Farisaismo te(cn)ologico.

Homo Felix

Homo Felix

Sono un’appassionato di Science-Fiction fin da quando ero bambino : sono le favole dei tempi moderni che ci fanno spaziare aldilà delle limitazioni fisiche e che permettono di emanciparci nel nostro immaginario dalle leggi della natura e dall’apparente noia della sciattezza quotidiana e dove soluzioni (pseudo-) tecnologiche rimpiazzano la bacchetta magica della fatina ormai antiquata.

Ma anche un Isaac Asimov mentre cercava di attenersi ad un certo realismo non poteva impedirsi di inventarsi tecnologie incredibili per creare e risolvere problemi , penso ad esempio al cervello “positronico”. In questo senso, mi piace molto di più la fantascienza “hardcore”  con molta (pseudo-) tecnologia d’avanguardia che il tema fantasy alla Lovecraft, che va nell’irreale senza neanche darsi la pena di inventarsi una qualunque connessione “logica” con il mondo reale.

Chi ha seguito serie televisive come Heroes o I 4400 avrà notato che a tanti viene data la possibilità di “poteri” speciali come quelli di guarire o di volare, poteri che dovrebbero avere una spiegazione scientifica e condurre ad una soluzione tecnologica valevole per tutti. Il problema è che questi poteri tecnologici speciali non rendono l’umanità migliori e quindi neanche le società nelle quali essi evolvono, anzi, i problemi diventano peggiori, accentuati al massimo.

Bisognerebbe inventare un nuovo genere di Science –Fiction: quello dove la tecnologia rende gli uomini caritatevoli, virtuosi, generosi, altruisti, lavoratori. Ma forse nessuno in fondo  crederebbe  che la tecnologia possa fare questo e quindi non ci sono autori ed ancor meno registi.

E’ vero che se oggi qualcun ha mal di vivere gli si da una pasticca o un’iniezione,  o se soffre troppo non si esita a trovare una soluzione tecnologica per farlo stare zitto. Se soffre perché senza lavoro, lo si ficca davanti a “World of Warcraft” con uno spinello in bocca: almeno così non va in piazza. Soluzioni tecnologiche che stendono un velo pietoso sulle problematiche individuali salvando l’ordine sociale: “Benvenuti a Gattaca”.

Ho detto che nessuno ci crederebbe? No, c’è un posto sul pianeta Terra dove c’è gente che crede sia possibile, tecnologicamente, di rendere gli uomini migliori: nella Chiesa cattolica. Ci sono nella Chiesa cattolica, addirittura vescovi e cardinali che credono che dando una pasticca al peccatore egli sarà un uomo buono: sono chiamati i pelagiani.  Ci sono quelli di destra e quelli di manca.

Ecco, la società attuale per N ragioni produce divorziati, quindi spesso risposati, giovani  in stato permanente di eccitazione sessuale ma spesso impotenti, omosessuali  iperattivi ma in mancanza d’amore, disonesti e criminali, malati ed infermi, poveri e ricchi, insomma tutta una fauna di uno zoo di cui siamo tutti membri ordinari. Quale soluzione portare loro? Poteri speciali? Tecnologia ultra-moderna!

E qui intervengono coloro che credono nella soluzione tecnologica al problema teologico di come redimerli, di come rendere loro pace e gioia di vivere: alcuni diranno che bisogna recitare tre rosari al giorno, flagellarsi, confessarsi una volta al giorno e comunicarsi di seguito, compiere questi atti con regolarità permette di guadagnarsi il cielo a difetto di essere felici, qui incontriamo il pelagianismo denunciato da Papa Francesco.

Ma c’è una forma di pelagianesimo ancora peggiore: quello dell’ala progressista. Sei un omosessuale infelice? Ma certo, per essere felice ti devi sposare in chiesa ( soluzione tecnologica), noi ti accogliamo come sei, infelice, e non ti diciamo di cambiare, anzi puoi anche ricevere l’assoluzione e continuare  (soluzione tecnologica) e poi, il sommo del sommo, ti diamo la Santa Pasticca bianca a messa ( soluzione tecnologica) : così ti sentirai riconosciuto ed amato, noi chiesa ti vogliamo tanto bene, continua pure così.  Oppure ad un bravo divorziato risposato gli dicono lo stesso: non ti senti amato dalla Chiesa? Oh poverino, prendi questa Santa Pasticca bianca, anzi qui in questa comunità ecclesiale ti diamo anche assieme ad  Essa il Sacro Elisir frutto della vigna e così saprai che la Chiesa ti vuole tanto bene a te; sei nel peccato di adulterio, orsù vieni a confessarti per i tuoi pettegolezzi che ti diamo la felicità ( soluzione tecnologica).

Ma chi è il più pelagiano qui? Secondo me si valgono tutti. A nessuno sembra interessare quelle anime: no, costoro cercano soluzioni tecnologiche a problemi profondamente umani e teologici. E’ come l’infermiere a cui disturba il dolore rumoroso del paziente e gli fa un’iniezione di morfina per farlo zittire invece di massaggiargli la pelle o cambiarlo di posizione per diminuirne le piaghe da decubito.

Eppure il S.S. Concilio Vaticano II ha aperto vie nuove per nuove soluzioni: ha ricordato che la Chiesa stessa è Sacramento di Dio per il mondo, ha ricordato che vi sono sono germi di verità e di carità fuori dalla Chiesa istituzionale ma che partecipano della vita della Chiesa.

Allora, perché non essere arditi, non ammettere che partecipare della vita della Chiesa e della Sua azione di Redenzione del e nel mondo mondo, anche fosse solo in modo implicito, è salvifico di per sé? Che è nel desiderio efficiente di unirsi alla Croce di Cristo che risiede la gioia e la salvezza finale?

Sì, ad alcuni è dato di poter essere osservanti in tutto, a loro l’onere di far fruttificare quei diecimila talenti. Ad altri, no: a loro l’onere di far fruttificare il loro talento. Alla Chiesa di aiutarli ambo. A tutti di essere uniti a Cristo nella Croce.

C’è davvero bisogno di strumentalizzare la Comunione e la Confessione e farne degli amuleti magici, nuova tecnologia e antica superstizione? Ma che razza di pastorale è questa che risolverebbe i problemi solo narcotizzandoli sotto una coltre di apparente normalizzazione senza veramente occuparsi delle anime. Non sarebbe piuttosto il Suo ruolo fare si che codeste anime non scappino via dalla loro croce ma che vi si stendano con amore sapendo che il Cristo stesso è assieme a loro e presente nella Chiesa che li accompagna?

In Pace



Categories: Attualità cattolica, Sinodi della famiglia, Sproloqui

66 replies

  1. bella simon questa esposizione ironica della nostra società peggiore
    peggiore perkè sbagliare è umano ma perseguire gli errori visibilissimi e non sondarli per solverli è satanico
    non ascoltare la coscienza porta sempre peggiorare e sprofondare negli abissi del male
    poi certo si è umani e non si puo’ impazzire
    e allora kiedere perdono al Signore con preghiere e anke con azioni di carità per-donimike anke x il prossimo specie vicino ke magari non ha + forze di noi per procedere- sorreggiamoci vicendevolmente
    serenamente ciao

  2. In termini catechistici, cioè molto chiari per tutti, non può accostarsi alla Comunione sacramentale chi abbia coscienza di trovarsi in peccato mortale, se non abbia prima ricevuto l’assoluzione nel sacramento della Penitenza. Per l’assoluzione sono necessari l’accusa, il pentimento e il proposito di non più peccare, quindi di tirarsi fuori dalle situazioni stabili di peccato grave, come può essere l’esercizio della sessualità al di fuori del matrimonio per un “divorziato risposato”. Così si spiega il magistero ecclesiatico che, in queste situazioni, condiziona la ricezione dell’assoluzione sacramentale e dell’Eucaristia alla rinuncia ad una convivenza maritale, facendo salva – ove necessario, ad esempio per il bene dei figli – la convivenza come tra fratello e sorella.
    Perché ci sia peccato mortale sono necessarie tre cose contemporaneamente: la materia grave, la piena avvertenza e il deliberato consenso.

