Rufus Wainwright, perdonaci non sappiamo quello che fanno…

rufus

Now I’ve heard there was a secret chord
That David played, and it pleased the Lord

Questo volo e relativo atterraggio è dedicato a Padre Giuseppe Barzaghi OP.

Chi è Rufus Wainwright?

La prima volta che lo ascoltai fu dopo una mail personale intercorsa fra me e la mia traduttrice preferita, Marion di Revisioning Callas. Mi ascoltai durante quella settimana alcune sue canzoni riconoscendogli un cipiglio da vero artista: persona in grado di gestire un codice umano per comunicarsi il proprio io umano imperfetto, narciso onanista in volo verso il sole, Icaro che si guarda volare.

Lo dico da insegnante di canto: è necessario sapere cosa dire. Cioè è necessità dell’arte per essere arte!

Il come dirlo spesso vien da sé, soprattutto in questo mondo dove il codice musicale è stato oramai smembrato e i compositori contemporanei ritornano alle origini puntando al ritmo.
Cosa vuoi dirmi? Non importa se canti nel naso o in gola. Cosa vuoi dirmi? Non importa che lo urli educatamente o meno.

Scusi ma lei è insegnante di canto? Si.
Scusi ma lei allora cosa insegna? L’inutile che diviene utile solo se ha la premessa di esserlo.
Cioè? Insegno un codice dai più accettato perché se ti serve tu lo sappia utilizzare; e se non ti serve tu lo sappia stuprare a dovere!
Che irriverenza! Benvenuto nel mondo dell’arte dove l’irriverenza è codice, dove la rabbia è trasfigurata in lacrima. E se la lacrima è rossa o bianca è ancora meglio.
Scuuuusiii?! Quello che avevo da dire l’ho detto.
Ma in tutto questo schifo, Dio dov’è? Dio è anche nella bellezza. E la bellezza è anche un’anima che piange sangue perché si sente perduta. E’ in una confessione pubblica non richiesta ma dovuta.

L’arte come prostitu(a)zione, atto osceno in luogo scemo, richiesta di aiuto che non vuole aiuti, desiderio di camminare a ritroso ritrovandosi sempre dannatamente troppo avanti, paradosso umano che cerca l’infinito nel finito, Lessing compreso senza nemmeno averlo mai letto.
Siamo tutti potenziali filosofi, soprattutto chi non ha mai studiato filosofia. Siamo tutti potenziali artisti e ahimé raramente mostrano di volerlo essere chi scrive dischi.

Rufus ha mostrato di esserlo dal primo disco. “Wow” dico io, mentre i papaboys affilano l’ascia.

Primo album nel 1998 di solo pianoforte e voce. La critica entusiasta. Il pubblico che si chiede come sia possibile un piccolo miracolo simile. Era poco tempo fa, erano altri tempi. Oggi un primo disco di un esordiente che si permette il  solo “voce e piano” sarebbe davvero il miracolo dei miracoli.
Anyway…
Corista per Elton John, apre i concerti della sacerdotessa Tori Amos, cammina verso il baratro e se ne frega.
Continua a sfornare dischi durante il cammino, ricchissimi di arrangiamenti davvero preziosi. Complice l’amore per la lirica, italiana ovviamente; complice l’amore per l’armonia classica che è costruzione di forma, è ricerca di costruzione e sintesi e bellezza, è sempre ricerca di Dio anche se inconsapevole!
Nulla di trascendentale, nulla di veramente nuovo. Eppure ne avevamo bisogno. Un inutile necessario.
Come si spiega?
Ma cosa vuoi spiegare? Cosa vuoi spiegare!? Ecco come avrebbe risposto il semideo Zappa: “vuoi forse ballare di architettura?!”
Tutti in Italia lo avevano già ascoltato perché era il cantante dell’Halleluja di Cohen contenuta in Shrek del 2001, ma chissene.
Inguaribile melanconico adora la morte lieta dei lied di Schubert.
Negativo nel positivo, positivo nel negativo.
E’ uno sguardo in fuga.
Probabilmente verso il vuoto, certamente in corsa.
Canta Judy Garland alla Carnegie Hall. Le stesse pareti newyorkesi dove risuonarono le note memoriabili della nona di Dvorak e l’americano a parigi di Gershwin (e running hard dei Reinassance). E the show go on

