EVANGELII GAUDIUM – RIFLESSIONI: 14 – 33

Evangelii-Gaudium

Ci siamo deliziosamente meravigliati nel nostro post precedente circa l’Evangelii Gaudium del potente richiamo del Santo Padre alla nozione che ogni azione evangelizzatrice è sempre nuova mentre fa memoria e ne abbiamo un po’ gustato la profonda pertinenza.

Nel seguito della Sua Esortazione, Papa Francesco si ingaggia nella definizione della nuova evangelizzazione cominciando a distinguerne le tre direzioni pastorali, cioè quelle rivolte ai cattolici che frequentano i sacramenti, quella rivolta ai battezzati che non vivono il loro battesimo e, infine,  gli altri. Indi ricorda un punto assolutamente incontrovertibile e conosciuto in teoria di management: se bisogna sempre pensare globale si deve agire localmente, la famosa “glocalità”.  Fosse Papa Francesco usando termini manageriali avrebbe detto che il governo della Chiesa cattolica deve essere “glocale”. In fin dei conti parliamo qui di quel principio tipicamente tomista di sussidiarietà abbinato a quello di partecipazione. 

Ci dice di avere spirito di iniziativa a livello personale, parrocchiale e diocesano e rimette l’accento su un punto troppo spesso dimenticato nella pratica quotidiana e non per sola colpa dei laici: ogni Chiesa locale sotto il Vescovo è il primo soggetto dell’evangelizzazione  dotata di tutti i mezzi di salvezza dati dal Cristo ma con viso locale.

 La teologia alla quale Papa Francesco si riferisce qui ha esattamente duemila anni: non c’è niente di “democratico” qui, ma proprio solo il rammentare ad ogni cristiano di unirsi alla sua Chiesa locale intorno al proprio Vescovo e con lui davanti, in mezzo o dietro andare avanti evangelizzare. Essere audaci e creativi ma lungo un’adeguata ricerca comunitaria circa i mezzi al fine di evitare fini immaginari. Andare avanti sotto la guida dei vescovi, in un saggio e realistico discernimento pastorale.

Appellandosi indirettamente al “cattolico” principio di sussidiarietà egli annuncia anche la necessaria conversione del Papato la cui realizzazione potrebbe passare via accresciute competenze delle Conferenze Episcopali, dando loro, addirittura, aggiunta maggiore ed autentica autorità dottrinale.

E qui , lo svizzero che sono, si esclama: “Oush!!!” Quando guardo alla mia di Conferenza Episcopale e ne osservo l’incapacità costante ad annunciare integralità del Kerygma senza tradirlo, sempre alienata sul pensiero unico mondano in qualsiasi circostanza salvo, a volte, sui soggetti che non importano a nessun cittadino, quando so pertinentemente che almeno la metà dei vescovi hanno posizioni ed atteggiamenti che di cattolico hanno poco e che l’altra metà, tali Don Abbondio, se ne sta zitta senza virile coraggio, allora mi chiedo come può tale Conferenza di “braccia rotte” avere la responsabilità di addirittura maggiore ed autentica autorità dottrinale ?  Papa Francesco, onestamente, ma te ne rendi conto?

Onestamente, senza scherzare, mi sono venuti i brividi in un primo tempo eppoi ho capito un paio di cose che vorrei compartire con i nostri gentili utenti.

La prima cosa è che l’Esortazione esprime una visione che si rivolge a coloro che vogliono davvero il bene della Chiesa e non può ne deve presumere delle grazie dello Spirito Santo: in altre parole, se la Chiesa decidesse di dare questa maggiore autorità alle Conferenze  Episcopali dobbiamo anche credere ancora di più che lo Spirito Santo aiuterà le “braccia rotte” che le compongono con nuove e più abbondanti “grazie di stato”!

La seconda cosa è che una tale nuova situazione dovrà per forza implicare di più i cattolici localmente senza aspettare o ricorrere all’intervento della Maestra da Roma, anche se qui, poi, bisognerà rifuggire nuove forme perverse di clericalismo più  meno occulto.

La terza cosa è che una Conferenza Episcopale dovrà sempre essere in unione con il Vicario di Cristo E con tutte le altre Chiese locali in unione con quella di Roma, cioè anche se ci fossero novità queste non potranno essere in contraddizione con quel che la Chiesa insegna.

La quarta cosa che mi sono detto è che è facile essere Chiesa quando gli uomini e le strutture che la compongono veicolano idee ed ideologie che ci convengono: molto meno quando dobbiamo lasciarci disturbare nelle nostre piccole certezze su soggetti spesso circostanziali. Anzi, ben vengano queste croci se ci permetteranno di essere più santi e di annunciare meglio il Kerygma intorno a noi.

In altre parole, ci fidiamo, oppure no, dello Spirito Santo?

