Discorsi scientifici

Fractal black hole

Ho letto con attenzione le due parti dell’articolo dell’eccellente Prof. Giorgio Masiero sulla materia che consigli a tutti i nostri utenti di consultare sul blog Critica Scientifica, prima parte e seconda parte.

E’ una lettura avvincente che permette in modo organico di riassumere ed esporre l’evoluzione di un concetto, quello della materia lungo gli ultimi 2500 anni. Lo si legge come un romanzo desiderando, ad ogni paragrafo, poter conoscerne il seguito: già vorremmo risolti i problemi legati alla TQC e conoscere la tappa seguente!

Ringrazio  Giorgio per questo momento di gioia intellettuale: questo testo può senz’altro diventare una referenza in certi insegnamenti.

Ovviamente, il dibattito che Giorgio apre non è sul corpo del tuo testo ma sui nove punti inquadrati di blu: ognuno dei punti necessiterebbe un articolo di per sé alfin di discuterlo con serietà, ma qui mi limiterò ad alcune considerazioni:

a)Non credo che ci sia una cesura “ontologica” particolare tra la pratica della scienza fisica contemporanea e quella più tradizionale, cioè quando si scrive che siamo passati ad una tecno-scienza, in realtà penso semplicemente che ci si rende conto del fatto che un assunto metodologico ritenuto valido per secoli non era valido se non in casi particolari: il rasoio di Occam. La scelta di una teoria o di un modello rispetto ad un altro non risiede nella sua intrinseca maggiore semplicità ma nella sua intrinseca maggiore efficacia: a volte semplicità corrisponde ad efficacia ma non sempre.

b)Di quale efficacia parliamo? Di quella del discorso scientifico. Efficacia rispetto a quali parametri? Rispetto a quelli sociali, come direbbe Dürkheim. In effetti, il discorso scientifico è funzionale, da sempre , ai bisogni di una società data ed alla di questa capacità di trarne benefici. Il discorso scientifico è un discorso mitico, nel senso originale del greco mito, cioè parola che racconta: il discorso scientifico racconta e per essere recepito nella società che ne accoglie il mito deve servire alla coesione di detta società.

c)A comprova, vediamo l’uso di artifici letterari , per spiegare efficacemente il reale in un modo che sia coesivo per una società data, cioè al contempo utile ed unificante. Se anticamente, il mito di Proserpina era sufficiente nella società di tipo agricolo greco-romana per spiegare il cambiamento delle stagioni, anche se nessuno aveva mai visto né Gaia, né Plutone e tanto meno Proserpina stessa, oggi abbiamo gluoni e quark colorati e saporiti che, soprattutto, non dovranno e non potranno mai essere sperimentati direttamente. Il linguaggio del primo mito era espresso nella metrica omerica, quella del secondo in quello dei gruppi di Lie. I due miti sono efficaci nei loro propri contesti culturali e capibili solo all’interno di codesti.

d)L’attività sperimentale è sempre la stessa dai tempi di Aristotele: il fatto che utilizziamo stringhe di uno e di zero è sostanzialmente riducibile alla domanda se questo evento previsto in questo luogo e tempo ha avuto luogo ( valore, ad esempio, 0) oppure no ( valore, secondo stesso esempio, 1) : tertium non datur. La domanda, che è espressione di un discorso, fatta ad un sistema fisico di qualunque genere, comporterà sempre una risposta positiva o una negativa senza nessuna possibilità di scelta. In questo senso, il confronto con il reale sarà sempre la sola pietra di Rosetta con il vero e la conoscenza obiettiva, anche se la sua interpretazione mitologica ( cioè scientifica) potrà variare asseconda dell’efficacia ricercata nel discorso.

e)Sempre considerando il fatto sperimentale, appena si utilizza uno strumento entriamo in una relazione mediata con il reale che necessita interpretazione: l’uso del primo telescopio che permette di notare macchie solari invisibili all’occhio nudo implica lo stabilimento di una teoria, l’ottica nel caso particolare, che permetta di interpretare il risultato. L’ottica è una spiegazione sofisticata, non la più semplice, ma la più efficace per interpretare cosa significhino quelle macchie. Una spiegazione più semplice, di tipo rasoio di Occam sarebbe di dire che quelle macchie sono prodotte da spiriti bricconi.

