Radio Crocevia: la playlist dei capolavori! – 02

zuzenean

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In memory to “il desiderio di Claudio di saperne di più
che dopo aver visto cosa ha creato si sarà certamente nascosto”

Benvenuti a tutti gli ascoltatori di Radio Croce-via!

#yeeee…uff

Oggi abbiamo come ospite speciale il nostro co-autore segreto Franz in veste di musicologo! E’ già bell’è pronto qui in consolle con il suo quadernino di appunti delle scuole medie in mano!

#manonmidire!

prima di iniziare è d’obbligo la…?

#la,si,do

SIGLA

“Sei un cristiano e non hai mai sentito ‘sta roba qua? Nun va bbene.
Sei un appassionato di musica e non sai chi è quell’autore lì? Devi rimedià!
Sei un cattolico quindi non ascolti Bach? Ba(c)h!
Sei un ortodosso e dal 1100 non ti sei più mosso? Nun fare il gradasso!

Nooononononoooooo Nun fare il graaadaaassoooo!

Sei un tradizionalista e pensi che dopo Palestrina la musica è andata a rotoli? Nun fammé ridè!
Sei quello che Frisina è il non plus ultra dei sacri moderni? Ti prego, dimmene ‘n’altra che me faaai mmorì!

Dundaduuun dadaaaaa me faaaiii morììììì!
Dundaduuun dadaaaaa me faaaiii impaziiiiiiiiiiiiiiiiii!!!”

PUNTATA

1.
Minstrel: Partiamo alla stragrande con un autore del novecento! Ecco, ecco, Franz sta aprendo il quadernino! Pronti? Dicci tutto!
Franz: UBI CARITAS ET AMOR di Maurice Duruflé!
Minstrel: certo certo… come scusa?
Franz (chiude il quaderno): francese, lavora in pieno novecento, organista, pianista, docente di armonia, Poulenc gli chiedeva come scrivere le parti di organo… quelle robe qua
Minstrel: ah ecco.

#lascialoandareavantiiii!!!

Franz: L’ho scelto perchè estende il concetto di cantus firmus che abbiamo accennato l’altra volta, rendendolo “parafrasi gregoriana”, per cui non c’è più una frase presa e reiterata, ma tutto un pezzo gregoriano (Ubi caritas, in questo caso) che viene preso a modello e seguito: in pratica sono coinvolte tutti i versi del brano originale, non solo un temino.
Minstrel: se se… e poi dopo?!
Franz: …se ta set ‘gnurant, e poi dopo l’è bel! Ad esempio, quando fa salire la melodia, fa salire anche tutte le altre voci sotto, invece di aprire in maniera mastodontica; al contrario quando la melodia è grave, nel finale, apre da 4 a 6 voci, moltiplicando la pasta armonica: tutto questo concorre secondo me all’aura mistica/sognante del pezzo, che si mantiene per tutta la sua durata, procedendo per cui con vari espedienti ma in modo uniforme e mai straniante, ma anzi…

#(fallosmettere!!!)

Minstrel: …Bene! Benissimo! Bbbravobbravoarcibbravo! Adesso vediamo se è vero quel che sta dicendo ‘sto qui! Pronti? GO!

2.
Franz: ZADOK THE PRIEST o “Coronation Anathem” (inno dell’incoronazione)!
Minstrel: come scusa… ero ancora distratto dall’Ubi
Franz: adesso andiamo a Haendeeeel! Ha composto ‘sta roba per l’incoronazione di Giorgio II e da allora viene utilizzato per ogni cerimonia di incoronazione di ogni monarca inglese (= ogni capo della chiesa anglicana).

#teh,madai?!

Il testo è tratto dall’antico testamento, in un adattamento svolto probabilmente da Handel stesso, e racconta dell’episodio della consacrazione di re Salomone. Il brano è per coro a sette voci…
Minstrel: Franz, apri il quadernetto, stai sbagliando.
Franz: macché
Minstrel: 7 voci tua sorella Franz! Impossible
Franz: ‘sculta sono 7 voci e ci ha pure l’orchestra completa di archi, fiati e timpani!

#seserveilcampanellodellabiciclettaiocisono…

Minstrel (sospira): va bene… però adesso apri il quadernetto vero?
Franz (imprecando): va bene! Le uniche dinamiche sengnate da Handel sono un piano all’inizio e un forte all’entrata del coro. L’introduzione orchestrale è una macchinosa serie di progressioni, in cui l’orchestra monta monta monta monta monta…

#beatalei

…e poi scoppia, appunto, appena entra il coro A 7 VOCI!
Minstrel: … ecco, infatti… cosa ti dicevo?
Franz (imprecando più forte): …La solenne prima parte si conclude poco dopo, lasciando spazio alla seconda in 3/4 puntato, il festoso “and all the people rejoice” e infine il movimento conclusivo che intercala lodi al sovrano con vari “amen” e “alleluja”, eseguiti in contrappunto sia all’interno del coro che tra il coro e l’orchestra. Lo so che tutto questo è decisamente troppo da analisi musicale for dummies, però insomma…adesso tocca a te!
Minstrel: …
Franz: In pratica questo pezzo è il trionfo del barocco, con tutti i suoi pregi e difetti!
Minstrel: … perché è… ecco…
Franz: è d’impatto, è magniloquente e di sicuro pomposo, ma tocca comunque corde espressive interessanti che lo fanno vedere comunque come un pezzo sacro, cioè non perde l’obiettivo primo della composizioneeee!
Minstrel: praticamente ti piace pure l’antibach?
Franz: che domande… dai, procediamo: Trevor Pinnock all’ambaradan!

