La sospensione scettica del giudizio. Un’altra opinione sul Card. Maradiaga.

Cardinal Maradiaga: the Godfather IV

La calma è la virtù dei forti?

Il precedente articolo dell’amico Simon ha suscitato consensi in ambito cosidetto tradizionale. Ad esempio siamo incredibilmente stati citati da un anonimo su Chiesa e post- Concilio (“la combricola simoniaca ci dà ragione“) oppure su Facebook Colafemmina quota ogni parola di Simon.
Naturalmente credo sia inutile far notare come il discorso di Simon sia però inquadrabile all’interno di una completa sottomissione (vi prego di leggere il termine letteralmente!) al Magistero Petrino e, visti in questa ermeneutica gli strali di Simon sono più uno sfogo , una richiesta di chiarezza, più che una presa di posizione anticattolica (o tradi-protestante come direbbe lui).

Nei commenti al precedente post il sottoscritto invece ha cercato di mediare. Non perché sia il suo stupido compito qui (stupido perché non ragionato) o perché il blog debba produrre farina per il pane progressista in una fumosa tattica di un bel colpo alla botte tradizionalista e uno altrattanto bello al cerchio progressista. Ho cercato di mediare perché – come scrivevo – è la mia forma mentis a lasciarmi l’amaro in bocca tipico dello scettico in filosofia.
Cosa significa scettico, che cosa intendo? Prendo in prestito un acronimo di quella gran mente di Barzaghi – non me ne vogliano i Liviani, gli antiparmenidei e gli oppositori di Bontadini: Senza Certezze E Traguardi Tace In Continua Osservazione.
Scettico.

Il che, come si evince, non significa affatto fregarsene del problema, quanto piuttosto sospendere il giudizio in attesa di un tentativo preci so di rigorizzazione scientifica della soluzione da parte dell’autorità delegata a farlo.
Spiego i termini dell’ultima frase.
Cosa significa rigorizzare? Significa stringere. E cosa si stringe? Qualcosa che esiste e che ha la forza di resistere alla stretta. Se stringo le stringhe delle scarpe significa che esistono le scarpe ed esistono le stringhe da stringere. Stringere nulla è nulla come stringere ovviamente. Dunque è necessario che tale rigorizzazione abbia due fronti contrapposti e che tali fronti siano al contempo tanto forti da resistere alla stretta e “lunghi” uguali per creare un nodo preciso e “stretto”
E cosa intendo per “scientifica”? Intendo che tale rigorizzazione deve essere talmente rigorizzata, stretta, breve, chiara che non lascia scampo a nessun altra doxa.
E quale è l’autorità? E’ naturalmente la Chiesa Docente con a capo il Papa delegato da Cristo stesso. Ma questa tiritera dell’autorità è inutile che la riporti perché è da sempre il punto fisso del blog e del sottoscritto.

Ovviamente non pretendo che sul problema del divorzio e del matrimonio cattolico – essendo un discorso che tocca insieme varie materie quali teologia, ecclesiologia e pastorale – possa esistere una rigorizzazione scientifica perfetta e stabile. Rigorizzare assolutamente l’infinito progetto eterno divino è possibile ovviamente solo per Dio che è eterno ed infinito. Per l’uomo, anche guidato da Dio, è impossibile per definizione.
Ma è naturale per il fedele richiedere dai chi lo guida un’analisi del problema, il suo inquadramento, la sua esplicitazione e quindi la proposizione (in chiave autoritativa) dell’unica soluzione possibile in base alle premesse che hanno avviato il problema stesso.
Quell’unica soluzione è lo scacco matto alle altre. E’ appunto la rigorizzazione del problema. E’ la stretta che ammutolisce chi non ci sta. Ed è una stretta che deve essere ovviamente fondata sul logos in primis e sull’adesione all’autorità magisteriale in secondis.
Per questo ritengo certamente possibile, per l’uomo guidato da fede teologale e razionalità scientifico/filosofica, comprendere qualsiasi “nodo” che verrà presentato dopo il Sinodo quale soluzione odierna al problema.
Ed è la medesima fiducia che ha Simon quando nei commenti dichiara che già si sottomette “a quel che il Magistero Autentico svilupperà

Tutta questa doverosa premessa serve per inqudrare il discorso e far comprendere i termini precisi di come le cose vengono trattate qui. E serve anche per far comprendere che la mia opinione, che può suonare opposta a quella di Simon (e anche se fosse non vedrei il problema, anzi sarebbe uno splendido modo per aprire una disputa), opposta non lo è affatto, ma è semplicemente un altro modo per esprimere l’attesa.

Nel caso in questione abbiamo dunque già una conclusione rigorosamente (parzialmente) scientifica?

Ovviamente no, altrimenti non esisterebbe nemmeno il problema. O meglio: a problema sollevato si presenterebbe la soluzione unica.
Scacco matto, andiamo a casa Deep Blue.
Ma il problema c’è. Da anni. E’ stato sollevato dal Papa che chiede una soluzione. Mica poco.

E la prolussione di Mueller apparsa un mesetto fa? Quella a mio avviso rappresenta una rigorizzazione dei termini INIZIALI della soluzione. Non la soluzione FINALE unica. Perché se lo fosse ovviamente avrebbe già consegnato tale soluzione al Papa che non avrebbe fatto altro che ratificare l’avvenuto Scacco matto.

Rileggendo Mueller mi sembra che le sue riflessioni siano una sorta di analisi profonda del problema. In stile Benedetto XVI! Se leggiamo le lectio magistralis di Ratzinger si trova infatti il medesimo modo analitico di procedere.
“C’è questa cosa che richiama questa e questa. Ma la prima è più netta e in linea con la Tradizione, la seconda però rintraccia nella Tradizione quest’altra che è accettabie se vista in questa forma. E’ possibile anche quest’altra forma, ma…” e così via.
Se Mueller avesse voluto stringere da solo (insieme al suo team) il problema in una soluzione credo avrebbe agito in modo più diretto, con autorità e coinvolgendo il Papa stesso. Ma che questo suo scritto, importantissimo e comunque nato dopo le sollevazioni delle diocesi del Nord e dopo la richiesta di Sinodo del Papa, non sia LA soluzione. Credo anzi  sia palese anche a lui che tale scritto sia stato scritto proprio dopo la spinta del Sinodo e le pressioni “nordiste”.
Insomma, probabilmente respirata l’aria che girava in Vaticano ha fatto il punto ODIERNO della situazione (problematica!).

E’ ora di stringere anche io. Dove voglio arrivare? Come si evince dai miei commenti e dal presente post, mi trovo sulla stessa linea di Don Manuel quando scrive: “Prima di esprimere giudizi in merito aspetterei il Sinodo e mi confronterei sulle argomentazioni.”

Ma credo si converrà con me che il rigore dimostrato da Müller (ovviamente in una prolussione ufficiale) offre argomentazioni di tutt’altro spessore rispetto a quelle anche solo accennate dal Cardinale Mariadaga.
Personalmente perciò sospendo SCETTICAMENTE il giudizio finale – che comunque so non essere di mia competenza – soppesando le seguenti opinioni:
– Mariadaga non è il demonio in rosso e pertanto non vuole a mio avviso demolire la chiesa quanto renderla più feconda secondo una sua logica che spero non sia assurda o almeno sia chiara nella sua testa (ingenuità fancillesca? E sia!);
– Mariadaga ha rilasciato un’intervista nella quale mi sembra forzi la mano di Mueller con un colpo alla botte uno al cerchio, chiama a raccolta i progressisti (tanto quanto Mueller ha chiamato a raccolta la tradizione imponendo quanto meno delle premesse imprescindibili) in modo che nel Sinodo si possano lanciare “giusti” strali. In una metafora guerrafondaia: avvia la carne da macello (i suoi argomentini-fanteria lanciati al pubblico ludibrio) sulla china che porta al campo di battaglia, sapendo che tale fanteria verrà demolita al primo soffio di vento (cosa che è stata fatta da tutti, compreso qui) ma intanto smuove le acque;
– Confido che gli argomenti della parte progressista tengano presente della Tradizione della Chiesa in questo argomento in modo rigoroso anzi, più rigoroso ancora rispetto alla parte cosidetta Tradizionalista. C’è un “Ma” in questo discorso rispetto alla Tradizione.
Mi spiego: In teoria per comprendere meglio un argomento si deve restringerlo al suo nucleo sostanziale. La trattazione rigorosa  di un argomento cioè è, si diceva, lo stringere “i panni” addosso all’argomento, comprendere cioè il suo fulcro imprescindibile sul quale poi rimappare i ragionamenti esterni. Così ad esempio ha fatto Severino ripartendo da Parmenide sulla scorta delle lezioni di Bontadini identificando il nucleo metafisico imprescindibile l’essere che non può non essere. Ma in questo caso non parliamo di “essere”, ma di tradizione. E la tradizione è tale non perché, come l’essere, ci appare come sostanza metafisica univoca che per essere compresa DEVE essere spogliata dei ragionamenti degli altri, ma tutto il contrario! La tradizione è formata da un nucleo iniziale giocoforza, ma QUEL NUCLEO NON E’ la tradizione OGGI! La tradizione è quello che si è aggiunto ad esempio nel 1300 al nucleo? D’accordo, dunque nell’esempio la Tradizione era quel nucleo originario più quello che è stato sedimentato sul nucleo, formando un nuovo nucleo imprescindibile. Ma anche quel nucleo NON E’ la Tradizione OGGI.
Forse sto facendo un paragone azzardato, ma la Tradizione mi appare come un nucleo sempre in espansione che cerca di riempire l’infinito spazio della rivelazione divina. Pensare di comprendere meglio l’infinito togliendo delle parti IMPRESCINDIBILI comprese nel tempo per ripristinare “l’antico nucleo” sostanziale è a mio avviso una errore, una maleinterpretazione di cosa sia la Tradizione. Non si può paragonare l’idea metafisica di Essere con l’idea di Tradizione, pur sapendo che quest’ultima possiede caratteristiche divine. [1]

Conclusione: tante parole per descrivere la bonaccia.
Confido nella Chiesa e nei pastori che sono chiamati a questa prova. Son certo che un aiuto verrà e che quell’aiuto risponderà mediante la fede e nel pieno rispetto del logos. Per ora attendo fiducioso, ingenuo quanto volete, ma sorridente almeno quanto Mueller dopo che si è letto l’intervista a Mariadaga. Pensate forse si sia spaventato? Mah, non lo conosco, ma per quel che ho capito leggiuncchiando qua e là non mi sembra il tipo che si fa spaventare, anzi!
Io già ce lo vedo: sonora risata, piccolo applauso di scherno, rimbocco di maniche ed eccolo pronto per una nuova disputa medioevale!
Sarò il classico ragazzetto cresciuto a mortal kombat e sparatutto del Commodore 64, ma personalmente non vedo l’ora.

Yuuuuuuhuuuu!

PS: e appena ho due minuti spiego perché utilizzo il termine “disputa” e non il moderno termine “dibattito”. Dibattito si che è giocare a Mortal Kombat! Ma la disputa è tutt’altra cosa… eccome! A presto!

