L’amministratore infedele e Papa Francesco

Amministratore Infedele

Amministratore Infedele

Il caro Kerygmatico/minstrel, in uno dei commenti al mio post “Sui dubbi sull’intervista a Scalfari”, dove commentavo un’ottimo intervento del Dr Tornielli , cita la seguente frase di De Marco, reperita sul sito Settimo Cielo di Magister, e mi ha chiesto cosa ne pensassi di questa critica:

“Il suo (di Papa Francesco, ndr)  è, a tratti, un comportamento da manager moderno e informale, di quelli che si concedono molto alla stampa.”

A questo di Kerygmatico fa risonanza  un altro commento sarcastico, ma intelligente,  dell’utente Lycopodium offerto tempo fa sotto il mio post “Il Papa Bloggista”:

“Lo scalfaro-papismo è realizzato quando il potere mediatico-secolare controlla il potere religioso.
Nella sua forma più estrema, lo scalfaro-papismo è una teoria politico-culturale, o di politica della cultura, nella quale il capo del potere mediatico secolare non è solo il papa di fatto, ma lo è anche di diritto.

Vorrei fare due considerazioni preliminari prima di dire la mia sulla critica di De Marco: la prima sarà una constatazione della realtà e la seconda una brevissima riflessione spirituale e ambo saranno necessarie visto che quando si parla di Papa e di Papato si dovrebbe sempre incamminarsi avendo una gamba poggiata in  terra e l’altra nello spirito.

Considerazione prima

Viviamo in democrazie (più o meno), ma quel che fa la forza della nostra società sono le imprese e le imprese sono organizzazioni altamente non democratiche come si può constatare, quasi avessero bisogno del disordine democratico per poter mantenere le loro strutture ordinate al loro scopo e aumentare la loro neghentropia. In seguito ai vari scandali del decennio passato e sotto la spinta del legislatore, si richiede sempre di più una separazione fisica tra il presidente di un consiglio di amministrazione (Chairman of the Board) che rappresenta gli azionisti  e l’amministratore delegato (Chief Executive Officer) in carica della concezione e della messa in opera con successo della strategia imprenditoriale.

Se guardiamo bene alla storia del passato del papato vediamo sempre una figura di governo di tipo monarchico (cioè avente un solo principio, unità di comando e di direzione) , tra l’altro tipico anche del potere vescovile in quanto tale, non democratico. Ma un re, per millenni, non è mai stato concepito come una regina Elisabetta, stando seduta sulla sua nuvoletta e guardando, dall’alto e da lontano, quel che avviene tra i mortali. Invece un re è sempre stato colui che si sporcava le mani, andava in battaglia, tagliava teste, levava imposte, si occupava della vedova , dell’orfano e dell’indigente, faceva fruttificare il suo regno alla stessa stregua di un latifondista.

Nell’immaginario popolare chi parte in guerra e conduce le truppe vittoriose alla conquista di nuove terre e di ricchezze è proprio il re: e non un re che se ne sta lontano.

Dobbiamo arrenderci all’evidenza: i monarchi attuali non veicolano più quest’immagine. Chi oggi sale sugli aerei per motivare truppe oltre oceano, chi promette E distribuisce ricchezze intorno a se, chi da energia alla società non è più il monarca, è l’”amministratore delegato”: è lui che si sporca le mani, è colui che risponde solo al presidente del consiglio di amministrazione e utilizza tutte le energie della propria impresa per riuscire a realizzare gli scopi a lui fissati da detto consiglio.

Cosa sia un Papa monarca non ha più significato oggi in quanto l’idea stessa di monarchia è stravolta e non comprensibile, percepita più come una divinizzazione della funzione che un’incarnazione di potere: quel che si avvicina di più, analogicamente, a quel concetto monarchico, quando fu messo a posto secoli e millenni fa, è piuttosto quello di Papa – Amministratore delegato, uno che non esita a sporcarsi le mani, sale in aereo con la sua valigetta, incontra gente al suo arrivo, prende decisioni avvisate sulla base dei consigli e delle proposte fattegli, cosciente del multiculturalismo ambiente, teso verso l’implementazione delle strategie che il Suo consiglio di amministrazione, la Santa Trinità gli chiede di mettere in opera, esercita leadership e motiva gli impiegati a credere nel successo dell’impresa.

Considerazione seconda

Mi voglio riferire qui alla parabola dell’amministratore infedele, astuto e corrotto in Luca 16, 1-13

Quando questo vangelo capita essere letto, solo molto, ma molto, raramente si sentono omelie che lo spiegano decentemente: in verità, l’amministratore infedele della parabola è una figura di Cristo stesso, il quale “sperpera” i beni del proprietario,  cioè le grazie del Padre, al fine di diminuire, indebitamente, il debito che noi peccatori abbiamo verso Dio.

Analogicamente, il Papa è Vicario di Cristo, il Suo amministratore delegato: la sua missione è all’immagine del Suo Maestro: sperperare le grazie di Dio, “comprare” le anime con i beni di questo mondo, cioè con tutti i mezzi a disposizione al fine di salvarle.

Conclusione

La critica di De Marco è un complimento!

Il Papa deve essere un manager, nel senso moderno del termine, un manager attivo, che agisce e, in questo caso di istituzione divina che è la Chiesa,  deve anche sprecare: oggi, al XXI secolo, la sua natura, fa si che deve vestirsi da imprenditore, monarca moderno, greco tra i greci, gentile tra i gentili, ebreo tra gli ebrei.

Leggete, cari amici, il Vangelo: è un trattato degno delle migliori Business Schools.

Papa Francesco, sii per noi l’Amministratore Infedele della parabola!

In Pace



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14 replies

  1. Sono ad un quarto di lettura del post, ma una cosa te la devo dire Simon: grazie Prof.! Qui ci sono concetti che non si trovano da nessu’altra parte nel web, concetti di management di livello universitario di cui tutti si riempiono la bocca, ma che così non ho mai sentito spiegare.
    E’ proprio il caso di dirlo anche pubblicamente: è un onore per il nostro blog ospitare i tuoi scritti Simon.

    Come è un onore ed un piacere poter discorrere di questi scritti con utenti come quelli che finora qui hanno commentato. Lettori che entrano in questo luogo per cercare le domande giuste più che le risposte a quelle sbagliate, che cercano il dialogo parlando di sé e non di ciò che pensa qualcun’altro, persone in cammino, in fieri, che si cercano e cercano il loro “si” a Cristo.

    Non l’avevo ancora fatto, me ne accorgo solo ora: grazie davvero a tutti per quello che state contribuendo a costruire qui!

  2. Grazie del sorriso

    «Sorrise come soltanto i veri timidi sanno sorridere. Non era la risata facile dell’ottimista né il rapido sorriso tagliente dei testardi ostinati e dei malvagi. Non aveva niente a che fare col sorriso equilibrato, usato di proposito, del cortigiano o del politicante. Era il sorriso strano, inconsueto, che sorge dall’abisso profondo, buio, più profondo di un pozzo, profondo come una miniera profonda, che è dentro di loro».

    Ernest Hemingway, “Di là dal fiume e tra gli alberi”

  3. Simon
    In questo intervento mi ha reso particolarmente felice il riferimento all’economo che comunemente viene definito infedele ma che, per il Vangelo, è fedele, nel poco, ma fedele. L’assimilazione di questa figura a Cristo è una mia fissa da parecchio tempo, da quando ho radiografato la parabola di Luca sul testo greco. Le considerazioni su questa figura le ho riassunte in una pagina del mio sito raggiungibile da questo link:
    http://www.florisnet.it/index.php/teologia/temas/30-i-due-fratelli?showall=&start=5
    A molti l’accostamento è apparso blasfemo non prendendo in considerazione il fatto che le parabole si sviluppano su un piano terreno-umano e, per poter essere capite, si devono proiettare sul piano divino. Mi fa piacere che questa rivoluzione nasca dal basso e che alla medesima (azzardata) conclusione si sia arrivati procedendo per strade diverse.
    Si è sulla buona strada quando ci si mette a disperdere il patrimonio teologico del Dio ricco.
    Andrea (homo biblicus del blog Tornielli)

    • Caro Andrea,
      ho letto con grande interesse la pagina del tuo link da te suggerita.
      E’ effettivamente simpatico vedere che la vita ci fa capire il Vangelo in modo rinnovato: però, per consolarti, questo sguardo lo avevano anche i Padri della Chiesa quando commentavano questi brani.
      Noto che fai un parallelo tra questa parabola e quella del figliol prodigo: pochi realizzano quanto proprio il figliol prodigo stesso sia una figura di Cristo, che sperpera i beni del Padre, le grazie di Dio in mezzo agli uomini, che si fa peccato e che torna dal Padre mentre angeli ed arcangeli del cielo rimangono stupefatti e gelosi dell’amore di Dio per l’uomo.
      Dio essendo infinito, cioè straboccante Se stesso, possiamo sperperaNe tutti i Beni come anche tutti quelli della terra se è per farci degli amici in cielo e tornare da Lui.
      Spero rileggerti!
      In Pace

