Il Testamento Del Magister Ludi (I)

Novellina di una ricerca agaposofica della metasofia.

Musica di Stelle

Armonie Stellari

 

Prefazione

Avevamo lasciato l’anno scorso il giovane Telesforo alla fine dei suoi dialoghetti filosofici: il personaggio essendomi stato simpatico ho deciso di farlo rivivere e di seguirne la ricerca di senso, questa volta sulle traccie del Magister Ludi. Non vi preoccupate, non c’è nessuna pretensione letteraria nei testi di questa nuova piccola serie, la qualità del mio italiano non permettendomi tale miraggio, però c’è la speranza che sia un’occasione di rinnovata e comune riflessione che, partendo dalla scienza, attraverso la metafisica e  l’epistemologia, possa sfociare addirittura aldilà della filosofia, nella “metasofia”, aldilà della saggezza, in uno spazio cognitivo da raggiungere grazie all’ “agaposofia”

In Pace

Prologo

Era inginocchiato, il mento riposato sulle pugna delle sue mani, le dita tra loro interlacciate, i suoi gomiti posati sul bordo dell’inginocchiatoio, le palpebre chiuse. Il suo udito recepiva con gratitudine il regolare scricchiolio del ceppo di legno che si consumava lentamente nella stufa scoppiettando quando l’acqua contenuta nelle fibre vegetali passava brutalmente dallo stato liquido a quello gassoso generando quelle miriadi di  simpaticissimi crepitii:  tuttavia il suo spirito non era in quelle sonorità tanto calorose quanto familiarmente confortabili.

Risentiva la dolcezza del calore che emanava dalla stufa e che irradiava il suo lato sinistro, più esposto, e percepiva la leggermente contrastante frescura al suo lato destro: ciò nonostante il suo spirito non era in queste gradevoli sensazioni. Il suo olfatto sentiva istintivamente l’odore caratteristico prodotto dalla combustione del legno di abete: però il suo spirito non ne teneva direttamente conto.

Malgrado, anzi, a causa dei suoi occhi chiusi vedeva dei fosfeni illuminare con macchie colorate la sua retina: ma il suo spirito non vi si appesantiva. Sentiva l’imbarazzo causatogli dall’anchilosamento dei suoi muscoli e ginocchia nonostante la grande abitudine della posizione inginocchiata acquisita durante tanti anni di preghiera, mortificazione e meditazione; provava anche dei pruriti solleticargli la cute in modo irritante in varie parti, sempre cangianti, del corpo: comunque li ignorò volutamente.

Provava anche un po’ di fame e anche di sete: non ne tenne alcun conto. Quantità di memoria sorsero nella sua mente come immagini di luoghi, di cose e di persone, a volte piacevoli e a volte meno: ciò nonostante non le fissava e le lasciava fuggire via colla stessa rapidità con la quale gli apparivano senza cercare in modo alcuno di trattenerle. Delle idee più costruite oppure delle frasi intere lette o sentite nel passato o, addirittura, che sorgevano dal nulla, si presentavano al suo spirito in modo pressante e, a volte, opprimente: tuttavia non si lasciava turbare da loro.

Dei dubbi potenti attentanti contro tutto quel che viveva o  aveva vissuto, contro tutto quel in cui aveva creduto fin dalla sua infanzia o contro tutto quello che aveva imparato o scoperto, lo martellavano e tentavano di schiacciare il suo spirito: però non ne era scosso o impressionato e li lasciava apparire, venire, agire e sparire nel loro valzer  incongruo tale un gioco d’ombra d’antichi teatrini cinesi e ciò senza prestar loro il minimo interesse.

Egli era semplicemente lì e con estrema semplicità egli voleva;

voleva quel che il suo Dio voleva;

sapeva che il suo Dio voleva che lui volesse ciò che Egli voleva;

ed egli Lo voleva;

ed egli voleva che il suo Dio volesse che egli volesse;

ed il suo Dio lo voleva.

Si volevano :

egli voleva solo Quel che il suo Dio voleva e così anche il suo Dio Lo voleva.