[1] – l’analogia, probabilmente molto forzata, mi deriva dal ragionamento che scrisse una volta il grande Tolkien circa “l’albero della tradizione che non può tornare ad essere seme”. Riporto interamente la citazione in modo da far comprendere meglio la mia metafora spero non totalmente fuori luogo: “I ‘protestanti’ cercano nel passato la ‘semplicità’ e il rapporto diretto che, naturalmente, benché presenti degli aspetti positivi o per lo meno comprensibili, è uno sbaglio inutile. Perché il ‘cristianesimo primitivo’ è e rimarrà, nonostante tutte le ricerche, in gran parte ignoto; perché la ‘primitività’ non è garanzia di valore ed è ed era per lo più riflesso di ignoranza. Gravi abusi erano un elemento del comportamento liturgico cristiano agli inizi come adesso. (Le restrizioni di San Paolo a proposito dell’eucarestia valgono a dimostrarlo!) Inoltre la ‘mia chiesa’ non è stata concepita da Nostro Signore perché restasse statica o rimanesse in uno stato di eterna fanciullezza; ma perché fosse un organismo vivente (come una pianta), che si sviluppa e cambia all’esterno in seguito all’interazione fra la vita divina tramandatale e la storia – le particolari circostanze del mondo in cui si trova. Non c’è alcuna somiglianza tra il seme di senape e l’albero quando è completamente cresciuto. Per quelli che vivono all’epoca della sua piena crescita è l’albero che conta, perché la storia di una cosa viva fa parte della vita e la storia di una cosa divina è sacra. I saggi sanno che tutto è cominciato dal seme, ma è inutile cercare di riportarlo alla luce scavando, perché non esiste più e le sue virtù e i suoi poteri ora sono passati all’albero. Molto bene: le autorità, i custodi dell’albero devono seguirlo, in base alla saggezza che posseggono, potarlo, curare le sue malattie, togliere i parassiti e così via. (Con trepidazione, consapevoli di quanto poco sanno della sua crescita!) Ma faranno certamente dei danni, se sono ossessionati dal desiderio di tornare indietro al seme o anche alla prima giovinezza della pianta quando era (come pensano loro) bella e incontaminata dal male.”

Tolkien, John Ronald Reuel. The Letters of J. R. R. Tolkien, Crows Nest, George Allen & Unwin, 1981 (tr. it. Anna Bologna, La realtà in trasparenza Lettere, a cura di Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien, Milano, Bompiani, 2001) da una lettera a Michael Tolkien pp. 442 – 443



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15 replies

  1. Caro Mistrel,
    capisco e condivido le tue perplessità.
    Detto ciò, prima di stringere i laccetti, ci vorranno 2014 e 2015 e forse anche aspettare 2016 per avere le conclusioni ufficiali del Magistero autentico.
    Secondo me è legittimo che il cattolico si esprima: anzi anche il Santo Padre e le Conferenze Episcopali nazionali lo desiderano.
    Non solo è legittimo ma è anche dovere nostro non rimanere passivi ed aspettare che la gallina faccia l’uovo per poi lamentarsi che tale uovo non è in oro.
    Denunciare le manovre è dovere: se è vero che il Magistero Autentico in materia di fede e morale è inerrabile questo non lo rende infallibile e tutto l’insegnamento dello Spirito Santo può non venire alla luce a causa dell’assenza di sufficiente partecipazione alla Sua Vita da parte di chi dovrebbe scrutare la Sua Volontà.
    Venire avanti con proposte concrete e positive mi sembra ancor più necessario e mi sembra che lo facciamo su questo blog.
    Vorrei tanto che i nostri utenti facciano proposte positive che poi potremmo riassumere.
    Il brutto di quel che Mariadaga ( e Marx) ha fatto è che ha impostato la problematica in modo polemico: delle polemiche non sappiamo che farcene.
    In Pace

