Contro il circolo vizioso: critica agli argomenti sull’obbedienza di Marco Bongi

I circoli viziosi che ci piacciono? Quelli di Malick.

Il blog MiL, rilanciato quindi da Chiesa e postconcilio, pubblica un articolo a firma di Marco Bongi in cui analizza il commissariamento dei Frati dell’Immacolata e l’obbedienza che debbono e dimostrano al Magistero, acconstandola con l’obbedienza prestata da San Pio da Pietralcina nei confronti degli atti vessatori di cui fu vittima in due momenti della sua vita.
Lo fa perché richiamato all’ordine da “alcuni benpensanti” che impongono nel dibattito questa obbedienza come principio primo per avviare qualsiasi discorso.

Ora, a parte il fatto che l’obbedienza al Magistero è davvero il principio cardine su cui fondare qualsiasi discussione, poiché solo nella persuasione che il Superiore ha autorità legittima per comandare, al di là di ciò che comanda (altrimenti, come dice Amerio, sarebbe auto-obbedienza! Cfr. Iota unum  Studio delle variazioni della Chiesa Cattolica nel secolo XX, Riccardo Ricciardi Editore, Milano-Napoli 1985, p. 29) vi è terreno comune per discutere, desidero dunque con questa mia tentare una confutazione di quelli che Bongi chiama argomenti a sostegno della sua tesi che suona così: le due situazioni non sono paragonabili e dunque l’argomento obbedienza è in realtà un sofisma che fa “breccia su talune anime semplici, specialmente se devote al santo cappuccino di S. Giovanni Rotondo”.

Analizzerò i suoi argomenti cercando anche di portare alla luce quello che secondo me è l’errore logico che compiono alcuni commentatori riferendosi al Magistero.

Innanzitutto la “frase fatta” che Bongi vorrebbe smentire:

“Padre Pio scelse sempre di obbedire in perfetta umiltà, anche di fronte agli ordini più ingiusti” – si sente spesso affermare – “Il tempo gli ha dato poi ragione e la sua santità è prevalsa a dispetto di ogni sopruso […] voi tradizionalisti invece… non siete umili… vi ribellate all’Autorità della Chiesa… Dio non può amarvi!”

E’ ovviamente una frase impetuosa come deve essere una frase di contesto omiletico e apologetico. Ma in questo caso il contesto apologetico non può essere completamente considerato poichè se questa vuole essere la frase che si contesta, bisogna essere precisi e non farsi prendere dalla foga concludendola con una illogicità che fa decadere tutto. Finire infatti scrivendo “Dio non può amarvi” è chiaramente una illogicità che squalificherebbe subito l’interlocutore che la pronunzi.
No, la realtà è che ribellarsi all’Autorità della Chiesa odierna per ribadire che la Chiesa precendente aveva Autorità è un circolo vizioso illogico.
Per questo l’obbedienza è fondamento di ogni discorso, altrimenti quel discorso perde completamente di senso!
Per questo ogni discorso in fondo legato all’obbedienza può essere paragonato, nonostante tutte le divisioni che si possono trovare.
La Chiesa, il Magistero, ha autorità qui e ora, da sempre e per sempre oppure no?
Rispondere please.

Potrei fermarmi qui, ma preferisco approfondire.
Cominciamo dunque con gli argomenti.

CONFUTAZIONE

Primo argomento: i problemi che diedero avvio alla persecuzione contro p. Pio non riguardavano questioni di Fede, quanto piuttosto accuse relative alla sua condotta di vita personale e la presunta falsità dei fenomeni mistici che la caratterizzavano.
Nel caso dei tradizionalisti la posta in gioco è invece assai diversa ed incomparabilmente più importante.

Potrebbe essere un argomento importante se non fosse che si deve fare giusto appunto il contrario nella logica del Magistero. Più la posta in gioco è alta, cioè più il Magistero APPARE discontinuo e poco fluido, più bisogna stare al gioco, cioè più il Magistero TUTTO rischia di sparire! Dunque il problema è opposto: l’obbedienza nella ricerca della verità non può ASSOLUTAMENTE essere dimenticata quanto si parla di questioni DI FEDE; molto di più che quando si tratta di accuse relative a condotte personali le quali non possono certo minare l’impianto logico della coerenza magisteriale!
Avanti.

Quì si tratta di difendere il deposito della Fede chiaramente messo in pericolo da dottrine quali l’ecumenismo, la libertà religiosa, la collegialità episcopale, la natura sacrificale della S. Messa.

Ancora con i mantra? Sulla libertà ha risposto Ratzinger (scusate se è poco) e potrei citare Padre Sirico (tempo al tempo, posteremo anche lui!), sull’ecumenismo potrei citare lo stesso Sirico e Lanzetta (c’è pure da Mic il link alla spiegazione di continuità dell’ecumenismo!), sulla collegialità ne parleremo, la natura sacrificale è presente da sempre e per sempre altrimenti non sarebbe nemmeno S. Messa (cfr. Vagaggini).
Ancora qui?

Nessuno ha il diritto di svendere questi fondamentali valori

Vero, infatti nessuno si sogna di farlo. Ma se il Magistero va in una direzione e uno rema in senso contrario perché crede così di dare una mano al Magistero , qualcuno me ne spiega la logica?

Secondo argomento. A chi obietta che le Verità di Fede sono esclusivamente quelle espresse dal “Magistero vivente” e non quelle apprese nel Catechismo,

Riddikulus (cit.).
Il Magistero ratifica il Catechismo odierno, cioè lo rende valido. Mai sentito una persona che parla di “Magistero vivente” intendendo che il Magistero sia quello che intende oggi quella persona. Argomento inesistente, che si squalifica da solo. Il “Magistero vivente” è ben altro e si intende quello che intendono tutti i manuali di dogmatica circa lo sviluppo del dogma (leggersi questo commento in cui cito l’Ott).

La Fede infatti, come ben sappiamo, trascende la nostra ragione ma non la contraddice. La ragione anzi è un dono di Dio e certo chi non lo utilizza, come, al contrario, chi lo assolutizza, non può essere gradito all’Altissimo.

Faccio notare solo una cosa, en passant e col sorriso sulle labbra: chi è qui che sta dicendo “Dio non può amarvi?!”
Andiamo avanti.

Terzo argomento: il Vangelo ci invita a “porgere l’altra guancia” accettando le ingiustizie fatte contro di noi quando tali ingiustizie coinvolgono unicamente la nostra persona. Il comportamento obbediente di p. Pio corrisponde certamente a tale situazione.
Ben diversa appare invece la questione della illegittima privazione di un diritto riconosciuto ai fedeli e cioè quello di poter assistere, secondo quanto riconosciuto dal “Summorum Pontificum” alla S. Messa tradizionale.

L’argomento che sfrutta il Vangelo è un sofisma. Chi ti dice che il Vangelo è vero? Il Magistero che contesti. Se contesti il Magistero, perché non contesti anche il versetto “porgi l’altra guancia”? Discorso lungo, faremo anche questo. Qui teniamolo così, come provocazione lucida. Tanto anche dopo la cosa si fa illogica: dunque uno obbedisce al Magistero se riconosce il “Summorum Pontificum” che è valido perché appunto Magisteriale, però non è possibile obbedire quando lo stesso Magistero ne frena l’utilizzo semplicemente sottoponendolo a richiesta (per altro letta come divieto assoluto smentito dai fatti visto che il Volpi ha accettato finora le richiesta di celebrazione VO?)
Di nuovo: la Chiesa, il Magistero, ha autorità qui e ora e per sempre oppure no?

Nessuna acquiescenza passiva è possibile dunque quando sono in gioco i diritti degli altri.

Diritti stabiliti tali dal Magistero che se si squalifica nella sua continuità cessa di essere tale e pertanto fa cessare di essere diritti quelli che Bongi qui chiama diritti. Molto bene…

Quarto argomento: […] Completamente opposta appare oggi la prospettiva di chi vieta aprioristicamente, a tutto un ordine religioso in cura d’anime, di celebrare il S. Sacrificio nella forma più antica e venerabile.
Una simile proibizione ha rilevanza pubblica e, se anche astrattamente possibile, esigerebbe comunque spiegazioni altrettanto pubbliche rivolte ai fedeli. La qual cosa ovviamente non è avvenuta.

Per questo si deve obbedienza e fiducia nel Magistero! Perché è necessario pensare che chi ha il compito di vigilare e controllare, ha vigilato e controllato e ha pensato che imporre una richiesta prima di poter celebrare il VO sia la forma di controllo più efficace per comprendere se si sente “cum Ecclesia”. Se il Magistero dell’Ecclesia stesso decide così, chi siamo noi per dire che è sbagliato per di più richiamandoci ad un presunto diritto nato da un atto di Magistero della stessa Ecclesia? Ma non lo si vede proprio il circolo vizioso?!
E poi non è stato vietato! E’ stato sottoposto a richiesta. Richieste finora perfettamente accettate.
Basta con le apocalissi!

