Evangelii Gaudium – Riflessioni: 1-13

Evangelii-Gaudium

Molti saranno i posts su Croce-Via circa l’Esortazione Apostolica « Evangelii Gaudium » in quanto  questo documento polimorfo è semplicemente EPOCALE e ha, secondo me, la potenza di una Lettera di San Paolo o di San Pietro: simile levatura spirituale, simile ispirazione e fiato, simile richiamo costante alla conversione, simile sguardo pratico.

Chi si lamentava di Papa che non si esprimeva chiaramente chiamando le cose con il loro nome ha ricevuto con questo documento una definitiva, scottante ed umiliante direi anche, smentita: ecco un documento chiarissimo, con dei sì che sono sì e dei no che sono dei no e tra i due una spinta al miliardo e trecento milioni di cattolici del mondo intero ad uscire di casa e da se stessi per annunciare il Kerygma!

Evangelii Gaudium è come una strizzatina d’occhio dello Spirito Santo, quando la società civile ha chiaramente apostatato e si rigira verso i suoi antichi idoli e si rinforzano le persecuzioni dei primi secoli: Egli ci ridà un Magistero dal sapore primitivo di slancio missionario, di fede senza compromessi, impregnato di speranza e spinto da un’immensa carità! 

Questa pubblicazione dell’Esortazione è , a mio parere, uno di quegli avvenimenti che fa quasi “toccare” dalla mente che lo contempla la figura trinitaria che lega in una sola Chiesa, la Tradizione, le Scritture ed il Magistero: Tradizione che è il fondamento delle Sante Scitture e del Magistero, Sante Scritture che procedono dalla Tradizione e che sono annunciate dal Magistero, Magistero che interpreta e spiega Tradizione e Scritture e sempre apre al mondo intero la Buona Novella di Gesù Cristo e il tutto è ispirato dallo Spirito Santo che fa la Chiesa.

 

Il Santo Padre ci ricorda quanto noi cristiani dobbiamo rifuggire la tristezza, scampare via dalle scuse e recriminazioni, non lasciarsi ingannare da una società tecnicista che baratta gioia contro piacere,  non scambiare isolamento ed autoreferenzialità con la pace e la verità, ma dobbiamo essere veramente umani andando aldilà di noi stessi, verso gli altri, per incontrare l’Evento per eccellenza, il Cristo. Lì è la vera gioia, lì è la vera fecondità, lì fuggono via tristezza e scoraggiamento. 

 

Papa Francesco, lungi dall’essere apodittico, ci spiega perché, ci ricorda che il bene tende sempre a comunicarsi ed introduce qui una nozione che mi ha affascinato per la sua pertinenza pratica anche in altri contesti e che vorrei compartire: ogni azione evangelizzatrice è sempre nuova mentre fa memoria. 

 

Eh sì, per cominciare  ci dobbiamo lasciare stupire da quel quel che annunciamo per poi essere capaci di trasmettere quel che ci stupisce con l’entusiasmo di una novità.

 

Questo non è solo un concedere all’epoca attuale, epoca dello zapping perpetuo e della novità ad ogni costo che è rottura parcellare del sapere. Anzi proprio il contrario: quel che il Santo Padre ci spinge a fare è ritornare senza fine all’unità, essa stessa sempre misteriosa, cioè sempre da approfondire. Siamo proprio all’opposto della concezione attuale di novità. E la via che il Santo Padre ci indica per rifare quest’unità e annunciarla è di fare memoria.

 

Interessante perché fare memoria non vuole dire avere la memoria, e neanche creare una memoria, ma fare memoria: siamo in un’agire, quello di andare verso l’altro annunciare il Kerygma, come l’ha fatto Gesù stesso e come hanno fatto i Suoi discepoli ed i cristiani per secoli. Andare fuori evangelizzare è un “fare” memoria: non un ricordarsi, non un crearsi nuove dottrine o pseudo-memorie.