In Pace



Categories: Attualità cattolica, Magistero

5 replies

  1. Questi Papi moderni devono capire che più allungano il brodo, più la minestra diventa insorbibile. Chiacchiere chiacchiere chiacchiere, che si credono che i preti in parrocchia non c’hanno un cavolo da fare? E poi ci fa pure il pistolotto sull’impiegare più tempo per fare l’omelia!
    Detto questo, ho letto il documento per titoli, cioè mi sono letto l’indice, che già è abbastanza impegnativo, per poi ricercare parole chiave, che mi interessano tipo (parrocchia, pietà, ebrei, islam, dialogo, verità). Interessante il 41, per certi versi condivisibile il 142, ma strepitoso il capitolo sulla Pietà popolare (122 e ss.), maledetta da Kiko e dal post-concilio, ma vero fulcro per ristabilire la Fede Cattolica nella sua integrità, a mio avviso. Il Papa finalmente ha colto bene da cosa bisogna iniziare per evangelizzare, lo ha fatto vedere e lo ha scritto! Certo un cattolico del nord-Europa cosa mai potrà comprendere di questo discorso?
    Saluti e chiedo scusa se ho anticipato la tua analisi.

    • Caro Don Camillo,
      il mio commento sul punto 41 sarà probabilmente in sintonia con te.
      Papa Francesco è un papa “con i fiocchi” e non credo proprio che si possa dire che questa esortazione sia “chiacchiere”: personalmente, dopo la sorpresa iniziale di uno stile che attinge ad altre realtà culturali che quelle alle quali sono più avvezzo, sono diventato proprio un “fan” di questo papa in quanto mi obbliga alla conversione quotidiana.
      Questo Papa ama il povero ed i poveri amano onorare Iddio come si deve! Credo proprio che i nostri amici e fratelli progressisti sono, nei fatti, alla frutta anche se non se ne rendono ancora conto perché credono che il discorso papale sia “buonista” come il loro e che scambiano carità con ideologia.
      Per finire, detto fra di noi, Don Camillo, se impiegando più tempo a preparare l’omelia, ciò permettesse averne che durano molto meno di 7 minuti, allora si otterrebbe un migliorato impatto spirituale……
      In Pace

  2. Davvero Simon! Aggiungo un quinto punto “profetico”: Roma dovrà ora avere più coraggio di fronte a eventuali future posizioni “dottrinali” che cozzano contro la tradizione secondo la visione di Roma stessa.
    Io la vedo come un atto di chiarezza e di realismo: la realtà è che le conferenze episcopali spesso prendono decisioni dottrinali senza dirlo, decisione che dottrinalmente possono anche dare adito a scandali. Ma finché non gli si mette in mano “le chiavi di casa” come si può pretendere che un ragazzo diventi un adulto responsabile e vaccinato?
    Proprio come dici tu sul finale di post Simon, quando parli di FEDE. Nell’analogia che propongo: se non ci si fida del figlio, come si può sperare che il figlio si fidi di sé stesso e in seconda battuta si fidi di noi e del nostro giudizio che sentirà asfissiante?
    La realtà è che le CE mondiali hanno un proprio modo (locale) di annunciare il Kerygma (globale) e il Papa dice che è arrivato il momento di dargli in mano le chiavi del garage e della macchina. La casa è sempre la stessa, solo che ora si chiede:
    – più responsabilità per chi si mette alla guida,
    – più fiducia da parte di Roma di questa guida
    – più severità da parte di quest’ultima in caso di sbagli INEVITABILI dovuti alla novità!
    – più fiducia a Roma (e allo Spirito Santo) da parte di tutti!

    Salto le mie considerazioni future su questi capoversi: mi ritrovo toto corde con il tuo pensiero, caro amico!

  3. Riporto un commento di “catechista” dal blog di Matias Augé
    “Caro Giovanni Pierluigi, ti consiglio di leggere il motu proprio di Giovanni Paolo II “Apostolos Suos”, dove si è già parlato dell’argomento dell’autorità dottrinale delle Conferenze Episcopali, problema posto anche dal sinodo dei Vescovi del 1985. Secondo me, ciò ha a che fare con la riforma della curia, che coinvolge anche le Conferenze episcopali, conferendo loro dei compiti ben precisi. Non c’entra niente l’esempio che hai fatto con la fede sulla transustanziazione. Il Concilio non sarà stato la “rivoluzione del cristianesimo”, ma ha detto delle cose ben precise sulla collegialità. E io, la contrario di alcuni, ho fiducia nei Vescovi e nella loro comunione con Pietro. Altri, invece, vedono nei nostri pastori dei potenziali eretici. Che bella visione di Chiesa!”
    Commento n°17 inviato da Catechista 2 giorni fa alle 17h13

    liturgia-opus-trinitatis.over-blog.it/article-esortazione-apostolica-evangelii-gaudium-sintesi-121305286-comments.html#anchorComment

    Al riguardo ha scritto anche Magister
    http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350679
    Parere?
    Personalmente ritengo che la cosa migliore non sia prospettare un futuro (nero), ma osservare il presente. Il Papa ha scritto, ora deve fare. Attendere è troppo in quest’epoca del tutto e subito?

  4. mi piace la semplice definizione di simon di Papa coi fiocchi (neige de la swiss ottima e abbondante)

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