si può cambiare prassi senza cambiare la dottrina, ma anche dice che obbedirebbe “senza problema” se il Sinodo decidesse diversamente. Mmmmm… qualcosa non torna: io cattolico devo obbedire “senza problemi” a decisioni che contraddicono “la legge divina”? Mah… che pensare?
    Cari amici, io apprezzo sinceramente e con ammirazione lo sforzo di Simon – che è stato anche lo sforzo di Benedetto XVI. Ma temo che coloro che hanno fatto il bello e il cattivo tempo nella Chiesa degli ultimi 40 anni, anche (per non dire soprattutto) a prescindere da ciò che insegnavano i Papi, ora stiano combattendo la battaglia finale e stavolta con un Papa apertamente schierato dalla loro parte.
    Ecco i passi salienti dell’intervista:
    La sua posizione circa la possibilità di concedere l’eucaristia ai divorziati risposati non ammette aperture. Perché?
    “In gioco c’è la legge divina, l’indissolubilità del matrimonio. Una legge proclamata solennemente da Gesù e confermata più volte dalla Chiesa, al punto che la norma che afferma che il matrimonio rato e consumato tra battezzati non può essere sciolto da nessuna autorità umana ma viene sciolto solo dalla morte, è dottrina di fede della Chiesa”.
    Ma se il Sinodo decidesse di arrivare a una nuova soluzione pastorale lei cosa farebbe?
    “Io obbedirei alla decisione presa. Non avrei nessun problema al riguardo. Però, nello stesso tempo, voglio avere la libertà di dire come la penso senza essere accusato di essere complottista”.
    IPensa che il Sinodo arriverà su questo tema a nuove soluzioni?
    “Non sono un profeta. In coscienza mi auguro che la dottrina non venga stravolta. Vedremo comunque cosa succederà nel confronto fraterno e sereno”.
    A onor del vero Kasper chiede un cambiamento della prassi, non della dottrina.
    “Ma la prassi è fondata sulla dottrina. Non si può cambiare una prassi se questo cambiamento contraddice la dottrina. Spesso ci si appella alla pastoralità in opposizione alla dottrina, che sarebbe astratta e poco aderente alla vita concreta. È una visione errata della pastorale, dal momento che una pastorale in contrasto con la verità creduta e vissuta dalla Chiesa si trasformerebbe facilmente in arbitrarietà nociva alla stessa vita cristiana. Francesco chiede confronto e, anche pubblicamente, mi sono sentito di offrire il mio pensiero”.
    Testo integrale: http://www.repubblica.it/esteri/2014/09/20/news/sinodo_intervista_cardinale_de_paolis-96211125/?ref=HRER1-1

    • Chiaramente siamo sulla stessa posizione del Cardinale.
      E il fatto do obbedire ad una decisione pastorale non contraddice niente visto che “pastorale” non è”dottrinale”: ne abbiamo già molto parlato di questa articolazione.
      La pastorale è una attuazione della dottrina e in quanto tale non può avere, per sua essenza, valenza universale nello spazio e nel tempo, ma solo valenza particolare e come risultante delle circostanze storiche, culturali, sociali e, anche, economiche : la pastorale non partecipa delle categorie di vero o falso ma di bene o male ( non c’è una “vera” pastorale, ma una buona pastorale, non c’è una pastorale “falsa” ma una pastorale “cattiva”) , di effettiva o ineffettiva, di efficiente o inefficiente.
      Certo, una condizione sine qua non (ma non sufficiente) per dire che una pastorale sia buona è che deve esprimere il Magistero.
      Possiamo criticare una pastorale pur rimanendo cattolici ( il che non è possibile quando si critica un Magistero Autentico in materia di fede e morale), ma non ci si sbaglia mai esercitando il nostro religioso ossequio dell’intelligenza e della volontà alle direttive pastorali, anche se queste, col senno del poi, secoli dopo, possono essere considerate come inefficaci o addirittura aventi effetti perversi negativi e questo perché non è l’azione umana che rende un atto buono ma quella dello Spirito Santo.
      In Pace

      • Caro Simon, temo che non ci intendiamo sul punto essenziale, che leggesi nell’ultima parte dell’intervista del card. De Paolis:
        “Ma la prassi è fondata sulla dottrina. Non si può cambiare una prassi se questo cambiamento contraddice la dottrina. Spesso ci si appella alla pastoralità in opposizione alla dottrina, che sarebbe astratta e poco aderente alla vita concreta. È una visione errata della pastorale, dal momento che una pastorale in contrasto con la verità creduta e vissuta dalla Chiesa si trasformerebbe facilmente in arbitrarietà nociva alla stessa vita cristiana”.
        Ora, come può un cattolico prestare il proprio ossequio a direttive manifestamente in contrasto con la dottrina? Nessuno, nemmeno il Papa, può pretendere questo, almeno credo.
        P.S. Quando Kasper parla di sinodo pastorale mi si rizzano i capelli in testa: sappiamo ormai da mezzo secolo che quando salta fuori la foglia di fico della pastoralità, vuol dire che si sta facendo qualcosa che non si può chiamare con il suo nome.