  4. Grazie per la citazione. Noto che Simon qui si concentra su un punto periferico dell’articolo di De Marco; punto in cui si intrecciano diverse componenti che l’oltranzismo dei laudatores e dei denigratores (scusa il maccheronico) non aiuta a sciogliere.
    Ci sono altri aspetti, a mio avviso più qualificanti, dell’articolo sarebbe ingiusto tralasciare. Aspetti che toccano si e no i singoli: papa, vescovo, prete, religios*, laic*.
    Aspetti invece attinenti ad un paradigma che unisce trady e progr, che qualcuno dal 22.12.2005 al 28.02.2013 ha tentato invano di superare…
    Resto disponibile a parlarne.

    • Gentile Lycopodium,
      questo post non si voleva in opposizione a De Marco ma giusto una risposta a Kerygmatico con il tuo commento per meglio contrastarlo: personalmente scrivo qualcosa solo quando penso avere qualcosa da dire.
      Di solito mi piace mettere in risalto apparenti contraddizioni per spingermi e spingere chi mi fa l’onore di leggermi a rompere i quadri abituali ed entrare in una sana creatività: nel post precedente era l’idea di un papa eminentemente proselita nella prassi e qui era l’idea di principio monarchico quale vissuto nella società moderna e come tradotto negli ultimi pontificati.
      Non penso laudiamo nessuno, ma ci sono antipatici coloro che sono nella critica costante e che vedono per volontà deliberata il bicchiere sempre vuoto o mezzo vuoto: ecco, guardiamolo questo benedetto bicchiere in quanto mezzo pieno e non c’è neanche bisogno di considerarlo pieno. Anche se, misticamente, secondo me, è stracolmo di Dio.
      Quanto all’ermeneutica della riforma nella continuità questo blog ci tiene assolutamente in quanto è fondamento logico/ontologico della Santa Chiesa stessa e della credibilità della Sua Testimonianza nell’annuncio del Kerygma stesso e della Sua Autorevolezza nel Suo Magistero: continueremo a svilupparne il tema in funzione anche dell’attualità.
      Se ti interessasse portare una contribuzione positiva saremo felicissimi di farne parte gli altri utenti!
      In Pace

  5. In sintesi, metterei da parte ciò che De Marco vede nel papa Francesco.
    Può aver torto o ragione, non è per me il punto (anzi vorrei tanto che la linea interpretativa di CroceVia fosse quella giusta…!).
    Se pure il papa non fosse tale quale De Marco lo descrive, ciò non toglie che un numero immenso di esponenti del clero, dei religiosi e dei laici, tipicamente e paradigmaticamente, è descrivibile con queste parole del prof.:
    «convertito dal Concilio negli anni di formazione, specialmente da ciò che io chiamo il “Concilio esterno”, il Vaticano II delle attese e delle letture militanti, creato da alcuni episcopati, dai loro teologi e dai media cattolici più influenti… uomini di Chiesa che… sono anche i “conciliari” [rectius: esterno-conciliari!] più rigidi, convinti dopo mezzo secolo che il Concilio sia ancora da realizzare e che le cose vadano fatte come fossimo ancora negli anni Sessanta, alle prese con la chiesa “pacelliana”, la teologia neoscolastica e il modernismo laico o marxista».
    Questo è il paradigma che l’ultimo Montini, Wojtyla e Ratzinger hanno – ciascuno a suo modo – tentato di superare.

