Anima – Sesta Puntata

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Telesforo : Ciao, Nonno, come stai oggi ?

Nonno: Benissimo e tu ed il Babbo?

Telesforo: Appunto sono un poco preoccupato per il Babbo

Nonno: Cosa succede?

Telesforo: Non capisco perché , il Babbo continua ad essere ateo, malgrado che gli è stato dimostrato che l’anima è immortale e che  Dio esiste perché, in quanto concepito come Perfezione di tutte le qualità positive, la necessità di esistere Ne è per forza una qualità e che, quindi, esiste necessariamente.

Nonno: Le ragioni possono essere varie, come incapacità intellettuale o culturale a proprio capire gli argomenti. La ragione di tutte le ragioni, però, è che la Verità appella alla nostra Libertà: la verità ci fa liberi e la contempo ci lascia liberi di riconoscerla  o no in quanto tale.

Telesforo: Ma, Nonno, se io ragiono e che uso di logica, il risultato sarà per forza vero se le premesse lo sono. Mica sono tanto libero di dire che non è vero.

Nonno: Seguire un ragionamento, vuole già dire applicare la propria volontà al ragionare, il che vuol già dire essere liberi di ragionare. Però c’è anche qualcosa di più profondo: l’atto di accettare una verità, implica un atteggiamento di fiducia, cioè accettare la propria vulnerabilità e essere vulnerabili vuol dire sottomettere la propria volontà ad altro che sé stessi e accettarne il rischio.

Teleforo: Com’è possibile?

Nonno: C’è un differenza fondamentale tra concepire un concetto e affermarne la relazione con un altro concetto: nell’ultimo caso si esprime un giudizio di veridicità. Una cosa è concepire il triangolo rettangolo come un qualunque triangolo di cui uno degli angoli sia di 90°, un’altra cosa è l’affermare che la somma dei quadrati dei suoi cateti sia sempre uguale al quadrato dell’ipotenusa: in questo ultimo caso si esprime un giudizio. E un giudizio è sempre direttamente legato ad un atto della volontà che giudica tale asserzione vera.

Telesforo: Cioè ogni volta che dico che una relazione è vera, è la mia volontà che la afferma?

Nonno: Certo, ma solo dopo che l’intelligenza o i sensi ne hanno mostrato la plausibilità.

Telesforo: Quello che suggerisci Nonno, è che il fatto sperimentale o la dimostrazione teorica forniscono solamente elementi di plausibilità ma non possono mai forzare la volontà ad accettarne la veridicità?

Nonno: A livello soggettivo è vero solamente quel che convince. Essere convinto implica la nozione di essere vinto, cioè è implicito un atto di sottomissione al risultato di una dimostrazione o a un fatto sperimentale, questo atto di sottomissione è per forza un atto di volontà ed è l’espressione di una libertà.

Telesforo: Ma non c’è una differenza tra un fatto sperimentale e una dimostrazione logica?

Nonno: Ne farei una, ma maggiore: un fatto sperimentale è invincibile, cioè può solo convincere e la persona o lo accetta oppure lo rigetta in blocco. Mentre una dimostrazione è del’ordine della persuasione, che è, come la sua etimologia  lo indica, una proposta di verità nella dolcezza, in quanto vi si rende partecipe la controparte nella scoperta della verità senza la violente evidenza del fatto sperimentale. Ma nei due casi è proposta la resa e la sottomissione della volontà e l’accettazione della propria vulnerabilità.

Telesforo: Adesso capisco perché i maestri più bravi sono quelli che mi sono più simpatici che gli altri! In quanto, se sento che mi vogliono bene, allora sono più prono a fare loro fiducia e quindi ad essere vulnerabile alle verità che mi propongono e quindi ad esserne convinto e capirne per davvero le dimostrazioni.

Ma questo vuol anche dire che chi si proclama scettico o relativista in realtà rifiuta di esercitare la propria libertà e probabilmente per paura della propria vulnerabilità che ne conseguirebbe!

Nonno: Proprio così. La verità, qualunque essa sia, appella alla nostra capacità di accettare di essere vulnerabili, a fargli fiducia. Al contempo, se si fa fiducia alla verità, con un atto di volontà, allora accresciamo anche la nostra libertà, perché una verità ci conduce ad un altra e così via di seguito.

Telesforo: Quindi se voglio convincere i miei fratellini al più presto che il teorema di Pitagora è davvero vero ci riesco meglio se sanno che voglio loro bene e che si possono fidare di me!

Nonno: Esatto. In tedesco “convincere” si traduce con “überzeugen” e la radice “zeugen” si riferisce al “testimoniare” non al “vincere”

Telesforo: Allora,  se voglio convincere il Babbo che Dio esiste e la sua anima è immortale, debbo mostrargli quanto bene gli voglio e solo così ne potrà accettare l’accecante evidenza logica!