        • Credo che non mi hai letto bene: vedrai che c’è già, esplicita, nella mia risposta delle 12:15 alla tua domanda precedente.
          In Pace

          • Purtroppo non capisco. Nemmeno il Papa può andare contro la dottrina. Se il Sinodo ci dirà qualcosa che va manifestamente contro la dottrina, messa nero su bianco sul vigente Catechismo, qualche problema ci sarà o no? Siccome non sono fessi, è chiaro che diranno che la dottrina non è cambiata. Ma il trucco è stato svelato in anticipo – tanto dai favorevoli come dai contrari – quindi non saremo fessi neppure noi. Come ripeto, caro Simon, con tutto il desiderio di sbagliarmi temo che questo sia solo l’inizio di un crescendo che ci riporterà all’epoca pre-Giovanni Paolo II: quello che giustamente appelli Magno e che i Kasper hanno avversato quanto se non peggio di Benedetto XVI. Tenteranno di fare tutto ciò che il gigante polacco ha impedito loro. E allora che faremo?

          • Ma, Gregorius, il Sinodo nelle sue conclusioni consensuali e ratificate dal Papa non potrà mai andare contro la dottrina: questo è de fide catholica in quanto sarà Magistero autentico negli aspeti che rilevano della fede e della morale. quindi il problema non si pone a livello dottrinale.

            A livello pastorale ci potranno essere cose che non piacciono, ma (1) nessuno potrà mai obbligare qualcun’altro contro la propria coscienza, (2) la nostra responsabilità negli errori pastorali è “direttamente” proporzionale al nostro grado di autorità nella Chiesa, (3) obbedire quando non ci piace, salvo ovviamente quando questo andrebbe contro la morale, è una mortificazione che santifica…

            In Pace

          • Gentile Signor Simon potrebbe chiarirmi quali sono le diverse responsabilitá che noi membri della Chiesa abbiamo negli errori pastorali’ Come dobbiamo agire secondo il nostro grado di autoritá?
            Le pongo un problema pratico. Sono venuto a sapere tramite mia moglie che un prete, domandatogli da una conoscente se poteva fare la comunione nonostante abbia iniziato una relazione di convivenza, ha risposto che la decisione di far la comunione é sua personale é che se lei si sentiva di farla lo poteva fare. Devo intervenire? Parlare col prete? Col vescovo?

            Grazie per l´occasione di esporre i miei dubbi.

          • Gentile Blas,
            non c’è autorità senza responsabilità e non c’è responsabilità senza autorità: questo è un principio generale dell’attività umana, base del management fin dalle sue prime formulazione teoretiche presso Fayol.

            Ne consegue che siamo responsabili dei soli errori pastorali nei contesti nei quali abbiamo responsabilità: come padri di famiglia siamo responsabili solo degli errori pastorali che commettiamo con i nostri figli; come sacerdoti delle missioni di cui siamo in carica; come parroci della parrocchia di cui siamo responsabili; come vescovi della propria diocesi. In quanto laici può essere che riceviamo una missione particolare da parte del vescovo e nel quadro di quella missione siamo responsabili della pastorale nella misura dell’autorità che lo stesso vescovo ha ben voluto conferirci, e così via di seguito.

            Nel prendere l’esempio che ci citi: le domande alle quali devi rispondere sono: è tale conoscente sotto la tua autorità, nella Chiesa, cioè ne sei responsabile? Hai la missione di occuparti di questi casi nella tua parrocchia? Oppure questa signora ha già una direzione spirituale con una persona missionata dal vescovo per questo tipo di compito? Se sì, allora non hai di sicuro nessuna responsabilità rispetto a costei , se non , ovviamente, pregare, mortificarti e offrire la tua/vostra amicizia e supporto nella vita.

            Abbiamo discusso su questo blog più volte dell’importanza dell’epikeia, cioè quella virtù che fa il ponte tra i principi di morale e la realtà : il sacerdote ha detto a quella signora che poteva comunicarsi: egli ha tutti i dati, forse anche i più intimi, della vita spirituale e maritale di tale signora e ha preso la decisione, con epikeia, di lasciarla libera di decidersi se comunicarsi o no.