Quinto argomento. L’ordine impartito a P. Pio oggi a noi può apparire eccessivo e forse anche ingiusto. In realtà però, se lo si osserva in astratto, esso, innanzitutto non era illegittimo e non contrastava con le norme del Diritto Canonico. Si trattava di una misura cautelare inserita in un legittimo processo volto a verificare l’effettiva verità di presunti fenomeni soprannaturali. […]
Il divieto impartito ai Francescani dell’Immacolata invece appare, come ampiamente dimostrato dagli articoli dei prof. De Mattei e Turco, assolutamente illegittimo perchè contrasta con norme di rango superiore come la bolla  “Quo Primum” di S. Pio V ed il Motu Proprio “Summorum Pontificum” di Benedetto XVI.
Chi volesse dunque essere davvero obbediente alla Chiesa avrebbe il dovere di mantenersi fedele a tali ordini piuttosto che a quelli, assolutamente arbitrari, vergati da una semplice Congregazione di Curia.

La semplice Congregazione ha l’ok di Papa Francesco e a quanto pare è stato lo stesso Pontefice ha chiedere che il VO sia concesso con autorizzazione. Questo smonta qualsiasi argomento del genere perché l’obbedienza, come dice l’amato Amerio (amato da tutti!), non è auto-obbedienza! Se fosse tale non sarebbe possibile né avere Magistero unico né di conseguenza avere gradi diversi di Magistero. Non capisco infatti per quale logica io non debba obbedire ad un atto che viene da una congregazione di Curia ratificata dal successore di Pietro in persona, ma debba obbedire ad un moto proprio un altro successore di Pietro solo perché l’ha stabilito con Motu Proprio o con Bolla e mi si viene a dire che sono documenti “di rango superiore”.

Seguitemi.
Chi stabilisce i gradi del Magistero? Il Magistero.
Ma se al Magistero non si deve sempre obbedienza, poiché alla fine si scade nell’auto-obbedienza, che autorità ha il Magistero? Quella che gli fornisco io.
Dunque perché devo pensare che una bolla papale è più importante di un atto di Curia? Perché te lo dice il Magistero.
Ma se me lo dice un Magistero chi decide se è vero o no? Io visto che l’obbeidenza è auto-obbeidenza!
Dunque chi mi può contestare che per me il Motu Proprio vale meno di quello che oggi ha firmato Papa Francesco? Nessuno, poiché è la stessa logica di chi oggi contesta a Francesco la firma sulla scorta di quanto firmato in precedenza da Benedetto XVI.
Al che mi si dirà: fai casino! Accetti Francesco, ma contesti il Magistero precedente su cui Francesco prende autorità! Sarebbe come remare al contrario quando il Magistero ti chiede di…

… ohibò.



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10 replies

  1. Intanto da Mic un anonimo scrive:
    Assai sofistico il tentativo finale di attribuire i provvedimenti al Cardinale, quando emanano dal Papa in persona. Dal momento in cui ai FI è richiesto dal Papa stesso di fare qualcosa che corrisponde a un bene (per i FI la nuova messa è un bene, non un male), non esiste motivo plausibile per disobbedire. Anche giuridicamente per sospendere il diritto contenuto nel motu proprio in una situazione particolare non c’è bisogno di abrogarlo. L’errore di De Mattei etc è di confondere il potere governo con quello di legiferare. Il potere di governo può appunto sospendere o determinare l’applicazione delle leggi nei casi specifici. Il problema non può essere risolto in termini puramente giuridici, se non si ammette la malvagità essenziale del comando di celebrare il NOM. Ma i FI sono lontani anni luce da tali posizioni…

    Il finale non l’avevo proprio considerato. Quoto quanto scritto dall’anonimo e ringrazio!

  2. E a chi dice che è positivismo giuridico la posizione dell’anonimo, poiché il SP è puro “riconoscimento del diritto dei fideli alla liturgica antica e tradizionale” che “nessuno giusto superiore umano può cancellare, infatti, ogni atto di un superiore deve sempre rispettare i diritti dei soggetti” mi viene solo da chiedere: chi è l’autorità che dice che quella liturgia è tradizionale e valida? Lo stesso Magistero che non può stabilire/togliere un diritto di liturgia (e chi è l’Autorità di questo diritto?!) stabilisce che quella liturgia è valida e tradizionale? Ma che razza di Magistero è?!

    PS: mi si chiederà perché scrivo qui e non direttamente nei commenti di Chiesa e postconcilio. L’ho fatto, solo che qui ho anche la certezza di essere pubblicato…

  3. Stavo rileggendo l’articolo e mi è sovvenuto il ricordo di quando andai a trovare Arturo Paoli, sulle splendide colline di Lucca, in occasione del debutto di uno spettacolo sacro di Teatro Minimo (a proposito, prima o poi intervisto l’amico regista!).
    Alla domanda:
    “Don in caso di scostamento fra quello che dice il Magistero e la propria coscienza, chi bisogna seguire?” Don Arturo rispose: “la coscienza, punto”.