Questa la sua carriere artistica in breve.
E’ uno che si è perso e chiede aiuto. E’ uno che si trova da solo e si rende conto che da solo non può nulla. E’ uno che è circodato da uomini che chiedono e ai quali cerca di dare, ma non sa cosa chiedono e non sa come dare. E’ un uomo che sa dire, dare eppure non si basta, altrimenti nemmeno canterebbe, nemmeno si donerebbe nella sua nudità.
E come ogni uomo è artista.
Ha solo il coraggio di mostrare la sua nudità. Ha solo la sfrontatezza di mostrare la sua nudità. Sa di far schifo a molti e se ne vanta. Sa di far schifo a pochissimi e ci sta male.
E’ uomo.
Ontologia dell’ovvio. L’innaturalità di pensarsi naturale. Paradosso vivente.

Siamo chiamati come cristiani ad incontrarli nella loro caduta e mostrare loro il nostro sguardo in fuga.
Il nostro essere incredibilmente lieti anche nell’obiezione più dura!
Il nostro essere più peccatori di loro anche nell’atto d’amore più grande!
Negativo nel positivo, positivo nel negativo.
Essere fuga in sol minore di Bach: un girotondo di bambini in un cimitero
Essere “He was despised” di Haendel:  piangere malinconia in un contesto divino in mibemolle maggiore

Negativo nel positivo, positivo nel negativo. Appunto!

Altrimenti si è sterili, piccoli, minuti, pretenziosi, tutt’altro che affascinanti e come tali tutt’altro che affascinati.

Rufus Wainwright, perdonaci non sappiamo quello che fanno…



Categories: Sacra Arte

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5 replies

  1. Beh dai! Non è male neanche quando canta hallelujah. L’amore tra Davide e Betsabea. E l’amore quando si raffredda
    Ma io di musica non me ne intendo… 😉

    • Certo che non è male! Certo non è Buckley, ma ad avercene.
      Guarda, questo è un post che gli dovevo in quanto artista e mi dovevo in quanto artista.
      E poi avevo bisogno di girare le parole, giravoltolare le sintassi, giramenare i percome. Il tutto per fermare il giramento di balls ovviamente. ahah 😉
      Grazie della pazienza vah.

  2. be ma davide ha mandato morire in guerra marito betsabea per averla
    per i raffreddori dell’amore basta trova un lazzarone ipocondriaco accidiioso schizofrenico ke ha meta’ della vita finge depressione per non pagare pegno
    minstrel ahahha le tue giravolte de b…….

  3. “Siamo chiamati a incontrarli nella loro caduta e mostrare il nostro sguardo in fuga. Lieti nell’obiezione più dura. Altrimenti si è sterili, piccoli, minuti, pretenziosi, tutt’altro che affascinanti e come tali tutt’altro che affascinati”

    Yeah!!!!!!!!!!!!!! Ste’ battagliette sfigate da secchiuncelli inaciditi portate avanti da certi nostri correligionari sono le uniche cose che fino a qualche tempo fa mi facevano veramente dubitare della mia Fede (della serie; questi e io abbiamo la stessa Fede. questi fanno una serie di battaglie che mi paiono una piu’ stronza dell’altra; loro sono tanti e io sono uno, non e’ che la Chiesa e’ casa loro e non mia?Ora ci rido ma su questi temi ne ho passate di notti insonni…).
    Che poi, chi fa piu’ male alla Fede, un Rufus o oscenita’ giovaniloidi tipo il prete-rap (ve lo ricordate?) che cantava ‘E con Gesu’/La droga non c’e’ piu’/’Divertiti di piu’/ma fallo con Gesu”….? che a me personalmente fece perdere fiducia in ogno forma di teodicea?
    Grazie Minstrel, rock on!
    E a proposito di cattolicesimo&musica dei ggggiovani, segnalo questo bel Te Deum di Ben Weasel
    http://www.tempi.it/ben-weasel-te-deum-laudamus-per-la-nostra-chiesa-ostinata#.UwZ1gIU0FzA

    Ciao

  4. Bell’articolo contro le inutili, sterili e non cristiane polemiche contro Rufus!

    Micus

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