Le parole di speranza di Mons. Livi sulle dimissioni di Benedetto XVI

Mons. Antonio Livi e Papa Benedetto XVI

Mons. Antonio Livi e Papa Benedetto XVI

Scartabellando il web intasato dall’anniversario delle dimissioni di Papa Benedetto XVI (un anno esatto oggi) trovo questo inedito (quanto meno per me) scritto di Antonio Livi, redatto il due marzo 2013, cioè pochissimi giorni dopo le dimissioni effettive di Benedetto XVI (28 febbraio) e poco prima del Conclave che avrebbe designato Bergoglio come nuovo Pontefice e Vescovo di Roma.
E’ uno scritto ricolmo di speranza ed è una lezione di fiducia. Livi non permette al contingente di emergere e osserva tutta la vicenda con la speranza del realista fedele alla realtà sovrannaturale divina. Ricorda come anche gli avvenimenti che i media chiamano “epocali” sono sempre e soltanto lo svolgimento del progetto d’amore di Dio per gli uomini e quindi per ogni singolo uomo, ossia per ciascuno di noi.
E con una fiducia davvero rara oggi, si permette di ricordarci che se la Chiesa è di Cristo –  ed egli ha garantito con lo Spirito Santo la sua indefettibilità  “fino alla fine del mondo” –  noi non dobbiamo minimamente sentirci in pericolo di perdere l’orientamento, di sentirci smarriti. Questo ovviamente se si vuole restare nell’alveo della coerenza.
Conclude naturalmente con l’esortazione a non farsi turbare da preoccupazioni che offuscano la gioia dell’essere cristiani poiché tramutano la fede stessa in una ricerca davvero “troppo umana”.
E, attenzione, non è uno scritto che denuncia una ingenuità fanciullesca, quanto una preghiera di affidamento a qualcosa di inafferrabile completamente dall’uomo, ma che afferra completamente ogni uomo. E’ insomma, semplicemente, avere fede.
Pubblichiamo qui la parte finale dell’intervento di Mons. Livi, ringraziandolo come di consueto per i molti scritti e riflessioni che dona.

“Dio non vuole che la nostra gioia cristiana sia offuscata dai messaggi secolaristici dei media, siano essi di etichetta laicistica che di etichetta clericale (tutti, purtroppo, ugualmente attenti solo agli aspetti scandalistici della vicenda, preoccupati degli esiti finali delle attuali lotte per il potere, che ovviamente sono di natura esclusivamente politica), i quali si limitano a considerare le dimensioni visibili, umane, spesso non edificanti, delle strutture di governo della Chiesa, e potrebbero indurci al pessimismo, ossia alla perdita della speranza soprannaturale, oppure a riporre le nostre speranze umane in qualche personaggio che noi immaginiamo possa eliminare subito e definitivamente ogni scandalo. Dobbiamo invece fondare la nostra gioia nella certezza di fede che, appunto, ”la Chiesa è di Cristo”, e Dio l’ha voluta e la governa in ogni momento per il bene vero e definitivo di ciascuno di noi.
Si tratta allora di far rivivere nel nostro cuore quella gioia soprannaturale ― la gioia di essere creati da Dio per un’eternità di gloria, al termine di una cammino che percorriamo con la grazia del Battesimo, in compagnia di tutti i membri della Chiesa  ― che Benedetto XVI ci ha pure raccomandato di conservare e ravvivare proprio in questi momenti, malgrado tutto. Ce lo ha raccomandato recitando una preghiera che per noi italiani di una certa età è particolarmente commovente, perché la abbiamo imparato da nostra madre come preghiera del mattino: “Ti adoro mio Dio e ti amo con tutto il cuore; ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…”. L’importante è essere fedeli alle promesse battesimali, pensare ciascuno alla propria santificazione e non perdere tempo a giudicare gli altri, siano essi semplici fedeli o sacerdoti. Dalla Chiesa non dobbiamo aspettarci o esigere, in ogni momento, il buon esempio, la condotta edificante, che la fragilità umana (e l’azione del Nemico nelle nostra anime) non sempre consente; dobbiamo piuttosto aspettarci, con assoluta fiducia, la verità che salva, ossia la verità del Vangelo, garantita anche adesso, come in ogni tempo, dal supremo Pastore, il Papa, che proprio per “confermarci nella fede” (come disse Gesù rivolgendosi a san Pietro) gode del carisma dell’infallibità, anche personale, quando parla “ex cathedra”. E dobbiamo aspettarci, anche qui con assoluta fiducia, la grazia santificante attraverso i sacramenti della vita cristiana, in particolare l’eucaristia e la penitenza: sacramenti che sono sempre efficaci perché sono azioni di Cristo stesso (ex opere operato) e non diependono dalle virtù personali del ministro.”

Mons. Antonio Livi



Categories: Attualità cattolica

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1 reply

  1. la critica se costruttiva non è perditempo
    se c’è fumo attorno amo limpidità
    quando si urlan dissensi senza buonsenso ci si deve opporre indignandoci delle manovre false e salottiere

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