Attenzione: Pericolo di Scisma in Vista

Fumosità dottrinale

Fumosità dottrinale

Assistiamo in questo momento ad una lotta tra una corrente di pensiero ed il resto della Chiesa cattolica.

Ultimo a salire in trincea lo stesso Card. Kasper che cerca, dopo gli estemporanei interventi del Card. Marx, di forzare la mano al Magistero sulla questione dei divorziati risposati e questo malgrado che la posizione dottrinale del Santo Padre al riguardo sia stata espressa con chiarezza nella lettera che inquadrava il famoso questionario come anche nelle posizioni disciplinari nel raddrizzamento operato dal Prefetto della CDF S.E.R. Mons. Müller.

Questo soggetto può essere causa di uno scisma maggiore nella Chiesa cattolica, come lo fu già al tempo di Enrico V, come anche ai tempi di Lutero ( anche se indirettamente) e una delle ragioni del supporto dei principi germanici dell’epoca, come precedentemente anche una delle ragioni che resero le chiese autocelafe ortodosse sottomesse al più becero cesaropapismo.

Oggi il principe non è più un principe, ma è il popolo che si esprime democraticamente: come la Chiesa di Papa Francesco reagirà al cesaropapismo di formulazione “democratica”?

Già vediamo la conferenza episcopale tedesca che, salvo illustri eccezioni, è imputridita dal troppo denaro e con lo stesso vuol imputridire il resto dela Chiesa, che non esita ad avere giri di affari includenti, edizioni pornografiche e altre porcherie, come fu denunciato un paio di anni fa, che spinge all’abdicazione del Magistero di fronte al potere popolare e per fare ciò dà, via alcuni i suoi più illustri rappresentanti, interviste a più non posso nel senso che loro desiderano.

Il problema è a due livelli. Il primo a livello di “governance” della Chiesa: infatti se, come deve essere, la collegialità tra Pietro e gli altri legittimi successori degli Apostoli va da essere rinforzata , le pressioni della strada, che non sono per forza vox populi christiani, come anche dei varî lobbyisti rischiano di influenzare le decisioni in modo simile a quello che avveniva  al tempo dei principi e che solo l’esistenza di uno Stato del Vaticano ha permesso di proteggere, ma Stato oggigiorno  insufficiente davanti  alla potenza capillare dei mass-media .

Il secondo livello è che quello dei divorziati-risposati è estremamente complesso dal punto di vista pastorale e che la dottrina che sottende il matrimonio viene da Cristo stesso, è stata ripetutamente insegnata ed approfondita senza nessuna soluzione di continuità per due millenni, il legame che sottende il matrimonio essendo fondato nello stesso dono di Cristo alla Chiesa, alla Santa Eucaristia stessa, frutto del Sacrificio del Calvario. Non si può con la leggerezza mostrata dai Card. Kasper e Marx e l’arcidiocesi di Friburgo cercare di affrontare questo problema con proposte fatue che andrebbero a sbattere con la realtà del Magistero di questi ultimi 50 anni e annunciato da tanti martiri e la cui negazione ha causato tanti scismi lungo i secoli.

La soluzione che il Sinodo dovrà proporre, visto che un problema sociale ed ecclesiale oggettivo c’è, dovrà essere puramente pastorale ed essere attentissima a non toccare neanche da lontano, neanche indirettamente, il bimillenario insegnamento della Chiesa sul Santo Matrimonio, pena uno scisma di proporzioni inquietanti avente come sostrato societale l’apostasia generalizzata del mondo occidentale.

Meno male che ci sono realtà fortissime sul piano spirituale ( altro che la Chiesa tedesca! ) che formano il nerbo laico del cattolicesimo che hanno le idee chiarissime in materia di matrimonio e di vita morale: penso al CNC, all’Opus Dei, al Regnum Christi, ai vari movimenti del Rinnovo Spirituale e tanti altri senza contare gli istituti religiosi che vivono una forte spiritualità.

Preghiamo per le intenzioni del Santo Padre.

In Pace



Categories: Attualità cattolica, Sinodi della famiglia

38 replies

  1. ritengo ke non occorra permissivismo. nel senso ke ki ha matrimonio rotto, non so quanto desideri, rivivere situazione dura. se non funziona come si puo’ cambiare partner, quanto si può essere certi ke i meccanismi inceppati della convivenza matrimoniale possan trovare con altra persona ingranaggi funzionanti. occorre forte sforzo e capacità capire tutti i perkè. al + si può rigenerare il matrimonio esistente o perlomeno vivere nell’accettare del rapporto il positivo ke si riesce rimettere in sesto. cmq nella vita c’è tutto e di + per trovare elementi positivi nonostante tutto.