    • Hai ragionissimo sul “denunciare le manovre” Simon! Tant’è che in questo post ho voluto dire la mia su quello che mi sembra essere il “gioco curiale” pre Sinodo, denunciando quella che mi sembra la prima battaglia nella guerra dell’anello (oggi non rinucio a Tolkien!). 🙂
      E confido anche io che vengano lanciate finalmente proposte CONCRETE in entrambi i fronti. Perché fermi non si può stare (altrimenti il problema non sarebbe tale o quanto meno non sarebbe certamente risolto) e nemmeno si può distruggere i punti fermi della Tradizione con la scusa del cambiare (che sarebbe come dire che la Tradizione in realtà non esiste). Anche qui certo, anche solo analizzando le varie proposte o riflessioni che escono su web o dal Vaticano. Ma proposte radicate nella fede e nel logos! Ovvio che se la proposta è: “per Mueller esiste il vero o il falso mentre invece la realtà è più complessa” mi viene solo da ridere se penso la frase IN GENERALE!
      MA CONFIDO che IN GENERALE Mariadaga sappia benissimo che solo con l’esistenza del vero esiste il falso e viceversa (via apofatica e blalbalba) e che la realtà “più complessa” non sposta questo principio immutabile della logica, ma forse IN QUESTO CONTESTO gli appare possibile mostrare una VERITA’ a Muller che a lui sfugge.
      Credo.
      Spero.

  2. mi piacete molto minstrel e simon
    vi ringrazio dell’attenzione ke ponete anke a me
    ritengo il blog croce-via un diamante, un gioiello per la Santa Kiesa
    ci evidenziate tante sfaccettature della Santissima Kiesa Madre espressione del Nostro Santissimo Iddio + tenero di una madre
    io impazzisco per la riconosciuta tenerezza femminile e vederci paragonate a Dio nella Sua infinita tenerezza e bontà vera mi rende una donna combattiva allo stremo seccante come dice Papa Francesco
    parrebbe forse bestemmia ma ne sono orgogliosa
    ciao

    • Buon cammino lieta e grazie della tua presenza.

    • Sì, Lieta,
      Bisognerebbe parlare della donna: essa è il sommo della Creazione. Se guardi come Dio ha creato, ha cominciato dal meno perfetto il caos al più perfetto. E avendo creato l’uomo Adamo, neanche lì aveva raggiunto la perfezione: solo il tentativo seguente, ed ultimo, fu incoronato di successo colla creazione della Donna. Solo allora il Signore si riposò, la completezza della Sua creazione essendo stata, finalmente, raggiunta.
      Con Eva, non solo Adamo trova senso alla sua esistenza, ma addirittura tutto l’universo.
      Una riflessione seria e moderna, metafisica e teologica, che non rende conto del significato di cosa la Donna sia, non solo per l’uomo per per tutto l’universo, sarà sempre incompleta.
      In Pace

  3. adista, sergio paronetto, conosci? oggi art vedi se ti garba mi piace un sacco il finale

  4. Caro Minstrel, lasciando stare Tolkien di cui avrei fatto volentieri a meno, si sarebbe potuto condensare il tutto con questa tua semplice ed esaustiva frase: «… Sospendere il giudizio in attesa di un tentativo preciso di rigorizzazione (sic!) scientifica della soluzione da parte dell’autorità delegata a farlo».
    Io credo che il cardinale Maradiaga, sudamericano e quindi persona pratica e solare, abituato come papa Francesco a stare tra la gente piuttosto che in un’aula a far ragionamenti virtuali e asettici, si sia preoccupato piuttosto di mandare un messaggio non mafioso ma frutto dell’esperienza vissuta tra la gente, fatta sul campo.
    Un messaggio non causale, ma in relazione a quanto aveva affermato Müller: «La mentalità contemporanea si pone piuttosto in contrasto con la comprensione cristiana del matrimonio, specialmente rispetto alla sua indissolubilità e all’apertura alla vita. Poiché molti cristiani sono influenzati da tale contesto culturale, i matrimoni sono probabilmente più spesso invalidi ai nostri giorni di quanto non lo fossero in passato, perché è mancante la volontà di sposarsi secondo il senso della dottrina matrimoniale cattolica e anche l’appartenenza a un contesto vitale di fede è molto ridotta. Pertanto, una verifica della validità del matrimonio è importante e può portare a una soluzione dei problemi».
    A me, dopo aver letto il pensiero di Müller, è scappato un: «Perbacco eccellenza, ma dice davvero?».
    Maradiaga ha preferito, conoscendo bene i suoi “polli” – i fedeli – esternare le sue convinzioni: ha suggerito di stare attenti a tendere troppo la corda, altrimenti i fedeli si comporteranno come già accade oggi per molte situazioni e cioè nel non dare nessun peso agli insegnamenti del Magistero.
    Non è sufficiente parlare soltanto di indissolubilità del matrimonio e di apertura alla vita. E’ necessario anche chiedersi quanti sono quelli disposti oggi ad accettare un coniuge, quando il progetto iniziale, basato sull’amore reciproco, sulla fiducia e sulla stima naufraga?
    E ancora, quanti sono quelli disposti a mettere al mondo una nidiata di figli, affidandosi soltanto alla divina provvidenza per il loro mantenimento e futuro?
    La vita si sa può anche esser piacevole e a volte lo è, ma non è mai una favola, ahimè.

