La veglia per la Pace di Papa Francesco

Popolo di tutte le nazioni orante e adorante per la Pace ieri sera in Piazza San Pietro ( fonte il Giornale)

Popolo di tutte le nazioni orante e adorante per la Pace ieri sera in Piazza San Pietro ( fonte il Giornale)

Un momento dove il termine “Cattolico” ha preso tutta la sua accezione di “Universale”dove la Chiesa si è mostrata davvero “Sacramento” cioè “Segno efficiente”  dell’Amore di Dio per tutte le Nazioni.

Lunghissima Adorazione Eucaristica, Rosario, invocazione allo Spirito Santo, Confessioni, silenzio, silenzio : dove lo spirito Francescano realizza perfettamente, completandolo,  lo spirito Benedettino.  Spirituale e ontologica mirifica continuità della Chiesa dagli Apostoli fino ad oggi che si rende visibile e tangibile con i Papi che lo Spirito Santo ha scelto per guidarLa!

L’omelia del Santo Padre, impregnata di referenze implicite ricche di duemila anni di Magistero, è un momento di catechesi cattolica capace di risuonare anche alle orecchie di chi cattolico non è, di chi cristiano non è , di chi religioso non è: magistrale momento dove la nostra Fede si è espressa completamente eppure resa recepibile da chi questa Fede non compartisce.

Partire dalla bontà del Creato, cosa buona per sé, perché voluta da Dio e giudicata in quanto tale da Lui, continuare lungo il suo svilimento causato dal peccato originale, la contemplazione immediata della prima conseguenza che è l’omicidio, visto che, in effetti, fatti all’immagine di Dio, se ci separiamo da Dio, per forza siamo separati dai nostri fratelli, complici tutti del gesto di Caino che ripetiamo quotidianamente, il Santo Padre propone a tutti gli uomini di buona volontà presenti, musulmani inclusi e atei, la sola soluzione possibile: quello della Croce.

Alcuni volevano che il Santo Padre chieda a tutti i presenti la conversione a Cristo:  Egli ha fatto ancora meglio, in un modo ancora più radicale: Papa Francesco ha chiesto a tutto l’orbe e a tutta l’urbe presente di guardare la Croce e di vedere in Essa il Cammino solo possibile. Che radicalità senza sotterfugi e vane promesse quella di presentare il Segno dell’ obbrobrio per antonomasia chi meno lo ama e più lo odia: noi inclusi!

E tutto ciò in adorazione, a ginocchio, davanti al Santissimo Sacramento, Gesù Cristo Stesso!

In Pace



Categories: Attualità cattolica

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10 replies

  1. Una citazione che per molti potrebbe suonare provocazione:

    “Definirsi cattolici significa accettare l’identificazione, kath’holon, secondo il tutto, la comunione universale del Regno. Significa rifiutare un’identità basata sull’esclusione. Quindi c’è un certo paradosso se intendiamo l’essere cattolici nei termini, per esempio, de non essere protestanti. […]
    In quanto cristiano riesco ad immedesimarmi e a entrare nelle storie di altre tradizioni religiose. Posso leggere di incontri con Dio nella tradizione islamica o giudaica, o sufi, e ritrovarmi nelle loro storie. Non solo mi insegnano qualcosa di Dio, ma anche di Cristo. Se credo davvero che Cristo sia la parola di amicizia in cui l’umanità si riconcilia, allora devo essere un discepolo di altre religioni in modo da imparare da loro parole nuove del linguaggio dell’amicizia universale che è Cristo. Il dialogo interreligioso non significa essere gentili con i propri vicini per rimanere in pace; dovrebbe essere parte della mia ricerca proprio in quanto cristiano. Un amico musulmano mi può aprire la mente, ampliare il mio vocabolario, in modo che io possa avvicinarmi a Cristo, in cui Dio riconcilia ogni cosa in se stesso. Il dialogo interreligioso, quindi, non ha come scopo lo sviluppo di una vaga spiritualità universale annacquata, con un pò di ogni religione mescolato dentro un pentolone. Quando presto attenzione ai musulmani che parlano della loro fede, allora voglio essere toccato dall’intensità delle loro convinzioni, dalla particolarità della loro fede, dalla sua differenza, per questo è quello che mi mantiene aperto. Un dialogo interreligioso in cui si dovessero accantonare le proprie convinzioni più profonde per cercare un facile interscambio di luoghi comuni sulla spiritualità sarebbe una perdita di tempo.”

    Radcliffe, Timothy. What is the point of being christian?, Oxford 2005 (tr. it. Monica Rimoldi, Il punto focale del cristianesimo, Milano, San Paolo, 2008) p. 224 e p. 254

    • Vi chiedo il favore di permettetermi una breve critica.
      La teologia morale afferma che il culto a Dio non può essere congiunto con errori religiosi o inganni. Si parla in questo casdo di superstizione. Inoltre non è lecito invitare qualcuno a fare un’azione intrinsecamente cattiva per ottenere un bene.
      Nel nostro caso non si può consigliare ad un non cristiano di compiere una preghiera congiunta con i loro errori religiosi neanche per un fine nobile e giusto come quello della pace. E’ come chiedere di compiere un atto supertizioso per per la pace. A meno che non si considerino gli errori delle religioni non cristiane, connessi con i loro atti di culto, come forme lecite e legittime di onorare Dio in modi diversi esprimendo una ricchezza ed una lodevole pluralità. Ovviamente questo non è possibile, sarebbe un parificare il culto vero a Dio con il culto falso e superstizioso. Sarebbe pieno relativismo religioso. Lo ha ripetuto con forza Papa Francesco quando ha affermato che chi non prega Cristo, prega il demonio.
      Inutile parlare della buona fede dei non cristiani. Dio nonstante (e ripeto nonstante) la malizia dell’atto supertizioso, può concedere benevolmente quanto richiesto dalla preghiera, vista la buona fede del pregante. Quello che non si può dire è che un atto intrinsecamente cattivo, diventi buono per la buona fede della persona che lo compie come ho letto in altri blog a riguardo della preghiera dei non cristiani. Questo viene affermato anche dal CCC. U natto cattivo rimane tale anche se soggettivamente può non esserci colpa.
      Ne devo concludere che Papa Francesco ha invitato i non cristiani a rivolgere un atto di culto al vero Dio escludendo errori religiosi. Li ha quindi invitati implicitamente alla conversione? Non sembra, a giudicare dai fatti.

      • Mai approfondito la teologia morale. Non ancora per lo meno. Sto seguendo un percorso di studi personali che mi fanno fare lunghi giri intorno all’argomento scelto, prima di passare ad altro preferisco concluderli tutti.
        Per questo ti ringrazio della critica e ti chiederei se ci indichi due fonti circa il dogma del “culto a Dio” che non può essere congiunto con errori o inganni, perché desidererei capire bene il contesto dove si situa quel testo e a chi è rivolto. Non perché non ci creda, ma proprio per mia (in)formazione personale
        Domanda che non vuol essere provocazione: ritieni Marco che l’essenza del cristianesimo non sia l’uomo che rende a Dio il culto che gli è dovuto, cioè l’aspetto puramente religioso, bensì Dio che si rende uomo per permettere la partecipazione divina all’uomo con la grazia, cioè l’aspetto puramente di fede?
        Questo non significa che non esista l’aspetto religioso nel cristianesimo (che NON E’ una religione tout court) ma che questo aspetto non può diventarne l’essenza poiché se si risolvesse nella religiosità, visto che il cristianesimo porta all’espansione massima il legame con Dio, il cristianesimo implicherebbe l’espansione massima della religione. E l’eccesso di religione, questa si, è superstizione!
        Inquadrato in questo modo dunque una preghiera simile non credo sia assimilabile in toto ad un atto di culto verso Dio, bensì a me (ignorante eh!) appare soprattutto un modo proprio dell’uomo di far “silenzio” nella sua anima e permettere di dare ascolto a ciò che Dio (l’unico!) “sta dicendo” alla nostra coscienza. Ho usato una grammatica teologica sconveniente in quest’ultima frase, ma lo faccio per chiarezza. Perdonami.

        • Per i libri di teologia morale ottimo è quello di Padre Teodoro sui libri scaricabili gratis da “www.totustuus.it”.
          Se no c’è il Jone che si trova su biblioteche d’antiquariato (www.maremagnum.com / http://www.abebooks.it ). Di recente lo ha ristampato anche la FSSPX (http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_virtuemart&view=productdetails&virtuemart_product_id=416&virtuemart_category_id=23&Itemid=270).
          Su quelle biblioteche d’antiquariato che anche il Dizionario del Palazzini-Roberti o il manuale di teologia del Palazzini-Lanza che sono davvero ottimi.
          Se poi leggi il latino ti consiglio questo sito:
          http://iteadthomam.blogspot.it/p/out-of-print-library-itopl.html

          E’ una miniera!

          La preghiera viene catlogata tra gli atti di culto resi a Dio. L’essenza del Cristianesimo è Dio che si fa uomo. Questo implica il dovere dell’uomo di contraccambiare tanto Amore.
          Però vedi se Gesù è l’unico mediatore tra Dio e l’uomo, ogni preghiera viene rivolta a Dio per mezzo di Gesù Cristo. I non cristiani non riconoscono Gesù come vero Dio e vreo uomo, come unico mediatore.
          Come si può invitarli a pregare? Li si può invitare a diffondere la cultura della pace, a convertirsi, ma non a pregare con le preghiere della loro falsa religione.

        • La preghiera è un atto di culto che può essere esterno o interno.
          Dio si è fatto uomo e ci ha dimostrato il Suo Amore. L’uomo ha il dovere di essere riconoscente e di rispondere con la pregihera.
          Tutte le preghiere sono fatte dal cristiano a Dio per mezzo di Gesù Cristo che è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini.
          Ora i non cristiani non riconoscono Gesù Cristo come unico mediatore e non Gli rivolgono preghiere.

          Per testi di teologia morale c’è quello di Padre Teodoro scaricabile dal portale
          http://www.totustuus.it

          Per testi come il compendio del Palazzini-Lanza, il dizionario del Palazzini e il famosissimo compendio del Jone ci sono le biblioteche d’antiquariato anche online:

          http://www.maremangum.com

          http://www.abebooks.it

          Questo sito poi è una miniera di libri digitali se leggi il latino:

          http://iteadthomam.blogspot.it/p/out-of-print-library-itopl.html

          E’ una minera!

          Il compendio del Jone è riedito dalla FSSPX:

          http://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_virtuemart&view=productdetails&virtuemart_product_id=416&virtuemart_category_id=23&Itemid=270

          Sul tema del primo comandamento e superstizione puoi leggere il Catechismo della Chiesa Cattolica.

          Poi sempre dal CCC:

          1793 Se — al contrario — l’ignoranza è invincibile, o il giudizio erroneo è senza responsabilità da parte del soggetto morale, il male commesso dalla persona non può esserle imputato. Nondimeno resta un male, una privazione, un disordine. È quindi necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori.

          Quindi non è lecito invitare una persona a commettere un’azione oggettivamente sbagliata anche se ritenuta buona dal soggetto per la sua coscienza invincibilmente erronea.

          Le preghiere dei non cattolici misti ad errori religiosi sono un male oggettivo.

          • Intanto grazie Marco.
            Ho trovato questo ieri cercando velocissimamente su web
            http://digilander.libero.it/longi48/Morale%20Fondamentale.pdf
            Appunti di teologia morale con alcuni approfondimenti posto CVII. I tuoi sono edizioni che tengono conto del Vaticano II? Va beh, controllo io. Intanto di nuovo grazie, vedrò di approfondire.

            Altra domanda secca, a tutti questa volta: ma se una preghiera non cristiana – foss’anche solo perdono o di misericordia per un nemico, del tutto assimilabile ad un insegnamento cristiano – è SEMPRE male oggettivo, dove si posizione nell’analisi dell’atto pratico perfettamente in linea con la coscienza cristiana?
            Solo perché uno prega attraverso una distorsione, tale distorsione è un male che elimina in toto le intenzioni della coscienza? Domande di uno che non ha mai aperto un libro di teologia morale cattolica, intendiamoci.
            Va beh, spero che Dio mi conceda il tempo di approfondire in questa vita. 🙂

          • Grazie a te kerygmatico.
            Le edizioni che ho citato sono precedenti il Concilio Vaticano II, ma visto che il Concilio non poteva cambiare la dottrina morale quei testi sono ancora validi. Certo il contesto sociale e le leggi dello stato sono cambiate. Qusto è vero e bisogna tenerne conto.
            Il perdono è un atto di un uomo vero un altro uomo ed è nobile, è un bene, non un male. Se la preghiera del non cristiano è mista ad errori religiosi ed è espressione di dottrina erronee, allora oggettivamente è un male, un’azione intrinsecamente cattiva. Ad esempio gli ainimisti rivolgono le loro preghiere a delle creature, erroneamente identificate con la divinità. Gli islamici nelle loro preghiere confessano la loro credenza nel profetismo di Maometto. Gli ebrei ad esempio usano riti aboliti e che erano preparatori alla venuta del Messia.

          • Capito Marco, ma la teologia morale in una scelta perfettamente assimilabile, come esempio, ad un martirio cristiano (morire per i propri amici) – perfettamente leggibile come un atto “cristiano” anche se in ambito estraneo – come può non considerarne l’atto pratico nel giudicare l’azione stessa?
            Nell’esempio: se uno muore per un amico con in bocca una preghiera di perdono dei propri peccati fatta nella sua “ignoranza invincibile” ad Allah, come si può pretendere che il male presente nella distorsione di quella preghiera distrugga in toto l’atto pratico che si concretizza in una ortoprassi perfettamente assimilabile ad un aspetto morale del cristianesimo considerato “bene” quindi perfettamente inquadrabile in un atto di retta coscienza?