            Può essere che tale signora vive ormai castamente con il suo “compagno” di vita, può essere tante altre cose: l’autorità per la valutazione e la responsabilità che se ne deduce è solo di quel sacerdote e di nessun altro. Non puoi e non devi criticarlo: al massimo se quella decisione di perturba davvero allora dovresti andare a parlarne con lui direttamente. Personalmente direi a qualcuno che verrebbe a farmi una critica di questo genere nel quadro della mia autorità e responsabilità, che lo ringrazio vivamente e di pregare per me e per la persona di cui si parla e lo rassicurerei che si fa quel che la Chiesa vuol che sia fatto per le anime di cui Essa ha la responsabilità.

            Quando non portiamo autorità , non abbiamo nessuna responsabilità, e se vediamo quell’autorità non esercitata nel modo che ci conviene allora preghiamo e ci mortifichiamo, ma non mormoriamo e non creiamo atmosfere prone alla disobbedienza e al cattivo spirito.
            Spero averti risposto.
            In Pace

          • Grazie della risposta.

  22. Ho l’impressione che alla fine il Sinodo potrebbe prendere qualcosa dagli ortodossi. Per essi è valido solo il primo matrimonio. Tuttavia dopo le dovute penitenze accettano altri due eventuali unioni che non hanno lo stesso valore del primo che rimane sempre unico valido. Infatti gli altri due vengono considerati come una benedizione che permette ai coniugi di vivere seconda coscienza non staccati dalla comunità in considerazione di situazioni gravi. Un poco come cercare il male minore per vivere al meglio la nuova situazione. A me pare bizzantinismo… Ugualmente, si cercherebbe di considerare una seconda unione ben vissuta dai due con impegni relativi verso se stessi e i figli non distruttiva per il bene che esso produce. Questa situazione però dovrebbe rimanere privata e non pubblica , diversamente sarebbe contraria all’indissolubilità evangelica,, la quale, comunque la si giri o interpreti, rimane sempre assoluta per volere chiaro del Cristo. In questo senso si può parlare di pastorale, o no?. La situazione del coniuge abbandonato senza alcuna colpa personale, il chiedere ai due risposati l’astensione della pratica sessuale e altri casi simili, se sono in linea con la dottrina difficilmente sono singolarmente praticabili senza incorrere in peccati certi e umanamente comprensibili. Il sacrificio del coniuge innocente che rimane fedele è ben poco praticabile, poiché il celibato forzato non essendo una scelta è sempre un grave danno e occasione di peccato. Il problema di sempre dell’indissolubilità. Non so come, ma occorre porci rimedio, credo.

    • Non è bizantismo è una concezione che trova origine dal fatto che l’àcrivia è riservata ai sacerdoti sposati e non al popolo.
      Non si può però conciliare questa visione di stampo ortodosso con l’esistenza di un tribunale come la santa rota.
      Il sacramento del matrimonio è amministrato dal sacerdote, e la grazia divina non è annullabile ( ovviamente neanche da morti ) giacché , in fin dei conti, si deve rimanere fedeli al monogamismo assoluto che è appunto richiesto ai sacerdoti. Per evitare vedovi e vedove ardano, si è giunti a tale concessione, ma è proprio la concezione teologica del matrmonio è diversa.

  23. @tutti

    Ci sarebbe anche poi da ricordare di non essere (noi) troppo centrati sull’Europa e/o su ciò che succede in Italia…ci sono anche altre zone del mondo, usi e costumi.
    Come deve fare la Chiesa per spiegare la dottrina sulla famiglia a tutti?
    Io che vivo in Italia ho già le mie belle ignoranze in materia…ci pensiamo a cosa succede quando usciamo dall’Europa?
    Ad esempio la percezione che convivere o sposarsi solo civilmente diano luogo a “peccati” non è più così diffusa in Europa….queste situazioni sono percepite ormai “modernamente” più come “leggera irregolarità” (e lo posso testimoniare io di persona, anche con la mia storia).
    In altre zone extraeuropee, lo stesso comportamento è frutto di antica tradizione (e ci fornisce utili spunti di riflessione a mio parere)
    Un esempio http://missioneintuttiisensi.blogspot.it/2014/08/anno-pari-oggi-sposi.html
    (Alla fine Suor Stefania fa anche una riflessione sulla pastorale possibile in quel contesto)

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