    Mi è bastato richiamare alla mente questi elementi fondamentali per rendermi conto di due cose: primo, il grado elevatissimo di confusione che di fatto, sul piano della semplice conoscenza e conseguentemente della condotta, vivono moltissimi fratelli e sorelle nella Fede; secondo, la conseguente necessità di un’azione sia dottrinalmente chiarificatrice sia pastoralmente corretta da parte della Ecclesia docens in questo campo.
    E’ evidente che occorre fare notevoli passi avanti e non ci si può adagiare comodamente sull’esistente. Nello stesso tempo si intuisce la complessità dei problemi che si pongono, nella ricerca delle soluzioni che assicurino la piena e corretta applicazione della dottrina e della disciplina sacramentale. Capisco l’urgenza avvertita dal Papa e la decisione di dedicare a tali questioni un Sinodo biennale, e non invidio affatto i Padri sinodali…

    • He he interessante… Botte in vista! Però è meglio che le prende un po’ alla volta e non tutte insieme.
      1. Viva il catechismo della Chiesa cattolica! Però non fatelo diventare il manuale delle giovani marmotte di Qui, Quo, Qua. Purtroppo al di là di tanti proclami è diventato lo strumento per “interpretare” il vaticano II, quasi il Vat II non possa essere interpretato leggendolo direttamente. Nei momenti difficili, nei casi complessi e a riguardo delle nuove situazioni che si creano è importante rivolgersi a Gesù Cristo prendendo in mano il Vangelo e leggendo quello. Occorre un confronto sereno al riguardo. Nessuno contraddice nulla: basta leggere quello che ha detto e fatto Gesù e sopratutto quello che NON HA DETTO e NON HA FATTO. Poi basta studiare cosa è successo a riguardo della Chiesa primitiva, come sono stati cambiati i comandamenti dell’AT, come sono sopraggiunte altre idee. In questo caso si può capire cosa prendere e cosa lasciare. Chiaramente il percorso ce l’ho in mente: penso che l’abbiano in mente anche gli esegeti e i cardinali con il card Ravasi in testa, anzi col Papa….
      2. La soluzione di Giuseppe potrebbe essere interessante. Non penso si possa annullare il matrimonio o cercare motivi più o meno fasulli per dichiararlo nullo. La soluzione è già stata descritta in questo blog ma l’avevano proposta anche i discepoli in Mt 19 «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Allora potremmo istituzionalizzare la convivenza, chiedendo di vivere come fratelli e sorelle… Poi se non ce la fanno… In “caro amico ti scrivo” si canta “anche i preti potranno sposarsi, ma solo ad una certa età”: parafrasando: “anche loro potranno ricevere i sacramenti, ma solo ad una certa età”… Di fatto in molti comprendendo la difficoltà soprattutto tra i giovani han deciso di convivere…
      3. A riguardo dei sacramenti si è deciso di punire i divorziati risposati dicendo (trent’anni fa) che si sono posti fuori dalla Chiesa e che quindi non potevano ricevere i sacramenti. Adesso si dice che non è vero che sono fuori dalla Chiesa: ne sono contento! Cosa fare a riguardo della confessione? Io sono ligio al mio compito di rappresentante della Chiesa e quindi non dò l’assoluzione. Tuttavia sono ben consapevole che il Papa continua a dire che Dio perdona sempre chi gli chiede perdono… Pertanto al termine dico di chiedere perdono a Dio e non a me o alla Chiesa che rappresento. Se per il penitente non è sufficiente non cedo e non dico “io ti assolvo…” ma.. “il Signore ti assolva…) Penso di non essere ipocrita, pur sperando in cuor mio che Dio accolga la mia preghiera
      Anche a riguardo della comunione non posso ammetterli alla Comunione sacramentale e quindi dico di fare la Comunione spirituale. Tanto la comunione spirituale è reale e la presenza reale è spirituale… Basta che non mi dite di fare come detto da Scola nella diocesi di Milano… Chi vuole ricevere la comunione spirituale deve uscire con gli altri, giungere ai piedi dell’altare con le braccia incrociate sul petto e ricevere Gesù spiritualmente attraverso l’aria… Viva Martini!

      • …(caro) Manuel, appunto dicevo che il Papa ha fatto bene a mettere al lavoro il Sinodo riformato per due anni.
        Per quanto mi riguarda non ho indicato nessuna “soluzione”, per cui non vedo come questa possa essere “interessante” 🙂

  3. Interessante il dialogo tra Giuseppe e Manuel.

    Vorrei aggiungere una riflessione alfin di avvicinare ulteriormente, spero , i vostri due punti di vista.

    San Tommaso d’Aquino nella sua Summa Theologica, Pars. II-II, Q. 120, Art. 1 tratta della nozione di Epikeia , termine greco che significa letteralmente “ragionevolezza”.
    San Tommaso nota che la legge è sempre generale e non può sempre contemplare ogni singolo caso, anzi, addirittura, in certi casi la sua rigida applicazione potrebbe andare anche contro la giustizia ed infierire contro il bene comune e da esempi concreti dove seguire la legge è cosa cattiva in sé ed è giustizia e proseguimento del bene comune il discostarsi dalla lettera della legge, fare ciò in queste circostanze è mostrare senso di verità e giustizia, ragionevolezza, epikeia .
    Ovviamente, sottolinea il Dottore Angelico, l’epikeia non mette da parte quel che è giusto di per sé, ma solo quel che è giusto secondo stabilito dalla legge.

    Tutta la difficoltà del giudice, e il sacerdote che riceve la confessione dei peccati è un giudice, è quello di distinguere, e solo lui lo può fare, tra quel che è giusto di per sé e quel che la legge dice che è giusto, questa giustizia rivelandosi nella circostanza particolare. Ci sono circostanze chiaramente coperte dalla giustizia della legge e altre che tale legge non copre: al giudice di valutarlo con ragionevolezza.

    In Pace

    • complicato infatti discernere cosa possibile fare e succederà
      don manuel al solito godibilissima lettura tutta giusta cmq
      simon profondo
      confessione occorre trovare un santo in terra
      viva Martini concordissimo don manuel
      giovane combattente presumo di botte metaforiche, duelli nuovi, antiki o di manca
      date sprint alla mia giornata
      serenamente ciao

  4. Concetti chiarissimi quelli esposti da Giuseppe, lineari ed esaustivi!
    In buona sostanza il “divorziato risposato” se vuole riaccostarsi all’Eucarestia, si trova oggi di fronte a un dilemma: due soltanto sono infatti le strade da percorrere.
    Non deve più peccare e quindi interrompere la situazione di peccato grave, vale a dire rinunciare all’esercizio della sessualità al di fuori di quella che è stata la prima unione, l’unica riconosciuta dalla Chiesa e incamminarsi verso un’eventuale convivenza di tipo fraterno. L’altra strada è far annullare il matrimonio dalla Sacra Rota e a questo proposito è utile riportare uno stralcio delle parole rivolte questa mattina ai giudici rotali da papa Francesco: «Mentre svolgete il lavoro giudiziario, non dimenticate che siete pastori! Dietro ogni pratica, ogni posizione, ogni causa, ci sono – ha scandito Francesco – persone che attendono giustizia».
    Il riferimento del Pontefice è proprio rivolto agli annullamenti di matrimonio chiesti da fedeli divorziati-risposati che desiderano tornare a ricevere i sacramenti.
    Tutto sembra apparire chiaro e tuttavia, rimane insoluto un aspetto inquietante. Nel caso il matrimonio non venisse annullato, diventerebbe vittima anche chi dei due contraenti non ha colpe e questa sì è una vera ingiustizia.
    In quel malaugurato caso, non resterebbe che andare alla ricerca del volontario disposto a mettere in pratica gli insegnamenti e a rinunciare a una nuova unione.
    Ha ragione Giuseppe: è molto difficile invidiare i Padri sinodali. Essi dovranno dimostrare infine quanta “flessibilità” posseggono.