    • Ha ragione: sono prolisso! 🙂

    • concordo abbastanza bene con gaspare, meno sui polli ahahha
      infatti io norditaliana piuttosto fiduciosamente antirazzista ove si avvertano realtà positive non prese in giro
      mi sento nonostante tutto nella mia semplicità (esempi ascendenti docent – insegnano – ank’io so po’ latino ahahaha-scusate so po’ ironica) alla ricerca nonostante, duri travagli tutti, della positività quaggiù

      come donna nonostante vissute 2 maternità inizio fuori marriage x costrizioni maritali nonostante zero vincoli
      (nel matrimonio ministri sono gli sposi e come detto simon conta fedeltà e , quando se ne ha la grazia possibile fisicamente, della fecondità, anke spirituale magari- ma sempre condivisa)- lui mi definiva immatura per mio ribellismo nelle costrizioni quando la fatika mordeva- era solo na scusa da irresponsabile, come lo è anke tuttora-quando accudivo mamma inferma e lui seduto sul divano a filosofeggiare in cig mi disse- beata te ka hai da fare- oltre all’accidia-alla coartazione esercitata sui figli esempio immorale perciò osceno, scandalistico- collaborante minimo in situazioni emergenze
      poi sposata in Kiesa
      mi ritengo cmq abbastanza realizzata perkè Dio ha concesso abbastanza salute e abbastanza moralità nella famiglia ( i miei figli sono piuttosoto onesti- somigliano a te- ha detto marito poco tempo fa)

      vedendo sbocciare come fiori, crescere i miei figli, scusate il paragone grande mi son sentita collaboratrice diretta di Dio perkè la maternità anke se dolorosa e perigliosa è immensa
      mi par di bestemmiare vagamente son molto imperfetta anke come madre
      appunto grazie simon, ti dico ke col tempo ho assorbito intensamente questo dono ke Dio fa a noi donne
      sarà nel dna anke materiale questo accudire come samaritane

      e questo lo sento vero dal come mia figlia sta affrontando la maternità, con molta forza nonostante ostacoli grossi, guida 100 km die con somma apprensione di ki gli vuole tanto bene chiudo- ho detto troppo grazie della vicinanza
      lietamente

  5. Minstrel, hai un animo gentile e fai ottime letture. Grazie di cuore per questa citazione di Tolkien, da riciclare quando ti confronti con le ossessioni tradizionaliste.

  6. Concordo con rosanna: definitivamente ottima l’immagine dell albero per rappresentare il concetto di Tradizione. Ma andrei ancora più lontano: l’essenza dell’albero è il suo codice genetico: il seme, l’alberello, l’alberone sono solo espressioni diverse in tempi e circostanze variate dello stesso DNA. Quindi non confondere la Tradizione, essenza della Chiesa, con le Sue espressioni, anche se codeste l’esprimono adeguatamente in ogni tempo dato.
    In Pace

  7. Non fatevi venire l’ansia da giudizio. O, per dirla in termini più popolari, non bagnatevi prima che piova 🙂

  8. Yes giuseppe, niente conti senza oste.

    Nel frattempo dice la sua pure Tornielli: http://2.andreatornielli.it/?p=7230

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