Chi sono i mostri?

Trullallando con Minstrel via email, tra uno scambio di libri, un frizzo e un lazzo, si discuteva di questo episodio de ‘I Nuovi Mostri’ .
Mi e vi chiedo; ma secondo voi, indipendentemente dalle intenzioni dell’autore (Dino Risi, non esattamente il più cattolico dei registi) e dall’anno in cui è stato girato questo film (il 1977; io non c’ero, ma mi si dice che sia stato un anno abbastanza intenso), per voi il ’nuovo mostro ’ qui chi sarebbe esattamente?
Il Cardinale, capitato per sbaglio in questa parrocchia e che sgattaiola via alla prima occasione utile dopo aver mesmerizzato gli astanti ?
Il prete ‘social’, tanto ben intenzionato quanto inconcludente, incapace sia di risolvere i problemi dei suoi parrocchiani che di gestire una parrocchia, trasformata in una specie d’incasinatissimo centro sociale?
Sono entrambi mostruosi, ognuno a suo modo?
E il discorso del Cardinale, è tutto da buttare?
E il canto finale, è un momento di Bellezza e trascendenza o si tratta solo di un mero sedativo?
Io di risposte me ne sono date parecchie; il problema è che cambiano ogni volta che rivedo Tantum ergo! Mi piacerebbe sentire le vostre.



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11 replies

  1. Direi che come primo post assoluto sul blog ti sei ben fatto conoscere Claudio: provocazione non gratuita, fatta con la voglia di dialogo nel cuore e il sorriso ironico sulle labbra.

    Come già ti dissi, ad una prima occhiata, direi che di divino in questo video c’è giusto giusto il tiro del bambino che centra in pieno la porta della Chiesa. Ma già stamane scorgo molto di più, anche senza voler fare esegesi pindariche kubrikiane su un film di Risi che ha la mia età (quindi è GIOVANE!).
    Attendo anche io i commenti degli altri utenti di Croce-via.
    E in caso tentennino cominciamo noi le danze!
    zum-pa-pa
    zum-pa-pa

  2. ironia per tutti, difetti difettucci di tutti, cmq la giustizia dovrebbe esse anke un punto della Kiesa, importante, per dare a tutti mezzi di trovare verità
    certo gassman è impagabile in questa veste, al solito
    mi par di vede ex parroco mons. ke a fine vita oltretutto voleva esse seppellito aiuola esterno Kiesa centro città
    megalomanie certo ci sono tutte e tante
    cmq risi pone in modo piuttosto vero certi invasati di Dio esistenti anke oggi purtroppo perkè glielo si permette, visto altro ieri su avvenire n’esempio, verità loro ke acquistano co pubblicità su giornale cattolico
    Dio è nei tendenti alla giusta verità, vicino poveri tutti strati trasversali

  3. Sono reduce or ora di una piacevolissima e lunghissima chiacchierata con un sacerdote in cui si è spaziato con -credo- carità su tanri temi e soprattutto problemi attuali nella chiesa. Alla fine, l’ultima mezz’ora di dialogo ci ha trovato concordi sul fatto che il tema (e forse problema) siamo proprio noi uomini. Tutto è mostro eppure tutto può essere normalità. Alla fine quello che serve è capirsi, ma più che in modo intellettuale in modo spirituale. Il don che è sui 43 e, diciamo veste in borghese ma a me mi fa pochi problemi, mi raccontava proprio di una riunione che hanno fatto e in cui hanno cercato di analizzare difficoltà e lacune delle varie, per cosi dire in senso semplicistico, tipologie di prete e di pensiero e modus operandi sacerdotale. Tutto sta nell’equilibrio e nella capacità di capire concepire e realizzare la propria vocazione sacerdotale; ma che per essere realmente tale deve almeno avere l’intenzione sacerdotale. Mi ha raccontato delle difficoltà che incontra con giovani sacerdoti, difficoltà legate proprio ad una immaturità (e ci siamo chiesti come si faccia ad ordinare alcuni, si capisce la mancanza di vocazioni, ma in certi casi…) di fondo personale, di pensiero e di vita. Mi ha raccontato della difficolta che hanno quelli con più anni di sacerdozio di offrire aiuto a questi giovani che in realtà magari sanno stare bene nel “ruolo” , ma il cui problema di fondo (e qui di nuovo la botta ai formatori) è di non riuscire ad inquadrare in realtà quale è la “missione”.
    E questa la difficoltà e in certi casi il rischio del sacerdote, svolgere perfettamente il ruolo dimenticando la missione. E quando si dimentica la missione a cui si è chiamati che scoppiano i problemi. Ci sarebbe da parlarne per ore ed ore, non voglio annoiarvi, chiudo qui.

  4. Detto quello sopra ora cercherò di essere come “bambino” (che vedono semplicemente ciò che è):
    si vede che quando il popolo di Dio discute e ragiona è diviso e non si mette d’accordo, e non si accorge nemmeno che fa ciò “a luce spenta”.
    Appena qualcuno dice “accendiamo la luce” e cita il Vangelo e lo induce a “credere”, basta poco per farlo cantare all’unisono in modo festante.
    La Chiesa non “pensa”, “crede”. Poichè i pensieri sono giustamente tanti, ma il Credo, Dio, Uno!