    • Subire l’ingiustizia è una croce che ci rende particolarmente simile a Cristo.
      Peraltro quid di chi si sposa validamente e dopo un paio di anni si ritrova con il coniuge tetraplegico o malato mentalmente in seguito ad un incidente, o un coniuge incapace di sovvenire ai bisogni familiari in seguito ad una malattia? Anche qui c’è un’ingiustizia.
      Credo che il ruolo della Chiesa non sia di fare finta che non ci sia ingiustizia, ma riconoscerla ed accompagnare chi la vive mostrandone quel valore che solo il cristiano può capire in Cristo.
      In Pace

  5. è condizione affiatamento le malattie viverle in modo unitario nelle famiglie
    credo simon ove saltino matrimoni spesso son le violenze varie, fisiche- psicologike
    nel mondo odierno non è + compatibile subire male così diretto e stupido
    specie dove si ostentan democrazie
    e di solito nella maggior parte dei casi ki subisce è la donna
    tutti siamo imperfetti ma arrivare, anzikè dialogare a simili nefandezze oggi come oggi è osceno
    anke scarso buon fattore economico porta danni
    mi fan ridere quei ke dicon ke donne ke lavorano fuori casa lo fan per piacere, mere necessità contingenti
    se vuoi casa mutui strozzinaggi
    quando non incappi imprenditore ke anke tramite agenzia non termina casa, non ha funzionalità costruita male
    sparisce coi soldi compromesso
    scopri poi tramite ulteriore causa con avvocato, altri ladrocini, ke questo pluritruffatore bloccato dai ragazzi, causa favorevole sulla quale devon pagare tasse
    senza alcun obolo di ritorno
    questa la nostra società
    debiti costui anke con equitalia, mai pagato tasse
    danni fra tutti i truffati sul milione euro
    e il blocco di costui è la denuncia della giovane coppia altri trufferebbe ancora alla grande
    colluse banke prestasoldi pure se già pluriprotestato.
    poi i veri mascalzoni si permetton alzare toni voce, da li’ schifosi esempi
    ciao

  6. Sarà anche vero che subire l’ingiustizia è una croce che ci rende particolarmente simili a Cristo, ma non per questo dobbiamo augurarci che accada l’irreparabile.
    Paragonare il ritrovarsi il coniuge tetraplegico, malato mentalmente o cose di questo genere all’ingiustizia di non poter rifarsi una vita secondo gli insegnamenti della Chiesa, a causa di un matrimonio mandato a rotoli dal coniuge, mi sembra del tutto ingiustificato, caro Simon.
    Dopotutto un matrimonio fallito non per causa propria può essere considerato un errore di valutazione, ma certo non è un peccato.

    • Non credo che avere un coniuge malato o tetraplegico sia causato dal peccato.
      In Pace

  7. Vorrei segnalare un articolo interessante recensito su Vatican Insider:
    http://vaticaninsider.lastampa.it/recensioni/dettaglio-articolo/articolo/divorzio-divorce-divorcio-31553/

    In questo libro ci si riferisce al can 8 del Concilio del Nicea che prevedeva la possibilità di vivere in seconde nozze in accordo con la Chiesa, anzi era condizione necessaria crederlo per diventare “cattolico”.

    Onestamente, niente di nuovo sotto il sole nella misura in cui le Chiesa Ortodosse si sono tenute a questa dottrina e sono proprio Quelle che si sono “divorziate”.

    La questione più interessante sarebbe di capire perché la Chiesa cattolica, l’unica nella quale sussiste completamente Quella di Cristo, abbia sviluppato ed approfondito in senso ancora più restrittivo questo canone: parlo qui di motivazioni d’ordine teologico e pastorale.

    Riprendendo l’immagine dell’albero di Tolkien citatoci da Minstrel, sarebbe fare prova di molta ingenuità che attenersi blandamente a certe forme di archeologismo: volere che l’albero di duemila anni si esprima come l’arbusto di trecento anni non tenendo conto dell’attuazione concreta delle sue potenzialità e la sua frequentazione nello Spirito Santo.

    In realtà, lo sviluppo della teologia maritale lo si è avuto in questi ultimi 70 anni, in quanto di questi anni è rinato un’interesse da parte della Gerarchia per il laicato in quanto tale ( ben venga la futura Congregazione pe i Laici, auspicata da Mariadaga). Il cammino matrimoniale in quanto cammino di santità per sé e non un male minore per chi non ce la fà ad essere un religioso in uno stato di vita perfetto è una “conquista” abbastanza recente anche se, ovviamente, in nuce fin dagli insegnamentid di Cristo e le susseguenti interpretazioni paoline.

    Il dibattito si fa sempre più interessante e gli schieramenti contro l’insegnamento millenario della Chiesa continuano ad apparire al grande giorno.
    Comunque non c’è da aver paura della verità e delle discussioni: stiamo assistendo ad una Chiesa che si deve…. purgare.
    In Pace

    • “In questo libro ci si riferisce al can 8 del Concilio del Nicea che prevedeva la possibilità di vivere in seconde nozze in accordo con la Chiesa, anzi era condizione necessaria crederlo per diventare “cattolico”.”

      I novaziani vietavano le seconde nozze ai vedovi… Ecco che il canone VIII assume tutto un altro significato…

      • Ti ringrazio per la precisazione.
        Fa tutta la differenza.
        Come detto, nei prossimi mesi assisteremo a tante deformazioni della verità, e dovremo rimanere attenti.
        Aiutaci ad esserlo.
        In Pace

      • A meno che non mi sbagli (cosa del tutto possibile), il canone citato, che si trova ad esempio qui:

        http://www.intratext.com/ixt/ita0141/_P9.HTM

        parla dei catari, non dei novaziani. I catari, vado a memoria, di matrimonio mi pare non ne volessero nemmeno uno.

        • Riporto da Wikipedia:

          I seguaci di Novaziano chiamarono se stessi katharoi, o Puri, termine usato, poi, nel medioevo dai catari…

          • In altre parole, si conferma che questo libro “sembra” essere una gran manipolazione di informazione: non per caso lo ristampano in questi giorni…
            Grazie rw

          • Capito. Ho evidentemente detto una sciocchezza, visto che i catari appaiono secoli dopo Nicea, mi sono confuso perche’ il termine che compariva nel canone citato era proprio quello. Hai quindi ragione e quasi certamente il canone stesso si riferisce al secondo matrimonio dei vedovi. Grazie per il chiarimento

            Dunque, come dice Simon, il libro sembra veramente una manipolazione.

  8. Mio caro Simon, io non ho mai scritto che avere un coniuge malato sia causa del peccato. Se così fosse, l’umanità sarebbe un coacervo di malati cronici. Non capisco quindi che cosa c’entri la sua risposta con il mio discorso.
    Ho semplicemente ribadito che non si può mettere sullo stesso piano e paragonare, come ha fatto lei, l’ingiustizia di non poter rifarsi una vita secondo gli insegnamenti del Magistero, dopo un matrimonio fallito non avendone nessuna colpa, alla disgrazia di avere accanto un coniuge malato. Un paragone ridicolo oltre che privo di qualsiasi logica.
    La domanda piuttosto semplice che si pone è questa: Quale peccato commette il coniuge che si ritrova non per colpa sua, abbandonato a se stesso?
    Su questo e su nient’altro sarebbe interessante conoscere il pensiero di un sacerdote.

    • Domanda: Quale peccato commette il coniuge che si ritrova non per colpa sua, abbandonato a se stesso?
      Risposta: Nessuno

      La logica del discorso, che riprendeva il tuo è il seguente: il coniuge che si ritrova da solo a causa dell’abbandono dell’altro coniuge fa fronte ad un’ingiustizia chiara. Ma questa ingiustizia non fa sì che non sia più sposato al primo quindi rimangono gli stessi obblighi morali: quello di darsi almeno (mutuo) aiuto spirituale e materiale , di rimanere fedeli all’altro, di assicurarsi della fecondità in modo responsabile, cioè , in questo caso di separazione, assicurarsi che i fligi continuino ad essere educati cristianamente, etc.

      Se uno si ritrova con un coniuge tetraplegico o avente perso la ragione in seguito ad una malattia od un incidente, la situazione è umanamente simile: il coniuge “attivo” deve continuare ad assicuarsi del (mutuo) aiuto spirituale e materiale, rimanere fedeli l’un l’altro, assicurasi della fecondità in modo responsabile.
      Nei due casi, il coniuge tradito o quello in carica del malato, vivono una gran iettatura, per parlare casareccio: cioè portano una croce.

      Che siano responsabili o no della situazione c’entra poco, sempre sposati sono, e andando con un altra persona sempre in situazione di adulterio sarebbero.

      Il coniuge “colpevole”( e ancora bisognerebbe definire cosa vuol dire “colpevole”, ché in quelle situazione nessuno è tutto bianco o tutto nero) è a rsichio di dannazione eterna: il dovere morale del coniuge “innocente” è come minimo di pregare e di offrire le proprie sofferenze anche per la salvezza del primo, in questo risiede in primis l’aiuto mutuale in una coppia che obbliga il sacramento del matrimonio. Cioè non c’è differenza con il caso del coniuge in carica di chi è malato, anche se qui l’aiuto “materiale” dovuto è più appariscente, ovviamente.

      Se si ammettesse il risposarsi per chi è stato abbandonato allora dobbiamo ametterlo per tutti coloro che hanno un coniuge irrimediabilmente malato, tipo alzheimerdurante la viecchiaia etc: ma che razza di matrimonio sarebbe il matrimonio cattolico se tutti potessero sfilarsi via quando il coniuge è per davvero nel bisogno?
      In Pace

  9. In un certo senso, continuando questa riflessione comune, penso che può nascere una domanda che forse emerge dai casi indicati da Gaspare e e Simon, i quali hanno in comune questo: che uno dei coniugi – o magari entrambi – si ritrovano “incolpevolemente” privati dei beni del matrimonio che erano parte della loro vocazione. Non c’é nessun modo per riaverli con un’altra persona?
    Forse la domanda può essere: qual’é il significato della “indissolubilità”? Il matrimonio valido è indissolubile perché “tende” all’indissolubilità (restando quindi ripetibile quando di fatto e senza colpa questa venga meno), oppure lo è in quanto tale definitamente e una volta per tutte vivente il coniuge, cioè quasi ontologicamente alla stessa stregua (per analogia) del “carattere” proprio per esempio dell’Ordine sacro?

    Non ho la risposta e confesso che mi fido “ciecamente” delle risposte della Chiesa quali che siano e saranno. Ho invece una considerazione da proporre, che percepisco conforme al mio stato di fedele laico, e mi sento di farla perché volge “in positivo”, pur senza nessuna pretesa di prevedere o anticipare alcunché.
    A me pare che ci sia da molto tempo uno scollamento, proprio nella disciplina del matrimonio, tra la legge positiva ecclesiastica e il vissuto concreto dei fedeli informato all’esperienza e alla vita personali nelle forme della cultura contemporanea. Mi spiego. Due giovani battezzati che davvero amano e si scelgono lo fanno “per sempre” naturalmente e in modo fecondo; lo sappiamo bene perché questo è conforme alla natura umana, questo accade e rispecchia le aspirazioni, gli ideali, i sentimenti profondi di ogni giovane che abbia vocazione a farsi una famiglia. Lo stesso accade ed è sempre accaduto anche tra i non battezzati, in ogni cultura e in ogni tempo. La realtà umana naturale del Matrimionio è stata elevata da Cristo a Sacramento senza perdere la sua essenza: per questo i ministri sono gli sposi battezzati.
    La dicotomia che storicamente si è creata forse chiede di recuperare bene questa realtà, e la responsabilità che ne viene, che è autentica e non delegabile. Ci vuole una grande catechesi sul matrimonio.
    Il cerimoniale “necessario” potrebbe in altri termini rivelarsi fuori tempo e fonte di equivoci. Anche nel nostro tempo ci si sposa, come ci si è sempre sposati: nel letto nuziale e nel progetto, nella promessa di vita comune, di condivisione totale e per sempre, non “in chiesa”. Così potrebbe bastare che gli sposi partecipino alla comunità la loro scelta e la chiamino a testimone, senza che sia sempre necessario il “rito” codificato in altre epoche, e che spesso è mal percepito come una formalità imposta se non ipocrita.

    • ” Non c’é nessun modo per riaverli con un’altra persona?
      Caro giuseppe, ma qui tocchi un punto che culturalmente oggi, anche se sognato da molti, non è capito nel suo vero significato: la nozione di “dono”.

      Quando si dà, non si presta; quando si dà non si riprende; quando si dà, la cosa data è persa per sé, per sempre.
      Nella società attuale, la leggerezza e l’immaturità umana fa spesso che la gente vuol riprendere con una mano quel che ha dato nell’altra: da questo deriva l’assenza di stabilità di tanti matrimoni ma anche di tante vocazioni religiose. Fa impressione vedere qualcuno che in gioventù ha dato la propria vita al Signore in modo radicale eppoi se la riprende pezzetto per pezzetto, nel miglior dei casi con piccoli agi e adattamenti personali alle regole di vita, nel peggiore con una vera e propria sottomissione al peccato.

      Non c’è amore più grande che dare la propria vita per chi si ama: questo Cristo ce lo ha insegnato a parole e negli atti e l’indissolubilità del matrimonio risiede appunto nel dono della propria vita ad altrui, definitivo ed irrevocabile: dono della vita che implica anche dono del corpo, della carriera, etc.

      La Chiesa ha sempre riconosciuto che il matrimonio “naturale” esprime questo dono e ne ha fatto la materia del sacramento per chi lo volesse: su questo siamo d’accordo.
      Ma la Chiesa non è solo una realtà disincarnata ma anche concreta: è una società di questo mondo e chi è sposato nella Chiesa lo è anche nel mondo, a causa del fatto che proprio il matrimonio “naturale” ne costituisce la materia.
      Ma c’è qualcosa di specifico nel sacramento del matrimonio: quell’unione tra gli sposi non è una somma di due persone, ma è il dono di due persone l’un l’altra , per questo diventano uno: si danno l’un l’altro e non si sommano l’un l’altro e questo darsi, nel sacramento, si fonda sul dono irrevocabile, cioè indissolubile, di Cristo alla Chiesa .
      Per questo lo sposarsi “in” Chiesa prende il suo senso: è nella comunità stessa che accoglie il Cristo che si dà definitivamente e che fa uno con Lui che il matrimonio viene celebrato. Vi è un legame intimissimo tra il matrimonio e l’eucaristia: nei due casi sempre si tratta di oblazione.

      In Pace

  10. Credo che il discorso del coniuge non colpevole vada approfondita. In una separazione o divorzio è spesso difficile chi ha più colpa, pur essendoci casi in cui uno dei coniugi perché si è innamorato di un altro o per qualunque altro motivo che egli ritiene valido di sua iniziativa si separi senza che vi siano gravi motivi o un menage del tutto negativo, comunque insoddisfacente. E’ un poco colpa della mentalità dominante: ci si deve realizzare e finchè questo non c’è pienamente si ha il diritto di perseguilo. Mentalità che è certamente fuori dal Vangelo. Per non colpevole intendo che il soggetto , pur sentendosi in parte responsabile e per la quale intende fare penitenza, intenda mantenere comunque fede al suo impegno, mentre la controparte in modo categorico non voglia. In questo caso, forse forzando un poco il ragionamento, ci si può trovare nella situazione del cristiano con un non credente(credente magari per battesimo e non nella pratica della dottrina matrimoniale che rinnega) di cui parla S.Paolo. Mi pare che vi fù un tempo nella chiesa in cui al cristiano non colpevole veniva data la facoltà di un secondo matrimonio in questo caso con il consenso e valutazione del Vescovo. Sembra che poi la prassi sia caduta per la difficoltà del Vescovo nel valutare chi era il non colpevole. Va chiarità la diagnosi del “non colpevole”. E’ vero che S.Paolo dice chiaro che un credente non può sposare chi è già stato sposato, ma….

    • Ma perché colui che “intenda mantenere comunque fede al suo impegno” vorrebbe risposarsi?
      D’altro canto la validità o non del matrimonio è basata su un atto giuridico che ha luogo all’inizio, non alla fine o durante: la questione della validità gira quindi intorno al fatto di sapere se al momento dello stabilimento del contratto matrimoniale questi sia valido.
      Ma questo è lo stesso concetto che nella vita quotidiana: se lei compra una macchina questa diventa sua al momento dello stabilimento del contratto ( o ad una data ivi fissata) , non può tornare un mese dopo per dire che la transazione non ha avuto luogo (nullità). Nel contratto di matrimonio i due sposi si danno l’un l’altro definitivamente , il che si esprime con il concetto di indissolubilità, di “per sempre”, e allo scopo di beneficiarne ambo e di farne beneficiare la società umana e divina, da dove la nozione di fecondità.
      La possibilità di riammettere ad un secondo matrimonio lo troviamo nella Chiese ortodosse: ma, e questo è mio parere personale/mistico, in quanto esse stesse non vivono la piena unità colla Chiesa universale, non mi sembra strano che siano lenienti appunto sulla nozione di indissolubilità del matrimonio e non sono in posizione di insegnare a questo soggetto. Anzi, se un giorno, per assurdo, la Chiesa cattolica dovesse ammettere questa pratica, sono convintissimo allora che la Chiesa stessa si frammenterebbe e sfracellerebbe in una moltitudine di chiesette locali o particolari: che Dio non voglia. Per questo parlo a questo soggetto di “odore di scisma in vista” nei miei commenti attinenti a questo soggetto.
      In Pace

      • Capisco la tua preoccupazione, caro Simon.
        Ma in questi giorni mi sto convincendo di una cosa: la sinodalità (che è il vero significato della “collegialità”) cum Petro e sub Petro è garanzia di unità non di divisione. Il Signore non abbandonerà mai la sua Chiesa.

        Abbiamo tra l’altro un Custode della dottrina formidabile; vi invito a leggere questo articolo di facile traduzione:
        http://www.periodistadigital.com/religion/mundo/2014/01/26/gerhard-muller-religion-iglesia-valencia-conciio-colegialidad-papa-vaticano-ratzinger-francisco.shtml

        • Avevo già letto quest’intervento del neo-Cardinale e mi è piaciuto moltissimo.
          Ovvio che sinodalità realizza la collegialità in una struttura gerarchica: è tutto il principio ai quali noi svizzeri siamo molto attaccati da secoli: sussidiarità e participazione.
          Personalmente ho sempre trovato chele più belle opere d’arte sono quelle che applicano , e sorpassano applicandole, le regole della propria arte specifica e non facendone astrazione. Così penso che la soluzione a queste problematiche sarà eccelsa se applicando il Magistero sul matrimonio senza tradirlo si sarà capaci di sublimarlo e non di deformarlo.
          In Pace

  11. Comunque cari amici di tutte le tendenze, quali proposte concrete avremmo noi, in quanto Chiesa, da offrire ai divorziati risposati che sia conforme all’insegnamento del Maestro sul matrimonio? Cosa farebbe o ha fatto Cristo in simili circostanze? Bisogna fare opera di creatività costruttiva: creatività cioè essere capaci di uscire dalle carreggiate usuali da un lato per tener conto di questa realtà, costruttiva nel senso di essere fedeli a quel che la Chiesa ha da sempre insegnato sull’essenza stessa del matrimonio dal punto di vista giuridico, ma anche morale, spirituale e mistico.
    Thinking out of the box.
    In Pace

    • peccato è in spagnolo, b giornata amici ke mi comunicate il vostro prossimistico pensiero, grazie
      serenamente ciao

  12. Quell’intervista del Prefetto della Suprema sarà sicuramente tradotta nei prossimi giorni, perché è moto importante. In queste cose Maradiaga non conta.
    Basta considerare questo passaggio tra i tanti:
    “La verdad es que el Concilio ha formulado la doctrina sobre la Iglesia, y esto vale dogmáticamente para siempre. Es como en nuestra vida cristiana. Somos bautizados pero necesitamos siempre una renovación de nuestro estilo de vida cristiana para no sólo ser cristiano de “papel” sino ser cristiano en cuerpo y alma.”

    • giuseppe traduci pensiero grazie

      • come dice san Tommaso d’aquino siamo anima e corpo , ciao

        • Traduzione letterale:

          La verità è che il Concilio ha formulato la dottrina sulla Chiesa, e questo vale dogmaticamente per sempre. E’ come nella nostra vita cristiana. Siao battezzati ma sempre bisognosi di rinnavare il nostro stile di vita cristiana per essere cristiani non solo sulla carta ma anche cristiani in corpo ed anima.

  13. Mi auguro che il Sinodo dei vescovi si metta presto al lavoro e non soltanto per valutare le eventuali nuove proposte dedicate ai “divorziati – separati”.
    In caso contrario si perpetuerà un grave errore di valutazione.
    La situazione del cattolicesimo oggi in Europa, al di là delle belle parole profuse a iosa, è drammatica.
    L’articolo apparso oggi su “Il Foglio” dal titolo significativo: “Cattolici adieu”[ http://www.ilfoglio.it/soloqui/21636 ] a firma di Giulio Meotti dovrebbe far riflettere parecchio.

    • Beh, quest’articolo direi che è la dimostrazione flagrante che il cattolicesimo post-vaticano II nella sua versione francese è stato completamente fallimentare.
      Ma il problema non sono i numeri, ma la qualità: un cattolicesimo al ribasso non sarà mai la risposta ma addirittura il catalizzatore di ulteriore perdite di rilevanza societale e spirituale… come avvenuto in Francia, il Belgio, in Olanda…
      In Pace

      • Sarebbe interessante rispondere alla domanda: perché è stato fallimentare? Non dire anche tu: per colpa del vaticano secondo… E’ ancora possibile una nuova evangelizzazione? Noi, a fatica, ci stiamo provando e resistiamo egregiamente essendo ben lontani dai numeri francesi o europei in genere… Ma perdiamo pezzi di fronte alla globalizzazione e omogenizzazione del pensiero Europeo (e Americano) Però nel mondo non è sempre così

  14. Non sono d’accordo, caro Simon.
    A mio modesto parere se oggi il cattolicesimo non fa più “mondo”, e non soltanto in Francia beninteso, il CVII c’entra poco o nulla. Ciò cui abbiamo assistito dagli anni ’60 in poi, è stata una vera rivoluzione antropologica, che ha determinato un diverso modo di essere uomini e donne, un diverso modo di pensare e fare società. Un mutamento così profondo, che nessuna religione, nessuna filosofia, nessuna guerra, nessuna pace aveva mai così radicalmente determinato. Rivoluzione da addebitare certamente non alle scienze umane, bensì interamente alla tecnica e più precisamente alla biochimica che, sciogliendo per la prima volta l’atavico nesso che lega il piacere sessuale alla riproduzione ha rappresentato l’unico vero fondamento della liberazione femminile e tutto ciò che ha rappresentato.
    L’ingresso nella storia della pillola anticoncezionale, almeno in Occidente, ha liberato le donne dalla vita domestica, consentendo loro di uscire dalle mura di casa, dove erano corpi di servizio e corpi di riproduzione, per camminare lungo le vie della città. La “pillola” ha riempito i posti di lavoro di fascino femminile, ha consentito di procrastinare il desiderio di un figlio, ha liberato la sessualità rendendola meno poetica e più pratica.
    Lo schema della relazione maschio-femmina si è trasformato radicalmente. Il maschio, che conosceva solo il proprio corpo come libero dalla catena della riproduzione, si è trovato di fronte un altro corpo liberato e il suo schema di vita ha subito un contraccolpo che l’ha obbligato a una trasformazione e a rivedere il suo ruolo.
    Questa nuova realtà così variegata e complessa e non il CVII, che anzi ha tentato di adeguare la Chiesa cattolica ai tempi, ha determinato l’allontanamento e il sempre minore interesse dalla religione.
    E a proposito del “fallimentare cattolicesimo francese post – vaticano II” va detto che non è il solo, purtroppo. Su “Vatican Insider”, il vaticanista Galeazzi dedica un breve resoconto sui risultati del questionario distribuito nelle Diocesi tedesche, ripreso dallo `Spiegel´. Ebbene i risultati sono inquietanti sotto ogni punto di vista, perché si riferiscono ai fedeli che si considerano cattolici.
    Dalle rilevazioni compiute in Baviera, risulta che il 69% dei fedeli non vive mettendo in pratica l’insegnamento della Chiesa, mentre l’86% non considera peccato la contraccezione e il 63% dei credenti divorziati risposati afferma di volere e di ottenere l’accesso al sacramento dell’Eucarestia. L’associazione della Gioventù cattolica tedesca ha rilevato che per nove giovani cattolici su dieci la morale sessuale predicata dalla Chiesa non gioca alcun ruolo nel loro comportamento.

    • non tutte si è presa la pillola, skerzi fa del male al corpo femminile
      + ke altro rimescolamento degli esseri maschi e femmine in modo definito e non latente come precedentemente
      cmq oggi si è cattolici diversi
      si da’ e si chiede rispetto a tutti cercando non avere troppe gerarchie
      siam tutti figli di Dio e cerchiamo essere al meglio di quanto possiamo
      kiaro chi ha avuto esempi e educazione vera
      altri purtroppo escon da ceppi del male, prepotenti, mafie, falsi, delinquenti, truffatori……………..
      il male è multivolto
      il bene univoco

      • Non è l’assunzione della pillola in sé che conta, cara Lieta con la Kappa tuttofare, ma il fatto che per la prima volta quella pillola era lì a portata di mano e per la prima volta l’attività sessuale poteva assumere un fine diverso da quello iscritto nella natura. Da quel momento si è capito che la natura non era più immutabile e l’uomo grazie a uno strumento rivelatosi potentissimo, la tecnica, era in grado di manipolarla a suo piacimento, come oggi a distanza di sessant’anni, sappiamo bene.
        L’impatto, che chiunque può rilevare, si è dimostrato dirompente ed è per ciò che si può parlare di rivoluzione antropologica.
        Da quel momento in poi tutto è mutato, a iniziare da uno degli aspetti più significativi e cioè il modo di rapportarsi tra uomini e donne. L’attività sessuale ha assunto una valenza e un fine diversi e di conseguenza piano piano l’intera impalcatura della morale sessuale di allora, collante formidabile della Chiesa, ha iniziato a scricchiolare. Per questo oggi per nove giovani su dieci la morale predicata dalla Chiesa non gioca alcun ruolo nei loro comportamenti.
        Fa bene quindi papa Francesco a evitare di ripetere i richiami ai principi non negoziabili, tanto cari quanto inutili: tutti li conoscono e tutti possono coniugarli a prescindere se lo desiderano. Ciò che serve oggi alla Chiesa cattolica è un nuovo collante che possa attrarre i giovani e tenerli uniti nella Sua orbita

        • C’è un problema Gaspare: una scoperta tecnica non può d’amblé intaccare una metafisica logica e coerente. Se la tecnica fa approdare la scienza seconda ad una nuova concezione del reale questa concezione può e deve certamente influenzare la scienza prima. Ma non è questo il caso.
          Anzi questo mi sembra il classico caso di apoftegma metafisico “ignorato”; premessa: la metafisica è snobbata alla grande oggi giorno e la prova è il fatto che tutti si riempiono la bocca di sentenze metafisiche contradditorie senza nemmeno accorgersi. Dicono l’assurdo! L’assurdo è nulla e pertanto dicono il nulla. Dire il nulla è nulla come dire, cioè non dicono!
          In questo caso? In questo caso dichiari che la tecnica della pillola ha MUTATO il fine dell’attività sessuale FORZANDO la natura dell’atto! Ma il problema è comprendere di che “natura” stai parlando. A cosa leghi questo concetto? Vedi che in fondo la tua affermazione è metafisica implicitamente, richiama cioè una metafisica precisa e bisogna rendere conto di quella metafisica? Domanda: riesci a sviluppare la metafisica insita nella frase? Sei in grado di stabilire che essa non sia contradditoria (e quindi NULLA)? Riesci a paragonarla con la metafisica tomista (credimi, la quale è perfetta logicamente) che porta avanti qui Simon? Se non è possibile vedi che parliamo due lingue diverse che devono “scontrarsi” sul terreno metafisico e non sul terreno delle conseguenze di queste metafisiche (leggasi: la tecnica della pillola che varia il fine di una attività umana)?
          Che il fine di un atto o il fine di un oggetto “naturale” non sia immutabile da un punto di vista accidentale, tecnico, l’uomo lo sa da quando ha preso un osso e ne ha fatto un’arma (Grazie Kubrick!). Ma questo non implica che l’uomo è in grado di sottrarre la materia dalla gravità o che la tecnica possa arrivare a stabilire cosa c’era prima del Big Bang. Così come gli universali filosofici, unici ragionamenti scientifici (di filosofia, non di scienza seconda o di tecnica!) attraverso i quali è possibile fare un percorso teleologico, sono da sviluppare solo e soltanto in seno ad una metafisica non contradditoria.
          Che la pillola cambi il fine di un universale è un errore di teleologia e di logica.
          Per approfondimenti riguardo agli universali e al loro coinvolgimento obbligatorio in uno sviluppo ragionato della teleologia (perché di questo stai parlando) ti consiglio questo straordinario articolo di Edward Feser nella traduzione italiana degli amici di Critica Scientifica. Grazie dei tuoi commenti Gaspare!

        • Concordo con la replica di Mistrel, Gaspare.
          In fin dei conti è proprio il tema del mio post “farisaismo tecnologico” nel quale siamo.
          Credere che una tecnologia, nel caso preciso, possa cambiare la natura dell’umanità in qualche modo che sia è irrealistico e per giunta, come ben lo vediamo, pericoloso in quanto al rischio di essere contro-natura.

          E la tecnologia della contraccezione è anti-ecologica da un lato e ha prodotto nelle sue conseguenze lo sfascio morale che possiamo constatare , ma anche sociale e familiare: nessun aumento di felicità , ma una corsa perdutamente sfrenata e segnata dall’insuccesso alla sua radice dietro miraggi di una mal capita libertà alle conseguenze drammatiche ed i risultati nefasti dal punto di vista sociale, finanziario ed educativo.
          In Pace

          • Mah, a me pare che giocare con le parole sia inutile e pretestuoso.
            Qui non si tratta di credere, tantomeno che una tecnologia possa cambiare la natura dell’umanità. Nel discorso affrontato, piuttosto ampio e complesso, era necessario ricordare e prendere atto che un prodotto tecnologico di cinquant’anni fa, nello specifico la pillola contraccettiva, ha cambiato profondamente il modo di vivere la sessualità tra gli umani. Punto.
            Che poi la tecnologia della contraccezione sia anti-ecologica e abbia prodotto nell’uso l’ipotetico sfascio morale, può anche starci, ma ciò non cancella la realtà e cioè che quel prodotto biochimico ha innescato una rivoluzione antropologica come mai si era vista e milioni di individui l’hanno usato, lo usano e credo continueranno a usarlo.
            La pillola è contro natura? Certamente, ma quali medicinali non interferiscono con il normale corso della natura? Un semplice antibiotico può evitare la morte di una puerpera a dispetto della natura.
            Non ho capito poi che cosa c’entri il livello di felicità eventualmente non raggiunto in ambito familiare. Soltanto uno sprovveduto può pensare di raggiungere la felicità usando la pillola contraccettiva: meglio sarebbe se dedicasse più attenzione nella scelta del partner. Le corse sfrenate segnate dall’insuccesso? I miraggi? Ma di che cosa stiamo parlando?
            Sarebbe più semplice esprimere la propria contrarietà nei confronti della contraccezione, altri sono favorevoli e nessuno è obbligato a farne uso, salvo per evidenti disfunzioni ormonali.

          • ma quali medicinali non interferiscono con il normale corso della natura?

            ma di quale natura parli? Da un punto di vista antropologico, come dice Simon, possiamo anche essere d’accordo. Ma da un punto di vista metafisico tomista nessun medicinale può interferire sulla NATURA metafisica umana poiché essa è sostanzialmente (cioè nella sua sostanza) intoccabile. Questo naturalmente se si aderisce ad una metafisica che richiama Aristotele e Tommaso.
            Ovvio che se si da ragione a Husserl e si demolisce ogni concetto di natura tutto diviene assolutamente impossibile da comprendere (cioè prendere-con, prendere insieme). E allora tutto diviene divenire. Oggi è così, domani sarà cosà, tutto è assolutamente relativo con annessa possibilità di fare ciò che si vuole in scienza, medicina compresa, la quale poi – di conseguenza – non è ricerca della verità ma inganno che contribuisce ad allungare la disperazione che è la vita incomprensibile del qui e ora.
            Amen. 🙂

          • Effettivamente, Minstrel, anche io avrei dovuto sottolineare esplicitamente il fatto che la concezione di natura di Gaspare non è quella della filosofia ma quella del linguaggio comune: alberi e monti, riviere e pesci, daini e cerbiatti. Chiaramente non parliamo della stessa cosa.
            Il nostro discorso è filosofico.
            Grazie per l’appunto.
            In Pace

    • Caro Gaspare sei benvenuto a non essere d’accordo con me: i discorsi sulle ragioni del catafascio di un pastorale sono lungi dall’essere oggetto di dogma cattolico.
      Su una cosa concordo però con te: questo disastro post-conciliare non è causato dal Concilio Vaticano II, anzi, aggiungerei, se non ci fosse stato questo Sacro Santo Concilio della Chiesa, lo sfascio sarebbe anche stato peggiore.

      Le pastorali dei tempi post-vaticani son state disastrose in quanto non hanno applicato o hanno addirittura tradito quel che il Concilio chiedeva : se ne è fatto un vessillo per tantissime aberrazioni ed il risultato è lì quello dei dato che ci riporti .

      Qual’è a mio parere il nocciolo intimo del problema? Il peccaminoso rifiuto da parte di alcuni episcopati e di troppi laici del profetico insegnamento del Servo di Dio Paolo VI , dato il 25 luglio 1968 ( lo stesso anno dei moti studenteschi), nella sua profetica enciclica Humanae Vitae.

      Rifiutando l’insegnamento che ci viene dal più profondo del libro della Genesi , passando per il Cristo stesso, nazioni intere hanno voluto dissociare lo stretto legame di natura tra dono totale di sé e la sua fecondità: questo è stato il nerbo dell’apostasia contemporanea di cui vediamo i frutti . Mica la forma ordinaria della messa come alcuni ideologhi vorrebbero.

      Il fatto stesso di operare una segatura tra dono e fecondità ( bisogna che il germe muoia, cioè si dia totalmente sé stesso, per dar vita alla pianta) ha reso il mondo “cattolico” attuale infecondo : infecondo in senso letterale, con una diminuzione drastica della natalità da fine di civiltà, infecondo in senso spirituale coll’apparizione di tutte queste generazioni allontanate dalla Buona Novella, infecondo nelle vocazioni religiose e sacerdotali.

      E non perché qualche vescovo eretizzante direbbe che è buono non vivere l’apertura alla vita, che è buono divorziarsi e risposarsi, che è buono per degli omosessuali di convivere , o che è buono avere relazioni pre-matrimoniali, che ciò cambierà, anzi il tutto si accellerebbe e l’insignificanza della Chiesa ancora più assoluta come si consta nei paesi dove l’episcopato , tradendo la propria missione, ha mantenuto tali discorsi esplicitamente e/od implicitamente.

      A contrario quelle comunità e movimenti ( anche post-conciliari) che sono rimasti fedeli alla dottrina della Chiesa in materia di dono e di fecondità sono tuttora rigogliose su tutti i piani e si espandono con regolarità fornendo continue vocazioni di sacerdoti e religiosi e di famiglie numerose.

      La questione dei prossimi due Sinodi non consiste, secondo me, ad adattarsi all’andazzo suicida delle società attuali ( in effetti la crisi della Chiesa occidentale è , in realtà, la crisi della società occidentale nella quale si incarna) ma a come fare per raggiungere queste persone ferite nel corpo, nella psiche e nell’anima da questi comportamenti societali.

      In Pac

      • C’è un ma Simon. Da quel che ne so, e potrei saperne per essere cresciuto a “pane ed eresia”, la Chiesa oggi accetta benissimo i metodi contraccettivi cosidetti naturali. Primo perché comunque non sono chiusi rispetto alla vita, secondo perché si riconosce che il sesso praticato è una delle componenti necessarie per un rapporto di coppia forte e vitale. Terzo fare l’amore con la persona che ami aiuta si l’autostima personale, ma soprattutto può essere considerato dono completo di sé poiché durante l’atto si è completamente nudi, si è in balia dell’amore dell’altro, si è indifesi contro il dolore a cui un cuore che ama è destinato.
        Ed è questo che spesso vedo mancare a chi fa spesso sesso con le cosidette “trombamiche” o chi cambia spesso ragazza perché “si stufa”. Non parla del sesso in modo entusiasmante, animato (intendo cioè come derivante dall’anima), ma in modo “stancante”, quale pratica di fitness, in modo animale. Il che, intendiamoci, non è un fattore inesistente in questa pratica meravigliosa, ma non ne è l’essenza (proprio intesa in modo filosofico), non ne sostanzia il contenuto.
        Da qui anche l’intenzione di mettere le mitica citazione di Tommaso appena apparsa sul blog. 😉
        Che ne pensi?

        • Caro Minstrel,
          Non conosco il linguaggio pastorale utilizzato in Italia, comunque dalle parti nostre i cattolici non parlano di metodi contraccettivi naturali, ma di metodi naturali di regolazione delle nascite.

          La mentalità contraccettiva, cioè il non volere esplicitamente che il dono mutuale degli sposi sia almeno potenzialmente fecondo, è una mentalità anti-umana: la Francia paese dove la contraccezione è tra le più usate al mondo è anche il paese dove il tasso degli aborti è al massimo, ad esempio il doppio ( per abitante) che in Isvizzera.
          La mentalità contraccettiva vede nel potenziale bambino un pericolo: cioè in un innocente figlio d’uomo qualcuno da eliminare anche fosse solo potenzialmente: questo non è accettabile per il cristiano.

          I metodi naturali di regolazione delle nascite sono oggi anche più precisi di quelli contraccettivi e molto più ecologici, pertanto, purtroppo possono anche essere vissuti con “spirito” contraccettivo: questo lo si vede, ad esempio, e purtroppo con coppie che hanno utilizzato questi metodi e quando la moglie arriva alla menopausa e che i cicli ridiventano caotici allora si mettono alla…. pillola, tipico atteggiamento di chi ha vissuto i metodi naturali con uno spirito non conforme a quel che ci chiede il Cristo via il Magistero Autentico della Sua Chiesa.

          Non si può, neanche metafisicamente , sconnettere il dono dalla fecondità: è come volere che Dio non avesse creato il Creato, ma la natura stessa dell’Amore è di estendersi, non di racchiudersi, foss’anco in un infinito.

          Quanto al fare l’amore con il proprio coniuge, ti dirò ben di più: nel quadro del Sacramento del matrimonio, fare l’amore è pregare, se lo si fa con purezza, cioè come dono totale e senza remore . Gli ebrei molto praticanti recitano preghiere durante l’atto sessuale: per noi cattolici, l’atto sessuale è essere in preghiera con il nostro coniuge.
          Ma siamo anche in preghiera quando obbediamo al nostro coniuge, quando lo aiutiamo, quando in lui percepiamo la presenza dello Spirito Santo.
          In Pace

          • Yes, abbiamo la stessa idea e la chiamiamo in modo diverso. Anzi, sono io che sbaglio il nome. Non è un metodo contraccettivo, ma una regolazione naturale delle nascite.
            Il sesso come preghiera è una meraviglia. Oh yeah!

          • Post Scriptum:
            Anzi, dovrei dire che la coppia sposata durante l’atto sessuale non solo partecipa dell’atto di creazione di Dio ma anche del Suo atto di Redenzione: più i coniugi si aiutano mutualmente e si danno l’un l’altro più realizzano nella loro vita il Dono di Cristo alla Chiesa che è l’agape della Santa Eucaristia, Sacrificio Perfetto.

  15. Questa volta caro Simon sono in parte d’accordo con quanto esposto.
    Non so bene però che cosa tu intenda quando parli di «peccaminoso rifiuto da parte di alcuni episcopati e di troppi laici del profetico insegnamento del Servo di Dio Paolo VI , dato il 25 luglio 1968, nella sua profetica enciclica Humanae Vitae».
    A me pare che l’insegnamento di ciò che rappresenta il matrimonio e il suo fine per la Chiesa cattolica non sia mai mancato e non credo che un maggior e più puntuale insegnamento in quel senso possa risolvere le gravi difficoltà che oggi s’incontrano per creare una famiglia e per mettere al mondo dei figli.
    La denatalità non è la conseguenza della mancanza d’insegnamento o di valori adeguati sia per i credenti, sia per chi non ha fede, ma un necessario adeguamento alle difficoltà che s’incontrano oggi per crescere un figlio e garantirgli un futuro.
    Non è sufficiente il proposito di voler insegnare qualcosa a qualcuno, è necessario ci sia adeguata volontà di ascolto da parte di quel qualcuno e la successiva ferma intenzione di mettere in pratica quegli insegnamenti. Nel caso contrario si perde soltanto del tempo.
    Ciò che serve oggi alla Chiesa, e qui mi ripeto, è un nuovo collante che possa attrarre i giovani e tenerli uniti stretti nella Sua orbita. Questo è e sarà l’immane compito dei futuri Sinodi.

    • Non credo sia “adeguamento” alle difficoltà, ma mancanza di SPERANZA, di fiducia, di fede.
      Dio aiuta o no chi chiede il suo aiuto? Ci si crede o no?

      edit: l’aiuto di Dio non è necessariamente materiale eh! 😉

    • In effetti, Gaspare, non credo che il rifiuto dell’apertura alla vita da parte di milioni di cattolici sia stato dovuto da una mancanza di insegnamento da parte della Chiesa: è proprio stata una scelta libera da parte di una generazione perfettamente informata, fedeli e pastori, ma tentata dal discorso anti-umano mondano verso il quale si è rivolto: per questo è un peccato e anche mortale, in quanto erano perfettamente in conoscenza di causa.

      Non sono convinto per niente, per averlo visto con i miei occhi molte volte, che l’aumento delle difficoltà materiali sia la ragione dell’atteggiamento contraccettivo anche nella popolazione sedicente cattolica: è una questione di priorità da un lato e di speranza, come ben dice Minstrel. Posso solo dire che ogni neonato nasce con una pagnotta sotto il braccio.

      Nei corsi di preparazione al matrimonio io amo dire ai futuri sposi, che nel matrimonio si deve vivere la generosità della coppia come partecipe dell’infinito di Dio, e quando mi si chiede qual sia il numero giusto, responsabile, di bambini da avere rispondo sempre: quel che la coppia ritiene ragionevole… più uno.
      In Pace

      • quel che la coppia ritiene ragionevole… più uno

        Spettacolo!

        • si fa quello ke si può
          senza lavoro ufficiale come ci si sta riducendo, per i tapini senza patrimoni alle spalle
          o persone semplici pur speranzose bastonati da esseri e sorti malvage……….
          i giovani ke esempi hanno?
          è l’esempio la meglio educazione
          la giustizia ke non da’ vere pene risarcitorie a malfattori legalizzati e sfuggenti………
          non quella definita ingiusta dal satiro ladro paperone
          ciao

          • Cara lieta, quella “regola” ( si fa per dire) va da essere sempre considerata con… epikeia . E nessuno ha da giudicare i fori interni personali e della coppia.
            Ma è certo che se la Chiesa difende l’apertura alla vita delle coppie deve anche lottare contro l’ingiustizia sociale e per politiche davvero in favore della famiglia: credo che lo faccia, ma i laici, il cui compito è di rendere queste politiche concrete, lo fanno?
            In Pace

  16. nel mio mini piccolo mondo cerco di fare meglio ke posso
    quanto la Kiesa faccia o meno non saprei + di tanto economicamente, ci son aiuti a famiglie crisi lavoro, ma la dignità deve essere salvaguardata onorevolmente non salvata per rotto di cuffia
    i laici se parli dei politici sono na casta oscena di ladri scusa chiarezza
    altri laici credo cerkino barcamenarsi nelle economie falsate di queste nostre societa’
    quando leggi sti dì ke circa 10 famiglie italiane detengono meta’ rikkezza paese
    per non parlar degli inciuci politica mafie
    terra dei fuoki, finte fette di salame su okki alcuni, altro connivenze economike e via ke crolliamo tutti

    cmq mi pare ke francia cattolici volti a risveglio manif
    germania ricordo zio missionario era sovvenzionato tanti anni fa da miserere compagnia del bene missionario

    laici possibilisti fare cose pensano appunto fare cose per loro cerchie interessi

    è la spremitura tasse le usure bollette vari enti servizi

    poi leggi pluristipendi dorati idem pensioni per non dire loro multilavori appunto superpagati manco facciano miracoli

    • la pillola
      anke oggi
      data da centri sociali a giovani di ceti bassi
      anke come farmaco per dismenorrea troppo facilmente
      persona a me nota giovane davanti alla chance data da sto centro
      l’ha rifiutata date le analisi di amica ke la prendeva e aveva le ovaie ridotte a minimi incredibili quasi non + funzionanti
      le medicine queste sulla pelle di donne asservite a maski
      in diretta dalla vita, ciao, serenamente

      • Metti il dito sul problema fisico medicinale: la pillola è una gran porcheria dal punto di vista medicinale è proprio anti-ecologica.
        Passando sopra alle conseguenze psichiche, socialmente partecipa alla deresponsabilizzazione dei maschi e alla trasformazione della donna in oggetto sessuale, come ben dici: ancora una volta una soluzione puramente tecnologica ad un fatto squisitamente umano, che è quello della connessione tra dono dei corpi e la sua fecondità, dimostra essere deformante ed irrispettoso del corpo, della psiche e della società stessa che ne paga caramente le conseguenze mediali e sociali.
        I metodi naturali hanno almeno questo di buono che è quello di dare all’uomo ed alla donna di conoscersi mutualmente meglio, di rispettare i ritmi naturali, di esercitare la vera libertà, di aiutare l’uomo a mettersi in sintonia con la moglie, essi favoriscono quindi la fedeltà, aiutano a non considerare l’atto sessuale come oggetto di consumo, etc.
        Grazie lieta.
        In Pace

  17. Passando alle cose serie: Simon qui dice che adora la fantascienza, ma di consigli di lettura non c’è nemmeno l’ombra.
    Così non si fa, no no no no!

    Allora io ne lancio uno. Di consiglio si intende. Convinto che Simon, fratello e amico, avrà già gustato il libro e mi darà ragione. E se “il gustare è il compiacimento di fondo che accompagna ogni anima contemplativa in tutto ciò che fa” (Barzaghi) gustatevi prima possibile con godimento quello che reputo il miglior romanzo di Asimov: la fine dell’eternità. 😀
    Che ne dici Simon?

    Ci spari qualche chicca? DAAAIIII!

    • grazie a te Simon e a voi tutti ke mi accettate pur nella mia mancanza studi base profondi
      leggo cose po’ leggere per evadere dai domiciliari casalinghitudine
      e cose molto vicine alla terrestrità
      spesso libri non superano in fantasia la diretta della vita in negativo purtroppo

      • parlar di pillola è poko serio minstrel?

        • parlar di giovani, noi ageè, fuori dal seminato
          ci facciamo esami coscienza veri dell’esempio ke conta davvero
          i noti di tutti gli ambiti ke esempi danno?
          han difficoltà essere esemplari il potere non li logora anzi li gonfia
          la notorietà dà alla testa, impegni pubblici son difficilissimi
          anzitutto ricoprire carike deve essere nell’esercizio doveroso fatto di staff comuni co molteplici buoni suggerimenti, cammini onesti coerenti, non solo multiincariki (mastrapasqua docet), e continuo trovare solo soluzioni (vitalizi) per gonfiarsi di denari pubblici
          i risparmi pubblici van destinati ki ne ha mera vera necessità sopravvivenza

        • parlar di pillola è poko serio minstrel?

          Lieta, dai, lo sai che sono un burlone. 😉

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