    • Certo! Quel che scrivi illustra tutta la difficoltà del problema: come trovare un modo per accompagnare lo sviluppo spirituale di chi si è risposato malgrado un previo matrimonio validamente contratto in Chiesa e ciò senza tangere quel che il Cristo stesso e la Sua Chiesa in due millenni hanno annunciato ed insegnato?
      Non di certo ammettendo un “divorzio alla cattolica” de facto o de jure.
      La soluzione alla domanda può solo essere pastorale, ma onestamente, queste soluzioni pastorali sono sempre state offerte dai sacerdoti in carica di anima durante questi stessi duemila anni: il problema dei tedeschi è, forse, che hanno una concezione della regola e della legge alquanto … teutonica.
      In Pace

  2. be i risposati sapevano ke x la kiesa non è valido. esiste la sacra rota x annullare matrimoni particolari, magari partner violenti o situazioni sempre diverse per ogni matrimonio. cmq si sa ke la vita è dura, se diventa insostenibile o se vuoi essere sempre nella chiesa occorre accontentarsi dell’abbraccio ke mai ci è negato. e cmq se si vive in fraternità si puo’ accedere a sacramenti

    • Esatto. Comunque penso davvero che dovremmo essere molto ma molto più accoglienti con i divorziati risposati.
      D’altro canto la problematica è spesso solo di uno dei due coniugi, in quanto la vita spirituale non va sempre di pari passo all’interno di una coppia ed i bisogni e le grazie di ciascuno sono differenti.: quindi il problema è come accompagnare tale coniuge e secondo me dal punto di vista spirituale e sacramentale i sacerdoti ed i direttori spirituali hanno grandissima latitudine.
      Il problema diventa più complesso quando si parla di coppia in sé , perché, in quanto pubblica, essa è anti-testimonianza del Dono di Cristo alla Chiesa e che è dono definitivo.
      In Pace

      • il divorziato incolpevole ke ha subito divorzio, non risposato o non convivente ke vive secondo dettami dottrina e coscienza corretta e coerente dovrebbe avere possibilità ricevere sacramenti. Kiaro ki kieda chances ulteriori occorron valutazioni caritatis nelle coppie dove solo uno ha matrimonio fallito alle spalle, creare armonie vitali di perdono e speranze, magari han dato vita a figli, e ki dà la vita e si impegna è ottimo e positivissimo

        • Si, lieta, capisco davvero quel che vuoi dire: ma il divorziato “incolpevole”, come lo chiami tu, vive una delle possibili Croci del matrimonio e anche lì in quanto Chiesa non li accompagnamo abbastanza. Ma questo è anche vero per gli sposi il cui coniuge ha Alzheimer, oppure è tetra o paraplegico eccetera: davvero non facciamo abbastanza in quanto comunità verso costoro.

          C’è anche qualcosâltro secondo me che dovrebbe essere rifatto: il catechismo di tale coppie e non solo di loro. Non ci salviamo per meriti nostri, ma per i soli meriti di N.S.G.C. e questo lo dobbiamo tutti accettare con umiltà. Non è il fatto di comunicarsi che salva, ma il Santo Sacrificio del Calvario una volta per tutte: chi comunica partecipa più intimamente all’atto di Redenzione del Cristo, in quanto sacerdote per via del battesimo che consuma i Sacri Oblati e se sacrifichiamo a Dio il Cristo sotto le specie del Pane e del Vino, lo facciamo a nome di tutta l’umanità per l’umanità. Ma non è il solo modo di vivere il nostro ruolo di profeti, di re edi sacerdoti che ci dà il battesimo: la sofferenza di una situazione umanamente e religiosamente difficile può essere, anzi sicuramente è un’oblazione che partecipa della Santa Eucaristia di Cristo al Padre anche se l’atto fisico del consumo della particella consacrata non ha luogo.
          Secondo me, questa è una delle vie che va da essere esplorata per permettere alle coppie risposate di partecipare a modo loro e secondo le proprie capacità all’opera di Redenzione del Signore.
          Non siamo battezzati per salvarci, ma per essere correndetori dei nostri fratelli in umanità assieme al Figlio Primogenito.
          In Pace

          • Benritrovato Simon ,
            parlando del tema ‘divorziati e comunione’ ci sono alcune domande che avrei voluto farti quando se ne parlo’ sul blog di Tornielli e che colgo l’occasione di farti adesso. Se non ricordo male, sostenesti che la ‘pace’ con le Chiese ortodosse non si fara’ mai anche per la questione seconde nozze; pero’ ho recentemente letto un pezzo di Giovanni Franzoni http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=52119 e pare che le Chiese Cattoliche di rito orientale in comunione con Roma seguano la stessa prassi degli ortodossi per quanto riguarda i divorziati ( nozze piu’ ‘austere’e riammissione all’Eucaristia dopo un periodo penitenziale piu’ o meno lungo); quindi,da quel che ho capito, questa compresenza di atteggiamenti de facto esiste gia’ nella Chiesa cattolica; ci sono cattolici come me e te, cum Petro et sub Petro come me e te che pero’ in caso di seconde nozze possono essere perdonati e ricevere nuovamente i sacramenti. E’ vero? e se si, come si spiega, dato che la questione divorzio e’ tutt’altro che marginale per la Chiesa? E se la benedizione delle seconde nozze e’ possibile per un cattolico orientale, un cattolico ‘occidentale’ potrebbe accedervi, e se no perche’?