  5. A me la scena che è più piaciuta è quanto al canto di Tantum Ergo Sacramentum il popolo. che fino a allora si era dimostrato agggressivo, arrabbiato, petulante e ribelle si inginocchia a mani giunte e negli occhi di tutti quei poveracci brilla una luce serena e ultraterrena.
    Questo dovrebbe essere la Chiesa: portare a tutti Dio, cioè una speranza di una vita ultraterrena.
    Il prete sessanttottino, sociale, quello che aveva trasformato la Chiesa in un centro dibbattiti aveva mancato a questa importante responsabilità di un prete. quella di essere non un assistente sociale, un politico, un sindacalista, quell di portare non un assistenza puramente umana,,ma di essere appunto un prete, un uomo che mette in contatto con Dio, un ministrao di Dio.
    il cardinale impersonato da Gassman non è certo uno stinco di santo, si presume che sia un carrierista, un ricco, un parassita,mgari anche un cattivo,, però ha ancora l’istinto del prete, ha ancora ben chiaro cosa sia “essere prete”, ha ancora chiaro cosa sia essere ministro di DIO . E cosa il popolo voglia da un prete. E infatti il popolino che ringhiava e urlava contro il prete progressista , diventa improvvisamente mite ed inginocchiato di fronte al Cardinale e alla fine , al canto del Tantum Ergo sacramentum , quelli che prima erano i più facinorosi e ribelli, si inginocchiano commossi , piangendo.
    questo secondo me è il senso di questo film. Chi è il mostro? il mostro è l’uomo, ogni uomo, il mostro è il prete moderno, il mostro è il Cardinale ricco,, il mostro sono i parrocchiani. Siamo tutti mostri.
    ma al suono del Tantum Ergo Sacramentum anche i mostri si commuovono e forse diventano più umani.
    Non certo alla applicazione pedissequa di teorie politiche e sociologiche.

  6. In questo episodio di Risi “mostri” non ne vedo. Non credo però si possa prescindere dalle intenzioni dell’autore, perché valide anche oggi.
    A parte la scelta pessima del colore della veste cardinalizia, che fa sembrare Gassman un pappagallo piuttosto che un cardinale, l’autore, per come la vedo io, ha messo molto bene in luce la vera essenza di ciò che nella realtà le persone cercano nella fede e le motivazioni, da che mondo è mondo, sono sempre le stesse.
    Il cardinale, personaggio di lungo corso, colto, cinico, padrone di sé, che ha capito molto bene come gira il mondo, a differenza del sacerdote, che cosa fa? Nel concludere la sua omelia rampogna invita tutti a riascoltare la voce dell’organo, a ritrovare il richiamo della fede, la carità, la speranza, a esser mansueti e obbedienti per cantare tutti insieme la gloria del Signore.
    E come per incanto i presenti si dimenticano le disavventure personali, le beghe quotidiane e si mettono a cantare convinti la gloria del Signore. Quel canto, accompagnato dal suono dell’organo, produce un’atmosfera di gioiosa speranza, che ha completamente mutato lo stato d’animo dei presenti.
    Proprio per questo quel sacerdote, anche se in buona fede è uno sprovveduto. Ha mischiato il sacro con il profano, trasformandosi in un prete “social”, incapace però di risolvere le controversie e di non capire che cosa vuole in realtà il popolo e cioè qualcosa che lo rassereni e lo illuda a buon mercato.
    La gente sa di non poter sopportare le avversità della quotidianità e sa di non poter risolvere le ingiustizie di questo mondo. Per superare l’impasse, non gli resta che affidarsi come sempre al “cielo”, al trascendente e si aspetta come contropartita una visione rassicurante che doni un senso pieno all’esistenza, che soprattutto giustifichi le avversità e renda più sopportabili le ingiustizie, i soprusi, le cattiverie e le sventure patiti.
    Per sopravvivere si va alla ricerca di parole di speranza, capaci di prospettare un domani luminoso, che rivaluti i tanti sacrifici affrontati in questa vita. Parole come queste ad esempio: “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”, e non importa se ciò avverrà in un’altra vita, importante è invece crederci oggi, qui, è necessario per andare avanti nonostante tutto.
    E questo, il cardinale, a differenza del sacerdote “social”, l’ha capito benissimo e riesce con nonchalance ad accontentare tutti, perché di suo, a differenza del sacerdote “social”, in realtà non impegna nulla, soltanto belle parole, ma sono quelle che la gente vuole ascoltare.

  7. Dopo avere lungamente, troppo lungamente cercato la casella dove inseriere il mio insignificante commento … stanco non mi va più di scriverlo. Un caro saluto

  8. Ci sono due domande in questo post: una esplicita ( chi sono i mostri) ed una implicita ( dov’è Dio in ciò).

    Direi che sono “tutti” mostri, aggiungerei anche che tutti noi siamo un po’ sgangherati, chi in un modo chi in un altro, ma che Dio ci ama così e anche se il Tantum Ergo è cantato per ragioni variegate e forse poco elevate, è pur sempre lo Spirito Santo che lo ispira.

    In fin dei conti la nostra oggettiva inanità ad adorare il Signor Iddio come si “dovrebbe” mette ancora più in evidenza da un lato la perfezione dell’atto di adorazione dell’unico Giusto, il Cristo Gesù e dall’altro quanto dobbiamo gioire dell’esperienza, che tutti facciamo, di essere solo strumenti mezzi rotti, incapaci e bruttissimi, ma che quel Paganini di uno Spirito Santo è pur sempre capace di trasformare in adorante bellezza alle orecchie di Dio.

    Quindi, per rispondere alla seconda domanda, direi che Dio è dappertutto.
    In Pace

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