            Grazie ancora, perdonate l’ignoranza.

          • Solo una precisazione, uno dei link è sbagliato.
            Immagino si volesse citare questo sito: http://www.maremagnum.com

          • Grazie per la segnalazione lycopodium.

            caro kerygmatico, le considerazioni esposte precedentemente valgono anche per il caso che hai proposto.
            La buona fede (ignoranza invincibile), la buona intenzione non possono mutare la natura intrinseca di un atto.
            Se un atto è intrinsecamente cattivo, come la preghiera mista ad errori religiosi ed espressione di tali errori, rimane tale.
            Poi il buon Dio giudicherà se tale male oggettivo è soggettivamente imputabile alla persona. In foro interno solo Dio può giudicare.

            Per questo è gravemente illecito invitare una persona a compiere preghiere miste ad errori religiosi ed espressione di tali errori. Per il semplice fatto che è gravemente illecito invitare una qualunque persona a compiere atti superstiziosi anche se per fini nobili.

            Cito il libro di teologia morale di P.Teodoro scaricabile dal sito http://www.totustuus.it previa registrazione:

            152. – 1. Nozione e divisione.
            La superstizione è un culto religioso viziato.

            Un culto religioso può essere viziato: a) ratione modi, quando il culto dovuto a Dio è mescolato con elementi estranei alla vera essenza del
            culto, p. es. pregare voltandosi ad oriente, onorare Dio con riti riprovevoli e falsi; b) ratione rei quae colitur quando si presta, direttamente
            o indirettamente, un culto dovuto solo a Dio.
            Sotto la prima specie, cioè ratione modi, rientra il culto falso ed il culto superfluo; sotto la seconda specie, cioè, ratione rei quae colitur,
            rientrano la idolatria, la divinazione, che abbraccia anche lo spiritismo e la vana osservanza che, a sua volta, comprende la magia e il
            maleficio.

            II. Culto falso. È l’adulterazione del vero culto dovuto a Dio mediante modi proibiti da Dio stesso o dalle leggi della Chiesa
            o dalla stessa legge naturale, p. es. celebrare la Messa con riti giudaici, inventare, anche con intendimenti buoni, falsi
            miracoli, per attirare il popolo al culto di Dio, ecc. Tutto ciò costituisce peccato mortale ex genere suo. Può essere scusato
            da colpa grave colui che agisce in tal modo per ignoranza, semplicità oppure finge una circostanza falsa a scopo di
            edificazione, ecc.

            III. Culto superfluo. Si ha quando si aggiunge al retto culto dovuto a Dio una circostanza inutile o sconveniente, come p.
            es. recitare certe preghiere in un determinato numero o in determinate ore del giorno (preghiere a catena, ecc.), il voler
            ascoltare la S. Messa solo da un sacerdote che abbia particolari caratteristiche, ecc. Il culto superfluo è peccato veniale, ma
            può diventare anche mortale qualora ad esso si congiunga la violazione di qualche grave precetto della Chiesa, p. es. se
            nella celebrazione della Messa una cerimonia superflua venisse a turbare gravemente il rito prescritto.

            153. – IV. L’idolatria. È il culto divino prestato ad una creatura.
            Poco importa che ciò si verifichi attraverso l’immagine o altro segno esterno, basta l’intenzione di prestare ad essa un culto che solo a Dio è
            dovuto.
            L’idolatria è di due specie: 1) formale, se si commette con l’intenzione di adorare; si suddistingue in perfetta o imperfetta,
            secondo che proviene da infedeltà, o da un odio verso Dio, oppure dal desiderio di ottenere qualche cosa dal demonio; 2)
            materiale, se si commette senza l’intenzione di adorare, ma per altra causa, p. es. per evitare la morte.
            Sia l’idolatria formale che materiale, è peccato formale ex toto genere suo. È più grave l’idolatria formale che quella
            materiale; più grave la perfetta che l’imperfetta, oggettivamente; ma soggettivamente, è più grave l’imperfetta perché
            proviene da pura malizia e contiene anche una bugia dannosa e ingiuriosa verso Dio. L’idolatria formale perfetta
            soggettivamente, in qualche modo può essere anche scusata da colpa grave, se proviene da ignoranza (Génicot-Salsmans,
            Theol. Moralis, I, 263).

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