          • Caro Claudio,
            Il Sig Franzoni può affermare quel che vuole ma niente nel diritto canonico orientale suggerisce quelle pratiche ( della Chiesa Ortodossa) nella Chiesa Cattolica Orientale.
            Ti dò il link:
            http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_constitutions/documents/hf_jp-ii_apc_19901018_codex-can-eccl-orient-2_lt.html
            Le problematiche vertono intorno a matrimoni con non cristiani ( siamo in ambienti spesso musulmani) e al diritto paolino.
            Comunque questi due canoni sono emblematici, a mio parere, di tutto il testo al soggetto:
            Can. 853 – Matrimonii vinculum sacramentale matrimonio consummato nulla humana potestate nullaque causa praeterquam morte dissolvi potest.
            Can. 866 – Coniux innocens laudabiliter alterum coniugem ad consortium vitae coniugalis rursus admittere potest, quo in casu iuri separationis renuntiat.
            Spero averti risposto.
            In Pace

        • @lieta
          Il divorziato (sia colpevole che incolpevole), non risposato e/o non convivente HA GIA’ la possibilità di ricevere i sacramenti. La convivenza o il matrimonio successivi fanno sì che non possa ricevere i sacramenti

  3. L’indissolubilità del matrimonio è fondata sul diritto naturale e ha base antropologica, a prescindere dalla disciplina particolare delle leggi positive sia civili sia ecclesiastiche.
    Chi contrae matrimonio si sceglie per sempre per costituire una famiglia aperta alla procreazione, e questo non dipende nell’essenziale dalla religione.
    Questa stessa realtà, nei battezzati, è elevata a Sacramento, i cui ministri sono gli sposi, ed è mezzo di santificazione. Né la legge civile né quella ecclesiastica possono quindi cancellare l’indissolubilità (“finché morte non ci separi”), che è un dato costitutivo del matrimonio in quanto tale, ed è la via della felicità coniugale vissuta da innumerevoli famiglie cattoliche o non cattoliche.

    Altri modelli di convivenza, connotati da precarietà o deliberatamente infecondi, non sono matrimonio in senso proprio e non possono rivendicarne lo statuto. Le legislazioni divorziste hanno generato un grave equivoco e disorientato le coscienze, dando spesso apparenza di matrimonio a unioni che non lo sono. Per questo hanno prodotto e producono danni gravi al bene comune delle famiglie e al tessuto sociale.
    E’ questo lo scenario che il Sinodo avrà dinanzi e sul quale è chiamato ad esercitare in profondità la sollecitudine pastorale della Chiesa.
    Anche per gli ortodossi il matrimonio è indissolubile, ma lì la lunga storia di disunione dalla Chiesa di Roma che “presiede su tutte nella carità” ha prodotto equivoci ulteriori che andranno sanati.
    Non c’é quindi da aspettarsi “cambiamenti” nella dottrina fondata sulla rivelazione divina. Penso che le “novità”, anche sul piano ecumenico, e nell’ordine della disciplina e della pastorale, verranno sulla linea già accennata da Benedetto XVI, ossia in una nuova valutazione, meglio aderente alla realtà, delle situazioni matrimoniali “irregolari”, a partire dai requisiti di “validità” del matrimonio. In questo senso ritengo che finiranno per precisarsi anche le sollecitazioni – piuttosto confuse nella loro formulazione giornalistica – dei Cardinali Kasper e Marx.

    • Io invece aspetterei a dare definizioni così nette e precise. Sarei anche più cauto e meno categorico nei giudizi nei confronti dei Cardinali Kasper e Marx. Io seguo la problematica con discreta attenzione ormai da trentacinque anni e ti dico che da un punto di vista teologico e pastorale la misura è ormai colma e la discussione non è più procastinabile. Vediamo di questi tempi ampi segni di insofferenza, ma sono decenni che nei luoghi appropriati si discute, che si promettono sempre soluzioni ad un problematica che non è così semplice come la descrivi tu. SI è sempre rimandato nonostante le promesse fatte: ora è il tempo di decidere, altrimenti invece che nuova evangelizzazione si fa vecchia distruzione.
      Chiaramente penso di avere convinzioni fondate sia teologicamente che esegeticamente. Ci sarebbe da discutere (niente in contrario) sul concetto di “diritto naturale” o “legge naturale”. Occorrerebbe leggere (non dico interpretare, sarebbe troppo!) quanto c’è scritto nel Vangelo riguardo al matrimonio. Chiaramente so fino a che punto le mie idee sono condivise o meno nell’ambito di chi ha l’onere di decidere; ovviamente è troppo complesso scrivere qui quello che penso non perché sia strano ma a motivo della delicatezza della situazione. Una cosa è sicura: finalmente con questo Papa e col Sinodo relativo si arriverà a qualcosa di importante e concreto Quello che ha scritto Claudio è di una ovvietà disarmante…

      • Non ho paura di scrivere qualcosa di strano: personalmente sono ancora più estremo: il Sacramento del Matrimonio dovrebbe essere visto come cammino vocazionale specifico e la Chiesa dovrebbe avere la sua da dire sull’opportunità di una data coppia di sposarsi.
        D’altronde, da un punto di vista canonico, sarei piuttosto del parere di disconnettere il matrimonio civile da quello religioso, in quanto in certi paesi, come la Francia, la figura giuridica del matrimonio non ha più alcuna valenza antropologica (confusione tra matrimonio naturale e coabitazione stabile di omossessuali).
        Ma su un blog possiamo benissimo scambiarci idee e fare del brainstroming, almeno finché restiamo nei parametri del Magistero degli ultimi duemila anni compresi gli ultimi 50…
        Non ti pare?
        In Pace

  4. “finalmente con questo Papa e col Sinodo relativo si arriverà a qualcosa di importante e concreto”

    Sono convinto anch’io di questo. L’importante è che – preti o laici, sposati o celibi, divorziati o non divorziati che siamo – non ci facciamo giudici del Magistero, perché presunti portatori di una “opinione” migliore.

    • Placet al cubo.

      • Grazie per la risposta Simon.
        Qui ho trovato il discorso citato da (Dom? un mio ‘amico virtuale’ tradizionalista dice che si dovrebbe continuare a chiamarlo cosi’ per tutta una serie di tecnicherie che ora non ricordo.Sara’…:) Franzoni.
        https://melkite.org/faith/faith-worship/chapter-15

        Pur essendo in una lingua che conosco meglio del latino, mi risulta difficile capire se si tratti di una proposta o di qualcosa che i Melchiti gia’ fanno ‘aumma aumma’ e che proponevano per il resto della Cattolicita’ (qui a Londra c’e’ una Chiesa Melchita, prima o poi andro’ a chiederglielo direttamente:). e sinceramente, il discorso dell’Arcivescovo Zoghby non mi sembra fare una piega….io non rubricherei cosi’ facilmente le seconde nozze degli orientali , e la teologia che ci sta dietro, come un effetto del cesaropapismo e o una robaccia all’anglicana maniera.
        Ciao

        • E’ un bel testo molto interessante ed è un intervento fatto a suo tempo nel 1965 da Mons Zoghby al Concilio.
          Lo trovo bello perché posiziona il problema inteligentemente senza velarsi la faccia.

          Il suo argomento è pastorale da un lato e ecumenico dall’altro: sul lato ecumenico raggiunge il mio commento che tu notasti in una mia riflessione precedente, e cioè che l’unità cogli ortodossi sarà difficilissima se non impossibile a causa del fatto che in pratica anche se non dottrinalmente hanno il divorzio possibile e che così è risentito dai loro fedeli. Ricorda che la formulazione del Concilio di Trento è ciònonostante formulata in un modo tale da lasciare la porta aperta al dialogo cogli ortodossi.

          L’argomento pastorale sembra centrato sul fatto di dare una seconda possibilità allo sposo “innocente”, ma è anche abbastanza chiaroveggente per percepire tutti i giochetti che si potrebbero fare intorno a questa nozione.
          Ricorda la nozione “salvo in caso di adulterio” ed i duemila anni di interpretazione restrittiva ininterrotta che la Chiesa ha dato: si riferisce al diritto paolino che ha fondamento nelle Scritture e a quello Petrino che ha fondamento nella Tradizione, come anche alla possibilità per la Chiesa di dissolvere un matrimonio valido che non fosse stato consumato.

          Francamente non vedo come un Sinodo di Vescovi potrebbe andare contro questa dottrina sul matrimonio talmente legata all’indefettibilità del Dono di Cristo alla Sua Chiesa senza incorrere un rschio di scisma maggiore nella Chiesa come ogni volta è avvenuto quando si è toccat da vicino o da lontano a quest insegnamento di N.S.G.C.

          Ancora una volta, al rischio di ripetermi, ho l’impressione che certuni come i Card Marx, Kasper, la diocesi di Friburgo cerchino la via della facilità: un pò come quei genitori che non si occupano die loro figli e per farsi perdonare danno loro regali infiniti e soldi a più non posso. La (struttura) Chiesa non si occupa bene neanche delle coppie cattoliche “regolari” e non vuol darsi la penadi andare davvero incontro alle coppoe “irregolari”: queste hanno bisogno di amore e di riconoscimento della loro croce non di accedere all’Eucaristia in primis. Il problema dell’accesso all?eucaristia è una problematica personale da discutere col proprio direttore spirituale che terrà conto di tutte le circostanze per dare il proprio parere: a volte forse anche accettare che la persona riceva la comunione, anche se canonicamente scorretto, se questo può aiutare i problemi psicologici di codestae lo farà in questo caso privatamente_ l’epikeia di sempre, ma non può essere regola della Chiesa. E questo è sempre stato fatto da tempo immemorabile.