 

Se insegno ad un giovane solo parlandogli egli si ricorderà solo il 5% di quel che gli è insegnato, se in più di dirglielo glielo mostro, allora se ne ricorderà forse un 20%, se lo faccio assieme a lui allora se ne ricorderà per sempre: ma mentre faccio assieme a lui, non è di semplice ricordare che si parla, ma di fare memoria nel condividere uno stesso atto, una stessa competenza

 

Ovvio, questo insegnamento del Santo Padre ha conseguenze inverso quei cristiani che credono il loro ruolo limitato al coltivare una memoria o quelli che credono che bisogna re-inventarsi una “nuova” memoria o, addirittura farne a meno: qui il Santo Padre dice loro che questo non è Chiesa, non è evangelizzare, non è incontrare il Cristo, non è andare verso l’altro , questo non sarà mai sorgente di gioia.

“Fare memoria” è rendere Cristo presente per l’azione dello Spirito Santo nell’incontro con l’altro.

In Pace

 



Categories: Attualità cattolica, Magistero

4 replies

  1. Sul mio inutile blog mi sono posto delle domande semi-serie su un brevissimo, davvero breve, paragrafo dell’Esortazione. Giusto per il gusto di andare un poco controcorrente, e per pormi a metra strada tra i laudatori e i contestatori. Insomma faccio la parte del perplesso che pone le domande al Papa, in tono filiale, provocatorio ma mai offensivo.
    A me piace lanciare provocazioni, ma più che altro sono un vanesio, un “eliatio narcisista”…
    Questo è, se può interessare…
    http://vivificat.wordpress.com/2013/11/28/ma-il-papa-e-giudice-della-dottrina-o-dei-comportamenti-delle-anime/

    (Oltre tutto mi sono divertito anche a offrire un poco il fianco a qualche “papista” dell’ultima ora, che vede in ogni minimo dubbio che si pone un “fedele” una offesa grave alla dignità papale…
    e coglie ogni occasione, opportuna et importuna, per lanciar strali ai dubbiosi)
    ps. Tengano presente che, Papa Francesco dixit, il dubbio è ….

    • Tengano prresente “i papisti”

    • Caro Ubi,
      Ho letto con interesse la tua riflessione sul tuo blog, ma credo davvero che ti “spaventi” per qualcosa che il Santo Padre non ha detto.
      Quel che lui dice e che tu stesso hai citato è che non è essere cristiani se si usano la sicurezza dottrinale e disciplinare come strumenti per sentirsi superiori agli altri, per classificare gli altri e, nei fatti, impedire agli altri di avvicinarsi alla Chiesa.
      D’altro canto dice anche che questa stessa sicurezza dottrinale e disciplinare non debba essere un modo sviato di essere centrati su stessi.
      A questo proposito quando scrivi la tua litania di ” Ha il Papa a cuore il mio bisogno…” egli risponderebbe di sì e ti direbbe, come lo ha fatto nei primi 13 punti della sua esortazione, che quel di cui tu ( e noi tutti) hai bisogno in primis è di gioia e che la gioia ce l’hai quando vai ad evangelizzare: questa è la conversione “paolina” alla quale egli ci chiama in questo A.D. 2013. Quanto alla liturgia egli non esita a scrivere più in là che deve essere bella, il che corrisponde alla tua ( e non solo tua, credimi) più che legittima aspirazione.
      In Pace

  2. ogni azione evangelizzatrice è sempre nuova mentre fa memoria.

    Quanta verità!
    Ti lascio un piccolo ricordo. A me capita spesso di infiammarmi quando qualcuno mi chiede pareri su musiche che per me significano molto. Ogni volta che mi “infiammo” vedo che la persona che mi ascolta è a volte rapita più dalla mia gioia nel parlarne che dalla musica che sto descrivendo. Ogni volta scopro che in fondo è il mio sentire interiore che fa breccia veramente nell’anima di chi mi ascolta e lo aiuta a ritrovare in lui quelle sensazioni.
    Eppure io non faccio che ripetere quel che conosco… ma non è vero! Perché nel confronto con un altro mi giungono nuovi collegamenti: richiamo alla memoria dei momenti passati con quella persona ad esempio, e questo evoca nuove immagini, nuove sensazioni. Ed è scoperta nuova.
    Parlare di Cristo in questo modo mi capita. Ma mi sento sempre meno competente rispetto all’ambito musicale e certamente meno affidabile.
    E che errore che compio. Chi mi dice che sono affidabile è Cristo stesso.
    Il Papa non ha fatto che ricordarmelo con questa, appunto, esortazione a crederMI di poter crederCI!

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