f)Guardando la storia del concetto di materia vediamo che c’è una costante metodologica lungo i 2500 anni: la logica usata da Omero, Parmenide, da Aristotele, da Alberto Magno, da Galileo, da Newton, Schrödinger, Higgs è sempre la stessa, quella detta aristotelica. Anche i miti antichi come quello di Gilgamesh cercano la logica all’interno del proprio discorso. La ricerca di efficacia mitica del discorso scientifico sempre si basa sulla struttura logica e su una struttura logica di tipo aristotelico e questo perché percepiamo come un’evidenza che l’essere dell’universo è logica in atto e conoscere l’universo vuol dire penetrarne la logica.

g)Se la logica del discorso è la stessa in MQ , MC, TQC la struttura logica tra il fatto sperimentale ed il discorso può essere differente: in questo senso, quel che era chiamato il paradosso del gatto di Schrödinger, era in realtà una domanda mal posta. Infatti esso chiedeva di rispondere alla domanda seguente: cosa succede se voglio descrivere con una struttura logica di tipo A ( quello della MC) un modello descrittivo con struttura logica di tipo B ( quello della MQ) . Ovviamente, la domanda stessa è un controsenso totale: sarebbe l’equivalente di dire: cosa succede se voglio descrivere sotto forma di dimostrazione di geometria euclidea ( struttura logica di tipo A) un sonetto di Leopardi ( struttura logica di tipo B). Non credo che si insegni più ( almeno lo spero) nelle università degne di questo nome il paradosso di Schrödinger, altrimenti che come curiosità alla stessa stregua della nozione dell’etero del XIX secolo.

h)Personalmente vedrei più che una tensione tra olismo e riduzionismo, una tensione tra discorso mitico ( scientifico) e discorso logico ( metafisico), il primo concentrandosi sull’efficacia sociale del proprio discorso il secondo sulla contemplazione del reale in quanto tale.

Buona lettura, cari amici ed utenti!

In Pace



Categories: Cortile dei Gentili, Filosofia, teologia e apologetica

5 replies

  1. A breve torno. Grazie per questi tuoi articoli amico mio. Questo che approfondisce i due studi dedicati alla materia di Giorgio poi è straordinario. Dio vi benedica (magari con nuove intuizioni pari a quelle che spesso ci regalate! A presto. Ora rileggo tutto.

    • mi piace un sacco queste belle culture sul tutto ke mi auguro riuscire approfondire specie la conoscenza + profonda della Parola un po’ al di là di discorsi soliti e farraginosi di predike da pulpiti ke ho sentito in tutta la vita mia
      ciao cari e belli
      bentornato minstrel accetta la mia prossimità

    • Carissimo!
      Bentornato!
      Un Abbraccio!

  2. Ho trovato un articolo interessante che in qualche modo è pertinente. http://www.innernet.it/la-prova-scientifica-dellesistenza-di-dio.
    Minstrel ci manci! Per fortuna vi è Simon..

    • Troppo gentile vincenzo.
      Ho letto l’articolo che proponi. Goswani non fa che tentare un approccio scientista per giustificare un idealismo minato alla radice dalla contraddizione. Immagina di qui, immagina di là.
      bah
      Immagina piuttosto chiudendo gli occhi che tu ti pensi. Dunque tu ti crei? Mettiti in coma farmacologico e salta fuori che tu esisti perché c’è qualcun’altro che ti crea vedendoti? Tu ricerchi la verità della materia attraverso la scienza mentre in realtà non stai facendo altro che ricercare qualcosa che ti è già chiaro nella mente solo che non lo sai? Cioè tu sei creatore, attraverso la tua mente, di quello che per la mente stessa è mistero?

      Lasciamo i fantasmi a chi si ostina a crearli con la mente. W il senso comune! 😉

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