Il Cardinale Walter Kasper sulla Sacrosanctum Concilium

Card. Walter Kasper

Card. Walter Kasper

Commentiamo brevemente un’articolo della Kipa/Apic ripreso dal Sismografo una settimana fa il 17 ottobre 2013 circa un’intervento dato dal Card. Kasper in un congresso a Friburgo, in Isvizzera, all’occasione del 50mo anniversario della Sacrosanctum Concilium.

Benché centrato sulla situazione Svizzera molti punti sono di interesse generale per chi si interessa di Liturgia da vicino a o da lontano: il venerabile Prelato ha ricordato che l’obiettivo del Concilio era di “ rendere il mistero di Cristo nella sua Chiesa in una comprensione nuova e sottolinea che la richiesta da parte dei Padri Conciliari della partecipazione dei fedeli in quanto soggetti significava partecipazione di questi in un dialogo con il sacerdote che “che agisce in nome di Cristo”.

Il rischio, che poi si è verificato, era che senza una solida catechesi dei sacramenti, si cadesse sia nel ritualismo che nella banalità. A titolo di esempio mostra quanto si sia nei fatti sviati e rimasti sia su nozioni di solo sacrificio o di sola cena “senza integrare il senso più profondo che è celebrazione della Pasqua, della Passione e della Resurrezione di Cristo.”

Teniamo a metter in evidenza questo discorso in quanto il Cardinale riallaccia così colla necessità di collegare l’atto liturgico e cultuale con il fondamento della nostra Fede che è la posizione  Croce-Via e ci conferma quel che abbiamo illustrato nel nostro post su La Liturgia Apocalittica

La ricerca di eccellenza e del famoso massimo comune moltiplicatore discusso nei nostri posts sul bi-ritualismo trova qui una sua formalizzazione che ci convince: l’eccellenza del rito passa attraverso una reintegrazione esplicita della nozione che durante la Santa Messa vi è attualizzazione della Pasqua nella Sua interezza, compresa la dimensione comunitaria del giovedì santo, e comprendente tutta la Passione e la Resurrezione. La connessione tra fede e culto è pienamente ristabilita e la missione catechistica ha il suo oggetto perfettamente delineato e, per quanto ci riguarda, sono anche indicate così le linee di evoluzione future della forma ordinaria come anche di quella straordinaria, ognuna secondo il proprio genio, sotto il soffio dello Spirito Santo ed in piena obbedienza ai Pastori nel fare quel che la Chiesa vuole che sia fatto.

In Pace



Categories: Liturgia e Sacra scrittura

5 replies

  1. Ciao, Simon. Ho fatto uno sforzo, ti ho letto, da quell’altra parte. Poteva andare diversamente? No, non poteva.

  2. 271. Che cos’è l’Eucaristia?
    1322-1323
    1409
    È il sacrificio stesso del Corpo e del Sangue del Signore Gesù, che egli istituì per perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della Croce, affidando così alla sua Chiesa il memoriale della sua Morte e Risurrezione. È il segno dell’unità, il vincolo della carità, il convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della vita eterna.

    278. Chi è il ministro della celebrazione dell’Eucaristia?
    1348
    1411
    È il sacerdote (Vescovo o presbitero), validamente ordinato, che agisce nella Persona di Cristo Capo e a nome della Chiesa.
    ———————————————

    L’auspicio del Card. Kasper di accompagnare la vita liturgica con la catechesi già si realizza “democraticamente” se oltre ad andare a Messa si studia il Catechismo, meglio che con le interviste. Altrimenti cosa l’hanno scritto a fare?

    • Infatti, quello è il nerbo di tutta la questione, lavoro capillare e da fare a molti livelli: catechizzazione a cominciare dall’alto…. e dal vero basso.
      Il fatto che siamo in una società totalmente ignorante può , forse, anche essere visto come un’opportunità.
      Sapendo poi che uno capisce meglio le cose quando le deve insegnare ad altri…
      Ma anche la liturgia deve riacquistare quella dimensione di educazione non solo nell’oralità passiva ed attiva ma anche nella contemplazione dell’azione liturgica che deve tendere alla sua propria perfezione e nella partecipazione anche fisica dei fedeli che NON vuol dire fare quel che il sacerdote fa e clericalizzarli indebitamente. L’antico rito, da questo punto di vista ci riusce meglio che l’attuale, a mio parere.
      La perfezione non è di questo mondo ma la ricerca di eccellenza sì.
      In Pace

Scopri di più da Croce-Via

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading