Livi e la “luce del criterio” di continuità

Paul Ricoeur riconosce ogni contesto…

Con questo breve post segnaliamo il nuovo articolo di Mons. Livi reperibile su “La Nuova Bussola quotidiana” che analizza i fatti concernenti la lettera di Papa Francesco a Scalfari e il baillame nato da questa.

L’articolo è condivisibile in toto poiché oltre a fornire una sintesi perfetta dei problemi in campo – ad esempio quando spiega cosa intendano con il termine “dialogo” gli atei alla Scalfari o gli anti-assolutisti come Ferrara – chiarisce, è il caso di dirlo DI NUOVO, l’unico metodo didattico/ermeneutico per la lettura di certe uscite ecclesiali. UNICO Metodo ermeneutico che a questo punto, è ora di dirlo chiaro, deve sempre più caratterizzare l’azione di coloro che si definiscono cattolici su web e nella apologetica pratica.

Indovinate? Esatto: continuità.
Con-ti-nui-tà. Punto.

“il criterio” unico e valido “non può che essere quello della «riforma nella continuità», non quello della «rottura»” scrive Livi. Come a dire che non tutte le letture ermeneutiche sono valide, non può esserci relativismo ermeneutico!

E’ esattamente quanto ha sempre sostenuto Simon.
Ma Livi non si ferma qui. E chiarisce un altro punto del “criterio” di continuità: la lettura INTEGRALE di ogni documento alla luce del suo CONTESTO (dove scrive “se si legge il testo del documento nella sua interezza” ecc)

Ecco dunque cosa offre questo splendido articolo che invitiamoa a leggere. Esplica in modo magistrale due punti cari al blog Croce-via: continuità e contestualizzazione.
Quella continuità che non viene ricercata o che spesso viene accantonata per teorie di rottura (sedevaticaniste o ultraprogressiste che siano) tanto affascinanti quanto campate per aria.
Quella contestualizzazione (detta anche “Referenza”) che viene bellamente ignorata da moltissimi che scrivono testi con ermeneutiche “di rottura”, senza nemmeno rendersi conto di usare le armi che le teorie della comunicazione studiano e che noi chiediamo siano comprese per un preciso atto ermeneutico in continuità.

Perché tutti noi scriviamo, involontariamente o meno, usando categorie quali “lettore implicito”, “autore reale” o, in caso di narrazione (come quella evangelica) “narratario” e “narratore” e così via. Conoscere un minimo di teoria della comunicazione è fondamentale per la comprensione di ogni scritto. La conoscenza di tale argomento poi è fondamentale in questo periodo di confusione terminologica e ignoranza dei principi, soprattutto per noi cristiani dove un termine rettamente inteso nasconde un preciso principio veritativo.

Su tutti consiglio un libro: Ricoeur, Paul, Dal testo all’azione, saggi di ermeneutica, anteprima di Google. (aggiunto in biblioteca del blog)

Inoltre mi permetto di linkare questi appunti dell’amico Don Barbaglia, biblista in quel di Novara, che all’inizio di ogni suo corso di esegesi biblica è solito esplicare in modo preciso e netto la teoria dell’opera letteraria di Ricoeur.
Strepitose a mio dire anche queste lezioni mp3 sullo stesso argomento:
Spiegazione della intra-testualità e introduzione alle teorie di Ricoeur
Metodologia esegetica di matrice sincronica di Paul Ricoeur (I)
Metodologia esegetica di matrice sincronica di Paul Ricoeur (II)
Metodologia esegetica di matrice sincronica di Paul Ricoeur (III)

I file linkati sono estrapolati da un corso di esegesi biblica dell’anno universitario 2008/2009 di Teologia in Novara. L’intero semestre in formato audio è reperibile qui mentre gli appunti scritti sono qui.

Mi si potrebbe rispondere che è puro buon senso sapere che il Papa quando scrive “coscienza” intende un atto della “retta ragione”, in linea con il Magistero e la dottrina cattolica.
Eh… ad una considerazione tanto banale quanto vera, non posso che sorridere e alzare le braccia al cielo.



Categories: Attualità cattolica, Ermeneutica della continuità

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4 replies

  1. Ritorno alla quasi normalità e ho letto tante cose interessanti ed utili, su cui avrei moltissimo da dire. Un pezzo per volta, anche se non riposte nel post giusto. Una prima osservazione :Mi si potrebbe rispondere che è puro buon senso sapere che il Papa quando scrive “coscienza” intende un atto della “retta ragione”, in linea con il Magistero e la dottrina cattolica.” E’ stano che si possa pensare che la coscienza non sia retta dalla ragione, la quale ha analizzato e selezionato dati e si è data una risposta plausibile o comunque ritenuti vicini alla verità che diventa “verità conosciuta” appunto con coscienza retta seguendo la quale Cristo salva tutti. Mi preme però insistere sulla coscienza retta ed informata. Il cristiano ha conosciuto Gesù, il Dio misericordioso e Cristo redentore. Questo annunzio fa la differenza sostanziale tra il cristianesimo e tutte le altre religioni. Parlare di sincretismo quindi non ha senso, pur essendoci in ogni religione valori e verità comuni. Come non ha senso dire che tutte le religioni son uguali , imputando di apostasia che pratica il dialogo. Occorre il dialogo per il rispetto verso tutti , per evitare guerre di religioni, per fare una unica barriera contro l’ateismo ed il materialismo. Solo con il dialogo noi possiamo testimoniare e far conoscere il Cristo, non presentandoci come la Verità ed erigendo un muro . Eppure quante stonature in troppi siti. Non è capito….

    • Grazie Vincenzo, son contento del tuo ritorno alla (quasi) normalità. 🙂
      Da quel che ho capito alcuni “siti” pensano che ogni dialogo sia tale perché esiste la disponibilità dei dialoganti nel mettere le proprie certezze in campo PER DISCUTERLE ED eventualmente CAMBIARLE! Come se la prerogativa del dialogo non sia il dialogo fine a sé stesso, cioè uno dei percorsi privilegiati che ti permette di comprendere le idee di una persona e di avvicinare quella persona, di entrare nei suoi sentimenti che custodiscono ciò che ella è, bensì è un dialogo finalizzato certamente a trovare un accordo a costo della tua verità.
      Che hanno? Paura del confronto?
      Questa è una visione del finalismo del dialogo sbagliata e fuorviante a mio avviso. Dovremo pensare di scriverci qualcosa sopra. Con calma. Magari potresti farlo tu vincenzo se ti va, appena ritorni alla vera normalità! 😉

  2. Ti ringrazio Kerygmatico per questo tuo post.
    Purtroppo, come sai, non potrò partecipare al blog attivamente fino a mercoledì della prossima settimana, ma vorrei sottolineare l’assenza di onestà intellettuale di coloro che cercano di strumentalizzare le posizioni chiarissime e coerenti di Mons Livi come mostrato in questo e altri articoli: che i vari male-stanti nella Chiesa cattolica, come i “mic” della blogosfera o altri Don Ariel con lei, se lo tengano per detto.
    Ma tanto… a costoro, che gliene importa del reale?
    Ma anche un Magister, che gli passa per il cranio? Va addirittura cercare le sue referenze nei blogs “raeliani” pur di sporcare il Santo Padre e chi collabora con lui! Che “mic” sia una pettegola di professione tutti lo sappiamo, ma Magister? Che succede? Le maschere cadono?
    In Pace

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