#tadaaaaaaaaaaaaan!

3.
Minstrel: sai che io sarò ‘gnurant però il pezzo di prima mi ha convinto fino ad un certo punto?
Franz: perché non sei rock!
Minstrel: no, è che è davvero taaanto inglese; caspita mi sembrava di sentire l’orchestra che suonava accompagnando il cocchio dei cavalli… boh, forse è che se penso al sacro, penso alle atmosfere rarefatte e…

#signoriabbiamounnuovotradizional-moralista!

…no ‘speta!  E’ bellissimo! Adesso lo risento in cuffia…
Franz (apre il quaderno con fare saputo): Bene, adesso che l’abbiamo perso lasciatemi fare la presentazione del terzo e ultimo brano senza ulteriori…

#scordatelo!Chiudiquelcosooo!!!

(spegnendo il collegamento con la regia): …disturbi! NUPER ROSARUM FLORES di Guillame Dufay (ritenuto all’epoca il più grande musicista di sempre ed oggi il più grande della musica alto-rinascimentale) è stato scritto per l’inaugurazione della cattedrale di S. Maria del fiore in Firenze e si ispira alla struttura della cattedrale, secondo la geniale intuizione di tradurre in musica le proporzioni architettoniche.
(Qui riapro il mio quaderno appunti del corso di musica rinascimentale)
In pratica il mottetto è diviso in quattro parti: le voci sono quattro, due delle quali (motetus e triplum) conducono il mottetto vero e proprio, le altre due (i due tenor) ripropongono per quattro volte lo stesso cantus firmus a distanza diversa ogni volta e non per tutta la durata di ognuno delle quattro parti. In tutto questo succede che:
– la parte in cui cantano i tenor in ogni parte del mottetto, corrisponde alla sezione aurea della parte stessa
– la distanza sempre a stringere secondo la quale si presenta il medesimo tema portato dai due tenori, ricalca la proporzione tra la parete interna e quella esterna della cupola del Brunelleschi nella detta cattedrale
Inoltre bisogna dire, come se non bastasse, che le quattro parti sono identiche per numero di battute ma diverse per tactus, se le si divide si ottiene che la prima è in 6/4, la seconda in 2/2, la terza in 2/4, la quarta in 6/8: a fronte di ciò si ottiene nella prima 168 tactus, 112 nella seconda, 56 nella terza e 84 nella quarta. Riducendo la proporzione 168:112:56:84 nei minimi termini, si ottiene 6:4:2:3 (NB: tale riduzione è frutto della divisione del mottetto per 28). Ebbene, indovina un po’, l’intera cattedrale è costruita su questa proporzione! Percorrendo infatti la chiesa dal fondo fino all’altare si nota che: sono 6 i moduli della navata, 4 i moduli dei transetti (due per ogni transetto, ed ecco spiegato il 2/2), 2 i moduli della zona absidale, 3 i moduli che separano il pavimento dall’inizio della cupola. E, guarda a caso, i moduli misurano 28 braccia ciascuno. Insomma, riecco il nostro 6:4:2:3 frutto della divisione della cattedrale per 28.
(Chiude il quaderno)
Insomma un genio totale…perché? Perché nonostante detta così sembri solo una gran spataffiata di genialità architettonica, il mottetto suona armonioso, si intravede una sintesi dell’esperienza medievale e allo stesso tempo non è uno di quei mottetti che apprezzi in funzione del fatto che dopo viene il rinascimento, con lo spirito tipo “dai che ce la potete fare, Perotini del menga!”. Questo lo ascolti volentieri: le cadenze, i movimenti, il contrappunto e la gestione delle parti sono già a livelli altissimi e maturi. Tutto è concluso da un brevissimo e incantevole amen in cui si incontrano, finalmente omoritmiche, le quattro voci. L’unione dell’autentica bellezza del mottetto insieme all’ingegno che vi sta dietro lo rendono una delle migliori pagine sacre di sempre! Ragazzi… lo so, ho sbrodolato, ma questa roba mi fa chiudere ogni vena!
Minstrel (toglie la cuffia): ma si dai, hai ragione su ‘sto Haendel… dunque adesso cosa c’è?!
Franz: Huelgas Ensemble, Dufay, godimento estremo! e uan e tù e uan tù trì fooooooooooooo
Minstrel: hey, heeeeyyyyyy…..  regiaaaaaaaaaaa…

Va beh, anche questa volta ce l’abbiamo fatta!
Alla prossima puntata ragazzi, grazie per averci seguito e mi raccomando non trattenetevi nel proporre nuovi brani nei commenti.
Non dimentichiamo il Credo di Mozart eh, stia tranquillo il nostro ascoltatore attento della prima puntata, la nostra esperta giuria di esperti lo sta già valutando per le prossime trasmissioni!

Stay tuned!
(
ehi… ma chi ha spento la regia?)

#…abbiamounaudiencedaschifoadessoconquelquaderninodelmengadelporcocanedel…ehm…salve…eccoehm…staytuned!



Categories: Sacra Arte

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10 replies

  1. Zadok the Priest = The Champions, per i profani! 😀 😀 😀

  2. Bene, mi fa piacere che state lavorando al Credo di Mozart:D
    e mi fa piacere che abbiate presentato l’Ubi Caritas di Duruflè, stavo giusto per proporvelo io

  3. kiedo brani ke si possan cantikkiacchiare con parole sante a resuscito gioia quotidiana

  4. bellissimissime play list! continuate, continuate!

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