Le ore passarono, la fiamma nella stufa diminuì, il carburante, che era legno d’abete, cominciando a mancare, un certa freschezza invase la piccola stanza; il fumo raffreddandosi liberò un odore più pungente e torboso; al contempo, fuori, il sole si nascose oltre l’orizzonte davvero presto a causa dell’epoca invernale; una certa penombra ricoprì tutti gli oggetti della stanzetta nel suo manto.

La sua volontà sempre unita a quella del suo Dio, egli aprì gli occhi, si strofinò e si massaggiò le mani leggermente intorpidite dalla stessa posizione tenuta troppo a lungo e dal freddo; si rialzò; si avvicinò al focolare, vi aggiunse un nuovo ceppo e si assicurò  che il fuoco si riavviasse come doveva. Fatto ciò, uscì fuori per ricuperare altra legna al deposito e ne approfittò per contemplare la volta celeste e le miriade di stelle scintillanti in un cielo purissimo e senza nuvole tali magnifici diamanti di ogni taglia sparsi da un gioielliere gigante su un velluto nero. Notò immediatamente la brillantissima Venere non lontana dal luogo dove il sole si era calato , ma anche il vaporoso disegno della Via Lattea sfregiante tutta la volta celeste e più al nord la Grande e la Piccola Orsa colla sua stella polare. Sospirò con intenso piacere alla vista di tanta bellezza essente solo per lui: esclamò internamente con un profondo senso di silenziosa gratitudine quanto la vita era davvero un dono meraviglioso. Mise la legna nel cestino,si caricò il tutto e tornò all’interno per finalmente prepararsi la cena.

 

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Categories: Sproloqui

7 replies

  1. Ciao. Bentornato 🙂
    Il post significa che sei stato in ferie in luogo incontaminato con formula vacanza/corso di sopravvivenza? 😉
    (scherzo)

    Fino ad un certo punto il racconto è sovrapponibile a quello di un buddista in meditazione. Poi diventa il racconto di un fedele (pregante) di una religione monoteistica. Poi diventa pienamente cristiano.
    Che ti sembra di questa mia lettura?

    P.s. Testamento o eredità?
    Lo so che nel testamento è contenuta l’eredità…ma mi è subito saltata in mente questa domanda.

    • Cara Trinity, grazie per il bentornato. 🙂

      Hai centrato molto.
      Ovviamente non voglio dare tutte le chiavi: ma definitivamente qui ci sono le notti oscure dei sensi, dello spirito e della fede che aprono lo spazio intimo dell’unione mistica colla Santissima Trinità.
      E’, in altri termini, una descrizione dell’esperienza contemplativa trinitaria alla quale siamo tutti chiamati.

      Preferisco la parola testamento in quanto esso non sempre garantisce automaticamente il godimento o l’usufrutto dell’eredità 😉
      In Pace

  2. Se anche solo conosco un poco Simon, ti dico Trinity che ne vedremo delle belle… 😀
    Per ora mi ha ricordato questo:
    http://pellegrininellaverita.wordpress.com/2014/03/09/bernardo-di-chiaravalle-la-liberta-delluomo-nella-liberta-di-dio/

  3. (Decisamente più interessante sarebbe stato commentare qui…)
    Volere l’altrui volere, istintivamente mi verrebbe da dire che significa amare quell’altro. Altro, in questo caso.
    Perché amare Dio? La risposta mi pare sia la “silenziosa gratitudine” per il “dono meraviglioso”.
    Più radicalmente: Dio ama la sua creatura, vuole il suo bene. La creatura vuole ciò che Lui vuole quando vuole il bene, vuole il proprio bene quando vuole ciò che Lui vuole.
    Ancora più radicalmente: il Dio Trinità è amore, relazione in sé, essenzialmente e chiama la creatura alla relazione con Lui.
    Il tema trinitario, la circolarità della comunione (la circolarità degli sguardi nella Trinità di Roublev) è la circolarità del passaggio centrale “voleva quel che il suo Dio voleva…e così anche il suo Dio lo voleva”
    Mi piace pensare che sia un monaco certosino.

  4. Perché magister ludi? A me fa venire in mente “Il gioco delle perle di vetro” che però non c’entra proprio. Interferenza.

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