          Se io capisco bene Papa Francesco , egli desidera che noi, Chiesa “regolare” , andiamo verso i divorziati-risposati, indipendentemente dal fatto che il torto sia o no il loro, che gli amiamo concretamente e che ci diamo i mezzi di farlo in verità, donde i prossimi due Sinodi.
          Che ne pensi?
          In Pace

          • Penso, mio caro Simon, che e’ un grandissimo casino!!!!!
            Abbiamo idee diverse sulla prassi ortodossa, ma almeno su una cosa credo che si possa convenire; e’ oggettiva, ed e’ un percorso di fede. Che il fedele sia ricco (abbastanza da permettersi l’iter della Sacra Rota ed eventuali smazzettamenti per abbreviare le cose, alas spesso e’ cosi’; vero che hanno ridotto le tariffe ma di sti tempi…)o poverissimo, che sia un quasi santo o l’ultimo dei peccatori,che sia un fine teologo o l’ultimo degli gnuranti il fedele ortodosso che vuole accedere alle seconde nozze deve seguire un percorso penitenziale OGGETTIVO e piu’ o meno uguale per tutti, difficile ma che sicuramente serve , a fargli capire dove e cosa ha sbagliato, a farlo maturare e crescere nella fede etc.

            Da noi? Soggettivismo totale; chi si comunica in una Chiesa dove non lo conoscono ‘perche’ tanto la cosa riguarda solo me e Dio’, chi va dal parroco liberal ‘che mi ha detto che posso farlo’, chi ha abbastanza tempo e soldi da spendere e ottiene annullamenti su basi a volte incredibili…..
            Il problema non e’ tanto (o non solo) l’Eucaristia, il problema e’ che il divorziato risposato non puo’ neanche ricevere (correggimi se sbaglio) l’assoluzione dopo la Confessione; e una volta che ad un cattolico hai tolto la Confessione e l’Eucaristia (per non parlare della possibilita’ di fare da padrino a Battesimi/cresime) tu praticamente hai creato un protestante e/o uno scomunicato de facto, l’hai eliminato dalla vita della Chiesa; e questo per molti ‘piccoli’ significa essere (o perlomeno sentirsi) eliminati dalla Chiesa tout court.

            Cosa farei s’io fosse Papa? Creare almeno un percorso penitenziale possibile per persone in questa situazione, magari della durata di anni , magari sottoposto all’autorita’ del Vescovo e-o del penitenziere (come nei casi di peccati particolarmente gravi tipo apostasia o aborto) ma che almeno dia la possibilita’ di essere riammessi ai sacramenti e/o perlomeno di crescere nella fede, senza sentirsi ( e spesso essere) abbandonati a se stessi .
            Perche’ le ragioni della Chiesa io le conosco e le comprendo, ma l’idea che un medico abortista che magari ha ammazzato centinaia di bambini possa, se pentito, essere riammesso ai Sacramenti mentre uno-a che e’ stato abbandonato-a dal compagno-a, si e’ rifatto una vita e magari una famigliola esemplare ( e io ne conosco) sia praticamente uno scomunicato perenne…..mi turba un po Simon.

            Ovvio che dobbiamo fare la nostra parte, spiegare le ragioni della Chiesa e che non sono ‘scacciati etc (io faccio anche ‘di piu” , dato che de sexto e dintorni ho anche io i miei sospesi il piu’ delle volte non mi comunico e sto con loro) ma una pastorale per i divorziati risposati, un percorso di fede univoco e valido per tutti ( e non lasciato alla discrezione del fedele, del parroco/vescovo piu’ o meno ‘illuminato’ etc) SERVE, e spero che da questi sinodi qualcosa venga fuori. Una cosa e’ certa; qualsiasi cosa succeda, Fellay compagni sostenitori e quinte colonne varie che abbiamo in casa si staranno gia’ sfregando le mani e schiarendo la gola in attesa di ululare all’eresia modernista , quindi prepariamoci, che saranno tempi duri. Ma in fondo , non lo sono sempre?
            Ciao

          • Caro Claudio,
            guarda che mi sento in sintonia su molto di quel che scrivi. Ad esempio, trovo che il fatto di esercitare se stesso il digiuno eucaristico assieme a delle coppie non “regolari” mi sembra essere un atto di grandissima carità e di … comunione: questo mi pare essere un modo particolarmente “empatico” di portar mutualmente le croci degli uni e degli altri.

            Il cammino penitenziale esiste presso gli ortodossi, è vero, ma ho due considerazioni: la prima che non per caso che sia proprio nelle Chiese “scismatiche” cioè “divorziate” dalla Chiesa che si sia lenienti circa il soggetto in questione, infatti il Matrimonio è icona dell’unità del Cristo alla Chiesa.

            La seconda considerazione è quella circa il coniuge “innocente”: il problema è che non è sempre facile definire chi è colpevole o no ed il secondo che non vedo perché si dovrebbe precludere un cammino penitenziale anche a chi è stato la causa del primo divorzio: quindi si andrebbe anche aldilà di quel che fanno queste Chiese ortodosse.

            Il problema che tu poni comparando questi ai medici abortisti o altri abortisti è che costoro possono ricevere l’assoluzione appena prendono la ferma e definitiva decisione di smettere di peccare e di riparare: ai divorziai-risposati è chiesta semplicemente … la stessa cosa, nulla di più. Non puoi quindi proporre questo tipo di critica perché davvero i due casi sono analoghi, come per qualunque peccato abitudinale.