In Pace

Anima – Prima Puntata

Anima – Seconda Puntata

Anima – Terza Puntata

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Anima – Quinta Puntata 

Anima – Settima Puntata

Anima – Ottava ed Ultima Puntata



Categories: Filosofia, teologia e apologetica, Sproloqui

4 replies

  1. Perdonatemi, forse sono un poco O.T. ma mi chiedevo: a voi lesioni scricchiolii e piccoli crolli, pur se di solo intonaco, non provacano -non dico paura- nessuna riflessione?
    Tutto va ben, madama la marchesa !?!?
    Capisco che la “nostra” capacità di incidere è prossimissima allo zero, però…
    La rubrica “blog dei blogs” sonda un poco le corde di alcuni, ma mica sembra ci sia un serio dibattito sul perchè certi si siano induriti fino ad un certo punto, nelle Scritture si trova anche “Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino”.
    Ci sono responsabilità dirette ed indirette dei pastori e di colui che “Presiede nella carità”?
    Io direi che è il caso di porsele certe domande!
    Nei vostri link “Liturgia” ad esempio è riportato un blog dove si leggono commenti di persone che fortunatamente prendiamo con la dovuta ironia, ma che se presi sul serio…
    Insomma l’osservazione -non il rimprovero, sia chiaro- che faccio è che per quanto ci si compiaccia o ci si rammarichi per la deriva di alcuni, mi sembra che ne gli si presti un remo a cui appigliarsi nè si cerchi di capirne le ragioni per cui vanno alla deriva.
    L’invito allora non è a esser critici per il gusto di esserlo (e intendo critici in modo positivo, nel senso buono che il termine correttamente esprime), ma ad essere almeno realisti e a guardare la realtà per quello che è.
    I discorsi sui “massimi sistemi” lasciamoli ai nullafacenti autocompiacenti.
    Noi almeno però limitiamoci alla osservazione della prassi che vige nella quasi maggioranza.
    Forse sono io che ho occhiali deformati, ma la prassi pratica e teoretivca, sembra corra in verso e direzione opposta a quella opportunamente cattolica.
    Chiedo, ad esempio: è una mia illusione o c’è in atto una offensiva da parte degli episcopi tedesci sul tema dei sacramenti ai divorziati risposati, che ha costretto ad una controffensiva il Prefetto della Dottrina della Fede?
    Credete sia normale? E non credete sia normale lo scoramento e la paura di certuni, semplicemente cattolici; ed ancor più appiglio teoretico per i fautori della rottura in un verso e nell’altro?
    Vedete, nella “Evangelii Gaudium” il afferma (pur se affrontando un altro tema, ma l’offermazione in se stessa è sempre valida) “Non bisogna dimenticare che quando parliamo di potestà sacerdotale « ci troviamo nell’ambito della funzione, non della dignità e della santità “.
    Ora, specularmente, quando ci accingiamo a muovere una qualche critica (positiva) ad un qualunque presbitero (ed anche il papa lo è), la muoviamo nel campo della sua funzione, senza per questo volerne sminuire la sua “dignita e santità”; dignità e santità che a detta dello stesso papa nello stesso documento “viene dal Battesimo, che è accessibile a tutti”.
    Quindi un battezzato può (e in certi casi deve…) positivamente osservare, far presente, dubitare.
    Sempre ovviamente argomentando e senza voler sminuire quella dignità che a tutti appartiene, come sopra già dicevamo.
    Ecco che quindi a molti -e tra cui io- si interrogano chiedendosi “e io?” (e in quell’io non intendo l’io individualkista ma “l’io” nella Chiesa). Lecito questo, come dovuto sarebbe altro…
    Che ci siano scricchiolii, pur se di coscienza, è innegabile.
    Cordiali saluti.

    • Ho cercato di leggere gli ultimi commenti di Mic sulla scorta di questo tuo bel commento. Effettivamente una risposta circostanziata e precisa è dovuta. Noi sicuramente abbiamo capacità di incidere su noi stessi, anche mediante il confronto con altri fedeli dove viviamo l’esperienza della nostra libertà. E qui ci colleghiamo in modo preciso a questo straordinario dialogo offertoci da Simon.

  2. Grazie Simon. Davvero.
    Appena ho due minuti cerco di fare un punto su quanto sollevato da Ubi che ringrazio per questi commenti particolareggiati.

  3. mi piace leggere ke padri non debbon esasperà figli, affinkè non perdan coraggio. saggezza biblica inalterata dai tempi. ho discendente ke sta affrontando prova forte della vita. mi auguro Dio gli conceda grazia di buona riuscita, altri non so come farò, kiedo vs preghiere. cmq credo ke troppi ke seguono correnti scimatike sian esempi pessimi per loro teneri figli. ciao,

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