    Eheheh…

    • Beh! Coscienza retta e ben informata. Sulla rettitudine spesso si può dubitare quando prevalgono le ideologie radicate , dove occorre per primo mettere in discussione gli errati presupposti, operazione non semplice. Sull’informazione spesso si è soggetti a confondere la competenza con il proprio sentire. Ci si può trovare ad un bivio e chiedersi se seguire la propria coscienza o fidarsi del Magistero, pur tenendo le proprie riserve. Vi solo una strada, credo. L’umiltà che ci fa fare un passo indietro in attesa…saluti.

      • Esatto. Questo non significa deformare la propria coscienza, quanto piuttosto sospendere un giudizio pubblico per prudenza ed eventualmente privatamente cercare i motivi della discrepanza.
        Il problema è che finché non si colma la discrepanza si sarà in qualche modo incoerenti con la persuasione che il Superiore (in questo caso il Magistero) ha l’autorità di essere Magistero. Ovviamente se si contrastano privatamente o nelle sedi opportune idee teologiche ancora dubbie l’incoerenza è quasi inesistente poiché il Magistero in quel caso in realtà non ha ancora espresso ed imposto la sua autorità.
        In fondo il discorso è tutto qui: se accetti l’autorità del Magistero, ne devi accettare anche le conseguenze.

  4. Bene Mistrel! Un poco di chiarezza in questo guazzabuglio di interpretazioni ad personam su Obbedienza e Magistero circolante nei vari siti ci vuole. Concordo pienamente con il post. Non è altro che il riassunto di quanto già dibattuto più volte da Tornielli e continuamente contestato dai soliti. Comunque va ancora approfondito . Tempo al tempo. Grazie.

  5. OT ma non tanto.
    Solo per segnalare questo link http://traditioliturgica.blogspot.it/2013/09/alcuni-problemi-cattolici.html .
    Si tratta, se non lo conoscete, del blog di un autore di confessione cristiano-orientale.
    Lo segnalo perché, a parte le realistiche considerazioni sullo stato attuale della cattolicità, è di rilievo il tema del rapporto “soggetto che trasmette”/”oggettività del contenuto” (per complicare le cose, io aggiungerei anche “forma del tramettere”).
    Forse ciò non è del tutto estraneo, nell’ambito delle vostre discussioni sulla dialettica norma/autorità,

    • Grazie lycopodium! Intanto lo aggiungo ai link e poi corro a leggerlo!

    • Letto. Interessante il blog, anche se mi sembra soffra a volte di una prelettura semplicistica dei fatti cattolici di stampo tradizionalista.
      Ad esempio quando scrive che:
      – 1/10 ha una sensibilità prossima a quella del mio lettore,
      – 6/10 sono piuttosto indifferenti a tutto e abbastanza avversi a qualsiasi imposizione,
      – 3/10 sono fiermente avversi alla sensibilità tradizionale e paladini del nuovo in quanto nuovo o comunque di un nuovo in rottura col passato.

      mi chiedo dove colloca noi autori del blog Croce-via, dove colloca Benedetto XVI papa emerito, dove colloca Livi o Carradori o Augé o dove colloca tutte le persone realmente interessate ad una analisi del Magistero nella continuità.

      Invece quando scrive: Lo stesso papa Ratzinger, passato per molto conservatore, nel dialogo con i “lefebvriani” sottolineava che nella tradizione l’elemento importante non è tanto il contenuto oggettivo del messaggio, come si diceva fino a poco tempo fà, ma la continua presenza del soggetto che lo trasmette.
      mi piacerebbe che fornisse la fonte precisa di questa affermazione perché se fosse davvero questa l’unica interpretazione delle parole di Ratzinger, questo sarebbe la sconfessione del Magistero in quanto tale.

      lui fa questo esempio: Non è importante dire, ad esempio, che Dio è uno e trino ma è importante che esista una realtà ecclesiale che afferma una confessione di fede. Come dire che la Chiesa può dire tutto e il suo contrario perché l’importante è che sussista la Chiesa. Ma questa è una baggianata colossale poiché l’autorità della Chiesa è autoreferenziale E COERENTE con la propria autoreferenzialità. Se crolla la coerenza, crolla anche l’autorità stessa!
      Questo non cattolicesimo. Questo è semplicemente un assurdo, e l’assurdo è nulla.
      Se il Papa avesse detto questo sarebbe in piena eresia, PIENA, e sarebbe stato pure assurdo, cioè avrebbe annunciato il nulla.
      Impossibile.

      Commento anche li.

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