            Il nocciolo del problema è che quando si è risposati si hanno anche nuove responsabilità che vanno da essere assunte : non si può spesso tornare indietro e forse non è neanche umanamente augurabile farlo. A me sembra davvero che la soluzione non sia nel dare la comunione ma nell’aiutare concretamente queste persone a far fronte alle responsabilità del primo e del secondo matrimonio: francamente a cosa servirebbe andare a comunicarsi se c’è ancora odio inverso il primo coniuge, se non ci si occupa dei figli, se non si prega emortifica per la salvezza del primo coniuge, etc etc? Ovviamente qui parlo sempre di chi era validamente sposato la prima volta.

            Per ultimo, penso che gli annullamenti dei matrimoni dovrebbero essere accessibili a tutti in tempi relativamente ristretti ed inferiori ai due -tre anni senza costi eccezionali: questa è una carità che la Chiesa deve attuare concretamente. Ma la contro-parte che vedrei è quella di essere molto, ma molto, più restrittivi nell’accordare il sacramento del matrimonio alle nuove coppie.

            Ti ringrazio davvero per la discussione che trovo, dal mio lato, interessantissima e pacata!
            Buona Domenica.
            In Pace

          • Sono anche lietissimo di vedere che il Santo Padre esprime un concetto potente che da sempre ho fatto mio: “Sui sacramenti ai divorziati risposati, Francesco ricorda che l’esclusione dalla comunione «non è una sanzione». ”
            http://www.lastampa.it/2013/12/15/esteri/vatican-insider/it/mai-avere-paura-della-tenerezza-1vmuRIcbjQlD5BzTsnVuvK/pagina.html

            Finché non capiamo questo e cioè che non ricevere la comunione non è sanzione (né riceverla premio) penso che si utilizzano concezioni molto mondane dei sacramenti.

            La rivoluzione culturale della Chiesa odierna è questa: essere membro del clero non è una posizione di potere ma di servizio; comunicarsi non è dell’ordine del dovere o del diritto ma della gratuità divina, gratuità la quale si esprime anche attraverso le leggi della Chiesa; sposarsi è un vero cammino vocazionale da essere preso sul serio e riconosciuto dalla Chiesa in quanto tale; essere battezzati e assolti non ci dà alcun diritto particolare, ma ci obbliga essere al servizio dei nostri fratelli in umanità e di partecipare attivamente alla loro redenzione unendo le nostre croci individuali a Quella di Cristo.
            In Pace

  5. dico qua. non mi piace ke farneticante dica ke Kiesa militante sia bestiame da cercare di convogliare in unico gregge. questa è bestemmia ed eresia siamo a immagine e somiglianza di Dio e manco mi piace ke al solito la Kiesa ufficiale non si faccia molto + sentire. costoro sono scomunicati venga detto da fonte rilevanti. se capiranno quanto scandalo stan combinando han sempre possibilità di perdono sono basita ke costoro possan urlare simile porcate

    • A cosa ti riferisci, cara Lieta?

      • simon leggendo il duo g&P le oscenità non son tollerabili. essere paragonati le ale dei diversi pensieri Kiesa come mercato bestiame da unire co sorrisi come sensali e pensare ke ci sian fregature volute nell’unione delle varie correnti fraternità. ci vedon solo e sempre sospetti. sono scritti. libelli cose da ripudiare all’istante con fermezza come fa’ esempio padre volpi

  6. mi kiedo. gli ostracisti concilio e messa in idiomi indigeni. ke colpa ha Chiesa se mondo va catafascio e quali cattivi cose ha propinato VII. il mondo va catafascio per pessimi esempi classi potenti. esempi imitati. + facili e meno impegnativi duri. poi sì la Curia non è riuscita svoltare bene nel sentiero del magistero ecclesiale. povertà fisiche e morali materiali abbondano. anke ki kiede ke esistano ancora suorine laboriose dedite ricamare incastonare monili preziosi in paramenti. non so se i suddetti son propensi inviare su strade decise familiarmente verso ordini loro religiosi. i loro figli devon studià anke se sono svogliatissimi e perciò non si oserà supporre ke intraprendano lavori manuali pesanti quelli dei semplici di buona volontà

    • @ Simon ; grazie a te per le risposte e per la discussione che anch’io ho personalmente ho trovato utilissima (si, il parallelo con gli abortisti me lo potevo pure risparmiare e no, l’unico digiuno eucaristico che conoscevo e’ quello tipo ‘non mangiare prima della Comunione. Pensavo che questo ‘gesto di solidarieta’ fosse una mia pensata e invece googlando in giro ho visto che viene praticato in alcune parrocchie durante la Quaresima e che anche Benedetto XVi ne ha parlato…beh, continuero’, sono in buona compagnia).
      Sicuro avremo modo di riparlare di questo e altri temi, dato che dopo 5 anni da continentale kierkegaardiano/barthiano wannabe protestante e altri cinque da analitico duro e puro condito con catto-progressistume vario (Curran e Kung) , giunto alla fine del dottorato ho realizzato che extra Tommaso nulla salus ;e dato che mi pare di intuire che sul suddetto tu ne sappia decisamente piu’ di me, stai certo che passero’ regolarmente a chiedere delucidazioni e dritte varie ed eventuali, sperando di non essere troppo molesto:).