  6. Tra gli amministratori infedeli non dimentichiamo di metterci anche Giuda,del quale Gesù non fece certamente l’ elogio: “meglio non fosse mai nato!”. Del quale Giuda Giovanni dice, a proposito della sua protesta per lo sciupio dell’ unguento prezioso in nome dei poveri: “ questo egli disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. »(Gv.12). I ‘poveri ‘ sempre come pretesto delle malversazioni!E si è ladri non solo rubando dalla cassa dei soldi, ma soprattutto sottraendo dalla cassa della fede – il famoso depositum fidei – la sostanza stessa della fede, per di più beandosi dell’applauso che da questa spoliazione deriva! A proposito della qual fede mi converrà qui dare soddisfazione a una precedente domanda di kerigmatico, a riguardo di quello che credo:

    –La mia fede è la fede in una Chiesa che mi rivela lo splendore del Dio Uno nella Trinità delle Persone- e non un intruglio di dio buono per tutte le bocche, e a tutti indifferente….che mi annuncia la buona Novella della Redenzione in Cristo, il Messia di Dio e insieme Presenza di Dio che salva, e quindi mi parla di peccato e di Grazia, della Giustizia e del Perdono, dell’ultima parola che spetta a Dio nel suo Giudizio Universale su tutta l’umanità… che mi ricorda sempre il Paradiso e l’ Inferno, e del dovere di pregare in suffragio delle anime Purganti, che anelano alla visione di Dio…che mi toglie dalla mia solitudine e mi incorpora nella Comunione dei Santi…una chiesa che proclama la sovranità regale di Cristo su tutti gli uomini e le istituzione e le leggi umane, che rivendica i diritti di Dio e del suo Cristo, piuttosto che i diritti dell’uomo…. in una parola, la fede in una Chiesa che vede tutto dalla parte di Dio – il Dio manifestatosi in Gesù – piuttosto che da quella dell’uomo, in tal modo assicurandomi la salvezza e l’ingresso nel mondo di Dio …

    … quello che Chiesa (la vera) ha fatto nel corso di questi due millenni – realmente e non platonicamente – nonostante la debolezza e il peccato dei suoi uomini, ma nello stesso tempo avvalendosi della forza della Grazia manifestatasi nei suoi Figli migliori…

    • vedo che kerigmatico deve ancora dare riscontro alla mia risposta su una sua precisa e ripetuta domanda….

      • Lei non ha bisogno di riscontri da parte mia perché ogni mio riscontro è per lei motivo di scontro. E’ palese che cerca lo scontro per sostenere la sua tesi che sente essere per lo meno temeraria.
        Si fidi di quello che sente. Soprattutto se e quando sente di essere temerario e se sente l’esigenza di chiarirsi con sé stesso e Dio. Non cerchi scontri, ma incontri. Anche qui.

        Nel mio piccolo, nella mia ingenuità, ho semplicemente compreso che lei in primis ha bisogno di sfogarsi. Non deve essere facile sentirsi defraudato della propria (visione di!!!) fede da parte degli unici titolati a trasmetterla. Uno sfogo è obbligo.
        Spero le sia bastato questo spazio.

        Ma mi permetto di consigliarle di andare oltre, di cercare un cammino che vada oltre lo sfogo.
        Ora infatti credo abbia bisogno di chiarire dove a suo avviso la Chiesa ha preso direzioni per lei incomprensibili. Potrebbe aiutarsi leggendo i vari posts dedicati alla continuità e vedere dove non collimano con le sue opinioni. Per far chiarezza nel suo pensiero che ora, per un lettore che non la conosce, sembra solo costruito su frasi fatte.

        Naturalmente è libero di non accettare alcun consiglio. Spero però accetti il mio sincero augurio di buon cammino.

        • ma lei mi aveva chiesto della mia fede, mi pare due volte … e io le ho risposto. Lo spazio che mi ha concesso mi ha dato l’opportunità di farne una dichiarazione, che non ho mai presunto che fosse divergente dai contenuti fatti/tramandati dalla Dottrina Tradizionale…che non ritrovo più, o, se ancora presenti, stravolti, nella professione della Chiesa Nova, quella che promuove il Culto del Dio Universale, con tutto ciò che ne consegue…Grazie comunque, e altrettanto buon cammino…

  7. Bel post, ben argomentato. Però…
    1 – Prima di procedere con la generosità degli sconti, l’amministratore infedele ha bisogno di mostrare nero su bianco al debitore l’entità del suo debito. Ma col debitore che non si ritiene tale, che orgogliosamente pensa di non aver alcun debito da pagare, il contabile di Dio che fà?
    2 – Quanto ai ceo, i decision e policy maker che non disdegnano il maglioncino blù, oggi di gran moda, mi fà orrore pensare che possano maneggiare il livello dei valori e dell’etica di un’azienda con una logica da mercanti. Diamo il Vangelo in mano a un CEO, e vedremo ben presto i suoi contenuti sulla lista dei prodotti in offerta speciale.
    Gesù stesso se ne rese conto, mentre satana lo tentava. O no?

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