      @ Lieta; tieni fede al tuo nome e non farti rabbuiare dal dinamico duo…..

      • certo claudio grazie, vorrei ke questi non addetti a periferie avessero po’ di coraggio e kiedessero perdono. come si può affrontare il cielo odiando il papa……….. scandalo totale. non son dinamici son superbi…

      • Percorso favoloso il tuo, Claudio. Che bello ritrovarsi nel crocevia e scoprire che ognuno ha percorso una strada diversa eppure siamo tutti d’accordo che come Tommaso nun ce nè! 😉

        Sul post non mi pronuncio perché ho solo da imparare su questo fronte. Di una cosa sono sicuro: qualsiasi atto magisteriale uscirà dai Sinodi non potrà che essere in continuità. Punto. Sta al fedele scovare questa continuità e accettarla. E noi, con il nostro Simon “simpatico tomista” (cit), saremo qui apposta a misurarci con queste novità.

        • okei silenzio stampa sui voltab……….. voltag…………
          simon pf spiegaci tommaso in modi po’ semplice diretto sobrio ke anch’io nonostante testa per terrestrità troppe, riesco capire molto meglio e avvicinarmi. mi sta miolto simpatico per quella pare sua timidezza giovanile ke lo rendeva silenzioso, poi quando sì è ben armato teologicamente per Dio ci ha detto tutto e di +

        • Di certo seguiremo il Magistero in queste materie legate alla Fede ed ai Costumi.
          Da leggere per intero l’intervista di Papa Francesco data a Tornielli:
          http://www.lastampa.it/2013/12/15/esteri/vatican-insider/it/mai-avere-paura-della-tenerezza-1vmuRIcbjQlD5BzTsnVuvK/pagina.html

          Ecco due sue frasi che si rifanno direttamente ai miei commenti:
          “Ho parlato del battesimo, e della comunione come cibo spirituale per andare avanti, da considerare un rimedio e non un premio .”
          «L’esclusione della comunione per i divorziati che vivono una seconda unione non è una sanzione . È bene ricordarlo. Ma non ho parlato di questo nell’esortazione».

          Su un argomenti O.T. mi sembra che Papa Francesco, profeticamente, abbia indicato una direzione molto conreta all’ecumenismo: quello dell’ecumenismo del sangue. Perché non andar oltre, e non parlare dell’ecumenismo della Croce, delle croci? Quella mi sembra una via regale di riflessione. Grazie Santo Padre
          In Pace

      • Il digiuno eucaristico apre… l’appetito…. come sempre i digiuni fanno. 🙂
        In Pace

  7. Gentile Simon, sul problema dell’accelerazione delle procedure di annullamento del matrimonio cui hai fatto accenno e alla maggiore attenzione che secondo te andrebbe fatta sull’ammissione a questo sacramento, vorrei fare alcune precisazioni. Si é parlato da piú parti di possibilità di annullamento del primo matrimonio in caso di verifica di assenza di fede di uno dei coniugi: ricordo tuttavia che non é necessario essere particolarmente ferventi per accedere ad un ordinario matrimonio cattolico (non misto o con disparità di culto), ma é sufficiente il battesimo nella Chiesa Cattolica e l’accettazione dei bona matrimonii, a meno che una persona non abbia fatto un pubblico atto di apostasia o cose simili. Fermo restando quindi che in ogni caso é molto difficile giudicare quanta fede una persona abbia, va ricordato che basta un minimo di fede per sposarsi in chiesa e questo minimo per molti canonisti é rappresentato dal semplice fatto di essere stati battezzati.

    Ricordiamo poi che Giovanni Paolo II in Familiaris consortio dice che quando due persone sono battezzate ma non credenti e tuttavia chiedono il matrimonio religioso accettandone i valori essenziali “sono già inserite in un vero e proprio cammino di salvezza, che la celebrazione del sacramento e l’immediata preparazione alla medesima possono completare e portare a termine, data la rettitudine della loro intenzione” (FC 68).

    Come ricorda poi il sito amicidomenicani, “4. Infatti se uno ha abiurato dalla fede cattolica ed è notoriamente apostata, sebbene sia materialmente battezzato, è come se appartenesse ad un’altra religione o a nessuna religione.
    Qui allora bisogna ricorrere al permesso del vescovo (e, aggiungo io, si farà un matrimonio con disparità di culto, come tra battezzato e non battezzato).

    5. Ma se il battezzato è semplicemente non credente senza avere alcuna avversione nei confronti della religione e della Chiesa, sii cercherà anzitutto di fare qualche tentativo per risvegliare la fede.
    Ma anche se questa non si risvegliasse, va tenuto presente che il matrimonio ha una consistenza anche al di qua della fede esplicita e che una persona, quando accetta il matrimonio uno e indissolubile e aperto alla vita, manifesta di accettare il diritto naturale e implicitamente anche Dio, che ne è l’Autore.
    Se uno agisce così, manifesta di credere in tanti valori che sono essenziali anche per il matrimonio cristiano”.

    se di questi tempi dovessimo non far accedere al matrimonio coloro che, pur battezzati, non hanno una fede particolarmente viva, direi che i matrimoni si ridurrebbero del 70 per cento……Carissimi saluti

  8. Dice bene Andre, anche i non credenti contraggono vero matrimonio se hanno intenzione retta e prestano liberamente il consenso al “matrimonio uno e indissolubile e aperto alla vita”.
    A mio modesto avviso si sta fantasticando troppo sul lavoro del prossimo sinodo, che non sarà breve. Ma forse non è un male: ne verrà un chiarimento profondo nella comunione cattolica.

  9. Andre e giuseppe, definitivamente non posso, né desidero, oppormi, alle vostre annotazioni nei vostri interventi del 18 e 19 dicembre che sono l’usual dottrina della Chiesa.
    Il mio punto di vista (sottolineo “mio”, in quanto non pretendo che sia vero per sé) si situa un po’ “altrove”; è appunto perché il matrimonio “naturale” è cosa buona per sé che non ci sarebbe bisogno del sacramento, che ne è un suo perfezionamento, quando la coppia non capisce, almeno sui generis ed implicitamente, la sua intima connessione con il Dono del Figlio alla Chiesa.
    Cioè è vero che mi discosterei, nella pratica pastorale, dal suggerimento del Beato Giovanni Paolo II, di dare il sacramento a dei battezzati non credenti (salvo il fatto che sia buono per queste persone prepararsi alla ricezione di questo sacramento, in quanto occasione concreta di conversione).
    Davvero penso che bisognerebbe concepire il matrimonio come vocazione particolare dei cristiani, non solo in senso analogico lato come usuale, ma in senso proprio.
    Per chi desidera il sacramento solo per ragioni familiari o la bellezza della festa penso che sia necessaria una catechesi molto piû approfondita per accedervi.
    In Pace

    • Caro Simon, penso di essere in sintonia anche con queste “tue” idee, è chiaro che la situazione obbliga a diverse sistemazioni. Che il matrimonio sia per i battezzati una vocazione specifica non ne dubito; per questo è mezzo di santificazione.
      Soggettivamente ritengo anche che un ordinamento civile divorzista “non possa” dare efficacia civile al matrimonio cristiano, che assume in sé come requisito essenziale l’indissolubilità propria del diritto naturale: c’é una contraddizione che crea equivoci di varia specie. Per cui sarebbe meglio, per esempio in Italia, evitare “rinoscimenti” impropri e distinguere per i cattolici il “rito” religioso del matrimonio dalla sua registrazione civile, togliendo l’automatismo.
      Oppure il legislatore, se vuole davvero attribuire effetti civili ai matrimoni cristiani celebrati in chiesa, dovrebbe dare una disciplina civile positiva che ne preveda l’indissolubilità ed escluda il divorzio. Questo potrebbe valere anche per tutti coloro che, non appartenendo alla Chiesa, non di meno indendono contrarre un matrimonio pienamente conforme alla sua natura.

      • Concordo in toto.
        Come sai vivo a Ginevra, in Isvizzera, cantone a cavallo con la Francia: molti sono i matrimoni tra ragazzi domiciliati in Francia e quelli domiciliati in Isvizzera: ebbene, conosco il caso di almeno tre coppie che hanno rifiutato sposarsi civilmente in Francia in ragione del fatto che il matrimonio civile in Francia non ha più corrispettivo “naturale” con l’accessione degli omosessuali a questo tipo di contratto pubblico. Quindi si sposano civilmente in Isvizzera, per ora “salva”, e religiosamente in Francia qualche giorno dopo.

        Sarebbe sano che la Chiesa si distenziasse da questi “matrimoni” civili alla francese in quanto non hanno nessun corrispettivo nella dottrina della Chiesa.
        E certo che sarebbe mica male immaginare un matrimonio civile ad immagine di quello cattolico 😉
        Sono realtà legali che, spero, i due prossimi Sinodi contempleranno.
        In Pace

  10. cmq son le coscienze personali ke valutano il proprio errore.
    nel mondo odierno con tante persone giovani ke divorziano x i multiproblemi di questo mondo assurdo credo non sia così facile proseguire la propria vita in solitudine.
    credo ke sempre personalmente co autocritike vere si possa darsi un futuro.
    cmq ste situazioni son sempre esistite magari non proprio alla luce del sole.
    e magari son stati vissuti dei tanti farisei di sto mondo passato ma anke odierno.
    l’amoralità di certuni troppo noti è oscena

    • Verissimo: ma perché far portare gioghi a gente che non ha mai capito il significato profondo del matrimonio cristiano? Non è meglio ammetterli al sacramento solo dopo una dovuta catechesi, che li responsabilizzi ed alla fine della quale sanno pertinamente a cosa si ingaggiano? Almeno così riduremmo il caso di sposati nulli del 70% se crediamo Andre qui sopra.

      Rimane poi il caso di coloro che hanno ricevuto il sacramento validamente, ma si sono divorziati e risposati a causa delle circostanze della vita: ma questo necessita altri tipi di risposte ecclesiali: ne ho avanzate alcune qui sopra, ma il Papa ed i Vescovi sapranno sicuramente trovare un approccio ottimale.
      In Pace

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